Chapter 23

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Dopo una strabiliante partita a pallavolo con Harry e i suoi amici, e altre sei ore estenuanti dopo, mi dirigo alla mensa. Questa volta Harry mi sorprende, dal momento che lo trovo giá seduto attorno ad un tavolo della mensa.

Lo seguo, la sua schiena mi sta davanti, e mi siedo di fronte a lui.

"Sei venuto presto." dico, attirando velocemente la sua attenzione. I suoi occhi verdi si alzando dal display blu del suo telefonino. "Sì, non sembro io?" ghigna. "Che hai fatto?" chiedo, estraendo dal mio zaino una barretta di muesli e un pacchetto di patatine.

Harry scrolla le spalle, "Non molto. Mikey è andato in detenzione durante l'ora di inglese per aver urlato "vagina" a metà dell'ora." ride. "Dovevi vedere la faccia della professoressa. Era fottutamente divertente. E tu?" Sto per dire la stessa cosa quando mi sovviene una cosa. "Ho chiesto il numero a Ben." Ispeziono il contenuto dello zaino fino a quando trovo un pezzo di carta appallottolato; lo spiego con cura prima di passarglielo. "Ha detto che gli farebbe piacere parlarti." aggiungo.

"Grazie." annuisce Harry, prima di aggiungere il numero alla sua rubrica e attorcigliandolo nuovamente. "Hai parlato con Ben?" mi domanda di punto in bianco. Mi massaggio la fronte, "Sì?" I suoi occhi guizzando dalle sue mani intrecciate. "Riguardo?" Rimango pressocchè scettica di fronte la sua piccola domanda. "Siamo compagni per un progetto che ci hanno assegnato, abbiamo solo parlato di questo."

Harry riporta il suo sguardo verso il basso, "Bene." dice semplicemente. Sono pronta a parlare, quando lo sento schiarirsi la gola. "Mi stavo, uhm.. chiedendo se ti sarebbe piaciuto venire con me per mangiare un trancio di pizza dopo scuola. Niente di fantastico, certo. Voglio solo andare in questa pizzeria vicino casa mia, nella strada infondo. Magari solo io e te." "Sì, sicuramente. Devo solo chiamare mia madre per avvertirla che non torno a casa dopo scuola." "Mi piace tua madre." sorride Harry. "Perché?" chiedo. "Per il semplice fatto che lei crede che io non voglio giocare con te." fa spallucce.

Dopo che io non proferisco parola, Harry prende un respiro profondo. "Penso solo che lei infondo sappia che non ti farei mai del male." aggiunge velocemente.

Non appena la campana segna la fine delle lezioni invitandoci ad uscire, io mi affretto a lasciare la classe qualche secondo prima. Vedo Harry appoggiato alla parete di fronte la mia classe, e dopo che anche lui mi vede, le sue labbra si stendono in un sorrisetto. "Sto chiamando mia madre." lo informo, non appena iniziamo a camminare verso l'uscita, e fuori nel parcheggio riservato agli studenti.

Harry annuisce, "Perfetto. Puoi dirle che non staremmo fuori molto, promesso. Prenderemo solo un trancio di pizza, ci rilasseremo per un po', e tornerai a casa in tempo per poter studiare." finisce il suo discorso, abbozzando un sorriso giocoso.

"Possiamo stare quanto vuoi, mia madre non farà questioni." rido. "Sei sicura? Hai molti compiti da svolgere?" "No, solo matematica."

Harry sorride ampiamente, mostrando i suoi denti, non appena ci avviciniamo alla sua macchina. Entrambi saltiamo dentro, senza incontrare molto traffico, fortunatamente.

Dopo dieci minuti, e dopo aver parlato su che gusto di pizza prendere, arriviamo di fronte un edificio rosso scuro in mattoni, e con sorpresa noto che è pieno di gente nonostante siano le tre del pomeriggio. Un'insegna si erge sul tetto rosso, "Angelo's" e il nome immediatamente si imprime nella mia testa.

"Mio padre ci porta qui, molte volte. Ogni Domenica." dico, guardando Harry. "Almeno io e tuo padre concordiamo su qualcosa." ride lui. "Tipo?" domando con un sorriso. "Il loro cibo è il migliore."

Harry mi prende per mano quando ci incamminiamo verso la porta principale, una campanella inizia a suonare non appena entriamo.

Un paio di teste si girano verso la nostra direzione, per fissarci, ma quasi subito la gente torna a parlare tra loro e a mangiare, probabilmente perchè hanno visto che si trattasse solamente di due ragazzi. Mi guida verso uno dei tavoli all'angolo, lontano dagli tutti quelli che sono raggruppati nell'ingresso principale. Respiro profondamente dalle narici, il sentore di pomodoro e cibi italiano, colpiscono i miei sensi.

Mi siedo di fronte ad Harry, e accavallo le gambe. "Quanto spesso vieni qui?" chiedo, appoggiando i gomiti sul tavolo e la testa sulle mie  mani. "Solitamente una volta a settimana. Oppure anche due volte, dipende se sono dell'umore giusto per mangiare qualche cibo italiano o altro." fa spallucce.

"Vieni da solo?" chiedo, anche se il mio tono fa sembrarla una constatazione. Harry annuisce, e tossisce tra le sue braccia. "Sì." mormora. I suoi occhi incontrano immediatamente i miei e afferra il piercing al labbro tra i denti. So per certo che sta pensando a qualcosa, anche perché è distratto e col lo sguardo assente.

"Cosa?" Scuote la testa, "Niente." "Harry, parlami." praticamente lo supplico. Afferro la sua mano tra le mie, ma lui le sottrae e le fa scivolare sul suo grembo. "Non è niente." ribadisce, ma questa volta sembra esser innervosito.

Dopo qualche minuto di imbarazzante silenzio, decido di prendere nuovamente la parola. "Puoi dirmi tutto." sussurro. I suoi occhi si riducono in due fessure non appena si fissano nei miei, ma subito dopo prende un intenso respiro nasale, espirando velocemente.

"E' solo... E' solo che dovresti sapere che vivo da solo." Il mio interrogatorio si ferma, e riluttante mi mordo il labbro inferiore, domandandomi silenziosamente se è davvero necessario indagare sulla sua vita privata. Prima che possa pensare a qualcosa da ribattere, Harry risponde alla mia domanda inespressa. "Mio padre è in prigione. Ha sparato un uomo in testa, che è morto sul colpo. C'erano una manciata di testimoni e prove inconfutabili. E' stato condannato all'ergastolo e senza cauzione. I bastardi fortunati non hanno ottenuto una fottuta pena di morte." dice lentamente, e il suo tono cela disgusto.

"Non sappiamo ancora perché lo abbia fatto, però." sussurra. Tutto attorno a noi tace, ma Harry continua qualche minuto dopo. "Non ho nemmeno fratelli. Sono il suo unico figlio."

Dopo che non riesco a formulare una frase, ancora, non ho la più pallida idea di cosa dire riguardo queste nuove informazioni su Harry, che lui stesso mi ha dato. Lui aggrotta la fronte, e la sua testa si sporge indietro per poter vedere la cucina. I suoi polpastrelli battono sul vetro del tavolo. "Dov'è la maledetta cameriera?"

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Here I am. yay Okay dopo il bipolarismo di Harry, e l'avidità di informazioni di Harley, posso dire che qui c'è il capitolo e che spero vi piaccia. Ho tradotto dal cellulare ewh quindi se dovessero esserci errori o qualcosa del genere, chiedo umilmente perdono. :') Mi chiedo perché il padre di Harold in quasi tutte le fanfiction americane siano avanzi di galera, ma okay XD

Votate e commentate :* alla prossima :3

Keeper (italian translation)Where stories live. Discover now