4.

2.2K 98 4
                                    

Cammino nervosamente all'entrata della sala conferenze dove ad aspettarmi ci saranno ovviamente l'allenatore, alcuni dei giocatori della Juventus e altri dell'Inter.

Alla fine, incitata da un collaboratore sono obbligata a prendere posto, scorgendo ovviamente Barella al lato opposto del tavolo.

La pressione della sola sua presenza mi manda in agitazione tale che mi perdo i primi botta e risposta della giornata, ma per fortuna intuisco che siano rivolti ai nostri avversari.

"Domanda per Allegri, quanto crede che questa partita possa ribaltare un po' le sorti del campionato?"

L'allenatore, con molta eleganza, scarica la domanda a me non volendo apparire arrogante o ripetitivo con l'esprimere sempre il fatto che l'obbiettivo di questa Juventus sia quello di conquistare la qualificazione per la Champions.

"Una partita è pur sempre una partita, potrebbe significare tutto come potrebbe significare niente. Psicologicamente parlando ovviamente è importante portare a casa il massimo possibile."

Poso il microfono sentendomi fin troppo in soggezione a parlare davanti al giocatore sardo che proprio non ne vuole sapere di abbandonare lo sguardo che mi ha addossato dal momento in cui ho preso posto in questa sala.

Appena terminano le domande sono la prima a slittare fuori da quella stanza soffocante, venendo però bloccata da uno scatto di Nicolò. Supera con agilità chi lo precede pur di afferrarmi il braccio e trascinarmi in un posto appartato, anche se ancora sotto gli occhi di molte persone.

"Camilla"

Il suo tono è come lo ricordavo, roco e marcato da quel dannato accento che inizialmente ci avvicinato.

"Lasciami stare, Nicolò"

"Ho provato a contattarti in tutti i modi, ho bussato non sai quante volte a casa tua per sapere che te ne eri andata"

"Un motivo ci sarà, no?"

Lo scambio di battute è ovviamente motivo di occhiate stupite. Una collaboratrice della Juventus che parla fitto fitto con un giocatore dell'inter nel pre-match.

"Non mi hai mai dato tempo di finire quella conversazione"

È una lamentela la sua, inefficace ormai ai miei occhi. Ero solita mettere su il broncio nelle nostre discussioni ed ero solita cedere subito ai suoi occhioni dolci. Sta volta però la sua manipolazione risulta vana davanti alla freddezza dei miei modi.

"Indovina un po'? Nemmeno ora voglio sentire quale altra stronzata vuoi propinarmi"

Ho solo voglia di buttarmi a capo fitto nella preparazione della partita, per poi dimenticare questa conversazione e archiviare definitivamente questa storia.

Eppure lui non me ne da modo, impedendomi con la sua fisicità di oltrepassarlo.

"Nicolò basta, fammene andare"

La mia rabbia lascia spazio ad una sottospecie di preghiere. Devo lavorare e anzi, voglio lavorare quindi ho la necessità di andarmene.

"Ascoltami prima"

Scuoto la testa in senso negativo mentre la sensazione di impotenza inizia ad incombere. Sembra di essere in uno di quei incubi dove proprio non riesci ad uscire da una determinata situazione che ti porta angoscia e paura.

Nemmeno i miei occhi lucidi lo scarfiscono.

"Piccola ascoltami"

Tenta rimanendo indifferente davanti alla mia fragilità. Sembra anzi essere lieto di questo mio stato d'animo, che risulta terreno fertile per provare a manipolarmi come suo solito.

"Milla, io sto aspettando ancora il tuo discorso esortativo. Devo o non devo essere l'uomo partita"

Dusan Vlahovic con un sorriso maligno si avvicina a noi due. Ha l'aria di uno che sta per fare una grandissima stronzata, eppure risulta la mia ancora di salvezza in questo momento.

"Non vedi che stavamo parlando?"

Lo interrompe il sardo senza sapere quanto poco ci volesse per far scattare il serbo. Sembra aver letto fin troppo bene la situazione, Dusan. Ha capito e ha captato il mio stato d'animo e probabilmente non è per nulla felice di sapere di avere davanti a sé il motivo del mio malumore permanente.

"Barella, a me di quello che dici non frega un cazzo. Vedi di toglierti dai coglioni, mh?"

Mantiene sempre quel dannato sorriso che ha sia una natura provocatoria, ma soprattutto una sfumatura altamente attraente ai miei occhi.

Nicolò tutto si aspettava che trovarsi davanti un tanto arrogante Vlahovic, quindi per evitare di dare spettacolo decide di allontanarsi dedicandomi un ultimo sguardo da brividi.

Rimango immobile mentre la paura e l'ansia prendono pieno possesso del mio corpo, ma per fortuna Dusan sembra sapere perfettamente cosa fare e come farlo senza farmi sentire una stupida.

Mi prende delicatamente per mano fregandosene di tutti quegli sguardi puntati su di noi, iniziando a parlarmi come se fosse tutto normale.

"Quindi dovrei provare a metterci la cazzimma? Che poi ancora non ho capito cosa significa"

Fa apparire come se stessimo avendo una conversazione tipica di un nostro pre partita, fino a quando non ci ritroviamo vicino allo spogliatoio. Opta per la porta affianco ad esso che risulta essere uno sgabuzzino ampio.

Le mie gambe tremano e i singhiozzi iniziano ad avere libero sfogo, quindi mi aiuta a sedermi atterra affiancandomi subito dopo.

"Lo senti?"

Mi prende la mano e me la appoggia sul petto, in corrispondenza del suo cuore che lentamente batte. Io annuisco non capendo il motivo di questa sua azione.

"Riesci a seguirlo? Respira lentamente come fa lui."

Tento, fallendo in pochi attimi troppo presa da quei singhiozzi maledetti. Allora lui si sposta, trovandosi faccia a faccia con me. Afferra entrambe le mie mani puntando lo sguardo nel mio.

"Inspira, espira. Come faccio io, copiami"

Mantiene per ogni istante il contatto visivo fino a quando effettivamente non arrivo ad un precario equilibrio.

"Ha il mar rosso tra i denti"

Se ne esce così, dal nulla facendomi scoppiare automaticamente a ridere. Rido così tanto da scoppiare nuovamente in lacrime e questo spaventa per un istante il serbo.

"Oi, veramente stai piangendo per uno che gioca nell'inter?"

"Io tifo Napoli, Dudu"

Mormoro tra le lacrime facendo ridere in primis lui, che a sua volta mi trascina nuovamente in una risata salata.

"Facciamo così. Io ora vado in campo, segno, gli spacco una gamba e me ne torno in spogliatoio da te"

"Che? Ma sei pazzo! Non ci provare nemmeno"

Il suo sorriso quasi mi acceca nella penombra di quello stanzino. Sembrerebbe una battuta la sua, peccato che potrebbe trasmutarsi in realtà conoscendo la sua testa calda.

"Prometti che fai il bravo?"

"Non te lo giuro"

"Dusan!"

➸Last first kiss || Dusan VlahovicDove le storie prendono vita. Scoprilo ora