L’allarme suonò all’improvviso. Effy era appena uscita dal suo colloquio con Vincent. Tutti cominciarono a
correre da una parte all’altra impazzendo. Nessuno sapeva realmente quello che stava succedendo. Ma
mentre Effy camminava non vedeva del fumo provenire da un ipotetico incendio.
Per lei era come se tutto si stesse muovendo a rallentatore. L’allarme che stava mandando tutti in panico
per lei era solo un sottofondo. Non gli dava la minima importanza. Tutti si affrettavano ad andare nell’atrio
principale mentre Effy camminava tranquillamente. Quello che stava succedendo non era reale. O almeno
non era reale per la sua testa.
Nell’atrio infestava il casino. Infermieri che si accavallavano su loro stessi cercando di portare tutti i
paziente all’esterno. Ma dov’era il fuoco? Dove era il pericolo?
Effy non era l’unica ad essere calma. Infondo al corridoio c’era Stiles che guardava la scena con aria
divertita. Quando si accorse che lo stava guardando le rivolse il suo solito sorriso. Effy provò un’angoscia
talmente grande che quasi le mancò il respiro.
Tutto si fermò, letteralmente. L’atrio si era svuotato all’improvviso. Non c’era più nessuno, solo lei e Stiles.
Indietreggiò non appena vide che lui fece un passo verso di lei.
“Non devo dimostrargli paura” si disse.
Stiles le fece un cenno con il capo indicando qualcosa dietro di lei. Effy si girò e vide due di quelle creature
con la faccia fasciata non poco lontano da lei. Le creature aprirono la bocca contemporaneamente. Le loro
bocche sembravano dei buchi profondi e quasi si sentivano delle voci,sussurri proveniente dall’interno. I
denti erano tantissimi, piccoli e aguzzi.
Effy si girò, pronta a scappare via, ma andò contro Stiles. Lui la prese e la strinse a se. Si sentì in qualche
modo al sicuro. Cosa bizzarra visto che si trattava di Stiles. La presa era molto simile a quella di Freddie. Il
solo pensiero le fece venire le lacrime agli occhi. cercò di liberarsi dalla sua presa ma questa si chiuse più
saldamente.
Effy stava andando in panico. Faceva fatica a respirare il cuore le batteva a mille.
- Ti prego lasciami – riuscì a dire con quel poco di fiato che le era rimasto.
La risata di Stiles sembrò riecheggiare per tutta la stanza. La gola di Effy si stringeva e l’aria non riusciva più
ad arrivare ai polmoni. Sentiva che stava morendo.
“Sarebbe interessante sapere cosa si prova morire soffocati” si ricordò Effy mentre la vista gli si
annebbiava.
Effy cadde a terra mezza svenuta. Sentiva le persone correre, ma non riusciva a sentire nient’altro. Stava
ansimando alla ricerca d’aria.
- Elisabeth! – gridò qualcuno.
Effy provò ad alzarsi ma le mancavano le forze. Delle braccia forti la strinsero e la sollevarono da terra. La
testa le penzolava all’indietro e lo stesso facevano le braccia e le gambe. Quasi non le sentiva più.
“Freddie” pensò disperata “sei tu?”
Effy chiuse gli occhi e non riuscì più a riaprirli.
Quando riprese conoscenza sentiva una leggera brezza soffiarle i capelli. Aprì gli occhi e fece un profondo
respiro. Aveva le gambe alzate sostenute da un’infermiera. La testa era appoggiata sulle gambe di
qualcuno. Effy alzò lo sguardo e riconobbe la leggera barbetta del mento di Caleb.
Caleb si accorse che aveva ripreso conoscenza e fece un sorriso stanca – Si è ripresa – disse con una nota di
preoccupazione.
Le gambe si abbassarono lentamente e quasi le facevamo male per il modo in cui si erano irrigidite.
Un infermiere le si parò davanti e cominciò a tastarla da per tutto. Effy si trovava seduta sull’erba. C’erano
persone intorno a lei che sembravano del tutto frastornate.
- Elisabeth, ti ricordi cosa è successo? – gli chiese.
Effy ricordava vagamente il suono di una sirena. Alzò lo sguardo e vide il suo riflesso sullo specchio. Le
vennero quasi le lacrime agli occhi. il suo collo aveva dei lividi violacee tutto intorno, come se qualcuno
avesse provato a strozzarla.
“E’ stato Stiles” pensò lei. Ma non ne era sicura. E’ vero, stava soffocando, ma lui non le teneva le mani
intorno al collo. L’unica cosa che faceva era stringerla a se.
- Io non… ricordo – balbettò. Senza rendersene conto incrociò lo sguardo di Caleb. Era fisso sul suo collo.
Sapeva già a cosa stava pensando. Stiles.
- Forse è meglio se ti portiamo in infermeria – disse l’infermiere lanciandole un’occhiata – Caleb dammi una
mano –
La presa di Caleb era molto più salda di quella dell’infermiere. Era come se temesse che potesse perdere i
sensi una seconda volta. Caleb le raccontò tutto quello che era successo mentre l’accompagnava
nell’infermeria. Diceva che era scattato l’allarme così all’improvviso ma che non c’era nessun pericolo.
Mentre parlava Effy notò uno strano tono. Un tono che molto probabilmente l’infermiere che era con loro
non dava molta importanza. Era come se insinuasse che fosse stato qualcuno a far scattare l’allarme.
In realtà Effy non faceva molto caso a quello che diceva Caleb. Si guardava attorno in modo furtivo. Per lei
nella testa c’era ancora il campanello d’allarme. Si sentiva come se qualcuno la stesse guardando.
Arrivati all’infermeria Caleb fu spedito in camera sua. Subito aveva protestato, ma l’infermiere glielo ordinò
con un tono talmente forte che entrambi si intimidirono.
- Ti ricordi chi ti ha fatto questi lividi? – le chiese il dottore dopo averla visitata allungo.
Stiles, pensò. Eppure scosse la testa con aria assente. In quel momento aveva perfino paura di pronunciare
il suo nome. Sentiva come se avesse il suo sguardo addosso. Puntò lo sguardo fuori dalla finestra ma non
c’era nessuno. Si guardò attorno ma era circondata solo da infermieri. Lui non c’era.
Effy non riuscì nemmeno a sospirare di sollievo che i suoi occhi puntarono in alto. C’era una telecamera con
una lucetta rossa che lampeggiava.
“Mi sta guardando” voleva urlare a tutti, ma non ci riuscì.
Si era completamente paralizzata. Le mancava il respiro. Si sentiva proprio come si era sentita fra le braccia
di Stiles, ma questa volta nessuno la stava tenendo.
Cercò in tutti i modi di parlare ma la voce le rimase bloccata in gola, strangolandola. Subito il suo respirò
accellerò e il suo cuore cominciò a battere all’impazzata. Stava perdendo il controllo di se stessa.
- Elisabeth calmati – provò a dirle il dottore, ma lei si agitò ancor di più.
“Il mio nome non è Elisabeth” pensò mentre le mettevano una mascherina sulla bocca “il mio nome è Effy.
Non esiste più Elisabeth. E’ morta non appena ho iniziato la mia vita senza sentimenti”
L’ossigeno non riusciva ad arrivare al cervello. La testa le pulsava e le spalle si irrigidirono. Nessuno riusciva
a calmarla. Nella stanza c’era il dottore e due infermieri, eppure nessuno riusciva ad aiutarla veramente.
Alla fine sentì un ago infilarsi sulla parte bassa della schiena. Pian piano si calmò. Si calmò così tanto che le
si chiusero gli occhi.
Per la seconda volta in quel giorno Effy perse i sensi.
Quando si svegliò era distesa sul letto. Aveva la testa leggera, come se galleggiasse. fuori dalla finestra si
stava levando il sole. Provò ad alzarsi ma non appena ci provò sentì un leggero pizzichino sul braccio.
Lo guardò e vide un piccolo ago infilato nella sua vena. Vide la flebo accanto a lei che gocciolava un liquido
trasparente.
“Guarda come mi sono ridotta” pensò con amarezza.
L’ultima volta che era in quello stato aveva nemmeno 15 anni. Era ancora nel periodo in cui non parlava.
Era uscita di nascosto di notte, come ormai faceva da sempre. Suo fratello Tony la copriva ogni volta.
Andò con una sua amica a una festa e li conobbe dei ragazzi. Amoreggiarono per un po’, come classico di
Effy. Poi il ragazzo più grande tirò fuori una siringa. Effy era consapevole mentre le iniettarono quella roba
nel braccio. Rimase in estasi per qualche secondo. Parlò addirittura. Ma subito dopo svenne.
Si ricordava che era stato suo fratello Tony e il suo migliore amico Sid a portarla in ospedale. Si svegliò nello
stesso stato in cui si svegliò oggi. Ma l’ultima volta al suo fianco c’era suo fratello Tony. Sta volta non c’era
nessuno.
Rimase per un bel po’ distesa sul letto a non fare niente. Guardava fuori dalla finestra e osservava come il
cielo si scuriva. Dovette aspettare un bel po’ prima che qualcuno andasse a farle visita.
Batterono leggermente sulla porta ed entrò il dottore.
- Come ti senti Effy? – chiese sedendosi sul letto accanto a lei.
- Di certo la risposta non è positiva – borbottò – per quanto ho dormito? –
- Circa 5 ore – rispose – forse un po’ troppo, ma il tuo attacco di panico è stato abbastanza forte –
Effy sbuffò. In pratica aveva dormito per tutto il giorno. Si sentiva leggermente frastornata e pensò che
avrebbe fatto abbastanza fatica ad addormentarsi quella notte.
- Cos’è che ti rende nervosa? – le chiese il dottore.
- Si nota così tanto? – domandò in tono divertito – se dormo durante il girono non dormo la notte –
Lei era abituata così. Di giorno dormiva e di notte usciva per andare in discoteca o alle feste e tornava la
mattina dopo poco prima che suonasse la sveglia dei suoi genitori.
- Ti daremo dei farmaci che ti aiuteranno a dormire –
- Altri farmaci – sbuffò – come se non fosse già abbastanza quelle pastigliette che prendo dopo ogni singolo
pasto -
- Mi dispiace Effy, ma le cose vanno così qui dentro –
- Drogate le persone – concluse divertita.
- In molti la pensano come te – si concesse un sorriso – tra poco arriverà un’infermiera a portarti le gocce –
Effy annuì e si ributtò a letto. Non appena il dottore uscì subito sfilò l’ago dal suo braccio. Delle leggere
gocce di sangue caddero sopra il letto e tamponò il buco con un pezzo di carta. Rimase molto attratta dal
colore rosso che macchiava le sue lenzuola bianche. Le venne alla mente il giorno in cui provò a togliersi la
vita.
“Ho fatto del male a Freddie” pensò sospirando “pure ai miei genitori… pure a Tony”

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFWhere stories live. Discover now