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La madre la lasciò non appena finí di mettere i vestiti nell'armadio. Effy si sedette sul letto e osservò la stanza. Non era male. Un letto comodo, un armadio abbastanza grande e un comodino dove custodiva quei libri che non era mai riuscita a trovare tempo per leggere. La finestra si affacciava a un grande giardino vedere e oltre, aldilà di una piccola recinzione, intravedeva un bosco. Avere quella vista la tranquillizzava in qualche modo.
Le avevano ritirato il telefono e non aveva nessun apparecchio elettronico con cui comunicare con il mondo esterno. Si chiese quando avrebbe potuto risentire la voce di Freddie. A confortarla c'era il biglietto che le aveva dato prima di partire.
- Elasabeth Stonem? - chiamò una voce maschile.
Effy subito si voltò. Un uomo sulla trentina le stava sorridendo dalla soglia della porta. Non era un brutto uomo, robusto con gli occhi chiari. Sulle spalle era poggiato un candido camice bianco, come se fosse stato lavato da poco.
- Può chiamarmi solo Effy - rispose.
- Sono il dott. Vincent, sarò io a seguirti durante il tuo soggiorno qui -
- Lei riuscirà a curarmi? - gli chiese dubbiosa.
- Solo se me lo lascerai fare - entrò nella stanza e si sedette sul letto - tu devi avere fiducia in me Effy. E devi collaborare - la guardò per un momento senza dire niente - tu vuoi stare meglio? -
- Penso di sì - rispose stringendo le spalle.
La sua risposta fece ridere leggermente il dottore - La prossima volta vorrei sentire più convinzione -
Effy annuì assorta nei suoi pensieri. Non riusciva a capire appieno quello che le stava succedendo. Era malata di depressione, eppure non sapeva questo cosa significasse. Non sapendo niente di quella malattia non era neppure in grado di constatare la sua permeanza in quella clinica.
- Per quanto dovrò stare qui? -
- Dipende - rispose lanciandole un'occhiata - dall'impegno che ci metti e di come dimostri di rispondere alla terapia -
- Terapia? - chiese senza capire.
- Si, non solo quella psichica, ma anche quella farmacologica. Dovremmo lavorare sui dosaggi che ha prescritto il medico che ti ha preso in cura l'ultima volta. E poi io e te avremmo due colloqui alla settimana più una terapia di gruppo che condividerai con la dottoressa Parker e il resto dei pazienti -
Effy annuì distrattamente. Il direttore della clinica aveva fatto visitare la struttura a Effy e gli aveva spiegato come comportarsi lì dentro. Poteva uscire e passeggiare nel giardino purché non oltrepassasse la recinzione. Si poteva muovere solo in certe parti della struttura visto che nella clinica erano ricoverati anche pazienti con seri problemi mentali.
"È una gabbia di matti" pensò amaramente Effy "ma almeno mi sento più sana di molti altri qui dentro"
Ovviamente aveva dei limiti da seguire, ma aveva abbastanza libertà di movimento. Infondo aveva tutto il giardino a disposizione. E la distesa d'erba si estendeva di molto, con colline e alberi alti. Quasi le ricordava il parco in cui l'aveva portata Freddie. Il ricorso avrebbe dovuto farla sorridere, invece le venne un groppo in gola. Qualcuno l'aveva trovata e le stava dando la caccia.
- Effy tu senti bene? - chiese il dottore appoggiandogli una mano sulla spalla. Quel gesto la fece rabbrividire ma riuscì a nasconderlo. Si era quasi dimenticata la presenza del dottore nella sua stanza. Annuì convinta cercando di imbrogliare se stessa.
- Gli infermieri hanno dimenticato di metterti il braccialetto - notò guardandole il polso.
Anche Eli abbassò lo sguardo e sospirò alla vista di quei polsi maciullati.
- Gli infermiere hanno detto che il braccialetto avrebbe potuto farmi male - lo informò.
- Tu senti dolore? -
In effetti entrambi i polsi le pulsavano ancora trasmettendole fitte sulle mani e su per le braccia. Ma lei le sentiva quasi piacevoli. Una sensazione che sapeva non aveva senso.
Tutto quello che fece fu scuotere la testa.
- Bene, allora è meglio se ti accompagno in segreteria - disse il dottore facendo un cenno alla porta -
- Preferire andare da sola - ribatté facendo una passo lontano da lui - vorrei ambientarmi un pò, se è possibile -
- Non ci trovo nulla di male - annuì leggermente - ricordi i tuoi confini? -
- Si, non oltrepassare il corridoio D - rispose.
Un infermiere glo aveva spiegato che le porte di quel corridoio erano sempre chiuse a chiave. Li era dove tenevano i pazienti che potevano essere un pericolo per gli altri. Le aveva definite "persone un pò contorte che hanno bisogno di sicurezza". Un modo gentile per dire che quelle persone erano pazze e molto probabilmente legate al letto o con una camicia di forza. Il pensiero non le piacque molto. Ma infondo cosa le importava a lei di quelle persone?
Una volta che il dottore se ne andò Effy infilò le pantofole che le aveva procurato sua madre e imboccò il corridoio. Mentre andava verso la segreteria incontrò vari pazienti e infermieri, ma ne lei ne loro si davano molta importanza.
Trovare la segreteria fu fin troppo semplice. Le misero il bracciale e appena lo strinsero al polso Effy strinse i denti dal dolore. Guardò quel braccialetto bianco dove sopra c'era scritto il suo nome e la data in cui era entrata nella clinica. C'erano scritte anche altre cose e c'erano pure dei disegni. Ma era come se fossero sfocati ai suoi occhi.
"Bene" pensò "adesso faccio pure io parte del circo"
Cominciò a camminare per i larghi corridoi lanciando sguardi curiosi all'interno dei vari studi e delle camere da letto con la porta aperta. Il clima era rilassante. Un clima del tutto diverso da quello che si era aspettata.
Camminando Effy buttò un'occhiata al corridoio D. Si bloccò subito non appena vide le porte spalancate e non riuscì a trattenersi nello sbirciare all'interno. Era un normalissimo corridoio, non tanto più diverso dal suo, ma questo era più lungo e largo. Tutte le porte erano chiuse e non c'era nessuno.
"È un corridoio come tutti gli altri" si disse "non c'è nessun pazzo che circola"
A Effy venne un'immensa curiosità. Ricordava che gli infermieri le avevano severamente proibito di entrare. Ma non c'era nua di pericoloso. I suoi piedi si mossero all'interno senza che lei se ne rendesse conto. A passo felpato camminava lanciando occhiate alle spesse porte ai lati. Sentiva dei strani rumori provenire da lì ma non ne fu nemmeno un pò spaventata.
Camminando l'occhio le cadde su una porta con una finestrella. Effy voleva vedere con i suoi occhi che aspetto avesse un vero malato di mente. Era cuiroa di sapere se c'erano davvero persone pericolose e con disturbi più gravi dei suoi.
Si avvicinò lentamente e in punta di piedi si sporse per guardare all'interno. Si rese conto che quella non era una camera da letto ma uno studio. Molto probabilmente era lì che tenevano le sedute con quei pazienti "speciali".
C'era il dott. Vincent in piedi con attorno 4 infermieri. Tutti le davano le spalle e sembrava che stessero parlando con qualcuno davanti a loro. Alla fine il dottore si spostò e lei riuscì a vedere il paziente. Ed solo un ragazzo, di 4 o 5 anni più grande di lei.
Effy si avvicinò ancora di più per vedere il ragazzo. Era carino. Molto carino. Capelli mori a spazzola, carnagione pallida e occhi marroni da cerbiatto. Eppure c'era qualcosa di retro in quegli occhi.
Non fu quello s metterle angoscia. Sulla bocca gli era stato messo un grosso strato di nastro adesivo nero così che non potesse parlare. Il suo sguardo era puntato a terra e sembrava più tosto seccato. Ma tutti lo sarebbero stati se avessero avuto la bocca tappata in quel modo.
Effy si sentiva stranamente attratta da quel ragazzo. Dentro di lei c'era qualcosa che le diceva che era pericoloso. Eppure non la spaventava. L'affascinava nello stesso modo che l'affascinava l'idea della morte.
Il ragazzo alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono. Effy si sentí pervade subito da un calore rovente. Una qualsiasi altra persona sarebbe stata intimidita da quello sguardo, molto probabilmente se la sarebbe data a gambe levate. Eppure le trasmetteva calore. Un calore che quasi la incendiò.
Osservò uno degli infermieri togliergli lentamente il nastro dalla bocca. Il ragazzo sospirò e alzò le mani. Anche quelle erano tenute strette, con dei laccetti. L'infermiere sembrava riluttante a togliergli, ma l'occhiata del dottore voleva che lo facesse. Così gliele tolse lasciando le leggeri segni rossi sui polsi. Istintivamente guardò i suoi polsi. Erano ridotti più tosto male e si chiese quando sarebbero tornati quelli di prima.
Il ragazzo riportò l'attenzione a Effy e le sorrise in modo sarcastico. Mente lo guardava non riuscì a trattenersi nel pensare che le sue labbra erano davvero belle.
Di colpo Effy sentí una porta spalancarsi. Voltò la testa e vide un uomo uscire da una stanza. Aveva addosso solo una csmicr bianco molto corto. L'uomo si guardò intorno, forse alla ricerca di un infermiere. Nel suo sguardo c'era puro panico. Eppure teneva in mano un cuscino stringendo così forte che Effy si rese subito conto che le sue intenzioni non erano delle migliori. L'uomo puntò Effy. Lei riamse ferma con dei leggeri brividi. Ebbe paura solo quando vide l'uomo correrle incontro.
Si guardò attorno ma non c'era nessuna via di fuga. L'unica uscita era alle spalle dell'uomo. E se sarebbe scappata dalla parte opposta non avrebbe avuto idea di dove sarebbe finita. Probabilmente in un vicolo ceco e avrebbe incontrato pazienti peggiori di quell'uomo che sventolava un cuscino verso di lei.
In panico spinse la porta alle sue spalle e si infilò dentro la stanza sbattendo la porta così forte che probabilmente l'avrebbero sentita in tutto il corridoio. Si alzò in punta di piedi e guardò attraverso la finestrella. Sospirò di sollievo non appena vide l'uomo superare la porrà e andare dalla parte opposta.
- Elasabeth? -
Effy si girò lentamente, tutti quanti, il dottore e gli infermieri, la stavano guardando. Eppure lei non gli dava tanto conto. Era troppo impegnata nel guardare il ragazzo che le stava davanti. I suoi occhi brillavano mentre la osservava con quel sorrisetto. Poi tutto all'improvviso si sentí congelare, come se quel calore rovente dentro di lei si fosse spento all'improvviso. Più guardava il ragazzo e più si sentiva a disagio. Fece molta fatica a distogliere lo sguardo.
- Che cosa ci fai qui? - chiese uno degli infermieri in tono brusco.
- Io... - provò a dire, ma la presenza del ragazzo la intimidiva sempre di più - mi sono persa - disse infine.
- Le avevo espressamente detto di non entrare nel corridoio D - le ricordò severo.
Effy alzò gli occhi al cielo - Non avevano letto le lettere che contrassegnavano il corridoio. E poi mi aveva anche detto che le porte del corridoio D erano sempre chiuse. Queste erano spalancate - aggiunse in tono di difesa. La sua scusa è l'affermazione fecero vacillare l'espressione dell'infermiere. Effy si sentí leggermente soddisfatta non appena vide l'occhiata di rimprovero che il dottor Vincent riservò per l'infermiere.
- Elisabeth per favore torna nel tuo corridoio ed evita di entrare in questo - la guardò del tutto serio - è pericoloso -
Non appena il ragazzo sentí la frase scoppiò a rider. Effy rimase del tutto affascinata dalla sua risata.
- Stiles fa silenzio - borbottò il dottore.
- Perché? - chiese con una nota di sarcasmo - così poi mi tappate di nuovo la bocca? -
- Sai perfettamente le conseguenze - rispose Vincent.
Alzò gli occhi al cielo - Fate pure come volte,in realtà non mi interessa più di tanto. Ma è facile da capire: più continuate più io mi diverto -
Vincent si rivolse a due degli infermieri - Riportare il ragazzo nella sua stanza e fatelo rimanere lì - si rivolse all'unica infermiera donna nella stanza - Accompagna Elisabeth in camera sua -
Effy seguì l'infermiera fuori dallo studio ma prima lanciò un'ultima occhiata alle sue spalle. Il dottore stava applicando un altro strato di nastro adesivo sulla bocca del ragazzo.
Seguì l'infermiera fino alla sua stanza. Non so scambairono nemmeno una parola e a lei andava bene così. Gli si illuminarono gli occhi non appena vide che gl avevano portato un pacchetto di sigarette.
Gli venne in mente l'immagine di lei seguita davanti al giardino con in mano una sigaretta.
Un bel pensiero.

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFWhere stories live. Discover now