Arthur

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Non ho mai avuto abbastanza carattere da farmi rispettare...mi hanno sempre considerato molto di meno rispetto a quella che sono! Da ragazzina vedevo i miei compagni di scuola che si facevano rispettare; mentre io restavo ferma in un angolo a subire. Si credevano tutti migliori di me. Per quanto ci provassi, non sono mai riuscita a tirare fuori il mio carattere, specialmente a scuola.
Talvolta, la mia grinta e il mio coraggio venivano fuori a casa, ma mai in classe.
Poi c' erano quelli che vincevano qualcosa o ottenevano qualcosa e si credevano, poi, superiori al resto del mondo. Magari, per vincere, si erano fatti modificare del tutto qualsiasi cosa e non erano più autentici.
Io non ho mai vinto niente, ma sono sempre rimasta me stessa. Anche con la malattia, sono sempre rimasta la stessa Stella.
A volte, guardando le stelle in cielo, mi chiedo se anche io facessi parte della volta celeste.
Mi immagino di essere parte del cielo, di vivere in tutto un altro mondo; lontano da questi egocentrici che, alla fine, valgono molto di meno di ciò che credono di valere...
Quando sarò una stella vera e farò parte del cielo, brillerò sicuramente più di tutte.
Gli altri deridono la mia malattia, il mio cuore malato; ma non mi importa. È solo per colpa di chi non mi rispettava che si è formata una macchia a forma di lacrima nel mio organo vitale.
Oramai ho smesso di pretendere un rispetto che non vogliono darmi.
Ogni tanto sogno un ragazzo, bellissimo, che mi accarezza i capelli e mi dice "Tu sei di più, tu vali di più, tu sei la mia Stella". Poi, però, mi sveglio e lui scompare.
A scuola, invece, una volta un mio compagno mi disse "Ehi, cuore matto, ancora sei viva? Non sarà ora che muori!".
"Morirò" gli risposi "non mi serve che anche tu lo dici!".
Non mi importa.
Me lo ripeto sempre: non mi importa quello che dicono gli altri. Io valgo per me stessa. Io sarò sempre importante per me stessa.
Qualche tempo dopo lo stesso compagno mi aspettò in corridoio e, con tutta la forza, mi spinse verso i vetri delle macchinette. "E ora che fai, cuore matto? Perché non muori e basta?". A tentoni cercai di rialzarmi; ma, essendo un po' in soprappeso, feci fatica. Mi tirarono su altre due persone, mentre il mio compagno di studi continuava a ripetere che dovevo morire.
Sentii una fitta al cuore e cominciò a uscirmi il sangue dal naso. Mi portarono in bagno, ma vedevo tutto confuso. Svenni e mi ritrovai nel lettino dell' ospedale.
Fu la prima volta che vidi quel ragazzo meraviglioso, seduto su una sedia. Mi sorrideva. Da quel giorno cominciò ad apparire nei miei sogni.  Diceva di chiamarsi Arthur e di governare una parte della galassia.
"Tu verrai via con me, un giorno..." Mi disse all' orecchio, una volta che ero nel dormi- veglia.
Appena i miei occhi si aprono del tutto, lui sparisce.
Chissà chi è. Che, oltre che avere il cuore malato, sia anche mezza schizofrenica? Non lo so; ma, quando sto male, lo sogno di più.
Forse mi porterà via davvero un giorno, forse...

Il cuore muore sempre a metàWhere stories live. Discover now