17. Lost in a dream

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19:42.

I ciuffi d'erba mi solleticano i piedi e le gambe pallide; mi si sono formati dei piccoli graffi, sulle gambe, per via della distesa d'aghi di pino su cui sono stesa.

I miei capelli, sono sparsi a terra, ormai sporchi di fango, come il mio corpo, del resto.

La voglia di alzarmi è pari a zero, sto bene qui, stesa sugli aghi di pino, con il fango a sporcarmi i vestiti e le lacrime a rigarmi le guance sporche.

Non voglio alzarmi, voglio restare qui e pensare. Voglio pensare ad Harry, al bellissimo uomo dei miei sogni, quello che sembrava dovesse salvarmi da ogni pericolo.

Mi chiedo come posso essere stata così stupida, a credere che fosse reale.

Lui non esiste, lui non verrà qui, non arriverà e non mi porterà in salvo dal mostro cattivo.

Sono qui stesa su questa distesa d'aghi di pino, con la speranza che succeda qualcosa di strano, qualcosa che possa farmi capire che non sono pazza, che Harry tornerà da me.

Ma niente.

La brezza leggera fa seccare velocemente le lacrime sul mio viso e nell'incavo del mio collo, e il cielo si oscura molto in fretta, io continuo ad aspettare.

Passano i minuti, le ore, ed io non ho intenzione di muovermi.

Ho bisogno che lui venga a salvarmi da questa terribile agonia, dal dolore che mi sta trafiggendo lentamente, che sta bruciando ogni fibra del mio corpo, un dolore che ti prende le ossa e le sbriciola, un dolore che blocca il sangue nelle vene.

Ho bisogno che le sue forti braccia mi stringano, che sia lui a sbriciolare le mie ossa, che il dolore si trasformi in qualcosa di lento e piacevole, velenoso, che entri nella pelle, che mi infetti e che non esca più.

Giro la testa più volte, da una parte all'altra, nessun segno di vita.

Sento il metallico sapore del sangue sulla lingua, per via dei troppi morsi dati alle mie labbra, vittime del mio nervosismo, che ha deciso di distruggerle, con la speranza che lui, con le sue labbra, sarebbe tornato a curarle.

Ma nulla.

21:06.

Sono qui, stesa sul prato.

Il fango tra i capelli e sui vestiti, gli aghi di pino a ferire la mia pelle e le mie labbra ormai piene di tagli.

Col sangue misto alle lacrime salate sulle labbra, mi alzo, dopo ore passate ad aspettare il nulla.

Passo le mie piccole mani chiuse a pugno sul viso e asciugo le guance rigate da lacrime sporche.

Cammino lentamente, quasi col pensiero che possa accadere qualcosa, e arrivata al piccolo parco afferro il mio zaino, lo metto sulle spalle e sistemo la liscio la gonna sporca di terra.

Il tragitto verso casa è abbastanza lungo, la mia pancia fa strani versi di protesta per il troppo tempo passato senza cibo e più volte ho sentito il mio cellulare squillare, ma non ci ho dato peso.

23:17.

Sul soffitto ci sono delle stelle fluorescenti, ormai non si illuminano più, ma le guardo comunque, cercando di distinguerle nel buio della notte.

Dalle veneziane entra una scia di luce fioca, che illumina a stento una parete della stanza.

02:34.

Non ho chiuso occhio, sto fissando il soffitto da ore, alcune volte sposto lo sguardo nella stanza, con la speranza di essere in un comodo letto, stretta tra le braccia del ragazzo che tanto desidero.

Acid Blood | H.S.Where stories live. Discover now