Paura

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La settimana trascorse tranquillamente, meglio di quanto mi aspettassi.
Le cose tra me e Jack sembravano andare bene, non sapevo cosa fossimo in realtà, ma mi piaceva.
Io e Gemma durante l'intervallo e la pausa pranzo eravamo quasi sempre insieme e stavo inparando a conoscerla meglio.
Nick e Cole non facevano altro che scambiarsi sguardi che non riuscivo a decifrare e ogni volta che provavo ad affrontare l'argomento lui aveva sempre una scusa.

Quella domenica c'era la partita, la mia prima partita. Non avevo tanta paura, perché sapevo che probabilmente sarei rimasta in panchina.
Ian in macchina non faceva altro che parlare di quanto fosse entusiasmante per me e che me la sarei ricordata per sempre. Io ero concentrata sulla strada e sui miei pensieri.
Anche Gemma era venuta, voleva fare il tifo per me e probabilmente per tenere d'occhio Ian.

Dopo essermi cambiata velocemente scesi in campo insieme agli altri.
"Hai visto Jack?" Mi chiese Nick
"Non lo sento da circa venti minuti, mi aveva detto che stava per arrivare" feci spallucce.
Probabilmente aveva avuto un contrattempo.
Iniziammo a riscaldarci e il coach non faceva altro che chiedere notizie di Jack e successivamente anche di Lily. Nessuno ne sapeva niente e quando provammo a chiamarli nessuno dei due rispose.
Ma non c'era tempo per le prediche perché la partita stava iniziando, così all'ultimo secondo il coach cambiò formazione.
Io, come già avevo previsto, restai in panchina.

Entrai in campo quasi alla fine, perché Zayn non ce la faceva più. Giocai bene fortunatamente ed Ian segnò il canestro decisivo. Vincemmo per poco.

-
Corsi subito negli spogliatoi e presi il telefono. Nessuna chiamata o messaggio da Jack, stavo iniziando a preoccuparmi seriamente.
"Hai sentito Lily per caso?" Tiffany venne da me
"No" risposi "Appena uscirò da qui passerò a casa sua e poi verrò alla festa"
"Fammi sapere" disse lei.
Tiffany aveva chiesto davvero informazioni a me? La cosa non mi convinceva.

Mi sbrigai e dopo aver raggiunto Ian, andammo verso casa sua. Anche Gemma era sparita e non rispondeva al telefono, probabilmente erano insieme, ma dove? E perché non rispondevano?
"Alice sono preoccupato, sento che è successo qualcosa" disse senza staccare gli occhi dalla strada
"Me lo sento anch'io, nessuno dei tre risponde, forse sono a casa" cercai di tranquillizzarlo.

Appena Ian fermò l'auto scesi e corsi a suonare il campanello.
"Riprova" mi disse.
Suonai circa tre volte e nessuno venne ad aprirmi.
"Qui non ci sono" ero seriamente preoccupata, non sapevo cosa fare.
In quel preciso istante il telefono di Ian squilló. Prima di prenderlo mi guardò come per avere il mio permesso.
Lessi sul display il nome di Jack.

Ian annuì un paio di volte e poi riattaccó.
"Allora?" Domandai
"Sono in ospedale".

-

Jack non aveva dato molte spiegazioni per telefono. Aveva solamente detto che erano in ospedale, loro tre e i suoi genitori.
Jack probabilmente stava bene dato che aveva risposto al telefono, ma gli altri?
La preoccupazione per Gemma e Lily era davvero alta, volevo sapere cosa fosse successo di così grave per andare in ospedale.

Quell'edificio mi metteva paura come del resto aveva sempre fatto. Forse quella era la prima volta dove non ci entravo come paziente.
Dopo aver chiamato Jack iniziammo a correre per i corridoi senza neanche accorgercene.

Poi lo vidi.
Stava passeggiando su e giù per il corridoio e neanche si accorse di noi.
"Come stanno?" Chiese Ian
"Gemma è ancora sotto anestesia e possono vederla solo i suoi familiari e Lily è ancora in sala operatoria" sentivo dal suo tono di voce lo sforzo che avesse fatto per dire quelle cose senza scoppiare in lacrime.

Avevo paura a chiedergli qualsiasi cosa, lui era sempre così sicuro, così forte ed era strano vederlo così, vederlo debole e indifeso.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai. Affondò la testa nel mio collo e sospirò.
"Si sistemerà tutto" gli sussurrai
"Sono arrivato troppo tardi" si allontanò da me e si prese la testa tra le mani.

Io ed Ian ci guardammo per un secondo, nessuno dei due aveva la minima idea di cosa fosse successo.
Ci sedemmo insieme a Jack e ad i suoi genitori nella piccola saletta e dopo circa un'ora e mezza la porta della sala opertoria si aprì ed uscì il chirurgo che rassicurò i suoi genitori dicendogli che l'operazione era andata bene.
Quando fu portata nella sua camera, vidi Jack entrare in un corridoio seondario che portava ad un piccolo balconcino. Lo seguì fuori e lo raggiunsi prima che chiudesse la porta.
Mi poggiai alla ringhiera accanto a lui e guardai di fronte a me. L'enorme parcheggio si era riempito un pò di più considerando che l'orario di visita era iniziato già da un pò.

"Perchè ogni cosa che faccio si rivela un enorme sbaglio?" mi chiese tenendo lo sguardo fisso sul parcheggio
"Se sei solo tu a pensarlo non è così"
"Alice non riesco a perdonarmelo. Avevo già avvvertito Lily di entrare nella palestra perchè la partita stava iniziando, ma lei ha insistito tanto per parlare con Gemma che non ho potuto farci niente e poi quel furgone è arrivato di botto" si prese la testa tra le mani "Quando mi sono voltato era troppo tardi e per un secondo ho avuto paura di perderle. Vendendo quel sangue mi sono sentito impotente".
Ecco perchè aveva quell'aria tormentata, si sentiva in colpa perchè era arrivato tardi, perchè non aveva potuto 'proteggerla'. Ma nessuno poteva prevedere ciò che sarebbe successo, perciò non poteva farci niente.
"Certe cose non si posso prevedere, accadono per un motivo e basta. E anche se fossi arrivato prima cosa avresti potuto fare? Saresti finito anche tu in ospedale e forse la situazione sarebbe peggiorata. Vedi il lato positivo per quanto può essere difficile, adesso stanno bene e si stanno rimettendo"
"Voglio sparire, prendermi una pausa da tutto e da tutti" si staccò dalla ringhiera e se ne andò a passo spedito.

In quel momento capì di non poterci fare niente, che per quanto cercassi di aiutarlo lui voleva rimanere da solo e dovevo adattarmi.
Restai fuori a pensare a tutto questo. Quell'evento aveva condizionato le nostre vite in modo impressionante e sentivo che alla fine di questa storia qualcosa sarebbe cambiato. Non sapevo ancora se sarebbe cambiato tutto in bene o male ma avevo questa sensazione opprimente nel petto, che scombussolava le mie giornate e non mi lasciava via di scampo. Avevo paura di perdere tutto ciò che avevo conquistato in quei mesi. Forse perchè avevo già perso troppo, forse perchè quel poco che avevo voleva sparire dalla mia vita.

Dopo aver fatto un grosso respiro ed aver preso un pò di coraggio, mi avvicinai alla porta ed entrai.

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Buona sera! Vi anticipo che non potrò aggiornare più ogni giorno, vi posterò un capitolo ogni tre giorni perché con la scuola sono davvero impegnata, spero che vi piacciano sempre, fatemi sapere :)

Il lato segreto della felicità.      Where stories live. Discover now