Capitolo 12

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«E questa come te la sei fatta...?» domanda accarezzandomi la bruciatura con due dita. «È stato tuo padre?»
Sforzo un lieve sorriso e nego col capo.
«È stato un'incidente... almeno, è quello che lei ha continuato a ripetermi ogni volta che mi vedeva...»
«Lei?»
«Mia madre.»
Hanta mi guarda con sguardo preoccupato e sconcertato dalla mia risposta.
«Tua madre ti ha fatto questo? E come?!»
«Era passato a malapena un anno dalla morte di Touya e lei era nel pieno della depressione. Mio padre era appena partito, e sentiva già la sua mancanza, continuava a chiamarlo tutto il giorno. La sua voce era così straziante... sembrava che la sua stessa voce ti strappava lentamente il cuore dal petto.» sospiro. «Io ero piccolino e lei era in cucina con una mia vicina che le stava preparando del tè per calmarla, io avevo voglia di una merendina e sono entrato chiamando, appunto, mia madre. Io, da quello che hai potuto notare, un po' assomiglio a mio padre, soprattutto se guardi solo questa parte.» mi copro metà della faccia per dargli un'idea. «Quando lei mi guardò in faccia, il suo viso diventò improvvisamente pallido, sembrava un fantasma. Si alza di colpo dalla sedia, prende il bollitore dell'acqua dal fornello, quindi con acqua bollente, mi blocca tenendomi la spalla e me lo versa sul viso urlando: "Devi restare con me!". La vicina ha tentato, inutilmente di fermarla.»
Nel raccontare tutto ciò, i miei occhi tornano lucidi.
«Il fatto è che, subito dopo aver compiuto quel gesto, si è pentita ed ha cercato in tutti i modi di rimediare urlando scuse su scuse. Alla fine sono finito in ospedale per tre settimane. Fortunatamente il mio occhio non ha subito danni pesanti, io ci vedo benissimo, ma non hanno potuto fare nulla per "cancellare" questa enorme cicatrice. E da quel giorno ho cominciato a perdere fiducia in mio padre... mia mamma aveva bisogno di lui più di chiunque altro e non si è mai interessato...»
Hanta mi prende il viso tra le mani ed inizia ad accarezzarmi teneramente il viso con i pollici.
«Mi dispiace tanto per tutto ciò che ti è successo Shoto...»
La sua voce sembra tremante.
"Sta trattenendo le lacrime per darmi forza...?"
«Anche io ho perso una persona molto importante per me.»
«E chi...?»
Il nero crinito fa un profondo respiro, senza smettere di accarezzarmi il viso.
«Ho... ho preso mio padre quando avevo solamente un anno...»
In quell'istante anche i suoi diventano lucidi facendomi sentire come se quelle lacrime nei suoi occhi mi stessero trafiggendo il cuore come mille lame.
«Devi sapere che io sono per metà spagnolo, mia mamma lo è, di Bilbao. I miei genitori si sono conosciuti per puro caso in vacanza e non si sono più separati da allora. Grazie ai miei nonni paterni si sono potuti trasferire in Giappone e vivere insieme.»
Lo vedo che cerca di trattenere il più possibile le lacrime ma non ce la fa.
«È okay, se non ce la fai non sei costretto a farlo.»
Lo rassicuro asciugandogli le guance col pollice.
«No... è-è okay, voglio che tu sappia...»
Tira su col naso ripetutamente prima di riprendere a parlare.
«Dicevo... mio padre lavorava come semplice murature e... un giorno stava lavorando in un cantiere davvero pericoloso e complesso. Per colpa di alcuni materiali scadenti, un muro portante crollò su di lui... senza dargli scampo...»
I suoi occhi riprendono a riversare lacrime lacerandomi il cuore.
«S-sono stato io ad occuparmi di mia mamma... fino ai miei cinque anni, poi si è risposata con un altro uomo e due anni dopo è nata la mia sorellina.»
«Oh... be', dev'essere bello avere una sorellina da proteggere, no? Per lei sei come un punto di riferimento.»
«Sì...» sorride malinconicamente. «Lei è a posto, è suo padre che mi da i nervi...»
«E perché? Ti tratta male? Discute con tua madre o avete difficoltà economiche?»
Nel sentire la mia preoccupazione il ragazzo sorride e mima un "no" col capo.
«No, no. Non è che non mi vuole bene oppure mi tratta male, ma è l'unico della mia famiglia che non accetta il mio orientamento sessuale.» si stringe nelle spalle.
«Sei riuscito a dirlo ai tuoi?»
«Perché? Tuo padre non lo sa?»
Scuoto il capo rispondendo negativamente.
«All'inizio lo sapevano solo i miei fratelli, ma dopo la litigata che ho avuto con mio padre credo lo abbia capito...»
«A proposito, perché avete litigato? È per questo motivo che stavi piangendo prima?»
«Stava cercando di proibirmi di uscire con te e gli altri perché, secondo lui, avete una cattiva influenza su di me. Dice che non mi riconosce più, ma la verità è che non mi ha mai conosciuto, non sa nulla di me e non è nemmeno bravo a fingere che mi vuole bene.»
Hanta mi da un veloce bacio all'angolo della bocca facendomi avvampare per poi porgermi uno dei suoi sorrisi cordiali.
«Non hai bisogno della sua approvazione o del suo affetto, lo sai questo? Ci sono i tuoi fratelli, ci sono Hitoshi, Eijiro, Ochako, Denki, Mina, Tsuyu, Izuku, Katsuki ed io a volerti bene.»
«Ti... ti ringrazio...»

È tutto ciò che riesco a dire a causa di quel bacio, anche se repentino. Ed improvvisamente cala il silenzio tra noi due, né io né lui sembriamo voler proferire parola e finiamo per restare in silenzio a guardarci negli occhi.
Gli prendo le mani accarezzandole col pollice con i visi ad un palmo di distanza l'uno dall'altro, posso sentire il suo caldo respiro contro la mia pelle. Restiamo immobili a guardarci negli occhi, quei maledetti occhi in cui ho sempre la sensazione di venir risucchiato per quanto sono scuri e intriganti.
"Baciami... non desidero altro, baciami..." penso non appena la sua mano si posa sulla mia guancia ed inizia ad accarezzarla col pollice.
Chiudo gli occhi e sposto di poco il viso contro la sua mano in modo da godermi a pieno questa meravigliosa sensazione.
Senza darmi il tempo di reagire Hanta prende il mio viso tra le mani, lo avvicina di colpo al suo e inizia a divorare ogni centimetro delle mie labbra. Preso dalla sprovvista, per alcuni secondi non ho il coraggio di fare nulla, poi improvvisamente inizio a ricambiare il bacio con la sua stessa foga e passione.
Sorride mentre mi bacia, morde il mio labbro inferiore facendomi sussultare e costringendomi ad aprire leggermente la bocca. Lui coglie l'occasione per inserire la lingua ed approfondire il bacio.

Continuiamo a baciarci per non so quanti minuti fino a che prendo le sue mani e le abbasso dalle mie guance in modo di potermi allontanare di poco e riprendere fiato. Hanta posa la fronte contro la mia senza interrompere il contatto visivo. La mia testa è un alveare di pensieri.
"Quello che abbiamo appena fatto è giusto? È sbagliato? Perché mi è piaciuto così tanto e vorrei rifarlo? È stato lui ad iniziare, quindi questo significa che prova dei sentimenti per me. E se i miei sentimenti per lui non sono profondi quanto i suoi? O viceversa?"
Ma una voce mi riporta sulla Terra.

«Shoto? Tutto bene?»

Sbatto ripetutamente gli occhi tornando a guardare il suo meraviglioso viso illuminato solamente dalla Luna.

«S-sì... sto bene...» accenno un sorriso. «Mi sono lasciato prendere dai pensieri, tutto qui.»

Il nero crinito si bagna le labbra scostando il suo viso dal mio e mi sorride quasi maliziosamente.

«Ti va di venire in un posto segreto con me?»

Mi propone ed io accetto.
Ci alziamo entrambe da terra pulendoci i vestiti con le mani, Hanta recupera lo skate mettendocisi sopra e mi tende una mano. A quel gesto lo guardo confuso.

«Arriviamo prima se andiamo in skate. Sali.»

Non sono sicuro che sia una buona idea stare in due su uno skateboard ma, a quanto pare, non abbiamo altra scelta.
Mi posiziono dietro di lui in modo da non compromettere i suoi movimenti mentre lui prende le mie mani e le fa intrecciare intorno al suo bacino.

«Così non ti fai male.»

Mi fa l'occhiolino e dopo un paio di spinte col piede ci dirigiamo verso questo "posto segreto".
Con la torcia del mio cellulare illumino la strada oscurata della sera. Dopo una trentina di minuti, alle prossimità di un quartiere abbandonato, ci fermiamo e scendiamo entrambe dallo skate.
"Che ci facciamo in un posto del genere...?" mi domando guardandomi intorno.
Il ragazzo si avvina a me e copre gli occhi con la mano.

«Ti fidi di me?»

Sussurra contro le mia labbra facendo che il mio cuore salti un battito.

«C-certo che mi fido...»

Prende una mia mano e mi guida passo passo in questo posto oscuro aiutandomi anche a non inciampare su qualche oggetto a terra. Il mio cuore corre come un treno, sono davvero emozionato, non mi sono mai sentito così. Svariati minuti dopo ci fermiamo.

«Eccoci qua. Tieni gli occhi chiusi e aprili al mio tre, okay?»

Domanda sentendo la sua voce entusiasta ed io annuisco tenendo gli occhi chiusi.

«Uno... due... tre. Aprili pure.»

Sposta lentamente la mano dagli occhi e mentre li apro sento un lieve fastidio e, finalmente, riesco a mettere a fuoco tutto ciò che mi circonda lasciandomi ammaliato.
Il luogo in cui ci troviamo è una piccola camera da letto riarredata con gli oggetti più disparati: le pareti dietro di me sono ricoperte di vinili di cantanti e gruppi rock degli anni '70 e '80. Sul muro di fronte a me c'è un'enorme poster dei Queen, sotto di esso un letto matrimoniale con cuscini di svariate dimensioni e colori con semplici coperte bianche. La parete alla mia destra ha un'enorme finestra che basta per illuminare tutta la stanza circondata di luci a neon colorate che percorrono tutto il perimetro della stanza e fungono come illuminazione mentre il soffitto e il muro alla mia sinistra è tappezzato di doodle e disegni con colori molto accesi.
Hanta abbassa la tapparella ed accende i neon dando un'atmosfera totalmente diversa alla stanza.

«Be', che ne pensi della mia tana?»

Domanda avvicinandosi nuovamente a me.

«Devo dire che è un posto molto bello e si addice al quanto al tuo stile.»

Il ragazzo ridacchia leggermente rosso in viso.

«Sì, diciamo che si nota il mio "tocco artistico". Però non devi dire agli altri di questo posto, lo sai solo tu.»

Tra il caldo del sole e il freddo del cuoreOù les histoires vivent. Découvrez maintenant