𝖙𝖗𝖊𝖓𝖙𝖆𝖈𝖎𝖓𝖖𝖚𝖊: 𝖒𝖊𝖗𝖊𝖔𝖗

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mereor: meritare.

DRACO fissò lo spettacolo davanti a sé, chiedendosi come diavolo fosse finito in quella posizione.

Era già stata una lunga giornata. C'era stato un incontro con gli altri Mangiamorte a cui aveva dovuto partecipare, uno in cui decisero quali sarebbero state le loro mosse per il mese successivo. Dolohov era stato lì, fissando Draco dall'angolo della stanza e lo aveva messo su di giri. Poi, era tornato a casa e aveva scoperto che sua madre aveva avuto l'influenza e, visto che era metà febbraio e faceva ancora abbastanza freddo, l'aveva avvolta in un fascio di coperte e aveva ordinato a Mipsy di preparare una zuppa calda per lei e sarebbe rimasta al suo fianco tutto il giorno se Astoria non l'avesse cacciato via.

"Mi prenderò cura di lei," aveva detto mentre spingeva Draco fuori dalla stanza di sua madre. Narcissa aveva dormito, raggomitolata in una montagna di coperte. "Dovresti riposarti anche tu."

Ma era stato solo tardo pomeriggio e Draco non aveva intenzione di riposare, quindi si era diretto a Paisley dove si trovava attualmente in biblioteca, fissando il proprietario di quella biblioteca che stava tentando di salvare il suo grasso gatto grigio dal in cima alla grande libreria.

"Perché non lanci un accio su di lei?" Chiese Draco in segno di saluto mentre osservava Orion in equilibrio precario su un'alta pila di libri che aveva ammucchiato per usare come sgabello improvvisato.

"Odia essere spostata in quel modo. Quasi l'hanno uccisa l'ultima volta. Ha tenuto il broncio per giorni dopo. C'è una ragione se ti dicono di non usare Accio sulle creature viventi," grugnì Orion, sporgendosi pericolosamente in avanti per cercare di aggrapparsi al felino. Si spostò solo fuori portata, sembrando indifferente mentre si leccava la zampa. "Mochi, scendi - ora."

Mochi si leccò solo la zampa.

"Sembra perfettamente felice lassù," gli disse Draco, sfilandosi il mantello e appoggiandolo sullo schienale di una delle poltrone accanto al caminetto.

"Non lasciarti ingannare," Orion guardò Mochi in cagnesco, che in cambio gli diede un pigro battito di ciglia con quegli occhi color ambra. "Stava miagolando per farsi tirare giù prima che salissi. Ora che voglio aiutarla, sembra che non voglia essere aiutata."

Draco lo schernì, lasciandosi cadere sulla poltrona e lasciandosi cadere su di essa. "Avrà preso lezioni da Elara."

Il tono di Orion era scettico mentre dava un ultimo colpo a Mochi che era rimasto fuori portata. "Elara si è alzata sugli scaffali ultimamente?"

Draco roteò gli occhi. "Divertente."

Orion ridacchiò quando finalmente girò la testa per guardare Draco da sopra la spalla. "Deve aver davvero ferito il tuo ego, eh? Non hai nemmeno chiesto cosa ho cucinato oggi."

Draco agitò la mano in un gesto sprezzante, imbronciato. "Ho controllato la cucina entrando."

"Non ho avuto tempo— bene, rimani lassù, maledetto felino. Non iniziare a miagolare per farti tirare giù di nuovo, perché io non lo farò." Il rimprovero di Orion di Mochi non sembrava disturbare il gatto in il minimo. "Che cosa ha fatto?"

"Elara?" Draco sbuffò, trattenendo l'impulso di portare la mano al collo dove il morso d'amore che gli aveva dato era svanito da tempo. "Dovresti sapere ormai che quando si tratta di lei, è più di quello che non ha fatto."

Un attimo dopo, Orion era di nuovo sul pavimento, agitando la bacchetta per rimandare i libri che aveva accumulato al loro posto. "Perché pensi che mi piaccia così tanto?"

Draco si strofinò le mani sul viso. "Tra voi due, è un miracolo che io sia ancora vivo."

La mano di Orion gli colpì la nuca. "Zitto. Uno di noi sembra essere il tuo migliore amico, l'altro l'amore della tua vita."

ᴛʜᴇ ɢɪʀʟ ᴡʜᴏ ʟᴏꜱᴛ ɪᴛ ᴀʟʟ/ᴛʀᴀᴅᴜᴢɪᴏɴᴇ ɪᴛᴀʟɪᴀɴᴀWhere stories live. Discover now