Parte - 18

4.5K 240 48
                                    


Quando mi sveglio la mattina dopo mi ci vuole un po' per capire perchè mi sento così felice. Cerco di trattenere con la mente il sogno che stavo facendo, mentre rimango con gli occhi chiusi a godermi un raggio di sole che sento colpirmi la faccia. 

Sento un movimento impercettibile accanto a me e il profumo di un respiro vicino al mio collo. Mi costringo ad aprire un occhio, mentre tutti i ricordi della sera prima mi piombano addosso improvvisamente, e incontro lo sguardo di Sangio.

E' steso sul fianco girato verso di me, con il viso appoggiato sulla mano mentre con l'altra mi percorre delicatamente su e giù la schiena, provocandomi i brividi ad ogni contatto; mi guarda fisso, con una strana espressione seria, quasi tormentata.

Io gli sorrido e mi strofino gli occhi con le mani, ma poi mi rendo conto che siamo sdraiati sul pavimento del suo salotto, completamente nudi se non fosse per una minuscola coperta di plaid ai nostri piedi. 

Arrossisco, mentre automaticamente cerco di coprirmi per togliermi dall'imbarazzo, ma Sangio mi blocca la mano.

"No, per favore", mi sussurra, mentre avvicina la bocca al mio collo "Mi è mancato troppo".

Faccio un sospiro, mentre mi lascio accarezzare dal suo tocco sulla mia pelle. Lui continua ad accarezzarmi e a fissarmi, come se volesse imprimere bene nella mente la mia immagine. Le sue dita percorrono il mio corpo avanti e indietro, si soffermano sui piedi, poi sulle cosce, per poi risalire il fianco, le spalle, il collo e i capelli. E poi di nuovo giù, lentamente, come se un solo gesto più brusco di questo potesse rovinare la magia.

Io chiudo gli occhi e mi lascio coccolare, con il cuore che mi batte per la felicità o per la paura, non so ancora bene quale delle due. 

Lo sento soffermarsi sul mio fianco, giocherellando con il rigonfiamento del mio seno...rimango con gli occhi chiusi, mentre il respiro comincia a diventare più accelerato. Poi la sua mano scende sulla mia gamba e lì si ferma improvvisamente.

Apro gli occhi e lo vedo fissare un punto della mia gamba, con lo sguardo che si adombra. Seguo il suo sguardo, anche se so perfettamente cosa ha attirato la sua attenzione: la cicatrice dell'incidente se ne sta lì in bella mostra, colpita dai raggi del sole che filtrano dalla finestra socchiusa...

"Perché non sei mai venuto?", sussurro, con la voce roca dopo il troppo silenzio.

Sangio distoglie lo sguardo dalla mia cicatrice e lo punta nei miei occhi.

"All'ospedale, intendo", continuo, sempre a voce bassa "Perché non sei venuto?"

"Perché avevo paura. Non ho mai avuto così tanta paura nella mia vita", risponde lui alla fine, abbassando lo sguardo.

"Anche io avevo paura. Ma ne ho avuta di più quando sono rimasta da sola". Le parole mi escono dalla bocca come se a pronunciarle fosse un'altra persona.

Sangio alza di nuovo lo sguardo su di me, forse anche lui stupito per ciò che ho detto "Mi credi se ti dico che non avrei mai voluto lasciarti sola?"

"Perchè l'hai fatto, allora?", sussurro, cercando di mantenere ferma la voce.

Sangio fa un movimento brusco e in un istante mi ritrovo seduta sopra di lui, i nostri visi a pochi centimetri di distanza. I suoi occhi sono devastati e gonfi di lacrime.

"Mi sono odiato per quello che ti ho fatto. Ogni giorno, ogni minuto, ogni secondo dopo quella maledetta sera, te lo giuro, Giulia. E ho pensato che saresti stata meglio senza di me, che avevo perso ogni diritto di starti accanto".

Il suo sguardo si abbassa, mentre le lacrime gli solcano il viso.

"Quando ti ho vista lì per terra, stesa sul pavimento, piccola come una bambina e coperta di sangue...".

Chi eravamo e che potremmo ritornareNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ