Parte 15

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Sii felice.

Solitamente è un augurio positivo. Sii felice di solito lo si augura a qualcuno a cui tieni e a cui vuoi bene...è una cosa bella...

E allora perché io non riesco a metterlo in pratica?

Nei giorni che seguono mi sembra di essere in una specie di trance. Cerco di vivere le mie giornate come al solito, perdendomi nella mia routine quotidiana, di essere la Giulia di sempre.

Ma mi rendo conto, anche forse dalle facce e dalle occhiate delle persone accanto a me, che non è che ci stia riuscendo proprio un granché...

"Giulia, va tutto bene? La lezione è finita da un bel po', cosa fai qui impalata?"

La voce della direttrice dell'Accademia mi fa sobbalzare. Mi rendo conto di dove mi trovo solo perché vedo il mio riflesso negli specchi della sala di danza, in cui senza capire come mi ritrovo praticamente da sola.

"Cosa?", chiedo, cercando di rimettere in moto il cervello e capire cosa sta succedendo.

"Ma ti senti bene? Sono giorni che ti vedo in questo stato, mi fai preoccupare...", la direttrice mi osserva con uno sguardo preoccupato ed io arrossisco.

"Scusami, mi sono fatta distrarre dai miei pensieri...adesso me ne vado", mi affretto a rassicurare, raccogliendo velocemente le mie cose.

"Sei sicura di stare bene, Giulia? Non è che stai esagerando con tutti questi impegni che ti sei prefissata?".

"Sto bene", ripeto per quella che credo sia la milionesima volta in questa settimana "Va tutto bene, sono solo un po' stanca..."

"Domani sera c'è la gara di ballo dell'associazione, giusto? Sei preoccupata per questo?", insiste la direttrice, scortandomi praticamente all'uscita come se pensasse che io possa cadere per terra svenuta da un momento all'altro.

"Già, si sono un po' agitata per questo...", mento, cercando di sorridere per farla smettere di preoccupare.

"Certo", sussurra lei, che non mi sembra per niente convinta "Adesso vai a casa e fatti una bella dormita, vedrai che domani andrà meglio".

Improvvisamente mi rendo conto che non so nemmeno che ore sono...Quanto cavolo sono rimasta oltre la lezione?

"Accidenti", sbotto, guardando l'orologio "Sono già le due, alle tre iniziano le prove, devo scappare. Ci vediamo domani, grazie e scusami ancora per il mio comportamento".

Lascio la direttrice continuare a guardarmi preoccupata mentre sfreccio verso la macchina senza nemmeno passare dal camerino per cambiarmi.

In macchina cerco di non pensare a nulla tranne che alla strada e quando arrivo arrivo al Magazzino sono in ritardo di qualche minuto. Arranco sulle scale e arrivo in sala tutta trafelata.

Il riscaldamento è già cominciato,  lancio praticamente la borsa in un angolo e mi affretto  a prendere posto accanto a Riccardo, che mi guarda stralunato.

"Giulia tutto bene? Perché sei conciata così?", chiede, fissandomi.

Mi accorgo solo ora di indossare ancora la tenuta dell'accademico e che sono uscita praticamente in calzamaglia con il body.

"Lasciamo stare", borbotto, esausta, mentre mi lego i capelli sudati in una coda "Sam è già arrivato?".

"Si, è di là a parlare con Sangio e gli altri", risponde Riccardo e subito alzo lo sguardo, allarmata.

Nei giorni successivi a quanto accaduto nel corridoio non ho più rivisto Sangiovanni. Sam mi ha detto che era tornato in America per sbrigare alcune questioni, dato che lo spettacolo è quasi già praticamente montato e non so perché ma il fatto di saperlo così distante da me mi aveva dato la forza di andare avanti come se niente fosse successo, come se in quel corridoio avessimo fatto solo un'educata chiacchierata tra amici...

Chi eravamo e che potremmo ritornareKde žijí příběhy. Začni objevovat