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Si addormentò prima del previsto. Si ritrovò distesa su una collina dal’erba verde chiara. Si tirò su a sedere
e si coprì gli occhi dal sole. La luce colpiva forte ma non sentiva caldo. C’era una leggera brezza che le
soffiava i capelli davanti al viso. Se li sistemò e cominciò a discendere la collina.
Arrivata in pianura si ritrovò davanti a se un sentiero costeggiato da alti alberi dalle foglie rosse e gialle.
Sentiva il suono dei rami strusciare fra loro al vento. Non c’era niente di più rilassante.
Una strana ombra acquistò la sua attenzione. Subito si voltò e la cercò con lo sguardo fino a trovarla
nascosta dietro a un albero. Fece un passo verso di lei, cercando di intimidirla, ma l’ombra non si mosse di
una virgola.
“Possibile che anche in un sogno così tranquillo ci devono essere pure queste creature?” sbuffò Effy.
- Se le ignori se ne andranno – disse una voce dietro di lei.
- Stiles? – chiese sorpresa. Lui sorrise e si strinse nelle spalle. Effy sbuffò una seconda volta – No, ti prego
non ne posso più di fare incubi –
- Perché, ti sembra un incubo questo? – gli chiese guardandosi attorno.
- Ogni volta che ci sei tu succede qualcosa di orribile – ribatté.
- Non questa volta – Stiles le tese la mano – non è male come giornata, non trovi? –
Effy lo guardò aggrottando le sopracciglia. Non sapeva come comportarsi ne cosa fare. Di solito l’unica cosa
che fa quando sogna Stiles è correre. Scappare da lui e dalle creature che non fanno altro che perseguitarla.
Eppure questo non sembra uno di quei sogni. È tutto completamente diverso. Anche in Stiles c’è qualcosa
di diverso.
- Se rimarrò così tutto il giorno perderò il braccio – scherzò allungando di nuovo la mano verso di lei.
Lo guardò per un momento, la guardia alta, i piedi pronti a scalpitare in qualsiasi momento. Ma il suo
sguardo e rassicurante, il suo sorriso accattivante e irresistibile. E tutta quell’atmosfera… “No, oggi non
sarebbe stato uno dei quei sogni” si disse.
- Mi pentirò di questo? – sospirò accettando la sua mano.
Stiles ridacchiò un attimo – Non ti fidi per niente, vero? –
- La cosa ti sorprende davvero? – ribatté ironica.
- Da quando ti conosco non fai altro che sorprendermi – disse Stiles guidandola attraverso il sentiero – hai
capacità che ancora adesso non mi spiego –
- Di che stai parlando? –
Stiles scosse la testa e sorride – Niente, non voglio rendere oscuro questo momento – la fece sedere su una
panchina – oggi è un giorno di sollievo per entrambi –
Effy stava per mettersi a ridere se solo non fosse preceduta dall’istinto di guardarsi intorno. Con gli occhi gli
cercava. I Nulla. O qualsiasi altra cosa che ha sempre accompagnato Stiles. Accompagnato le sue notti da
quando è stata ricoverata in clinica.
- Effy – Stiles le poggiò una mano sulla guancia e la costrinse a guardarlo in viso – siamo da soli, hai la mia
parola –
Quel tono… non lo aveva mai sentito. Era come se si stesse preoccupando per lei e volesse in tutti i modi
rassicurarla.
- Come posso fidarmi? – era difficile per lei abbassare la guardia.
Stiles sbuffò e sorridendo tirò fuori un pennarello rosso dalla tasca dei pantaloni. Si sbottonò la felpa e si
tirò giù la maglietta mostrando parte del pettorale sinistro.
- Croce sul cuore – disse facendosi il segno sotto la spalla.
La cosa era abbastanza strana, quasi buffa. Il modo in cui Stiles cerca di rassicurarla e assicurarsi che
potessero passare una momento di tranquillità insieme. Era davvero un sogno. Un sogno che non si
sarebbe guastato con corse a brucia pelo o urla di dolore.
- Ho passato così tanto tempo a guardarmi le spalle – sospirò Effy cercando di rilassarsi – che la tranquillità
mi è del tutto sconosciuta –
- Allora aggrappati a questo momento… anche se è nella tua immaginazione, potrà darti la forza nei
momenti bui –
Effy lo guardo esterrefatta. Si, quello era davvero un sogno.
- Che c’è? – domandò Stiles rendendosi conto del modo in cui lei lo guardava.
- Tu, Stiles, che mi dai consigli sulla speranza – rispose in tono divertito – quante altre sorprese mi farà
questo sogno –
- Solo una – disse Stiles poco prima di baciarla.
Effy per un momento rimase rigida, ma di colpo si sciolse. Mise le mani intorno al collo di Stiles attirandolo
di più a se. Le sue labbra erano così morbide, così calde, così… perfette. Effy assaporò quel bacio come se
fosse il frutto proibito. Per un momento si sentì come se fosse nell’Eden, ma Stiles non era il suo Adamo,
sentiva come se fosse il serpente.
- Stiles – surrurrò Effy tra un bacio e un altro.
- Shh – Stiles la baciò un’ultima volta, con passione – stai per svegliarti –
Effy spalancò gli occhi e si alzò di colpo. Si sentiva come se qualcuno le avesse stretto le mani intorno al
collo e solo in quel momento riuscì a respirare di nuovo. Sentiva di saltare andando a fuoco, sulla fronte e
leggermente imperlata di sudore e aveva la bocca secca. Appoggiò le dita sulle sue labbra ricordando il
modo in cui Stiles l’aveva baciata.
Un sogno. Il modo in cui l’aveva baciata… Nell’angolo più profondo e nascosto di Effy una parte di lei ha
sempre desiderato che arrivasse il momento in cui si sarebbe baciata con Stiles. Ma non era successo
realmente. Lo aveva soltanto sognato. Eppure quella parte di lei si sentiva appagata come se fosse successo
realmente.
Era strano il modo in cui si sentiva. Quel sogno è stato talmente vivido che Effy non riusciva a capire quale
fosse la realtà. Ma infondo ogni volta che c’era Stiles nei suo sogni era come se quello che le capitasse fosse
nella vita reale e non all’interno del suo subconscio.
- Elisabeth –
Effy tornò alla realtà con un leggero fastidio.
- Effy – replicò alla infermiera.
- Effy – ripeté – sta iniziando la seduta, il dottore mi ha mandato a chiamarti –
Effy guardò subito l’orologio. Non ci poteva credere. Erano le due del pomeriggio. Aveva dormito per tutto
quel tempo! Non ricordava nemmeno l’ultima volta che aveva dormito così tanto. E per la prima volta da
mesi si sentiva davvero riposata. E di buon umore. Ed era impossibile credere che si sentisse così dopo aver
sognato Stiles.
Notò che l’infermiera era ancora li sul ciglio della sua porta.
- Posso percorre il corridoio anche da sola, non mi serve l’accompagnatrice – disse infilandosi dei pantaloni.
- Mi dispiace, ma sono le nuove disposizioni del dottore. Avrebbe dovuto immaginarlo dopo essere
scappata –
Il suo tono era così irritante che Effy si alzò e con colpo le chiuse la porta in faccia. Non le avrebbe permesso
di rovinarle la giornata. Non dopo che fosse iniziata così bene.
Si mise una magia pulita, si lavò i denti e si tirò su i capelli in una disordinata coda. Fu sollevata non appena
uscì dalla stanza e vide che l’infermiera non c’era più. Ma in verità lei aveva ragione. Dopo essere scappata doveva immaginare che quei pochi privilegi che lei aveva sarebbero scomparsi in un battito di ciglia. Adesso
era proprio come tutti gli altri pazienti. Ed era a tutti gli effetti nella clinica.
Arrivata nella sala della terapia di gruppo si sedette nel primo posto vuoto. Nonostante la sua azione di
scappare non riusciva a fare a meno di guardare male Vincent. È vero aveva fatto una sciocchezza, ma er
comunque colpa sua il fatto che adesso doveva avere le guardie.
- Non sei né la prima né l’ultima che mi detesta per le precauzioni che prendo – le disse Vincent senza
nemmeno guardarla – fra un paio di giorni accetterai la cosa –
- Ne dubito – borbottò – non mi servono i carcerieri –
- Non pensi di esagerare con questa affermazione? – sorrise leggermente mentre posava lo sguardo su di lei

- Più che una clinica questo posto sembra un carcere –
- Su questo concordo con lei –
Effy si sentì avvampare non appena sentì la voce di Stiles. Le passò accanto e si sedette sulla sedia che le
stava proprio di fronte dall’altra parte del cerchio. Dietro di lui due infermieri che lo seguivano e si misero
alle spalle della sua seria. Effy non poté fare a meno di pensare a quanto fosse bello. E di conseguenza
pensò a quanto fosse stato bello il sogno che aveva fatto. E il modo in cui l’aveva baciata…
Subito distolse lo sguardo. Non doveva pensarci. Ma era impossibile con lui che le stava davanti. Era come
se sentisse il suo sguardo su di lei. Ma non aveva il coraggio di guardarlo per accertarsene. Era come se ogni
suo muscolo si fosse irrigidito in un secondo. Mai la sua presenza gli aveva fatto quell’effetto.
- Stiles non bruciarti questa occasione – disse Vincent – sto rischiando molto nel farti partecipare a questa
seduta –
- Non si preoccupi dottore – sogghignò – ho visto che l’infermiere alla mia destra ha dello skoch nascosto
dietro la schiena, mentre l’altro le mie adorate manette nella tasca dei pantaloni. Le prometto che farò il
bravo, sempre se tutta questa messa in scena non si verifichi noiosa –
Vincent lo ignorò e diede inizio al gruppo. Ma Effy non prestava attenzione a niente. L’unica cosa che
riusciva ad ascoltare era il battito del suo cuore che andava a mille. L’unica cosa che sentiva era il sudore
che le bagnava la schiena. Aveva timore di muovere anche un piccolo muscolo del suo corpo. Aveva la
sensazione che Stiles la stesse osservando. E lei non riusciva nemmeno a far finta che la cosa non le
interessasse. Si sentiva come un cervo, un cervo messo all’angolo dal suo cacciatore, il fucile puntato alla
testa. E in quel momento il cacciatore era Stiles. Solo che lei ancora non sapeva quale arma avrebbe usato
per ucciderla.
- Effy – Vincent la chiamò alzo leggermente la voce – sei d’accordo con quello che dice Stan? –
Effy alzò la testa – Non so nemmeno chi sia Stan –
Un uomo barbuto e con una grossa pancia alzò la mano – Sono io Stan non ricordi? Passi sempre davanti
alla mia porta quando vai nello studio del dottore –
- Non ci ho mai fatto caso – borbottò abbassando lo sguardo. Si sentiva in un modo strano. Come se tutto
all’improvviso avesse perso qualcosa che prima aveva dentro di se. Quel qualcosa che la rendeva
indifferente a tutto quello che era esterno. E si sentiva così solo perché aveva sognato una versione
inesistente di Stiles che la baciava.
- Ti osservo sempre quando fumi – continuò – sei molto bella. E quando leggi… -
- Stan basta così – lo interruppe Vincent.
- E quando sono nella mia stanza penso sempre a te – l’uomo non smise nemmeno un attimo di parlare.
- Stan – il tono di Vincet era insistente.
- E’ stupendo toccarsi pensando a te, immaginando che a toccarmi sia la tua mano… -
- Infermieri! – urlò Vincent.
Effy rimase a osservare la scena con un sopracciglio alzato, come se tutto quello che aveva appena detto
quell’uomo strano non fosse mai uscito dalla bocca.
Gli infermieri lo presero le braccia un momento prima che Stan risucisse a mettere le mani sul suo pene. Ma
tutti avevano visto l’intenzione, e nella stanza cominciarono a rimbalzare risate isteriche da ogni parte.
- Beccato! – urlò Stiles facendo finta di lanciare una freccia verso Stan.
Effy si immobilizzò immediatamente non appena lo vide. Non appena vide quel segno rosso. Non appena
Stiles allungò il braccio facendo finta di lanciare la freccia la sua maglia si allargò leggermente scoprendo n
pezzo del suo petto. E li, esattamente sotto la clavicola, Effy vide la croce rossa. Era nell’esatto punto dove
se lui se la era disegnata nel sogno.
Effy si alzò in piedi con una tale forza che la sedia cadde all’indietro Il suo cervello stava andando
velocissimo, non riusciva a stargli dietro e a metabolizzare quello che pensava. Cercava un milione di motivi
per dare un senso a quel stupido disegnino.
Stiles guardò Effy e rendendosi conto che lo stava guardando con gli occhi spalancati inarcò un sopracciglio.
Ma poi si rese conto che stava guardando qualcosa di molto specifico in lui. Seguì il suo sguardo e abbassò
gli occhi sul suo petto.
Non disse nulla. Sbuffò e alzò gli occhi al cielo, come se lo infastidisse. E quindi Effy capì. In quel suo
semplice modo diede a Effy la conferma di quello che temeva. Di quello che fino a due secondi prima era
impossibile credere. Ma che forse a sempre saputo ma mai voluto ammetterlo perché non aveva alcun
senso. Perché era surreale. E perché anche solo immaginare una cosa del genere era terrificante.
Nell’isteria generale della stanza Effy si girò e scappò via. Si sentiva nello stesso modo che si sentiva nei suoi
incubi. In quegli incubi in cui il dolore e la fatica quasi le toglievano il respiro. Quei sogni che sembravo
tanto reali. Ma adesso c’era una risposta alle tante domande che si poneva la mattina quando si svegliava.
Era una cosa senza senso, impossibile, assurda. Ma Stiles entrava nei suoi sogni. Non aveva idea di come ci
riuscisse. Ma tutto quello che accadeva era reale. Succedeva veramente.

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFDove le storie prendono vita. Scoprilo ora