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Era sia felice che agitata nel rivedere Freddie. Mentre percorreva la strada verso casa sua si chiese come
avrebbe reagito nel vederla tornare. Non poteva dirgli che era scappata dalla clinica. Doveva inventarsi
qualcosa. Appena arrivò davanti la porta della casa di Freddie fece un grosso respiro. Con coraggio suonò il
campanella e non riuscì a fare a meno di sorridere mentre aspettava che il ragazzo che amava le aprisse la
porta.
Quando Freddie comparve davanti la porta rimase quasi senza parole. Non ricordava di averlo mai visto
così bello. Ancora non ci credeva. Freddie era proprio davanti a lei. Si rese conto che gli era mancato più di
quanto avesse immaginato.
Freddie la guardò per un attimo, quasi come se non la riconoscesse. Poi la sua espressione mutò
completamente e prima che se ne rendesse conto era già fra le sue braccia.
Freddie la prese in braccio e la sollevò da terra. Entrambi risero mentre la faceva volteggiare per aria. Non
appena i piedi di Effy ritoccarono terra la baciò.
- Non ci posso credere – disse Freddie appoggiando la fronte su quella di lei – sei qui –
Effy sorrise. Gli era mancato troppo. E il modo in cui lui le stringeva i fianchi le fece capire che anche lei gli
era mancata tanto.
- Ma come hai fatto ad arrivare qui? – le chiese dopo un po’ – pensavo che ti avrei rivista fra ancora qualche
mese –
Effy cercò di mantenere la sua espressione cercando di non far vedere quello che stava provando.
- Mi hanno dato un permesso – mentì – volevo farti una sorpresa –
Freddie sorrise – Mi sei mancata tantissimo –
Era felice di sentirselo dire. Effy gli afferrò il collo e gli scosse il colletto.
- Che fai? – gli chiese senza capire.
- Devo assicurarmi che nessuna ragazza si sia avventata su di te – rispose.
Scoppiò a ridere – Lo sai che non esiste concorrenza con te –
Lo guardò sospettosa – Quante ci hanno provato con te? –
- Nessuna – alzò gli occhi al cielo – se le prendeva tutte Cook –
Cook. Per un breve istante avrebbe voluto vederlo. Infondo fra loro c’è stato qualcosa di importate e per
Effy lui contava molto.
- Dobbiamo chiamare gli altri e festeggiare – disse Freddie – Katy, Naomi, tutti. Sono stati molto in pensiero
per te –
- No! – gridò Effy. Nessuno doveva sapere che era tornata a casa. Meno gente lo sapeva e meglio era.
Freddie la guardò aggrottando la fronte quindi si affrettò ad aggiungere – è solo che voglio passare del
tempo con te. Da soli. Gli altri possono aspettare –
Ma per quanto avrebbero dovuto aspettare? Effy si chiese se sarebbe mai riuscita a tornare in quella
clinica. Cosa le farebbero se si ripresentasse li? Ma in realtà lei non ci voleva tornare. Ma in quel momento
non serviva pensarci. Quello che le importava era che adesso avrebbe potuto avere Freddie tutto per se.
Voleva godermi ogni secondo che aveva a disposizione.
- Okay, va bene – Freddie pareva ancora un po’ perplesso – dai, vieni dentro –
Non appena seduti sul divano Freddie accese la musica e rollò una canna. L’odore di erba penetro subito
nelle narici di Effy. Le mancavano anche le canne.
Effy aprì le gambe e Freddie ci si distese in mezzo appoggiando la testa sulla sua pancia. Era da molto
tempo che Effy non era tranquilla come in quel momento. Accarezzava i lunghi capelli di Freddie mentre si
passavano a vicenda la canna. Questa finì troppo in fretta così ne accesero un’altra.
- Hai un po’ di vodka? – chiese Effy finendo la canna – voglio rivivere i momenti della nostra settimana in
paradiso –
- Tu non bevi alcol, non in casa mia – ribadì.
- Dici sul serio? – si stupì Effy. Ma che gli era preso?
- Si. Stai prendendo farmaci ed è meglio che non bevi –
- Certo, però la canna me l’hai fatta fumare tranquillamente – ribatté.
Freddie sospirò e alzò la testa verso di lei – Tu non sei stanca? –
Effy sorrise leggermente. Conosceva molto bene quel tono di voce.
- A fatica mi reggo in piedi – concordò alzandosi.
Si presero per mano e salirono su per le scale. I passi di Effy erano abbastanza goffi. Non smetteva di ridere.
L’effetto della canna aveva cominciato a fare effetto. Anche Freddie stava ridendo.
Spingendosi a vicenda finirono distesi sul letto. Lui cominciò ad accarezzarle la testa mentre Effy stringeva
fra le dita la collana che penzolava dal collo di Freddie.
- Vorrei che le cose fossero diverse – sussurrò Effy.
- Non possiamo cambiare quello che succede – sospirò lui – l’unica cosa che possiamo fare è aggiustare i
nostri errori per sistemare il nostro futuro –
Freddie ha sempre cercato di essere positivo. Cercava sempre di risollevare il morale delle persone,
specialmente quello dei suoi migliori amici. E ci riusciva molto bene. E il bello è che nonostante abbia fatto
tantissime cazzate è sempre rimasto comunque un ragazzo matura. E ha sempre cercato di proteggere Effy.
- Ti amo – gli disse Effy.
Freddie si avvicino e le baciò il naso con delicatezza. Quel gesto fece sorridere Effy. Dopo poco si sporse e lo
baciò sulle labbra. Lui rispose subito al bacio stringendola a se.
In modo lento Effy sfilò via la maglietta di Freddie. Passò la mani sulle sue spalle, sulla sua schiena liscia.
Freddie slacciò con velocità la camicetta di Effy. Una volta che il suo petto era scoperta sprofondò il viso nei
suoi seni e ci depose dei leggeri baci. Ogni volta che le sue labbra erano a contatto con la sua pelle non
riusciva a fare a meno di sentire brividi di piacere. Lo desiderava, lo voleva. Lo voleva più di ogni altra cosa
al mondo.
- Freddie – gli sussurrò all’orecchio incitandolo a continuare.
Freddie si alzò leggermente e si sbottonò i pantaloni. Anche Effy si fece scivolare via i jeans. Le mani di
Freddie erano calde mentre tracciavano ogni singola parte del suo corpo.
- Freddie – gemette.
Baciandola con passione entrò dentro di lei. Effy stringe le gambe attorno al suo bacino e si aggrappò alla
sua schiena. Lui la baciava, lei lo baciava. Niente aveva più importanza.
Era felice. Mentre teneva la testa premuta sul petto leggermente sudato di Freddie, era felice. sentiva il suo
cuore battere forte, ma non più forte del suo.
Nessuno dei due disse niente, ed era meglio così. Non c’era niente da dire. Quel silenzio era perfetto. Non
bisognava parlare. condividevano il loro amore stringendosi l’uno nelle braccia dell’altra. Pian paino gli
occhi di Effy si chiusero finché non si addormentò.
Si ritrovò distesa sul letto, ma al suo fianco non c’era Freddie e il letto in cui era distesa non era quello in cui
si era addormentata.
Era legata stretta a un letto d’ospedale. La stanza era buia, ma non del tutto. Era illuminata da un leggero
bagliore bianco. Provò ad alzarsi ma le cinghie che la legavano non fecero che stringersi. Si guardò attorno
ma non c’era nessuno nella stanza se non lei.
Effy sentì un’angoscia tremenda stringerle la gola. Faceva fatica a deglutire e il suo respiro stava
accelerando. Non riusciva a muoversi e questa ma mandava sempre più in panico.
Sentì una leggera risata e davanti al suo letto comparvero due Nulla. Le bende sembravano più sporche del
solito. Le loro bocche erano chiuse e questo faceva si che non sentisse i sussurri disperati che provenivano
dall’interno.
Si alzò una leggera nebbia scusa dalla quale emerse Stiles. Era vestito di nero, era più pallido del solito e le
occhiaie sotto agli occhi sembravano più marcate.
- Stiles – sibilò – ti prego liberami –
Lui sospirò – Vorrei farlo, ma loro non vogliono – disse facendo cenno ai Nulla.
- Perché sono legata? –
- Le persone vengono legate così che non possano scappare – scosse la testa – e tu sei scappata –
- Non avevo altra scelta – replicò – qualcuno voleva uccidermi li dentro –
- E questo chi te lo ha detto? –
- Tu! – esclamò – era la tua voce quella che mi aveva messa in guardia –
- Come avrei potuto farlo? – il suo tono era divertito – è da un po’ che io e te non ci parliamo –
- Ti ho sentito nella mia testa – sussurrò. Non doveva dirglielo. Lui non doveva sapere che sentiva sempre la
sua voce che gli parlava nella sua testa.
- Nella tua testa – ripeté fingendosi confuso.
Effy sbuffò e per l’ennesima volta cercò di liberarsi dalle cinghie.
- Stiles liberami – disse quasi fosse un ordine. Si sentiva come se fosse stato lui ad averla legata a quel letto.
- Io non posso fare niente – replicò seccato – forse se glielo chiedi ai miei amici lo faranno –
- Liberatemi – ringhiò.
- No non così la corresse – devi essere più gentile e rispettosa –
Sospirò – Nulla, potreste liberarmi per favore? –
Quello a desta spalancò la bocca e ne uscì un rumore davvero agghiacciante.
Stiles scosse la testa – Non credo che gli hai convinti –
- Non potete tenermi legata qui – protestò.
- Così non scapperai – disse divertito – devi imparare la lezione –
Effy rabbrividì immediatamente nel sentire quelle parole. La lezione? Non le piaceva per niente il tono che
aveva usato nel pronunciare la frase. Sembrava quasi una minaccia.
- Che cosa hai intenzione di fare? – sussurrò piano.
- I Nulla si divertono a sentire urlare – gli spiegò sogghignando – specialmente se questo sono di dolore –
Un Nulla si fece avanti e mostrò una mano. Le unghie erano lunghe e affilate come delle lame. Effy non
poteva fare niente. Non poteva scappare. Urlò di dolore non appena la presa del Nulla si conficcò nella sua
gamba.
- Digli di smetterla! – urlò a Stiles mentre la presa si stringeva sempre di più.
- Questa volta io non li posso controllare – disse tranquillamente guardandosi le unghie –devi chiedere a
loro –
- Ti prego fermati! – gridò con le lacrime agli occhi.
Il Nulla mollò la presa ed Effy sentì un dolore allucinante alla gamba. Con la mano cercò di raggiungere il
punto dove il Nulla l’aveva afferrata, ma le cinghie la tenevano ben stretta.
- Amico – Stiles si rivolse all’altro Nulla – è il tuo turno –
Effy pregò Stiles di lasciarla andare, pregò perfino i Nulla. Ma non l’ascoltarono. Sembrava che la cosa li
divertisse. Tutti e tre. Non appena l’altro Nulla fece un passo verso di lui chiuse gli occhi e strinse i denti.
Ma questo non la fermò dall’urlare.
“Effy” sentì sussurrare da Stiles non appena aprì gli occhi.

The Nogitsune - Fanfiction SKINS/TEEN WOLFWhere stories live. Discover now