7.

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Giorni dopo da quella partita, vengo contattata più volte da un numero sconosciuto. Sono solita non rispondere se non vengo avvertita dal lavoro che qualcuno avrebbe provato a contattami, notando però l'insistenza decido di rispondere.

Giusto cinque minuti di tempo mi concedo a quella chiamata, poiché sarei rientrata poi dalla pausa pranzo.

"Pronto?"

"Piccola"

Riconosco subito il tono di voce dall'altra parte del telefono decidendo così di staccare di botto. Tutto, ma non lui. Un agitazione mia vista prima si impossessa di me. Non aveva mai provato a contattarmi da altri numeri, nemmeno una volta. Perché proprio oggi? Dopo che ci siamo visti e gli ho fatto capire che non avrei avuto voglia di rivederlo mai più.

Rimanere da sola adesso mi porterebbe a scoppiare a piangere in modo isterico, quindi quasi corro verso il campo dove tra dieci minuti sarei comunque dovuta andare.

Incontro i più piccoli della squadra intenti a guardare dei tiktok e li sorpasso con un veloce saluto. Sul campo già ad allenarsi invece ci sono i ragazzi più determinati, quelli che sanno che se voglio qualcosa lo otterranno soltanto con del duro lavoro.

"Oi Milla"

Mi ferma Dusan con un enorme sorriso che stona con il mio umore nero. Non voglio essere scortese con lui, ma spesso quando il panico prende il controllo vedo chiunque mi circondi come causa di paura.

"Dusan non è giornata"

Lo sorvolo e posso immaginare come sia rimasto lì impalato, sperando in una spiegazione per quel mio atteggiamento freddo e senza logica. Probabilmente si starà domando se ha fatto qualcosa per meritarsi quel trattamento, ma avrò tempo per scusarmi ora ho necessità di parlare con i ragazzi che dovranno scattare delle foto per l'azienda.

Trascorro così il pomeriggio, facendo firmare deleghe e mettendomi in contatto con manager e capi della Juventus per permettere a questo dannato shooting di domani di filare liscio come l'olio. So che ci sono altre figure che si occupano di quest'aspetto, ma grazie al duro lavoro dimostrato negli ultimi mesi sono aumentati i carichi di responsabilità sulle mie spalle tanto da sentirmi in dovere di rimanere in ufficio oltre l'orario normale per visionare il lavoro svolto dai miei colleghi.

Probabilmente nella struttura sono rimasti pochissimi altri dipendenti e qualche inserviente che starà pulendo, dato che l'orologio segna ormai le otto e mezza di sera.

I calciatori vengono mandati a casa verso le sette, ovviamente rimane un orario indicatore dato che spesso si prolungano per cercare di colmare determinate lacune di gruppo.

Quindi, nonostante questo, non mi sarei mai aspettata che alle otto e quarantasei la mia porta venisse spalancata da un serbo fresco di doccia.

"Milla?"

Quasi risulta intimorito il suo tono, come se si aspettasse per certo di risentire una mia risposta pungente e acida.

"Dusan che c'è?"

"Ti sto aspettando per andare a casa"

Ammette iniziando a prendere confidenza. Mi scruta attentamente mentre una matita lega in malo modo i miei capelli e gli occhiali quasi mi scivolano dalla punta del naso.

"Non devi, prendo la metro non preoccuparti"

Non ho nemmeno alzato lo sguardo per quanto mi sono immersa in quei documenti. La stanchezza però sta vincendo su di me, poiché quelle scritte iniziano a comprarmi sfocate e poco definite.

"Col cazzo che ti faccio prendere la metro a quest'ora, ti aspetto"

Si accomoda comodamente su una delle due poltroncine di pelle poste davanti alla mia scrivania così disordinata. Accavalla le gambe e sembra far sul serio, quindi mi tocca provare a convincerlo a fare rientro.

➸Last first kiss || Dusan VlahovicTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang