Capitolo 28

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"tu chi saresti, scusa?" gli chiedo io.
"mi chiamo William Thompson. 1376, Belfast, giardino di casa Baker, freccia nel petto. Vi ricorda qualcosa?" chiede lui ghignando.

All'inizio non capiamo a cosa si riferisce quell'uomo, fino a che mi viene in mente un'ipotesi, e dico ai Mikaelson "voi restate qua, io devo scambiare due parole con lui."
Esco di casa, e io e William andiamo nel giardino dei Mikaelson. "sto pensando a qualcosa, e se la mia idea è giusta, tu sei quello che mi ha tirato la freccia nel 1376, prima che venissi trasformata in un vampiro. Giusto?"
"esattamente. Hai indovinato." mi risponde lui.
"come fai ad essere qua? Rebekah non ti aveva ucciso?" gli chiedo io confusa.
"sì, e mi sorpresi anche io quando mi risvegliai nel bosco con una incontrollabile sete di sangue. A quanto pare avevo del sangue di vampiro in circolo." spiega lui.
"e dove sei stato fino ad adesso?" gli chiedo mentre mi scappa una risatina.
"a cercare te in giro per il mondo, ma appena arrivavo in un posto, tu eri già andata via. Sei sempre stata un passo più avanti di me, ma ora finalmente ti ho trovata."
"e che cosa vuoi da me? Non sono mica io che ti ho ucciso." gli dico io incrociando le braccia.
"oh lo so benissimo, ma colei che mi ha ucciso è un vampiro Originale, e io purtroppo non ho quercia bianca a mia disposizione. Nel 1376 tu dovevi morire, ma non l'hai fatto, quindi io ti dovrò uccidere." dice lui.
"perché dovresti uccidermi? Che ti ho fatto?" gli chiedo io arrabbiata.
"tu niente, ma i tuoi genitori hanno fatto eccome. Quella sera del 1376, i tuoi genitori stavano festeggiando per degli affari. Hai mai saputo di quali affari si trattava?" chiede lui.
Io, titubante, gli rispondo "ehm... No."
"ecco, appunto. I tuoi genitori festeggiavano perché avevano acquistato delle case vicino alla vostra dimora, lasciando in mezzo alla strada coloro che ci abitavano dentro. Io ero uno tra quelli. I tuoi genitori mi hanno lasciato senza una casa per 5 anni, hanno rovinato la mia vita e quella della mia famiglia, e ora sarai tu quella che ne pagherà le conseguenze!" dichiara lui.
" ma io che c'entro, scusa? Non è colpa mia se i miei genitori hanno fatto quello che hanno fatto. Ora puoi anche andartene, te con le tue stupidate".
Prima di andarsene dice "avrò la mia vendetta"; detto questo mi infilza un paletto di legno nel petto, e se ne va con la velocità da vampiro. Io mi accascio a terra e tossisco, mentre cerco di tirarmi fuori il pugnale. In quel momento arriva Klaus. "ti sei cacciata in un bel guaio." dice lui con un sorrisetto, mentre mi aiuta a tirare fuori quel paletto.
"non ho fatto niente io." dico, mentre mi alzo a fatica. Klaus mette il mio braccio dietro le sue spalle e, insieme, entriamo in casa.
La ferita si è rimarginata e mi stacco da Klaus. "avete sentito tutto, non è vero?" chiedo io, sapendo già la risposta. Come previsto, gli altri annuiscono. Guardo Rebekah e le chiedo "e ora come facciamo a sistemare questo casino?"
"non lo so, però non puoi andartene via in questo momento. Dobbiamo risolvere questa cosa insieme." mi risponde lei, riferendosi al fatto che prima dell'arrivo di William stavo preparando le valigie.
Io sospiro e annuisco.

Io e Rebekah saliamo in camera mia.
"come cavolo ha fatto a trovarci?" chiedo io.
"beh, tutta la città sa che tu sei qui in questa casa. Non ci vuole molto a chiederlo alla prima persona che passa per strada." mi risponde.
"già beh, in effetti hai ragione."
Mi squilla il telefono. "è Stefan" dico a Rebekah. Lei mi guarda con un sorriso malizioso e mi lascia in stanza da sola. Io alzo gli occhi al cielo per il gesto della mia migliore amica, e poi rispondo al telefono.
"ciao, Stef"
"ehi Krys, tutto bene?"
"sì, tu?"
"io tutto bene, ma tu sembri strana. È successo qualcosa?" mi chiede lui preoccupato. Io gli spiego cosa è successo con quel William, e lui mi risponde con una risatina "ogni volta che ti chiamo è successo qualcosa di brutto."
Io ridacchio. "sì, hai ragione."
Stefan mi sta raccontando dei nostri amici, fino a che in stanza entra Klaus e mi prende il telefono dalle mani. "scusa, Stefan, ma Krystal è occupata in questo momento." dice lui, e poi chiude la chiamata.
"che ci fai qui? Non si usa più bussare? E poi ridammi subito il telefono." dico irritata, avvicinandomi a lui, cercando di riprendermi il mio telefono.
"ho sentito che stavi parlando con Stefan e quindi sono venuto qua. Parli sempre con lui." mi dice l'ibrido, alzando il braccio con il quale tiene il mio cellulare.
"che c'è? Sei geloso?" gli chiedo io, alzandomi sulle punte per afferrare il telefono.
"può darsi" mi risponde lui, mentre il nostro viso è ormai a pochi centimetri di distanza. Ci guardiamo negli occhi. Lui si avvicina e io indietreggio di due o tre passi, arrivando a toccare con le gambe il bordo del letto. Appoggio le mani sul letto, e lui mette le mani vicino alle mie. I nostri visi si sfiorano. Non resisto più, chiudo gli occhi e cerco le sue labbra, ma subito dopo li riapro, rendendomi conto che se n'è andato con la velocità da vampiro. Io rimango immobile per qualche istante, turbata da quel momento, ma poi sospiro e vado in bagno a farmi una doccia.
Prima Rebekah mi ha avvisata del fatto che stasera ci sarà una cena amichevole in un locale, in compagnia di Marcel, quindi mi devo preparare.

An Original Love | N.M.Donde viven las historias. Descúbrelo ahora