15.

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"Ancora capisco perché tu sei già a Napoli"

Quando Dusan è venuto a sapere che sarei scesa a Napoli con due giorni di anticipo, non l'ha presa particolarmente bene.

"Te l'ho detto venti volte, sto un po' con la mia famiglia. Tanto posso lavorare benissimo da smart working"

Ripeto quasi con noia, poiché veramente ho ripetuto questo concetto diverse volte al serbo.

"Si però mi"

Si blocca di scatto mentre i miei occhi si concentrano sulla sua figura rappresentata dal mio telefono in videochiamata.

È mezzo spogliato, come sempre quando sta a casa sua poiché ama l'aria condizionata a mille. È intento a fare dei pesi nella piccola palestra allestita in una stanza vuota.

"Ti?"

Mi manchi, ci metto la mano sul fuoco che fosse questo che avrebbe detto così spontaneamente. Eppure lo vedo incerto, come se la cosa potesse risultare di troppo in questo momento. Ma sarà che oggi mi sono svegliata di buon umore, sarà che l'aria napoletana mi ha rimesso in stesso, sarà che anche lui mi manca più che mai, ma una di queste cose mi porta a completare per lui la frase.

"Mi manchi anche tu"

Il suo sorriso imbarazzato e così sincero mi provoca nuovamente quelle strane fitte allo stomaco, più piacevoli che dolorosi.

"Chi ti dice che volevo dire proprio quello?"

Decide di ritornare il rompiscatole di sempre, a cui si devono tirare di bocca le cose.

"Non volevi dire quello, va bene. Però io non posso dirlo?"

Decido di tentare un approccio nuovo anche per me, uno spinto. Non so veramente cosa mi sta prendendo, però non mi dispiace questa nuova versione di me.

"Certo che puoi dirlo, ragazzina"

"Cami vieni, stiamo per andare dalla nonna"

Mia mamma urla più che può nonostante sia nella stanza accanto, così che anche i vicini possano sapere i nostri programmi.

"Devo andare"

Rimango imbambolata a guardarlo mentre lui si avvicina allo schermo per potermi salutare.

"Mi chiami appena torni?"

"Non starai sentendo un po' troppo la mia mancanza?"

"Sono io che manco a te fino a prova contraria"

Come due idioti rimaniamo a guardarci, cercando la cosa più giusta da dire. A decidere è però mia mamma con l'ennesimo urlo.

"Ci vediamo"

Se la ride il serbo, staccando la videochiamata.

Trascorro la giornata tra le coccole dei miei familiari, con le immancabili battute sul fatto che io stia diventando nordica e soprattutto juventina. Mi difendo il più possibile dall'ultima offesa, perché mai potrei cadere così in basso. Sarei davvero lo scuorno della mia famiglia.

"Invece il fidanzatino?"

La nonna ovviamente è troppo curiosa per tenere la bocca chiusa. È stato facile per i miei parenti capire che stessi con qualcuno, poiché quelle poche volte che sono saliti a trovarmi hanno visto in giro per casa abbigliamento maschile.

Una volta quando ero a Napoli per il compleanno, Nicolò mi ha anche fatto recapitare delle rose. Tanti piccoli indizi che hanno fatto sviluppare questa teoria, fino a quando ho confessato. Non sanno però che si tratti di un uomo sposato ne che sia un calciatore.

"Non c'è nessuno, nonnì"

"Ancora a fingere?"

Mi ammonisce con tono dolce, alla ricerca dell'inciuci da raccontare a tutte le sue amiche.

"Anche se in passato qualcuno c'era, ora non c'è più"

La nonna, assieme agli altri parenti, mi guardano con quello sguardo. Quello di pietà, di compassione che non gli più avere addosso.

Non sopporto queste cose, soprattutto perché ora voglio stare bene e abbandonare per sempre il ricordo di Nicolò nel passato.

Voglio stare bene e per farlo devo ripartire da me, dalla mia famiglia.

"Si si, però l'innamurat o tien"

Fa sapere mia madre con il suo antipatico tono da so-tutto-io.

"E chi foss?"

"Quello con cui stavi in chiamata"

Ecco perché mi devo sempre ricordare di usare le cuffie quando sono a casa, perché qui tutti trovano interessante ogni mia mossa

"Era nu cumpagn e ma"

"Si si, mo s chiammn accussì"

Si mette in mezzo nuovamente la nonna, mentre papà fa finta di non sentire. Non accetterà mai che la sua piccola è cresciuta ed ipoteticamente è più vicina al matrimonio che alle elementari.

"Non è nessuno"

Fingono di non sentirmi, spettagolando dell'avvenimento come se non fossi lì.

Sarà una lunga giornata, già lo so.

➸Last first kiss || Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora