Capitolo XVII

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L'ispettore Walls si piega, per afferrare la valigetta che ha posto ai piedi del tavolo. Ne estrae un fascicolo rosa, nient'altro che la copia di quello che ho trovato nella cassaforte di Connor, riportante il titolo: "Olivia M.Bowls - di C. Atkins, A. Walls, M.Green"

«Perfetto. Allora, questo...» mi spiega poggiandolo sul tavolo e indicando con un dito la scritta il bella vista posta sulla prima pagina: «È il tuo fascicolo. C'è dentro tutto ciò che io e i miei colleghi, Maurice e Connor, abbiamo su di te: prove fotografiche, testimoni oculari, tabulati telefonici, intercettazioni...»

Abigail sparpaglia sul tavolo tutta una serie di scartoffie, grafici, numeri di telefono e foto: «Ti faccio vedere tutto ciò a titolo informativo, ovviamente, solo per farti capire cosa abbiamo e cosa rischi se io prendo tutto questo...e lo porto alla polizia, se cerchi di fregarci»

Sbuffo sonoramente: «E questo...» dico puntanti con un dito i fogli sparsi: «Lo avevo capito...quindi direi oltrepassare la parte in cui mi minaccia e mi elenca gli anni di galera che mi farò e arrivare al dunque»

Abigail mi punta addosso uno sguardo di ghiaccio: «Hai per caso fretta? O vuoi che ti lasci qui qualche altra ora finché non abbassi la cresta?»

«Non ho fretta, sono semplicemente stufa delle minacce! Sono anni che le subisco e mi scusi, Ispettrice, se non accolgo a braccia aperte anche i ricatti dei Servizi Segreti!» il tono della mia voce di è alzato di parecchio e guardo con aria di sfida la mia avversaria.

«Ragazzina, come ti permetti ad usare questi toni con me?» mi urla di rimando, spostando con un colpo secco il tavolo che ci divide e saltandomi d'improvviso addosso. Mi lascio sfuggire uno grido quando mi ritrovo il suo gomito attorno al collo e la pistola alla tempia.

«Tu, piccola bastarda» mi sputa velenosa all'orecchio, premendo la canna della pistola contro la mia testa: «Non ti sopporto più! Sono mesi che sento parlare di te. Olivia di qua, Olivia di là, mi piace Olivia, che persona intelligente è Olivia, mi sono scopato Olivia...»

«ABIGAIL, MA CHE CAZZO FAI?»

Connor entra gridando nella stanza e spinge subito via Abigail, che molla finalmente la presa dal mio collo. Mi porto le mani attorno alla gola, riprendendo fiato. Il petto mi si alza e mi si abbassa veloce, ma non verso una lacrima. Non ce ne sono più.

Abigail, finalmente lontana da me, si rimette la pistola nella cinta e cammina avanti e indietro per la stanza con una mano nei capelli.

«Cosa cazzo pensavi di fare?» gli urla contro Connor. Non l'ho mai visto così furibondo.

«Io...non la sopporto» sbraita nevrotica.

Connor la ignora, portando lo sguardo su di me, ancora intenta a massaggiarmi il collo dolorante: «Tu stai bene?» mi chiede, e per un attimo mi sembra meno furibondo e più preoccupato.

«Sì» mento.

Ritorna a rivolgersi alla sua collega, risoluto: «Abbie, va' a riposarti. È stata una notte difficile per tutti. Continuo io qui»

Abigail non dice niente, si limita al lanciarci un'occhiataccia e ad uscire fuori dalla stanza sbattendo la porta. Non so cosa pensare o fare, so solo che ne pagherò i traumi psicologici quando tutto questo sarà finito. Vado a sedermi sulla branda, con la testa che mi gira. Connor mi guarda preoccupato: «Stai bene? Vuoi che ti faccia portare un bicchiere d'acqua, qualcosa?»

«No, sono apposto così» rispondo, scuotendo la mano.

Lui non ribatte, ma apre la porta sporgendosi all'infuori per parlottare con qualcuno. Dopo pochi minuti, un agente in divisa nera entra nella stanza portando un vassoio con un bicchiere pieno d'acqua e un'aspirina. Connor lo ringrazia richiudendo la porta e si avvicina a me, porgendomi la guantiera:

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