L'indizio

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Hey,

sono le 3:19. Che orario assurdo per iniziare a scrivere una lettera che non verrà neanche spedita! Eppure, sono qui, e batto sui tasti, addirittura con urgenza.

Ho paura che qualcosa possa disperdere le parole che per caso si sono allineate con facilità inattesa sul filo di una strana congiuntura. Le parole vorticano senza ordine nè sosta tra cervello e cuore, di solito: ora sono lì, buone, si lasciano accarezzare, sono gattini docili disponibili a tradurre con insolita fedeltà l'affanno confuso in un pensiero chiaro. E' già bello così: bello anche poter afferrare io sola, per una volta, ciò che finora non è stato nient'altro che sensazione evanescente - o neppure quella - e fissarlo per riviverlo tutte le volte che vorrò.

E che bello se potessi riviverlo con te.

Sono le 3:21 e sono sveglia: un brusco risveglio di soprassalto; tu il pensiero del risveglio. Succede da una serie di notti, da quando ho ricevuto quel link al dannato Secondo Walzer di Šostakovič.

Non avresti potuto adorare Gigi d'Alessio? O, forse, Al Bano? Asereje, Despacito... Se avessi inviato qualunque altra cosa, quel giorno, questa poveretta non avrebbe sussultato, non sarebbe stata travolta e toccata da ogni sadico violinista di quell'orchestra, che pareva soltanto voler infierire vibrando quei nostalgici do proprio sulle corde più sensibili del suo cuore.
Struggevo, però sorridevo, ascoltando il Walzer: quasi che una nota dolce si fosse aggiunta alle altre, sullo spartito.

E quella nota dolce eri tu. Dolce il tuo pensiero, dolce la dedica, dolce il suono; dolce l'illusione che per un istante forse anche tu avessi provato quelle sensazioni e le avessi volute condividere, perché... Chissà, forse perché io con tutto questo c'entravo qualcosa.
Era dolce pensarti in balia delle stessa burrasca, forse per la stessa ragione.

Ed oggi, quell'indovinello scherzoso e sorridente che hai scritto e che subito si è posato lieve sul petto, a lenire ogni tristezza dal cuore e a renderlo tanto leggero da farlo volare? Cos'era? Non parlava che di cose futili, non era che una lunga filastrocca, una serie di giochi di parole, però scritta solo e soltanto per allietare un'unica persona. Ed ero io.

La richiesta che ho pronunciato è salita spontanea: "Io... io ti posso volere un po' di bene?". E invece l'altra no, l'ho ricacciata giù, quella che diceva: "Chiedile se anche lei può volertene ancora."
(Tra parentesi: la risposta all'indovinello era "l'indizio", vero?)

Hai detto che apprezzi la sincerità, e vorrei tanto essere sincera fino in fondo, dicendo anche a te quello che ora non posso più negare: che ho bisogno di te. Che ho bisogno del tuo affetto. Dei tuoi racconti, delle tue attenzioni. Delle cose di te che trovo noiose, anche. Però non al costo che tu rifiuti: veder cadere quel castello di carte incoronerebbe una nuova regina delle illusioni infrante.

Quindi non riceverai questa lettera. Non saprai quello che vorrei. Perché non rivendico niente, non esigo nulla. Vorrei, però posso rinunciare, pur di avere il resto. Posso rinunciare, se non decidi di donarlo di tua spontanea volontà.

Tra poche ore, ti arriverà una lettera del tutto priva di "n", che devo ancora scrivere, per il nostro consueto gioco.
Chissà se noterai qualcosa di strano.

Una svista, scarsa alfabetizzazione, la vecchiaia che avanza? Certo, potrebbe essere. 
O forse una lettera, tra le altre già ricevute, trattenuta e celata?
L'indovinello, stavolta, risolvilo tu.

Buonanotte, riposa, e riposa beata; ignara di queste riflessioni notturne.

E.

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⏰ Last updated: Dec 27, 2021 ⏰

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