Capitolo 19

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«Nemmeno il tuo amico Fritz ha risposto?»
La guardo con un'espressione al quanto confusa in volto.
«Il mio amico Fritz...?»
Lei sorride ed alza gli occhi al cielo divertita dalla mia risposta.
«È un modo di dire Shoto!» ridacchia. «Intendevo dire Hanta.»
«Aaah! Comunque no, nemmeno lui, e forse è meglio così.»
«Perché?»
«Meno lo vedo e meno ho rapporti con lui, meglio mi sento.»
«Addirittura?» sospira. «Però è uno spreco finire una storia così bella per un problema di comunicazione, non credi? Magari quella telefonata era collegata alla sua famiglia.»
«Abbiamo provato ad indagare anche secondo quell'ipotesi. Mina ha chiamato sua madre ma lei gli ha detto che non ci sono problemi di nessun tipo, anzi, stanno tutti bene.»
Fuyumi sospira bevendo l'ultimo sorso del suo caffè.
«Davvero? Allora quale sarà mai il problema...??»
«A me non interessa più. Cioè, mi interessa, ma è lui che deve parlare perché se no, questa faccenda non si risolverà mai.»
«Lo capisco tesoro... lo capisco benissimo. Ma non ti preoccupare, sono certa che tutto andrà si risolverà con un bel lieto fine!»
«Non siamo in una fiaba della Disney sorellona.»
«E che c'entra?» mi sorride. «Ci può sempre essere un lieto fine.»

Dopo quella veloce chiacchierata si sono fatte le sette meno dieci così ho recuperato tutta la mia roba, ho salutato velocemente mio fratello e sono salito in macchina con mia sorella diretto dai miei amici per salutarli prima di andare in stazione.
Fa strano andare lì a bordo della macchina, sicuramente ci metterò meno tempo che con lo skateboard ma sento la preoccupazione salirmi dai piedi fino allo stomaco e chiudendolo con un nodo molto stretto.

«Sei tranquillo? Mi sembri un po' pallido...»

Mi domanda dandomi un'ultima occhiata.

«S-sì, sto bene... stai tranquilla.»

Mi affretto a dire cercando di fingere naturalezza e raggiungiamo il luogo fatidico della mia estate, si sono appostati tutti fuori inclusi anche Shota e Hizashi.

«Io ti aspetto qua dentro, va bene tesoro?»

Annuisco ed apro la portiera.

«Va bene.»

Scendo dalla macchina e la prima persona che mi viene incontro è Mina con gli occhi lucidi che mi stringe forte a sé.

«So che questo non è un "addio" ma un "arrivederci" ma io mi emoziono sempre quando si tratta di salutare!»

La stringo a me e le accarezzo dolcemente la schiena per calmarla.

«Non preoccuparti Mina. Ti manderò messaggi tutti i giorni e ci rivedremo l'estate prossima.»
«Me lo prometti?»
«Te lo prometto mia principessa
Le do un bacio sulla fronte e sembra essersi calmata almeno un pochino.
Il prossimo che la segue è Denki che mi abbraccia anche lui.
«Grazie ancora per avermi difeso da quei bulli, ti devo un enorme favore.»
«Non ce n'è bisogno Denki. Per me l'importante è che sia andato tutto per il meglio e che non siamo finiti in ospedale.» lo consolo.«Battimi il cinque, bro
Il biondo sorride a trentadue denti, è la prima volta che lo chiamo così per primo, e mi batte entrambe i cinque con molta energia lasciandomi le mani arrossate.
«Mi raccomando, mantieni la promessa fatta a Mina o ti veniamo a cercare, chiaro?»
Mi minaccia Eijiro con tono scherzoso ed annuisco battendo il pugno contro il suo.
L'ultimo che arriva è Katsuki che mi batte anche lui il cinque per poi attirarmi a lui in un abbraccio in modo che possa sentirlo solo io.
«Ho provato a trattenerlo il più possibile ma il codardo è scappato via con lo skate, spero non ti dispiaccia.»
"Credo di sapere dove sia in questo momento..." penso mentre sul mio volto compare un piccolo sorriso.
«È tutto okay Katsuki.» lo rassicuro. «Nemmeno io avrei avuto il coraggio di salutarlo.»

Ci allontaniamo dall'abbraccio ed Hizashi si avvicina a me con in mano un sacchetto con al suo interno una scatola bianca con vari decori in oro, anche bella grossa.

«Questo è un piccolo omaggio per te, ci ho messo dentro il tuo dolce preferito ed altri pasticcini.» mi sorride.

Prendo il pacco tra le mani ma sento che non me lo merito.

«M-m-ma non ce n'era bisogno... da-davvero...» farfuglio. «Non ho fatto niente di che...»
«Non ha importanza, vogliamo comunque farti un regalo.
«La ringrazio...» sorrido con gli occhi lucidi. «Lei e Shota siete le persone più vicine ad un padre che ho...»
Hizashi mi sorride a sua volta e, con la mano di Shota intorno ai suoi fianchi, mi da delle leggere pacche sulla testa per rassicurarmi.
«Buona fortuna con l'università Shoto. Tu sarai sempre il benvenuto qui, potrai tornare qui ogni volta che vorrai.» si confida con me Shota.
«La ringrazio, la ringrazio davvero.»

Volto lo sguardo sui miei amici e gli do un veloce saluto con la mano.

«Noi ci rivediamo ad Osaka, d'accordo?»

Sorrido avvicinandomi alla macchina.

«Guarda che l'ho visto lo skateboard nei sedili dietro, vedi di fare poco il pirla!»

Si raccomanda Hitoshi fingendo un tono da mamma.

«Va bene, mamma

Lo saluto un'ultima volta prima di salire nuovamente in macchina e dirigermi alla stazione dei pullman.
Durante il tragitto verso la stazione non ho avuto il coraggio di proferire parola, le uniche cose che parlavano erano la radio e Fuyumi che cantava a squarciagola strappandomi un sorriso di tanto in tanto. Poco prima di arrivare ho aperto la scatola datemi da Hizashi e ci ho trovato all'interno una miriade di pasticcini facendo sbavare l'anima a me e mia sorella, erano così deliziosi che ne abbiamo mangiato uno a testa e gli altri li lascio da mangiare a casa.
Arriviamo in stazione una ventina di minuti prima del mio bus, così mia sorella ne approfitta per farmi le ultima raccomandazioni.

«Hai capito dove abbiamo le chiavi?»

Mi domanda.

«Sì, sotto il vaso del ciclamino. Me lo avrai ripetuto almeno sette volte.»

Rispondo seccato e sospirando.

«Dirlo un'ottava volta non fa male a nessuno.» si affretta a dire. «Ricordati di attaccare il frigorifero alla corrente e, se te la senti fai una spesa, se no ordina d'asporto.»
«Fuyumi, sono abituato a stare a casa da solo, non è una novità per me.»
«Lo so ma voglio essere sicura che tu sappia già cosa fare.»
«Mi hai letteralmente cresciuto tu, secondo te non so cosa fare?»
Mia sorella si intenerisce e mostra uno di quei suoi sorrisi che amo.
«Io e Natsuo torniamo tra un paio di giorni, mi raccomando.»
«Papà?»
«Papà tornerà solo per cambiare la valigia, poi non ci sarà per il resto di agosto e settembre.»
«E perché...?»
«Ha un viaggio di lavoro e ne ha approfittato di partire prima piuttosto che a settembre come avevano previsto.»
«Ah. Capisco.»
"Non è che me ne fregasse qualcosa visto che a settembre io non sarò più a casa."
«Shoto, posso farti un'ultima domanda?»
Scrollo le spalle.
«Dimmi pure.»
«Mi potresti lasciare la scatola con quei dolcetti? Sembrano così deliziosi!»
Sorrido e stringo a me la busta come se fossi un bambino col suo giocattolo preferito.
«Assolutamente no! Hizashi gli ha dati a me e me li tengo!» fingo un tono da bambino. «Potrai mangiarli con Natsuo quando tornerai a casa.»
«Uffa! Però così non vale, sei cattivo!» piagnucola.
«Non sono affatto cattivo, sono corretto.»
Ridacchiamo entrambe e controllo l'ora sul cellulare.
«Sarà meglio che inizio a scendere ed aspettare il bus. Scendi con me?»
«Sì, così ti do anche una mano.»

Posiziono la busta nello zainetto così non rischio di rovinare i pasticcini ed ho anche le mani libere per poter tenere lo skateboard sotto braccio, non mi fido a lasciarlo nel bagagliaio insieme alle altre valige. Con lo zaino in spalla, nella mano destra lo skateboard e nella sinistra il trolley mi sento come se stessi per intraprendere un grande viaggio, invece sto solamente tornando a casa con un bus di due ore che non tarda ad arrivare.

«Okay, allora ci vediamo ad Osaka tesoro.»

Dice mia sorella dandomi un bacio sulla guancia.

«Ci vediamo ad Osaka.»

Le sorrido e la saluto un'ultima volta con la mano prima di salire sul bus e prendere posto verso la fine, proprio come ho fatto durante l'andata, con l'unica differenza che sono da solo.
Do un ultimo saluto a mia sorella dal finestrino ed il bus colmo di persone parte diretto ad Osaka.
Sistemo lo skateboard sotto i miei piedi, lo zaino accanto a me e faccio un profondo respiro liberatorio.
"Mamma mia... sembrava che questo momento non arrivasse mai..." penso estraendo il cellulare e le cuffie. "Ci vorrà un bel po' prima di arrivare, quindi perché non ascoltare la musica?"
Faccio partire la mia playlist e la prima canzone che riproduce è "Goodbye" di Feder e Lyse. Controllo i messaggi ma non c'è nulla di nuovo così estraggo anche il Nintendo, abbasso totalmente il volume e mi metto a giocare a "Super Mario Bros" per passare il tempo come meglio posso e senza crollare di sonno a causa della noia.

Ogni tanto mi perdo a guardare il paesaggio che si trova dall'altra parte del finestrino. Mi fa quasi strano tornare in una grande ed affollata metropoli dopo essere stato per due mesi a pochi metri dalla spiaggia con poche persone che passano per strada. Non vedo l'ora di iniziare a studiare, non sono mai stato il secchione della classe ma, come Hitoshi, prendevo buoni voti senza nemmeno sforzarmi troppo. Si può dire che raggiungo il massimo del risultato col minimo effort. Sarà una bella sfida tornare a casa.

Tra il caldo del sole e il freddo del cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora