𝖘𝖊𝖘𝖘𝖆𝖓𝖙𝖆𝖉𝖚𝖊: 𝖈𝖚𝖕𝖎𝖉𝖚𝖘

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cupidus: desideroso, avido.

ELARA non aveva mai trovato così difficile tenere le mani lontane da qualcuno prima.

Certo, non era mai stata così ossessionata da qualcuno come lo era da Draco - almeno non negli ultimi quattro anni - ma anche allora, stava diventando un po' ridicolo.
Avevano passato l'intera notte l'uno accanto all'altro, con la testa appoggiata sul suo petto mentre dormivano e lei aveva passato buona parte della sua mattinata a guardarlo mentre preparava il caffè in cucina, parlava con Demetrius, correggeva il movimento della bacchetta di August per un certo incantesimo. Per poco non scivolò giù dallo sgabello dove stava bevendo il suo latte al caramello quando lui sorrise a qualcosa che Demetrius gli aveva detto.
Con molta riluttanza aveva lasciato il soggiorno per raccogliere erbe con Neville, non per nessun motivo se non per il fatto che guardare Draco l'aveva estasiata. Ma presto si ritrovò immersa in una conversazione con Neville dove stava spiegando le incredibili abilità del Wiggentree.

"Può davvero farlo?" chiese mentre si chinava per strappare qualche altra foglia di ortica. "Protezione contro le creature oscure?"
"Si." Annuì, entusiasta. "È un antico sorbo..."

Gli occhi di Elara furono attirati verso l'alto mentre uno scricchiolio di foglie attirò la sua attenzione. Lì, che scendeva la collina verso di loro, c'era nientemeno che Draco.
Immediatamente, il suo respiro si fermò e quando l'angolo delle sue labbra si inclinò verso l'alto, il suo cuore perse i battiti. Neville stava ancora parlando, ma era come se qualcuno avesse reciso il cordone tra il suo cervello e le sue orecchie perché sebbene lei lo stesse ascoltando , non stava realmente registrando quello che stava dicendo. Draco le passò accanto e inarcò le sopracciglia alla foglia di ortica che giaceva nella sua mano. "La tua pelle sta diventando rossa."

"Che cosa?" chiese, stordita. Sembrava così bello, così carino. Era così carino.

Neville si voltò prontamente per esaminare una pianta che sembrava attirare la sua massima attenzione.

"La tua mano, tesoro," disse Draco con un sorrisetto d'intesa, allungandosi per strapparle la foglia di ortica e farla cadere nel cestino. "Tienilo troppo a lungo e ti farà venire un'eruzione cutanea."

Lei lo sapeva. Certo, lei lo sapeva. E infatti, la sua pelle stava cominciando a bruciare anche dopo che la foglia era stata rimossa. "Oh."

Draco ridacchiò e con un movimento fluido, lanciò un Incantesimo di Raffreddamento sulla sua mano. "Fare fatica sul lavoro, Jacobs? Mi aspettavo di meglio da te."

"Spesso dimentico di prendermi cura di me stessa quando ho una chioccia che si prende cura di me," fece le fusa, afferrando il cesto e torcendosi dalla mano che lui alzò per pizzicarle il fianco.

La sua risata risuonò nelle sue orecchie molto tempo dopo che si era Smaterializzato - e tutto ciò a cui riusciva a pensare era quanto lo desiderasse.
Al loro ritorno al rifugio, Elara e Neville trovarono Val seduta sul dondolo, che si dondolava sui talloni. Sembrava che non avesse dormito, cerchi scuri sotto i suoi occhi di solito verde brillante, i suoi capelli rosa intrecciati nella solita corona sulla sua testa. Elara porse il cesto di foglie di ortica a Neville e gli fece cenno di entrare prima di avvicinarsi a Val.

"Ehi," disse mentre la porta a zanzariera si chiudeva dietro Neville. "Stai bene?"

Val le rivolse un debole sorriso. "Sì. Proprio non riuscivo a dormire la scorsa notte."

Elara sapeva cosa significava. Con un sospiro, si accoccolò accanto a Val, unendosi a lei mentre facevano oscillare il dondolo avanti e indietro. "È lei?"

Lei annuì in risposta, tirando su col naso leggermente. "A volte, mi sembra che sia ancora qui."

Elara si allungò e le strinse forte la mano. "Lo so. Anche a me manca."

ᴛʜᴇ ɢɪʀʟ ᴡʜᴏ ʟᴏꜱᴛ ɪᴛ ᴀʟʟ/ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀWhere stories live. Discover now