1. Wherever You Are

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La prima cosa che c'è da sapere è che questa vita non fa regali a nessuno. Ma la morte, forse, sì.

Era un pomeriggio di Luglio. Il sole batteva così forte sull'asfalto e Luke Hemmings stava continuando a vivere la sua vita.

Quand'era uscito di casa non si aspettava che tutto avesse potuto finire in un secondo, in un istante. Nessuno se lo aspetta, succede e basta. È terribile perché stravolge la tua vita, tramutata in morte in un attimo, e quella di chi ti circonda.

Pedalò più lentamente, vedendo casa sua poco distante, e guardò come il sole fosse forte quel giorno. La strada sembrava così vuota.

Il telefono di Luke iniziò a vibrargli nella tasca, così lo afferrò cautamente e sorrise nel vedere la foto del ragazzo dai capelli colorati.

«Ehi, Mikey» affermò, rispondendo alla chiamata.

«Luke, dove sei?» chiese con preoccupazione il suo amico dagli occhi color verde smeraldo.

Il biondo sbandò leggermente, tenendo il manubrio della bici con una mano sola.

«Ti chiamo dopo, adesso sono in bici» disse, poi riattaccò.

Se solo avesse saputo che quella era l'ultima volta che gli parlava. Oh, se solo avesse saputo...

Michael e Luke erano una cosa sola, migliori amici era dir poco. Si volevano un bene dell'anima e da quando Luke era partito per andare in vacanza dai suoi nonni, Michael non aveva mai smesso di chiamarlo, anche per le cose più sciocche. Anche per chiedergli l'ora, ed era successo. Lo chiamò chiedendogli se sapesse che ore erano, in realtà gli mancava solo la sua voce.

Loro erano una cosa sola. Luke non poteva vivere senza Michael. Michael non poteva assolutamente vivere senza Luke.

Poi successe tutto così velocemente che raccontarlo è difficile. Un autobus arrivò alle spalle del biondo, lui cercò di salire sul marciapiede e prese una girata probabilmente troppo stretta perché ci riuscisse. Così, la bici scivolò sull'asfalto e con essa anche Luke.

Niente e nessuno avrebbe potuto evitarlo, il Signore lo voleva con sé. Era semplicemente arrivato il momento.

Luke si rialzò dopo che l'autobus gli aveva sfracassato tutte le ossa. No, non il suo corpo, la sua anima. Fu lei a rialzarsi dall'asfalto di quel maledetto 14 Luglio. Guardò come le persone si affacciassero dalle loro villette di paese, erano terrorizzate, incuriosite.

Poi vide sua madre e suo padre, l'ambulanza. Vide i suoi fratelli. Tutti piangevano, urlavano. Abbassò il suo sguardo e finalmente si accorse del suo corpo pieno di sangue che giaceva a terra senza un filo di vita e si sentì morire una seconda volta.

«Luke!» urlò sua madre, mentre la polizia la teneva per non farla avvicinare al corpo.

«Mamma...» Allungò la mano per poter afferrare quella di sua madre, ma la trapassò.

«È ora di andare, ragazzo» affermò una voce sconosciuta.

Il biondo si girò e davanti a sé ritrovò un uomo, non uno qualunque. Era alto, altissimo, vestito di bianco, talmente bianco da accecare ed era luminoso.

Arrivarono in quello che gli umani chiamano "Paradiso", ma per gli angeli come lui era semplicemente "casa".

Luke si girò un po' intorno, era tutto così bianco. Le porte, i soffitti, le pareti, i pavimenti, tutto. Quell'immenso palazzo era situato su una nuvola, immensa e bianca anche lei.

«Sono morto?» chiese ingenuamente Luke.

Il Signore non mosse un muscolo, continuò a guardare avanti con le braccia incrociate dietro la schiena.

La porta del Paradiso si affacciava proprio sulla terra.

«Vedi quei puntini?» Gli indicò i pallini colorati che rivestivano alcuni parti del territorio terrestre. «Quelli azzurri stanno a indicare le persone che piangono per te. Quelli gialli, invece, sono le persone che soffrono per la tua mancanza. Ovviamente, i colori di un puntino possono variare a seconda del momento» spiegò.

«E quelli rossi?» domandò Luke. I suoi occhi azzurri come il cielo schizzarono velocemente sull'imponente uomo accanto a lui.

«Quelli rossi indicano le persone che fanno entrambe le cose. Sono coloro con cui dovresti passare più tempo perché questo significa che ti amano veramente tanto.»

Dopo tutta la chiacchierata, nella quale il Signore non gli aveva rivolto alcuno sguardo, finalmente si girò a guardarlo. Il suo piercing nero al labbro non c'era più, i capelli biondi erano un po' più bassi del solito, con delle ciocche sparse qua e là sulla sua fronte. I suoi occhi azzurri scrutavano tutto con molto interesse.

«Posso?» domandò senza esitazione, in un tono misto ad adrenalina ed euforia. Sul suo viso era evidente quell'enorme sorriso.

«Puoi andare, angelo.»

Dalla schiena di Luke iniziarono a spuntare delle piume, sempre di più, fino a che non capì fossero ali. Delle ali gigantesche, probabilmente difficili da gestire a causa della sproporzione che c'era tra loro e il suo corpo (o anima). Ma lui non aveva paura, non ne aveva mai avuta. Così, si lasciò cadere nel vuoto.

Risalì poco dopo, perforando una nuvola, e rise.

«È divertente!» gridò, sbattendo le ali più volte per salire più in alto ancora.

Sorridendo, scese in picchiata sulla terra, non vedendo l'ora di scoprire chi fosse quel pallino rosso. Ci si fiondò sopra e oltrepassò i muri della casa, ritrovandosi in una stanza buia e silenziosa. Un ragazzo era sdraiato sul letto, picchiettando il suo telefono sul palmo della mano. Le sue gambe erano incrociate, il suo sguardo fisso al soffitto. Poi sospirò e Luke si accigliò leggermente, prima di avvicinarsi. Aveva gli occhi arrossatti, doveva aver appena smesso di piangere.

«Michael, sei tu il mio puntino rosso?»

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Zaaaoo!
Yeah, me ne sono venuta fuori con un'altra storia, ma in questo caso è una Muke, quindi è super speciale!
Davvero, io amo i Muke!!
Comunque, volevo dirvi: spero vi piaccia e aggiorno a 2 like e 30 visualizzazioni!
Ciao bellezze! ❤

Wanna fly with me? [Muke]Where stories live. Discover now