XI

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il giorno della partenza

Mi guardo intorno.
È strano vedere la mia cameretta così spoglia, vuota.
Più ci penso, più mi viene da piangere: non credevo che questo momento sarebbe arrivato tanto presto.

Prendo sotto braccio l'ultimo scatolone, e con fare nostalgico esco dalla stanza, voltandomi prima per dargli un'ultima occhiata.

Al piano di sotto sento già le urla di mia madre.
Ogni santa volta che dobbiamo partire per le vacanze sembra Hitler: «MUOVITI A SPOSTARE QUELLA VALIGIA CHE IL MONDO NON STA AI TUOI TEMPI» oppure la sua battuta classica «SE NON TI SBRIGHI TI LASCIAMO QUI»

Se è così quando andiamo un weekend al mare, figuriamoci ora che ci stiamo trasferendo.

Nonappena metto piede in soggiorno, ecco che subito mi viene incontro porgendomi un vaso di ceramica che fino a questo momento è sempre rimasto in un angolino della casa nascosto, senza che nessuno si ricordasse della sua esistenza.

«oh finalmente ti sei degnata di scendere ad aiutarmi!» esclama praticamente lanciandomelo, costringendomi ad appoggiare lo scatolone che avevo in mano a terra.

Sospiro, evitando di controbattere e di iniziare una discussione sul fatto che fino ad ora ho sistemato tutta la mia camera.

Quando è in queste condizioni, è meglio non dirle nulla e far finta di niente.

«dobbiamo portarcelo a Palermo 'sto coso?» chiedo, osservando da vicino quell'oggetto che, nella mia vita, non avevo mai calcolato.

«certo, è un cimelio quello. Era di tua nonna Rina, come puoi anche solo pensare che lo avrei lasciato qui?»
grida lei dalla strada, dove era andata a caricare un pacco gigantesco con tutti i nostri quadri.

Lascio scorrere l'argomento.
La aiuto a riporre le ultime cose nel camioncino che abbiamo affittato per trasportare la nostra roba fino all'aeroporto.

«bene, con questo abbiamo finito» dico appoggiando sulla cima della pila l'ultimo bagaglio, per poi asciugarmi il sudore sulla fronte con il braccio.

«ok, ottimo. Allora io ora vado, porto tutto a Malpensa e mi organizzo con il volo eccetera. Poi, quando le avrò messe al sicuro, torno qui e andiamo insieme portando le nostre valigie. Chiaro?»

Annuisco, mi ha già ripetuto il piano almeno altre dieci volte, ma sorvoliamo.

«e intanto ricordati di controllare tutta la casa, che non voglio lasciare nulla»

«si mamma, tranquilla, ci penso io» la rassicuro, accompagnandola con la mano verso la portiera del pulmino che, prontamente, avevo già aperto.

«ci vediamo dopo» mi saluta sedendosi sul sedile del guidatore «e non dimenticare niente»

«certo mamma. Va bene mamma. Si mamma. Ok mamma» ripeto questa cantilena finchè non la smette con tutte queste comunicazioni e non parte, accelerando alla velocità della luce.

Fortunatamente non abitiamo molto lontano dall'aeroporto, massimo un quarto d'ora e ci si arriva senza problemi, quindi per lei fare due viaggi non è un gran peso.

Abbiamo deciso di non chiamare una compagnia di traslochi, dopo aver visto i prezzi che offrivano su internet abbiamo desistito.

s7ormy || Dreaming of {illuminati crew} [IN REVISIONE]Where stories live. Discover now