0.2 Wᥱᥣᥴomᥱ to thᥱ Poιsoᥒ

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Leo era bella sia dentro che fuori e la nostra ormai storica amicizia era una delle pochissime cose della quale ero grata alla vita.

Davanti alla porta d'entrata, con le braccia incrociate sotto il petto marmoreo e muscoloso, fasciato da una camicia bianca di almeno un paio di taglie più piccola, Grayson, il buttafuori, selezionava con estrema serietà chi poteva entrare e chi no.

Infatti, proprio in quello stesso istante, un ragazzo mingherlino, dall'aria smunta e apatica, si stava lamentando del fatto che non lo stesse facendo entrare.

Che poi, sinceramente, se un energumeno come Grayson si rifiutasse di farmi entrare, non tenterei la fortuna pregandolo di fare il contrario. Mi sarebbe bastato un suo sguardo per darmela a gambe levate.

«Sei al Poison razza di coglione, dove pensi di andare con quella camicia hawaiana? Sveglia amico, non sei in vacanza a Honolulu.» schioccò la lingua tra i denti, piegandosi verso il suo viso per mettersi alla sua altezza. «E puzzi, cazzo. Vai a casa e fatti una doccia, poi forse la prossima volta ti farò entrare.»

Conoscevo Grayson da ormai un paio di anni, da quando mi ero trasferita nuovamente a Miami dopo la conclusione del college e di tanto in tanto accompagnavo Leo nelle sue notti brave in giro per la città.

«È per questo che il Poison è così famoso.» esordì Leo, girandosi verso di me. «La selezione è in assoluto la migliore della città.»

Abbozzai un sorriso, passando il braccio intorno al suo mentre percorrevamo gli ultimi metri che ci dividevano dalla tanto attesa e meritata serata che avevamo programmato da giorni.

Alzai gli occhi verso l'edificio immenso, girando di poco il viso mano a mano che continuavamo a camminare e l'insegna del locale posta sopra di noi quasi mi sembrò bella ed eccitate come la notte di Natale per i bambini.

L'insegna al neon fucsia aveva all'interno una sfumatura di rosso scarlatto e i mattoni neri dell'edificio contrastavano alla perfezione con quel colore peccaminoso e accattivante. Si percepiva come tutto questo fosse stato accuratamente studiato e reso poi reale.

Solo a guardarlo ti veniva voglia di sfiorarne le pareti consapevole che non appena la tua pelle fosse entrata in contatto con quella superficie, la sua aura oscura ti avrebbe risucchiato nel vortice della sua essenza.

«Sempre a polemizzare sull'outfit maschile, Graygray?»

Leo impostò la voce in modalità flirt e mi girai verso la sua vittima.

Avevo visto Grayson provarci spudoratamente con la mia migliore amica diverse volte senza mai ottenere niente di più di un bacio a fior di labbra da ubriaca, ma nonostante questo lui sembrava sempre molto felice di vederci.

Le labbra sottili gli si allargarono in un ampio e sincero sorriso mentre la mascella marcata divenne più morbida e rilassata. 

«Ecco le ragazze più belle di tutta Miami.» rise spostando bruscamente il ragazzo davanti a lui che vacillò per l'impatto prima di arrendersi definitivamente e andare via con il capo chino e le spalle molli.

«Il solito adulatore.» ridacchiò Leo alzandosi in punta di piedi per posargli un bacio sulla guancia.

Grayson sorrise e rimase con il viso rivolto verso di lei per qualche istante.

𝐓𝐄𝐋𝐋 𝐌𝐄 𝐀 𝐒𝐄𝐂𝐑𝐄𝐓Where stories live. Discover now