Capitolo 9

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Dopo quella rivelazione io e gli altri ne abbiamo parlato tutti insieme e ci siamo sentiti più tranquilli, quasi più "liberi".

In poco tempo, tra gavettoni e serate attorno ad un falò, giugno vola via lasciando lo spazio alle prime settimane di luglio e, a mio dispiacere, mio padre rimane alla casa sul mare fino a quando non me ne vado anche io. Una piaga. È una piaga quell'uomo.

Ultimamente ho notato che io e gli altri ci stiamo unendo al gruppetto di Katsuki sembrando un tutt'uno, questa cosa ce l'hanno fatta notare anche Shota ed Hizashi quasi orgogliosi di noi.
Denki, dopo vari ruzzoloni e dopo aver consumato varie scatole di cerotti, ha imparato a stare sullo skate ed è anche parecchio bravo. Vuole imparare a fare alcune evoluzioni ma Hitoshi lo sta tenendo a bada più che può per evitare che si faccia troppo male. E come aveva predetto Katsuki, stanno diventando sempre più intimi, quasi come io e Hanta e il gruppo non se ne dispiace, anzi.

Oggi sto accompagnando Denki a fare una piccola spesa perché stasera vogliamo fare la pizza, ci mancano gli ingredienti e non ci va di scroccarli dal ristorante di Hizashi.

«Allora, la lista dice che ci servono: farina, lievito di birra secco...? Esiste?»

Mi domanda confuso Denki leggendo la lista della pizza che gli ha fatto Mina.

«Sì, ma possiamo anche usare il lievito da sciogliere nell'acqua, non cambia nulla. Vai avanti.»

Lo rassicuro. So che quando non trova qualcosa si preoccupa di sbagliare.

«Ah, okay! Andiamo avanti: olio extravergine d'oliva, polpa di pomodoro, origano, mozzarella e funghi champignon. Ma come facciamo a capire quanto ce ne serve per fare una pizza per dieci persone?»
«Su Internet ho cercato una ricetta per cinque persone, bisogna solo raddoppiare le dosi.»
«Oh, giusto! Perché non ci ho pensato?»
«Non preoccuparti.» sorrido. «Ora concentriamoci solo sulla spesa.»
«E se i soldi che abbiamo ci bastano...»
«Di quello non devi assolutamente preoccuparti.»
«E perché?»
Dalla tasca dei pantaloni, con un sorrisetto furbo, estraggo la carta di credito di mio padre.
«Paga tutto il signor Todoroki.»
«No! Come hai fatto a rubargliela?»
«È stato semplicissimo: dopo pranzo fa un pisolino di mezz'ora e lascia il portafoglio sulla scrivania di camera sua.»
«Che succede se ti sgama?»
«Fidati, questa carta non la usa mai, non se ne accorgerà nemmeno.»
«Sei un grande bro! Batti il cinque!»

Denki mi sorride amichevolmente e batto il cinque con lui.
Mentre camminiamo mi sento osservato, così mi volto dietro di me e noto tre ragazzi, grossi come me e Denki messi insieme, che camminano insieme a noi.
"Non dovrò preoccuparmi di loro. Spero." penso sentendomi poco sicuro.

Arriviamo all'interno di un piccolo supermercato e, facendoci largo tra le varie corsie, riusciamo a comprare tutto il necessario per la nostra serata pizza. Inclusa anche qualche bottiglia di Coca-Cola e birra, sotto grande richiesta di Katsuki. Credo che Eijiro lo deve tenere sott'occhio o rischia di diventare dipendente.
Pago con la carta di mio padre, del quale fortunatamente conosco il pin, sistemiamo tutto nei sacchetti di plastica ed usciamo da lì a braccetto.
Come oltrepassiamo l'uscita noto che quei ragazzi ci hanno seguito letteralmente ovunque e ci hanno aspettato fuori dal supermercato.
"Ma che cazzo vogliono questi? O è tutta una fortuita coincidenza o ci stanno pedinando. Qualunque sia la risposta mi stanno facendo innervosire, odio sentirmi seguito." penso coi nervi a fior di pelle.
Tengo stretto a me Denki che, a quanto pare, non sembra preoccuparsi di quello che sta succedendo.

«Denki...»

Sussurro in modo da farmi sentire solo da lui.

«Sì bro? Che succede?»

Volta l'attenzione su di me ma io tengo lo sguardo fisso di fronte a me.

«Non girarti ma ci sono dei ragazzi che ci stanno seguendo da quando siamo usciti dagli appartamenti.»
«Rilassati Shoto!» ridacchia lui. «Magari è solo una coincidenza, non ci siamo solo noi qui.»
«Lo so, ma non mi convincono. Ci hanno aspettato fuori dal market e hanno ripreso a seguirci.» sospiro. «La cosa mi puzza.»
«Ma sei sicuro? E se fosse solo un caso? Chi lo sa, magari stanno facendo la nostra stessa strada perché sono vicini.»
"Non so perché, ma non mi fa sentire tranquillo."
«Cioè, è raro ma capita.»
Faccio per replicare ma una voce dietro di noi attira la nostra attenzione.

«EHI VOI!»

Ci voltiamo entrambe di scatto, ci guardiamo entrambi intorno ma ci sono solo loro, così Denki si indica come per dire: "Parli con noi?"

«SÌ, ESATTO, DICO A VOI SFIGATI!»

L'unico a parlare è il ragazzo al centro, il più alto dei due. Ha i capelli neri con un taglio corto e la riga in mezzo, un po' come Levi. Dal viso sembra un ragazzo più piccolo di noi, occhi sottili e labbra sottili. Porta una camicia oversize stile boscaiolo biancha e azzurra con solo i primi bottoni aperti, jeans chiari e Adidas bianche.
Il ragazzo alla sua destra è poco più basso di lui. I suoi capelli sono tagliati stile mullet, come quelli di Hanta, e tinti di un biondo simile a quello di Denki. Indossa una semplice maglietta rossa a maniche corte, intorno al collo una catenina d'oro, jeans strappati ed ai piedi Air Jordan bianche e rosse.
Infine, quello alla sua sinistra arriva all'altezza occhi del ragazzo centrale. I suoi capelli sono nascosti da un cappellino con visiera nero portato a lato e i suoi vestiti sono composti da una semplice maglietta oversize nera a maniche corte, pantaloni della tuta anch'essi neri e Buffalo nere.
Ricorda un po' lo stile di Denki.

«Vi sembra il caso di fare i gay, così liberamente per strada?»

Esordisce il "capetto" e si avvicina a noi seguito dagli altri due.
Io e Denki ci guardiamo confusi.
"Fare i gay? Ma di che parla...?"

«Guardatemi quando vi parlo gay di merda

Il mio biondo amico lascia la busta della spesa a terra e si avvicina di un passo ai tre spazientito dal loro comportamento.

«Vedete di girare a largo stronzetti! Non so chi siete e non mi interessa ma non voglio sentire le vostre inutili chiacchiere!»
Rimango sorpreso della sua tenacia, non l'ho mai visto rispondere a tono, nemmeno a Katsuki.
«Cosa hai detto sfigato?» ringhia il ragazzo alla destra. «A quelli come te sai cosa facciamo? Li prendiamo a cinghiate finché non ci pregano di smettere.»
A quella frase tutti e tre si mettono a ridere compiaciuti delle loro azioni, mi sta ribollendo il sangue nelle vene per il nervoso.
Il capetto prende Denki per il colletto della maglietta e lo solleva di pochi centimetri in modo che possa guardarlo negli occhi.
«Perché invece di rispondere non vai a nasconderti sotto un ponte, puttanella
Ringhia e lo molla di colpo facendolo cadere a terra in malo modo e, per poco, non sbatte la testa.
Ora basta, questo è troppo.
Mi metto tra Denki ed i ragazzi come se fossi uno scudo. Sono più alto «del mio biondo amico e, a questo ragazzo, arrivo ad altezza occhi.
«Ehi! Perché non te la prendi con qualcuno coglione come te, eh? Cos'è, hai paura che ti possa piacere prenderlo nel culo?»

Il nero crinito mi avvicina a sé afferrandomi per il colletto per la maglia e posso vedere nei suoi occhi azzurri, palesemente grazie a delle lenti, una rabbia incontrollabile.

«Ti piace fare il duro davanti al tuo fidanzatino, eh?» sulle sue labbra compare un ghigno. «Quasi mi dispiace di non avertela fatto io questa cicatrice.»
Passa due luride dita lungo la cicatrice sul mio occhio sinistro e mi vengono i brividi nel ripensare chi me l'ha causata.
«Vediamo come resisti a tre contro uno.»
"Merda!"

In un batter d'occhio i tre mi circondano in un modo che possa muovermi ben poco e, con un ghigno malvagio, iniziano a prendermi calci e a pugni con tanta forza. Continuano a deridermi chiamandomi: "Gay di merda!", "Frocio!", "Checca!".
Più cerco di difendermi, più forte mi colpiscono facendomi sputare sangue e perdere altrettanto sangue dal naso.
Inutili sono stati gli innumerevoli tentativi di Denki di mandarli via, quando vedono che ho smesso di reagire, se ne vanno via soddisfatti e dandosi il cinque a vicenda.

«Porca troia, Shoto!»

Esclama il biondo inginocchiandosi di fronte a me.

«Ce la fai ad alzarti, anche un minimo?»

Domanda tendendomi la mano ed aiutarmi almeno a mettermi seduto.

«S-sì...»
Sposto il viso dalla sua visuale e sputo un altro po' di sangue.
"Dio, che schifo..."
«Aiutami ad alzarmi...»
Mormoro e subito mi prende per i fianchi in modo che sia meno faticoso sollevarmi.
«Ce la fai a rimanere in piedi?» controlla il mio viso e sbianca. «Ma tu perdi sangue dal naso! E hai un occhio nero!»
«Possiamo... possiamo concentrarci sul ritornare dagli altri...?»
«Oh, sì, sì!»

Recupera le buste di plastica tenendole con una mano e, col braccio libero, mi aiuta a stare in piedi e a camminare in maniera dritta senza cadere.

Raggiungiamo il condominio in venti minuti, prendiamo l'ascensore ed andiamo al primo piano. Ci aspettano nell'appartamento di Tsuyu e Ochako.
Non appena apriamo la porta Denki allarma tutti.

«Presto, prendete delle garze e qualcosa per curare Shoto! Ha fatto a botte!»

Esclama facendo voltare tutti verso di noi con sguardo allarmato e preoccupato.

«E che palle! Succede sempre qualcosa di figo quando non ci sono io!»

Si lamenta Katsuki sbuffando.

Ochako mi viene incontro e mi avvicina a sé così che Denki possa poggiare le buste.

«Vieni Shoto, siediti qui.»

Mi aiuta a sedermi e mi tiene sollevato il viso.

«Hanta, prendi dal kit medico del cotone e dei cerotti, Mina, dal freezer recupera un ghiacciolo!»
Ordina come una dottoressa.
«Un ghiacciolo...?»
«Per l'occhio nero.»
«Ah, giusto...?»

In poco tempo mi ritrovo con un cerchietto che mi solleva i capelli, un ghiacciolo alla menta sull'occhio nero, del cotone idrofilo nel naso e lividi lungo tutto il busto che fanno un male cane.
"Voglio morire..."

«Chi erano? Perché hanno picchiato Shoto?»

Domanda Izuku preoccupato.

Tra il caldo del sole e il freddo del cuoreWhere stories live. Discover now