13.

2K 91 4
                                    

Scappo da casa di Dusan come se fossi una ladra, sentendo la necessità di trovarmi da sola con i miei pensieri.

L'ha chiamata come me. Come me.

Sembra che si diverta a farmi stare sempre più male, senza nemmeno accorgersene. Vuole ricordarmi sempre che mi pensa, mi porta a pensare a quello che avremmo potuto avere insieme. Non mi da motivo di ricordarmi che è tutto sfumato via, senza che nemmeno me ne accorgessi.

Poi però ripenso a come mi sono fidata di Dusan stanotte, a come gli ho permesso di vedermi. Ha visto la realtà che tendo sempre a nascondere: sono solo una ragazza con il cuore distrutte.

Finisco di indossare i tacchi pronta ad arrivare al mio posto di lavoro, dove approfitterò della mole di documenti da controllare per non pensare almeno per qualche ora.

Arrivata in ufficio, saluto allegramente i mie colleghi che ricambiano con meno enfasi. Adoro bilanciare il mio malumore personale con un ottima prestazione lavorativa, mi fa pensare che almeno in qualcosa sono capace.

Controllo in fretta la tabella di marcia, convinta di sapere già i miei impegni. L'aggiorno ogni inizio settimana e, al massimo, aggiungo qualche impegno all'ultimo minuto quando necessario.

Eppure riconosco a vista d'occhio una scrittura che non è la mia, un'inchiostro che non appartiene alle penne a gel che tanto adoro.

Segnato sotto la giornata di oggi, infatti, c'è un impegno che non sapevo di avere poiché non l'ho aggiunto io alla mia lista.

3.25 andare da Dusan

Non capisco perché il serbo abbia fatto ciò, perché è ovvio che sia stato lui a dirmi di cercarlo. Sono curiosa di scoprirlo, nonostante una parte di me mi dice di scappare per l'imbarazzo. Avendogli promesso di non allontanarmi più, alle tre e venti mi faccio forza andando nei campi dia allenamento. Hanno da poco finito la pausa pranzo e, anche se non stessi cercando Dusan, sarei scesa per delle domande sulla prossima partita al mister.

"Ehii"

Do un saluto generale, che viene ricambiato da espressioni sofferenti di ragazzi obbligati ad allenarsi sotto un sole cocente.

"Sei il mio peggior incubo, Camilla"

Mi fa sapere il mister che lascia per un secondo il fischietto, dedicandomi la sua completa attenzione.

"E se ti dicessi di non essere qui per te?"

Lui mi sorride, con più esperienza e consapevolezza dalla sua parte.

"Direi che staresti mentendo"

"Esatto, o almeno per metà. Devo parlare con Dusan e poi devo farti delle domande veloci veloci, giuro"

Alza gli occhi al cielo, fingendo di essere esaurito a causa mia. Sa benissimo che non è mio volere infastidirlo con le questioni noiosissime d'ufficio.

"Vlahovic"

Mi fa il favore di strillare, così da attirare l'attenzione di Dusan intento a fare degli addominali insieme a Weston.

"Non sto perdendo tempo"

"Le sento da qua le tue chiacchiere, vieni un attimo"

I due scherzano, anche se effettivamente basta ascoltare la risata di Weston per capire di essere stati colti in fragrante.

"Ti deve parlare un attimo Camilla"

"Lo so"

Con un sorrisetto malizioso supera il mister, facendomi strada verso una zona meno affollata.

"Ora entri anche nel mio ufficio di nascosto?"

"Eppure quello che stamattina è scappato furtivamente da casa mia non sono io"

Touché.

"Quindi, che succede?"

"Ho scoperto che ci sono altri film di cars"

Pagherei oro per vedere la mia faccia in questo momento, sicuramente appaio sbigottita e sorpresa.

"Cioè tu mi hai fatto scendere, mi hai fatto camminare sull'erba con i tacchi per dirmi che ci sono altri cars?"

Lui annuisce mantenendo un'espressione particolarmente seria. Adorabile, questo riesco a pensare di lui.

"Quindi?"

Lo sprono a continuare questo ragionamento che ha iniziato.

"Oggi vieni da me e li guardiamo"

Mi propone, o meglio mi impone. Ci metto poco a capire quello che in realtà ha intenzione di fare. Vuole farmi compagnia sapendo quanto male in realtà io stia. Mi alzo sulle punte per far schioccare le mie labbra sulla sua guancia, in un bacio riconoscente.

"Passa quanto vuoi"

Alle sei e mezza, però, la situazione è totalmente degenerata. Thessa mi ha chiesto il favore di badare a Theo, così alla fine è il serbo a venire da me e non il contrario.

Vado a scaldare il latte, perché da programma Theo adesso dovrebbe già avere fame, e quando ritorno in salone vedo una scena che mi fa rammollire il cuore a livelli esagerati.

C'è Dusan che gioca con il piccolo appoggiato sulle sue gambe. Sono così carini che pagherei oro per scattargli una foto ed immortalare il momento per sempre. Mi accontento perciò di imprimerlo solo nella mente.

"Sei bravo con i bimbi"

Palesò la mia presenza sedendomi affianco di quel duo. Dusan vedendo il biberon mi passa Theo così che possa iniziare ad allattarlo.

"Diciamo di sì, più che altro sono un ottimo zio"

"Quanti nipoti hai?"

Non lo guardo più, troppo impegnata ad aiutare Theo a sorseggiare il latte.

"Tre, tre bellissime principesse"

"Vorresti avere dei figli tutti tuoi?"

"La domanda è difficile, dai?"

I miei occhi vanno a cercare la sua figura, non capendo la difficoltà di questo quesito. O li vuoi o non li vuoi, semplice no?

"Li vorrei, anche adesso in realtà mi sentirei pronti a fare il padre. Ma non voglio che abbiano un padre particolarmente assente, insomma faccio trasferte, gioco con la nazionale. Sto più fuori casa che dentro"

Anche questa volta mi sbagliavo. Dusan è più che pronto a fare il padre, uno di quelli che ruberebbe la luna solo per poterla dare ai suoi piccoli. Adoro che il serbo sia capace di sorprendermi ogni volta, senza nemmeno fare qualcosa di particolare. È proprio lui capace di essere una scoperta continua.

➸Last first kiss || Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora