Capitolo VI

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Vedo il porto allontanarsi, piano piano, metro dopo metro dalla costa. La barca del signor Pence è un elegante barca a vela, dall'aspetto minimalista ma di classe. Mi stringo alla ringhiera mentre osservo il veliero disegnare scie bianche sull'acqua dell'oceano.

Mi volto lentamente e noto Connor darsi da fare nella cabina di comando. Si è tolto la giacca ed è rimasto solamente con la camicia bianca: la porta arrotolata sui gomiti, il vento gli arruffa i capelli. Vedo la sua fonte corrugarsi, pensierosa, sui tasti e i pomelli dei comandi.

«Va tutto bene?» domando di getto.

«Uhm, ho inserito le coordinate che mi ha dato il signor Bishop. Tra un'ora dovremmo averlo raggiunto ma c'è questa spia che...»

Mi avvicino al ponte di comando e noto una spia luminosa sul monitor accedersi e spengersi ad intermittenza.

«È la spia della sicurezza» spiego, mi viene in maniera naturale.

«Cosa?»

«È la spia della sicurezza signor Pence, deve avvicinare il suo telecomando wireless al monitor»

«Ma io l'ho fatta partire manualmente»

«Appunto. Sta per scattare l'allarme»

Pence mi studia per qualche secondo con un'espressione sospettosa. Sostengo il suo sguardo, fingendo disinteresse, ma so di aver azzardato. Non dovevo dare nell'occhio.

Si allontana da me per andare a frugare nella sua ventiquattrore. Quando ritorna, ha in mano un minuscolo telecomando: lo avvicina al monitor e la spia si disattiva immediatamente. Come non detto: un giochetto da ragazzi.

«Come fai a conoscere così bene le barche?» mi domanda. Aver appurato che la mia teoria funziona, deve aver suscitato la sua curiosità.

«Me lo ha insegnato il mio patrigno» taglio corto, dicendo la prima cosa che mi passa per la mente.

«Capisco» si limita a rispondermi lui e torna a monitorare l'andamento della sua elegante imbarcazione, concentrandosi sui radar.  Effettivamente, dopo poco più di un'ora, la barca di Jill Bishop si palesa dinanzi ai nostri occhi. In confronto alla signorile vela del signor Pence, quella di Bishop assomiglia più che altro ad un peschereccio.

«Tu aspetta qui» mi dice Connor da dietro la mia spalla. È apparso all'improvviso, mentre scorgevo l'orizzonte in cerca di Bishop. Le sue parole mi provocano un leggero sussulto.

«Come farai a salire sulla sua barca?» gli domando.

«Semplice, userò la moto d'acqua»

La nostra barca si ferma finalmente in un punto ad una cinquantina di metri dalla scialuppa trasandata di Bishop. La mia domanda - su come raggiungerlo fin lì - mi sembrava più che lecita. Passa poco quando una volta rimasta sola sul ponte, vedo Pence, in tutto il suo splendore, allontanarsi sulla moto d'acqua e raggiungere il battello-che-ce-l'ha-fatta di Bishop. Sono lieta di vederli stringersi la mano e, dopo qualche convenevole, intravedo l'anziano Bishop chino a firmare delle carte.

Finalmente, la giornata sta per concludersi. Non faccio in tempo ad elaborare la sensazione di sollievo quando, in lontananza, scorgo il signor Pence sbracciarsi, gridando nella mia direzione: «BOWLS!»

«SIGNOR PENCE!» urlo di rimando.

«Abbiamo dimenticato un fascicolo. venga qui a portarmelo»

Mi guardo intorno, disperata e incerta sul da farsi, faccio un cenno di approvazione al mio capo alzando i pollici. In realtà, non ho idea di cosa fare. Afferro i documenti e scendo dal ponte per salire sulla moto d'acqua e raggiungerli. Premessa: non ho mai guidato una moto d'acqua prima d'ora. Tuttavia, seppur maldestramente, riesco a montarci sopra. Impreco più di una volta.

OLIVIA Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora