Vincent venne a fare colloquio con lei subito dopo la terapia di gruppo. Il dottore ed Effy si erano accordati
di chiamarsi così. Lei avrebbe chiamato il dottore Vincent mentre lui avrebbe smesso di chiamarla Elisabeth
e avrebbe cominciato a chiamarla semplicemente Effy. Non ricordava nemmeno più chi era stata l’ultima
persona ad averla chiamata Elisabeth prima del dottore.
La terapia di gruppo è stata abbastanza noiosa. In tutto erano una decina di persone. Donne e uomini più
grandi di lei. Infatti venne a sapere che in tutta la clinica lei era la più giovane. C’era un ragazzo di nome
Caleb che aveva 21 anni. Anche Stiles aveva quell’età.
Caleb era simpatico e socievole. Era in clinica per disintossicarsi. Dopo il colloquio con Vincent loro due
fumarono insieme. Era felice di poter passare del tempo con lui. Un ragazzo che aveva più o meno gli stessi
anni e che le poteva fare compagnia. Cosa che Stiles non poteva fare visto che era rinchiuso nel corridoio D.
Mentre parlavano Effy si decise a chiedergli qualcosa su Stiles. La curiosità era troppa e lei voleva
assolutamente sapere qualcosa in più su di lui.
- Dimmi di Stiles – disse infine.
Caleb si incupì subito – Un ragazzo estremamente inquietante. Ogni volta che c’è lui nei paraggi succedono
cose strane –
- Del tipo? – domandò.
- Le persone si fanno male, si ritrovano strani lividi sul corpo – le raccontò – dico che tutte le persone del
corridoio D siano così matte per via della presenza di Stiles –
Effy ridacchiò un attimo – Quindi è qualcosa tipo psaycho –
Caleb fece un leggero sorriso ma si capiva che era tirato – Credimi, probabilmente lui è la persona più
pericolosa che c’è qui dentro –
La cosa avrebbe dovuto spaventarla, ma invece la intrigava ancora di più. Certo, tutte le femmine hanno un
debole per i cattivi ragazzi. Freddie era un po’ così a modo suo. Ma Effy dubitava che le ragazze potessero
avere un debole per gli psicopatici.
- Ti consiglio di starci lontana – aggiunse dopo un po’ Caleb – davvero, quel ragazzo sembra l’incarnazione
del diavolo
“Un diavolo molto bello” pensò Effy arrossendo.
- Dimmi di te invece – chiese lui.
Si strinse nelle spalle – Che vuoi sapere? –
- Hai il ragazzo? – chiese ammiccando.
Quello sguardo fece scoppiare a ridere Effy – Si, si chiama Freddie –
- Ah peccato! – esclamò con finto dispiacere.
- Perché, avevi intenzione di provarci? –
- Credimi, tu sei la ragazza più bella che abbia mai conosciuto. E ne ho conosciute tante di ragazze –
- Ma smettila – rise lei tirandogli una spinta.
- Ti giuro che è veramente così – continuò in tono convinto.
Effy effettivamente era una bella ragazza. Gli occhi di un colore blu acceso, i capelli di un castano scuro. Un
corpo snello con una pelle leggermente pallida quasi a sembrare fatta di porcellana. In più aveva imparato
ad essere provocante, ad attirare l’attenzione maschile ogni volta che entrava in una stanza. Da come si
truccava, da come si vestiva, da come si atteggiava. Perfino con un semplice sguardo riusciva ad essere
provocante. Tutti i ragazzi cadevano ai suoi piedi. Facevano a gara, a fila per provarci con lei. Si era fatta
una reputazione. Una cattiva reputazione. Che però si concluse non appena si mise con Freddie.
- Beh ti ringrazio allora – anche se inconsapevole, il suo tono, il modo in cui lo ha detto, ha fatto venire un
fremito a Caleb.
-Peccato che c’è di mezzo il fidanzato – sbuffò.
Effy rise di nuovo e appoggiò la testa sulla sua spalla. Un gesto che non sarebbe stato giusto da fare, ma lei
era fatta così. Aveva sempre bisogno di attenzioni maschili. Ma non più di quello. Lei era fedele a Freddie.
Rimasero a parlare ancora un po’ finché non fece buio. Non appena arrivò la cena Caleb la salutò e uscì
dalla stanza. Per quanto fosse allentante quello che aveva nel piatto non riuscì a mangiare nemmeno un
boccone. Lo stomaco si era del tutto chiuso. Anche bere un semplice sorso d’acqua sembrava difficile. Ci
mise un bel po’ a mandare giù le pastiglie che consumava. Erano tutti antidepressivi.
Effy si mise a letto e rimase un bel po’ a guardare il soffitto. Con la mano si sfiorò il livido sul braccio. L’idea
di mettersi a dormire non ‘entusiasmava molto, ma ne aveva bisogno. L’incubo della notte seguente l’aveva
così tanto stancata che per il resto della giornata le sembrava di essere uno zombi.
Per quanto non avesse voluto gli occhi le si chiusero e si addormentò.
Quando si svegliò era abbastanza intontita. Si stiracchiò e si tirò su dal letto. Chiuse gli occhi e sentiva come
se la testa le stesse scoppiando. Si sentiva davvero da schifo. Ma almeno non aveva fatto incubi.
Il suo sguardo passò in rassegna tutto il perimetro della stanza. Si abbassò e guardò sotto il letto. Per
fortuna non c’era Stiles a fare uno dei suoi stupidi scherzi.
Quella mattina Effy non aveva nulla da fare. La seduta con Vincent ce l’avrebbe avuta in tardo pomeriggio.
Andò ad aprire la finestra e rimase delusa dalla pioggia che infestava il cielo. avrebbe voluto fare una
passeggiata nel giardino ma sarebbe stato impossibile con quel tempo.
Decise quindi di andare da Caleb. Almeno avrebbero potuto passare il tempo insieme. Cominciò a
camminare nei corridoi fino ad arrivare all’atrio centrale. C’era molta gente, infermieri che giravano
portandosi dietro pazienti di ogni tipo.
L’occhio le cadde sul corridoio D. questa volta le porte erano sigillate. Nonostante questo si avvicinò e
guardò oltre la finestrella. Sembrava tutto tranquillo. Le porte erano chiuse e non c’era nessuno nei
paraggi. Cercò di capire quale fosse la stanza di Stiles ma li era pieno di porte. Si chiese se quelle stanze
ospitavano tutte veri e propri malati mentali.
Alla fine si girò e andò verso il corridoio B, dove alloggiava Caleb. Mentre si avvicinava una porta
leggermente aperta acquisì la sua attenzione. Sopra di essa c’era un cartello con scritto che era proibito
passare. Ma era proprio la scritta di quel cartello che la spronava a fare il contrario.
Mentre apriva la porta si sentiva nello stesso modo in cui si sentì quando varco la soglia del corridoio D.
La stanza era vuota. Al muro erano attaccati una decina di televisori. Capì che quella era una specie di
stanza di controllo, dove gli infermieri potevano controllare tutto. Ad Effy non è mai sfuggita la quantità di
telecamere piazzate in ogni angolo, corridoio o studio. Però era felice che in camera sua non ce ne erano.
Osservò ogni schermo. In uno compariva l’atrio, in un altro veniva raffigurato un corridoio. Il primo schermo
in alto a destra mostrava i cancelli d’entrata dell’esterno. Le immagini rimaneva per cinque secondi e poi
cambiavano mostrando un’altra posizione.
Effy vide una stanza dove c’era una signora raggomitolata su un letto. Nella stanza c’era un piccolo armadio
senza ante e un letto sottile a molle. Non ci voleva molto per capire che quella era una delle stanze del
corridoio D. molto probabilmente li era tutto registrato, stanza per stanza. E c’era anche quella di Stiles.
Subito Effy appoggiò la mano sullo schermo che ritraeva Stiles seduto sul suo letto. Aveva i capelli tutti
scompigliati, i gomiti appoggiati alle ginocchia, la schiena leggermente ricurva. Il suo sguardo sembrava
annoiato. Ma era ovvio che lo fosse. In quella stanza non c’era niente con cui avrebbe potuto svagarsi.
Stiles alzò leggermente la testa, come se avesse udito un rumore. La telecamera però sembrava non avere
l’audio.
Lentamente Stiles alzò la testa e la piegò lentamente verso la telecamera. Era come se in quel preciso
istante lui la stesse guardando negli occhi. ed Effy era del tutto pietrificata dal suo sguardo.
La mano di Stiles si alzò lentamente e mosse le dita come se la stesse salutando in un modo estremamente
inquietante. Sul suo volto era ricomparso quel suo solito sorriso. Più rimaneva a guardare e più rabbrividiva.
Poi all’improvviso l’immagine cambiò mostrando la stanza di un altro paziente.
Effy era rigida. Si sentì congelare proprio come se qualcuno le stesse mettendo un cubetto di ghiaccio sul
collo. Per un momento si sentiva come se non fosse da sola nella stanza. Non aveva il coraggio di guardarsi
attorno. I suoi occhi erano incollati allo schermo centrale che mostrava l’atrio.
Chiuse gli occhi e prese un grosso respiro. Trattenne il fiato per pochi secondi. Non appena liberò l’aria dal
suo corpo si girò e con uno scatto uscì dalla stanza. Andò così veloce che colpì un’infermiera e cadde a
terra.
- Ehi, tutto bene? – l’infermiera tese la mano verso Effy e l’aiutò a rialzarsi.
- Si, tutto bene – borbottò guardandosi attorno. a volte si dimenticava di dove fosse.
- Da dove arrivi? –
Effy deglutì a fatica. Nella testa l’immagine di Stiles che la salutava la fece rabbrividire.
- Stavo andando nel corridoio B – disse sistemandosi i capelli – stavo cercando Caleb –
L’infermiera la guardò dalla testa ai piedi e sospirò – Il corridoio B è dall’altra parte dell’atrio – indicò con la
penna che aveva in mano il corridoio. Effy intuì subito che l’infermiera aveva intuito quello che aveva fatto.
Per un momento si chiese se avrebbe dovuto dire quello che aveva visto su Stiles. Ma era meglio di no. Se le
avesse detto che era entrata in quella stanza di sicuro l’avrebbero punita. Effy non sapeva come avrebbero
potuto farlo, ma di certo non voleva saperlo.
A testa bassa imboccò il corridoio e cercò la stanza di Caleb. La trovò subito e non appena lui si accorse di
lei le sorrise. Quel tipico sorriso che Effy conosceva da sempre. I maschi non sapevano fare altri sorrisi al di
fuori di quello.
- Avevi ragione – disse non appena gli si piazzò davanti – Stiles è davvero inquietante –
- Ne hai avuto la prova? –
Annuì e gli raccontò quello che aveva visto. Mentre parlava le venne la pelle d’oca. Più parlava di Stiles e più
si eccitava. Un’emozione che la mandava letteralmente a fuoco. E da quando lo aveva visto la prima volta la
fiamma diventava sempre più ardente dentro di lei. Più ci pensava e più la sensazione diventava piacevole.
- Hai detto di averlo sognato? – gli chiese Caleb una volta che lei ebbe finito di parlare.
- Si, era identico a come lo avevo visto solo poche ore prima – annuì.
- Anche io spesso lo sogno – ammise Caleb – era presente in ogni mio incubo – si vedeva che si sentiva a
disagio - forse è anche per questo che sembra così tanto inquietante –
Effy era senza parole. Guardò Caleb e si chiese come facesse lui. Era davvero l’unica persona che si faceva
paranoie su paranoie? Effy aveva fatto un incubo spaventoso e in quell’incubo c’era Stiles. In tutti gli incubi
che faceva Caleb da quando era in clinica c’era Stiles. Ha detto che delle volte lo vedeva solo di sfuggita, ma
era convinto che era lui.
Che cosa stava succedendo li dentro?

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFWhere stories live. Discover now