Attimo rovinato

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"Sei stanca?"

Filippo mi rivolge questa domanda dopo un intensa giornata di lavoro,oggi sono stata in corsia e ci siamo occupati di diversi pazienti.
Non abbiamo avuto il tempo di rilassarci,ma come al solito ho potuto ammirare la sua professionalità e la sua umanità verso i suoi pazienti.

"Resisto tranquillo"

Gli rispondo

Non mi piace ammettere le mie debolezze,tanto più che la mia stanchezza è emotiva,oggi abbiamo dovuto comunicare a una famiglia che i referti effettuati al loro caro, non erano negativi e che aveva quella che sulle cartelle viene segnata come una K   oppure per chi non conoscesse per fortuna questa sigla non è altro che  un simbolo per indicare un carcinoma.

Conosco benissimo quello sguardo,quando credi di avere l'eternità per poter costruire il proprio futuro la propria vita,quando credi che avrai sempre tempo per ridere,sognare e amare,ma poi ti rendi conto che quella k significa buio, dolore e un circolo vizioso che ti farà perdere di vista tutto,per regnare come dittatore sul proprio cuore.

Ma è proprio questo dolore che conosco fin troppo bene mi spinge ad essere glaciale nell'annunciare la patologia,non serve nascondere la verità gli farà solo più male,ucciderà solo di più le loro speranze,quindi avendo avuto questo compito da Filippo dico semplicemente senza giri di parole:

" A suo padre è stato riscontrato un glioblastoma aggressivo di 4 grado,le spiegherò in breve in cosa consiste,e un tumore cerebrale molto grave,non è possibile fare chemio o radio terapie perché sarebbero inutili,ma il paziente ha bisogno di serenità e calma per poter vivere questi ultimi mesi nel miglior modo possibile,siamo qui per qualsiasi altra informazione voglia chiedere."

Non lascio traspirare emozioni ,ne qualsiasi percettibile sensazione di dolore,sarebbe inutile per loro,sarebbe inappropriato prendermi il loro dolore,sarei egoista se mettessi i miei sentimenti al di sopra dei loro.

Devo essere professionale, probabilmente Filippo mi sta mettendo alla prova per vedere se ho la stoffa per indossare questo camice.

Mentre ripenso al mio comportamento noto che i parenti del paziente hanno perfettamente capito nel momento che ho chiuso la cartella clinica che stavo leggendo un epistola di morte,e che qualsiasi altra domanda non era a me che dovevano farla.

Per un attimo ho sperato nel mio cuore che fossero persone religiose,almeno questa sera nel loro letto potevano prendersela con qualcuno,e quando tutto ciò finirà si rassegneranno pensando che almeno ora il loro caro non sta soffrendo più.

Certo un ragionamento egoistico che per anni mi ha fatto stare arrabbiata con papà,lui tranquillo e beato in un lungo sonno ed io e la mamma a soffrire come se stessimo in un girone d'inferno.

"Alessandra sicuro tutto bene?
Vieni prendiamo qualcosa al bar è usciamo in giardino per un paio di minuti"

La voce di Filippo mi riporta alla realtà ero tra i corridoi dei ricordi,quindi ancora stonata faccio cenno con la testa,ma gli dico che non ho voglia di nulla lo accompagnavo solo..

"Due centrifughe di verdure"

dice Filippo, ma mentre ordina mi guarda e aggiunge:
"Due kinder"

"Grazie per la tua concessione,ma perché mi hai preso una centrifuga non sono cosi salutista"

"Lo so ma da qualche parte si dovrà iniziare con le buone abitudini quindi bevi che ti fa bene ragazzina"

"Un capo a cui interessa il bene di una sua allieva,sono fortunata"

"Alessandra sono preoccupato per te da amico no da capo, ed oggi immagino che non sia stata una giornata facile,ne vuoi parlare?"

Succede all'improvvisoWhere stories live. Discover now