Capitolo 18

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- Non credi di aver esagerato con questi pantaloncini? - mi chiede Toni che si massacra le mani dall'agitazione. Mi tocco i pantaloncini, fin troppo corti in effetti, e alzo le spalle. Mi sto ancora domandando perché li abbia indossati. Stamattina non fa poi così tanto caldo. Alzo gli occhi al soffitto e prego in tutte le lingue che conosco che il piccolo concerto che si sta tenendo adesso finisca il prima possibile. Io e Toni siamo uscite con la scusa di dover andare ad un diciottesimo e quindi, sì, abbiamo mentito ai nostri genitori. I miei non mi avrebbero mai permesso di andare ad un concerto della band, non dopo quello che è successo. Adesso siamo nel backstage dell'arena e la voce di Bradley che canta, insieme alle grida delle fan, arriva perfettamente alle nostre orecchie. Osservo Bradley: è dimagrito di molto e man mano che il tempo passa lui diventa sempre più pallido. Ha gettato parecchie occhiate dietro le quinte e i nostri occhi si sono già incontrati più volte. So che stava morendo dalla voglia di sapere cosa ci sia nella busta che stringo tra le mie mani. "Lo scoprirai presto" continuo a ripetermi vendicativa nella mia mente. Gliela farò pagare come meglio posso. Mi ha fatta soffrire e non merita più il mio amore ormai. Alle fan è stato proibito portare al interno del locale borse o qualsiasi altro tipo di oggetti, quindi il palco non è ricoperto da un tappeto di tanga o roba simile e loro sembrano tesi, nervosi, agitati. Il concerto finisce qualche minuto dopo, non appena Tristan chiude con qualche colpo di batteria la loro nuova canzone Married In Vegas. Liz ci affianca e ci salutò calorosamente. Ci porta poi via da dove siamo prima e guarda con la coda dell'occhio la busta che ho stretta tra le dita. Accenna con la testa all'oggetto e mi chiede cosa sia.

- Niente tanga o reggiseno, tranquilla. - sospiro. Mi guarda con un sorriso malinconico e gli occhi spenti. Lei deve sapere tutto, ha potuto vedere tutto, e so che anche lei è rimasta male per tutto ciò che Bradley mi ha fatto. Ma ha ancora la convinzione che io non ho. Lei sa qualcosa che io non so, e ancora ci spera. Le sorrido comprensivamente e lei ci fa accomodare in un'altra piccola saletta, decorata di mobili e accessori interamente bianchi. Su un tavolino troviamo i nostri pass per il Meet & Greet e due bicchieri di champagne. Butto giù per la gola la sostanza tendente al giallo e sento la bocca e lo stomaco bruciare. Un mare di urla ci avvertirono che i ragazzi si trovano nella sala adiacente alla nostra e che gli incontri sono iniziati. Toni continua a rosicchiarsi le unghie e pizzicarsi la pelle che le riveste le mani, è così agitata da stamattina. È ansiosa di rivedere il suo Tristan, di poter sorridere di nuovo a Connor, riabbracciare James e sbraitare contro Bradley. La vedo con gli occhi che brillava e il sorriso quasi spento. Stanotte nessuna delle due ha dormito tanta era l'eccitazione del riaverli di nuovo davanti a noi. Liz dopo trenta minuti, o forse più, compare di nuovo dalla porta di legno e ci sorride.

- È il vostro turno! - mi alzo incerta. Sento di avere la forza di un uragano, ma non riesco a tenermi in piedi. Le ginocchia tremano terribilmente e mettere quegli short tremendamente corti ammetto che è stata la scelta meno adatta. Faccio per prendere i nostri pass dal tavolo bianco, ma non appena riesco ad afferrarli questi cadono di nuovo a terra. Liz mi prende per mano e scrolla la testa, come a dirmi che quelli non hanno importanza. Vedo Toni scomparire dietro una tenda nera e la donna mi fa segno con la testa di seguire la mia amica. Sento lo stomaco contorcersi in morse letali, ma mi ripeto di affrontare quella dannata situazione a testa alta. Dunque mi raddrizzo e stringo più forte la busta tra le mani. Scosto la tenda da davanti al mio corpo e la sorpasso. Li vedo tutti e quattro accanto ad una panca di legno accostata al muro, ricoperto da una carta da parati su cui è stampato milioni e milioni di volte il loro nome. Toni è già stretta tra le braccia di Tristan e si sorridono a vicenda e piangono. L'unico rumore udibile sono i loro singhiozzi che mi legano un nodo alla gola. Poi mi volto e mi accorgo che i singhiozzi non sono tutti loro.

Vedo Bradley seduto su quella panca che si stringe i capelli ricci tra le mani e da libera uscita alle lacrime e ai singhiozzi. Mi vede e quei due occhi mi trafiggono l'anima. Capisco che la mia espressione è indecifrabile quando piega la testa di lato, insicuro sul da farsi. Si alza e noto con piacere che la sua maglietta non fa vedere anche i polmoni. Mi viene incontro e quando è a pochi centimetri da me si piega verso il mio viso per baciarmi, ma finisce per baciare il palmo della mia mano. Gli tiro uno schiaffo e il rumore della sberla riecheggi per tutta la sala. Solo in quel momento mi accorgo che tutti ci stanno guardando e il silenzio regna in mezzo a noi. Rimane paralizzato e riesce solo a sfiorarsi la guancia. Nel frattempo le lacrime hanno preso a bagnare anche il mio viso e la rabbia, la delusione e la voglia di sputargli in faccia tutto ciò che provavo hanno preso il comando del mio corpo. Gli buttai ai piedi la busta che avevo in mano e mi asciugo le lacrime mentre lui, velocemente, scarta il pacchetto e ne fa uscire la sua maglietta con il logo dei Rolling Stones.

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