IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

By SarahAdamo

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Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... More

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
9. Una possibilità
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
13. Mente e cuore
14. In trappola
15. Il Banchetto
16. La fragilità del buio
17. Indecisioni
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
25. La sorpresa
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
35. Parigi
36.Irresistibile
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

61. Tutto cambia velocemente

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By SarahAdamo

"Il cambiamento non è
mai doloroso, solo la resistenza al cambiamento lo è."

Susan e Derek continuarono a frequentarsi, per fortuna ancora non aveva messo piede in casa nostra a differenza però di Peter che una di quelle sere mi aspettò in salotto quando Derek ancora non era rientrato. Quella sera aveva deciso di portarmi al cinema e poi a mangiare una fetta di pizza. Mi piaceva Peter, era un bravo ragazzo sempre gentile e divertente con la battuta pronta, molto affascinante e garbato. Un ottimo dottore, avevo sentito dire e anche molto impiegnato. Per fortuna quella settimana era riuscito a liberarsi prima e insieme avevamo fatto qualche passeggiata al parco mentre gustavamo una cibella o un caffè caldo. A lui piacevo, e lui piaceva a me ma ancora niente era scattato fra noi anche se in programma per quella serata ci sarebbe stato di sicuro un colpo di scena ad effetto. Era ormai la quarta volta in una settimana che uscivo con Peter, la cosa iniziava a piacermi sul serio.

-"Ahh.. maledizione sono così indecisa"- farneticai, pigiandomi addosso l'abito nero a fiori e quello color indaco alternandoli fra loro.

-"Scegliene uno e falla finita"- inoltre, il malumore del mio migliore amico non migliorava di certo le cose. S'era seduto a piedi del materasso, eravamo in camera sua e io dovevo sbrigarmi o il film sarebbe già cominciato.

-"Non posso sceglierene uno a caso.. deve essere perfetto per l'occasione"- il nostro rapporto aveva di nuovo preso una piega completamente diversa, sembravamo tornati come quelli di prima soltanto più indaffarati e con ognuno la propria singola vita sentimenale. Sembrava essere svanito nel nulla quell'amore proibito che probabilmente provavamo l'uno verso l'altro, stavamo cercando di andare avanti di provare a vedre oltre il nostro naso, stavamo tentano di dimenticarci a vicenda mantenendo la nostra solita storia d'amicizia. Per quanto mi riguarda Peter era una buona occasione per me, nonostante spesso e volentieri Derek mi passasse davanti agli occhi e al cuore, Peter sapeva distrarmi a dovere come immaginai facesse anche Susan col mio migliore amico. Uscivano ormai ogni venerdì sera, il sabato lo passavamo insieme e la domenica con i nostri partner se così si possono realmente definire. Megan era sempre più innamorata di Jason erano adorabili insieme nella loro modesta villetta nei pressi di New York, inoltre anche le cose con John e mia madre sembrarono sistemarsi ormai vivevano insieme.

-"Allora nessuno dei due"- mantenne un ghigno seccato e roteò gli occhi al cielo.

-"Perchè?"-

-"Per una banale serata al cinema direi jeans e maglietta"- fece spalluce.

-"Mmh.. tu non sapresti fare di meglio"- mi adagiai sul corpo il vestito nero a stampa floreale senza maniche, ci ragionai su.

-"E invece si, il tuo Peter è davvero un novellino"- si spogliò dinanzi a me, togliendosi la maglietta bianca e mostrando i pettorali definiti. Arrossì ma non ci feci caso più di tanto.

-"Non offederlo, è carino"- lo difesi, mentre scelsi l'abito nero e riposi nell'armadio quello indaco.

-"Carino? Non sai dire di meglio?"- ridacchiò superbo.

-"Gentile? Educato? Non mi va il terzo grado"- tenni su il suo gioco, per non appesantire la cosa.

-"Sul serio? Esci con un ragazzo e l'unica cosa che dici e che è educato?"- enfatizzò quest'ultime. A dorso nudo, recuperò un paio di slip dal cassetto e un pantalone lungo nero.

-"Cosa dovrei dire?"- scrollai le spalle, scegliendo dal mio cofanetto un paio di accessori da abbinare. Ormai quella era la mia camera, la nostra camera.

-"Non dicevi questo di me, quando ci siamo conosciuti"-

-"Forse perchè eri un superbo maleducato?"- lo canzonai, provando allo specchio le varie pettinature.

-"Almeno sono più interessante di quel dottore"-

-"No non lo sei"- ridacchiai, osservandolo dallo specchio tondo appeso sopra al comò.

-"E come sono?"- rabbridivì al tono sensuale che usò improvvisamente, di fatto distolsi lo sguardo con un sorriso pizzicato e imbarazzato.

-"Tu sei un'altra cosa"- misi ai lobi un paio di perle.

-"E cioè?"- insistette, ossevandomi dallo specchio e mettendo in risalto i suoi muscoli scolpiti.

-"Lo sai Der, adesso smettila che devo vestirmi"- calò lo sguardo e sorrise sensualmente.

-"Prego.."- mi passò di fianco e la sua acqua di colonia come al solito mi lasciò senza fiato. Tirai un sospiro quando richiuse la porta alle sue spalle e minuti dopo udì il getto forte dell'acqua. Mi vestì infretta, prima che Derek potesse tornare e la situazione potesse in tal caso complicarsi, ero pronta poi sul mio comodino una busta bianca attirò la mia attenzione, sbarrai gli occhi e mi fiondai immediatamente a richiudere il tutto nel mio cassetto. Avevo omesso la questione delle foto scattate di nascosto e i biglietti che continuavano ad arrivarmi, cercavo di far finta di niente e di restare sempre accanto a Will o a Derek e quando uscivo con Peter mi guardavo sempre attorno. Rabbrivdì al sol pensiero, a come avevo fatto ad essermi comportata come una stupida ragazzina del liceo in pre dagli ormoni adolescenziali. Mi ero sempre rifiutata di amare Derek, non pensavo che quello fosse amore ma semplice attrazione fisica, tutto ciò che volevo terribilmente evitare uscendo con Peter e provando a scordarmi di lui come mio fidanzato perfetto. Riguardo all'uomo che mi cercava, che mi teneva gli occhi addosso ero certa fosse uno degli scagnozzi di Robert, quest'ultimo non si sarebbe mai abbassato a tali movenze, prima o poi sarebbe uscito allo scoperto e quello che mi sarebbe accaduto non volevo neanche minimamente immangiarlo.

-"Ehi, mi senti? E' la terza volta che ti chiamo"- quella roca voce mi fece scuotere la testa, tornai alla realtà intravedendo il moro a petto nudo e con solo un asciugamano alla vita, infilarsi dietro la porta.

-"Si.. scusa ero sovrappensiero"- sorrisi.

-"L'avevo capito.. ascolta alla porta c'è il tuo dottore lo faccio entrare?"-

-"Si, si grazie"- il ragazzo accantonò la porta, io finì di stendermi del gloss sulle labbra e uscì anch'io raggiungendo l'ingresso dopo il salotto. Peter era sull'uscio della porta, elegante e in maniera curiosa fissava l'arredamento. I capelli biondastri erano sistemati bene sul capo con della gelatina,  la barba perfettamente rasata e un profumo molto forte, dinamico. Il sorriso mi morì in viso, quando accanto con uno sguardo omicida vi era il moro che con solo un asciugamano in vita mi fece arrossire in un batter d'occhio.

-"Peter, sei in anticipo"- mi schiarì la voce.

-"Ehm si.. scusami, sei pronta? Il film sta per cominciare"- si grattò la nuca, dopo aver tolto le mani dalla tasca.

-"Che cosa andate a vedere?"- esordì Derek.

-"Oh, l'ultimo film di Twilght"-

-"Già, non vedo l'ora"- m'intromisi.

-"E così.. ti piacciono i film per femminucce eh dottore"- enfatizzò quest'ultime, per poi dare una finta pacca giocosa sulla spalla al biondo, che al momento imbarazzato non riuscì a proferire parola ma ridacchiò soltanto.

-"Bene, molto bene.. noi andiamo"- decisi di darci un taglio, presi Peter per un braccio attaccandomi ad esso sotto l'arco della porta.

-"Si.. è stato un piacere Derek"- sorrise educatamente Peter, Derek sorrise fintamente e quando il biondo fu fuori dalla nostra portata puntai lo sguardo verso l'altro ragazzo.

-"E tu, va a metterti un paio di mutande almeno"- ringhiai fuoriosamente a denti stretti.

-"Mmh.. ci penserò"- mi pizzicò il mento con il pollice e l'indice, mi scostai violentemente tenendo però un sorriso pizzicato.

Il film mi piacque un sacco, di mia sorpresa Peter mi tenne la mano tutto il tempo bevemmo una cocacola grande che dividemmo in due ma non mangiucchiammo niente per via della pizza che avremmo assaporato dopo. Quella tavola calda era molto accogliente, mi fece subito sentire a mio agio si trava nei pressi dell'Upper Est Side, una zona importante e di classe ma Peter poteva di sicuro permetterselo datone il suo lavoro al Lenox Hill Ospital. Chiaccherammo a lungo, della nostra vita passata di quella presente e anche del futuro, Peter era davvero una persona interessante amava lo sport e gli piaceva molto il teatro, di fatto mi promise che ci saremo andati presto assieme. Fra noi c'era alchimia, sintonia, ci capivamo subito. Mi riempì di complimenti, quando arrivammo sotto l'arco della porta le luci erano spente e dodotti che Derek fosse già andato a dormire e ne tirai un grosso sospiro di sollievo. Coi piedi piantati sullo zerbino e le mani in grembo, arrossimmo entrambi e calammo lo sguardo.

-"Ehm.. è stata davvero una bella serata, sono contento che stiamo uscendo.. questa è già la quinta volta. Io, ci tenevo a dirti un paio di cose"- fu palese che fosse in difficoltà, sudava alle tempie e guardava sempre oltre anzichè il mio viso. Trattenni un sorriso per la dolcezza che sprigionava.

-"Be' ecco, non sono molto bravo con le parole ma.. tu mi piaci e.."- non gli lasciai finire, dovevo togliermi Derek McCarthy dalla testa e quello mi sembrava in assoluto l'unico modo. Mi fiondai sulle sue labbra, cingendogli il collo con le braccia. Spaesato non ricambiò subito, poi iniziò a sciogliersi e mi cinse i fianchi con le braccia, muoveva bene le labbra la sua bocca era calda e accogliente un sapore che non sarei riuscia a spiegare a parola. Sollevai di poco le punte, lui mi spinse alla porta premendo il suo copro contro il mio, le nostre lingue danzavano all'unisolo poi si bloccò d'un colpo.

-"Ehm.."- ridacchiò imbarazzato"-

-"Dovremmo andarci piano, non credi?"-

-"Si, dovremmo"- sorrisi, gli baciai ancora una volta la bocca.

-"E anche tu mi piaci Ross"- mi baciò la punta del naso e poi la fronte.

-"Grazie per la bellissima serata piccola, domani passo a prenderti a lavoro che ne dici?"- gli carezzai la guancia, lui la baciò velocemente.

-"Si, sarebbe un ottima idea!!"- per un attimo mi ricordai dell'uomo misterioso che mi stava cercando poi scacciai quel pensiero.

-"Allora a domani, sogni d'oro.."- era mezzanotte quando Peter mi riaccompagnò a casa e mi lasciò sotto l'arco della porta ancora in fremito e entusiasta del nostro primo bacio. Sorrisi come un ebete, era inizio giugno e la temperatura alta si faceva sentire, entrai in casa saltellante di gioia e con un grazioso rossore sulle guance. Il sorriso mi morì in viso, quando nell'ombra seduto sul divano scorsi Derek. Serioso, cupo, fissava il muro. Mi schiarì la voce, tossicchiando leggermente.

-"Uhm.. ciao, che ci fai ancora sveglio?"- s'alzò, non disse nulla e per un attimo temetti che mi avesse visto al di la della finestra. Mi venne ad un metro di distanza, io indietreggiai.

-"Ti stavo aspettando"- biascicò.

-"Sono arrivata, andiamo a dormrie ora"- feci per scostarmi la sua mano afferrò il mio avambraccio.

-"E' molto tardi, dove siete stati?"-

-"Al cinema e poi a mangiare una pizza te l'ho detto"- borbottai, ero assonata e non vedevo l'ora di mettermi a letto.

-"Potevi almeno risparmiarti quella scena pietosa"- con un ghigno, mimò i movimenti che io e Peter avevamo fatto nel baciarci. Avvampai violentemente, scostai lo sguardo altrove.

-"Non sono cose che ti riguardano, tu hai Susan"- sbottai inacidita.

-"E tu hai Peter, ma ti senti quando parli? E' vero sei mia amica, ma certe volte sei peggio di un cruciverba. Vado a dormire"- strabuzzai gli occhi a quel suo atteggiamento insolito e confuso. Roteò gli occhi al cielo e sparì nel buio recandosi probabilmente nel suo letto. Rimasi in salotto, ancora allibita da ciò che aveva detto e dal suo bipolarismo. Sapevo che però ci stavamo ferendo a vicenda, ma io non volevo farlo soffrire volevo soltanto evitare di far soffrire me. Tentavo di togliermi Derek dalla testa a tutti i costi, non volevo dargli soddisfazione  ma specialmente non volevo darla a me.

Io e lui non ci saremo fidanzati noi siamo fatti per essere amici.



Derek's point

Mi piaceva Susan, come a Nina piaceva Peter. Lei aveva dei grazioso e seducenti capelli biondi, un gran bel fondoschiena e gambe lunghe come fusi. Susan mi sapeva prendere, catturava la mia attenzione col quel suo modo elegante e sinuoso di fare, una pantera nella grande mela. L'avvocatessa le si addiceva, il suo sguardo magnetico mi faceva venir voglia fare sesso con lei ma ci andavo con calma, coi piedi di piombo. Era anche vero che Susan tirava fuori la mia parte migliore, con lei potevo essere il grande seduttore, Derek lo sfacciato e quello megalomane lei non ne era da meno sembravamo usciti fuori dallo stesso involucro. Susan Taylor era la mia versione femminile. Ridevamo anche molto insieme, parlavamo di tutto perfino del rapporto problematico con mio padre argomento del quale soltanto Nina conosceva la verità, eravamo usciti un paio di volte l'avevo portata a cena e lungo la costa per una passeggiata. Quel giorno, insistette molto per portarmi con se ad una mostra di fotografia.

-"Ricordami, chi è l'autore?"- sussurai al suo orecchio, nella sala reganava una canzone jazz e alcuni sottili chiacchiericci. Aveva indossato un abito bianco, con le spalline e corto al ginocchio.

-"Della mia amica Jessica, ssh"- ridacchiammo insieme, dopo esserci tenuti per mano durante tutta la mostra fotografica si fece l'ora di cena fuori dalla mostra trovammo l'avvocato di mio padre, Aron Taylor.

-"Papà, che ci fai qui?"- sua figlia, sorpreso di vederlo li adagiato alla sua audi nera e lucida gli andò incontro abbracciandolo calorosamente.

-"Tesoro c'è la cena di famiglia stasera non te lo ricordi? Tuo fratello Rick torna dalla Germania"- udì in lontananza, nel frattempo fumavo una sigaretta.

-"Ahh.. accidenti me ne ero proprio dimenticata è che avevo appuntamento con Derek per cenare insieme"- piagnucolò la figlia.

-"Può venire anche lui se vuole"- strabuzzai gli occhi in maniera che non mi potessero vedere.

Io, ad una cena di famiglia?

Nina era la mia famiglia, Nina e la sua vita disastrosa come la mia.

La bionda mi fece segno di avvicinarmi, gettai il mozzicone a metà sul pavimento e a passo felpato l'affiancai.

-"Derek che ne dici se rimandiamo la nostra cena intima e vieni con noi a conoscere mio fratello?"- sorrisi fintamente, ancora non c'era stato nulla fra me e Susan ma l'attrazione che vi era fra noi era palese.

-"Non mi va di distrubare"- biasciai, fintamente imbarazzato.

-"Non disturbi affatto, tuo padre è un mio caro amico e tu sei il benvenuto figliolo"- Aron mi paccheggiò la spalla, mi infastidì quel gesto confidenziale ma al momento decisi di non darci molto peso.

-"Ottimo allora, spero che la cucina francese ti piaccia"- rise lei assieme a suo padre dall'aspetto composto.

-"Assaggerò"- mi unì, anche se non ero del tutto contento di quella scelta culinaria.

-"D'accordo, allora vi aspetto a casa"- il sole stava tramontando, Aron si tolse via gli occhiali da sole e salì a bordo della sua Audi lasciandomi solo con sua figlia. Quest'ultima mi legò le braccia ai fianchi, e io l'accolsi nell'incavo della mio collo massaggiandole la spalla.

-"Sono felice che tu abbia accettato"-

-"Mmh.. poteva andare diversamente, ma si anch'io lo sono"- feci spallucce, lei mi guardò con fare felino e sensuale mi baciò l'angolo della bocca e percepì di già i fremiti al basso ventre.

-"Chi ti dice che non sarà come avevamo programmato?"- sorrise maliziosa, interpretai immediatamente mi leccai il labbro inferiore e con una mano sulla sua schiena la indirizzai verso l'auto di Timor, cortese nell'accompagnarci a casa Taylor.

La cena di mia sorpresa fu scquisita, di quelle poche pietaze che davvero non gradivo le lasciavo nel piatto senza curarmene più di tanto. Susan era molto dolce, affabile e anche affascinante quando quello sguardo felino e intenso si intrecciava col mio. Niente a che vedere con gli occhi intomiriti e confusi di Nina. Quella donna dai capelli biondi riusciva davvero a distrarmi a dovere, come solo a me piaceva di mia sorpresa anche suo padre si rivelò una buona compagnia, sicuramente migliore di quella di John. Primo genita e reginetta di una casa forse piò più piccola di quella di mio padre ma pur sempre con una vista mozzafiato, una larga piscina e un lungo prato. Mi ritrovai sull'uscio della porta, contrariato dal fatto che non avessimo passato da soli la serata ma soddisfatto del fatto che Susan fosse capace di togliermi Nina dalla testa.

-"E' stata una bella serata, mi dispiace per mio fratello ma sai era un po che non ci vedavamo.. per la prossima volta ho in servo una sorpresa, promesso"- teneva indosso ancora quel vestito bianco, che metteva in evidenza le sue forme prosperose e lasciava poco spazio all'immaginazione.

-"Nessun problema, sono stato molto bene comunque"- le sorrisi, intascando le mani.

-"Ehm.. non so tu ma, mi piacerebbe frequentarti di più sei un bel tipo e sinceramente anche un bel ragazzo, mi piaci Derek"- diretta, dritta al sodo e con lo sguardo languido tanto quanto deciso. Mi rapiva proprio Susan.

-"Sono d'accordo, principessa"- mi piaceva affibiare nomignoli alle donne, a ognuna ne riservavo uno adatto alla propria persona.

-"E.. quindi ti piaccio almeno un po?"- civettò strusciado il palmo della mano sul legno bianco della porta d'ingresso. Sorrisi di sghembo, mostrando la mia fila di denti bianchi l'attirai a me con un gesto dell'indice, la invitai a farsi avanti lei arrossì di poco e obbedì. Mi morsi il labbro inferiroe, avvicinai il palmo della mia mano alla sua guancia avvolgendola tutta, secondi dopo mi sfiondai delicato e lentamente sulle sue labbra assaporandone il dolce gusto e amaro del caffè che avevamo preso pochi minuti prima. Baciare Susan risultò completamente diverso dal baciare Nina, erano due persone completamente opposte entrmabe mi piacevano per motivi differenti, l'unica sottile e indistinguibile differenza era l'amore che per Nina provavo. Lei mi avvolse i fianchi con le braccia, ricambiò il bacio che man mano si fece più passionale le nostre lingue si avvolsero alla ricerca dei sapori di ognuno, un bacio intenso ma breve.

-"Ora devo andare"- mugolò lei, staccandosi.

-"Mi sa che mi piaci anche tu Susan"- le sussurrai all'orecchio, con le dita che sorsero lungo il mio braccio potei percepirne la pelle d'oca. Vulnerabile tanto quanto determinata. Ridacchiò divertita, mi diede un ultimo bacio sulla bocca e con una sventolata di mano richiuse la porta davanti a se.

In auto, respirai a pieni polmoni ripensando al casino che stavo combinado.

Che stessi corteggiando Susan soltanto perchè Nina frequentava quel dottorino da quattro soldi?

Probabile

Ma Susan Taylor mi piaceva sul serio, avevo trovato la mia anima gemella ci assomigliavamo in molte cose e riusciva a farmi vedere oltre il mio naso mi distraeva e mi rilassava avere attorno la sua presenza. Rientrai a casa, molto tardi quella sera. Luci spente, nessuno suono udibile in nessun angolo della casa, quando raggiunsi la cucina per un bicchier d'acqua prima di coricarmi, sussultai all'immagine della ragazza castava che stava sorseggiando un succo di mela direttamente dalla lattina. Era svestita, una canottiera e dei pantaloncini molto corti.

-"Che ci fai ancora sveglia?"- le andai incontro, le sorrisi per poi baciarle di sfuggita una guancia.

-"Lo sai, non riesco a dormire.. se"- si fermò, calò lo sguardo sulla lattina e poi mi fissò coi suoi grandi occhi chiari. Era adagiata al pianale con il fondoschiena.

-"Se?"- domandai, anche se la rispsota la conoscevo di già.

-"Se tu non ci sei"- imbarazzata, guardò altrove io sospirai e bevvi il mio bicchiere d'acqua. Gettò infine la lattina nella spazzatura stette per andar via ma io non volevo assolutamente che lei se ne andasse.

-"Nina"- si voltò di scatto, quasi come se attendesse il mio richiamo.

-"Mh?"-

-"E' il tuo compleanno fra qualche giorno?"- i muscoli del viso le si rilassano, restò forse delusa?

-"Si, perchè?"- incrociò le braccia al petto, io la raggiunsi la osservai a lungo in viso scrutandone ogni minima emozione celata dietro quelle iridi.

-"Chiedevo"- feci spalluce e la oltrepassai, quando entrammo in camera lei sobbalzò sul materasso mentre mi privai della maglietta e inserì una canotta fresca.

-"Sputa il rospo!"- zompettò al lato destro del mio materasso, con le ginocchia puntate alle lenzuola e uno sguardo vispo.

-"Che cosa?"- trattenni un riso.

-"Come che cosa, dimmi che mi regalerai al mio compleanno. Ti conosco e quell'espressione mi dice qualcosa"-

-"Ma tu sentila!! Non ti regalerò un bel niente, non mi conosci abbastanza"-

-"E invece si"- ribattè, si posizionò al mio fianco dopo essermi disteso e incrociato i piedi.

-"Cosa te lo fa pensare?"-

-"Non lo so, credo sia così per stiamo assieme 24 ore su 24.. ti ho visto quando eri vulnerabile"- scrollò le spalle con nonchalance, quei momenti di solida amicizia e tanta unione mi commuovevano.

-"Vale anche per te"- biscicai.

-"Tu.. non lo dimentico quello che mi hai detto Derek"- non stava sul serio tirando fuori l'argomento. Il suo tono divenne fievole, lo sguardo basso e si torturava le pellicine delle dita.

-"Che ti amo?"- arrossì violentemente, e la cosa mi fece impazzire. Sorrisi di sghembo, era chiaro che lei fosse confusa, che non ricambiasse probabilmente al cento per cento i miei sentimenti dovevo dimenticarla, mi ero illuso e mi ero sbagliato sul suo conto. Lei voleva divertirsi, provare sensazioni che con il suo ex fidanzato stupratore non era in grado di darle, io ero una preda facile si era gettata a capofitto su di me sperando di sentirsi donna un'altra volta. Si scostò dal mio fianco, sospirò e rise ironicamente.

-"Ancora non ci credo, insomma.. stai delirando"-

-"Mi sono innamorato di te, ti ho detto che ti amo tu non hai corrisposto anche se qualcosa di te mi aveva fatto credere il contrario, siamo tornati amici fine della storia"- sbottai, ero innervosito, risentito, offeso, geloso di quel dottore e del modo in cui avrebbe potuto toccarla ovuqnue. Spensi la luce del comodino, e ci immergemo nel silenzioso buio.

-"Non è cosi.. non capiresti"- borbotto lei.

-"E' andata così, non si può rimediare"- sosprai pesantemente, ero voltato dal lato opposto potei però concentrarmi sul suo respiro pesante, immaginai che stesse stringendo gli occhi e che si stesse morendo la lingua per non parlare.

-"Buonanotte Nina.."- sibilai, costrinsi me stesso a non voltarmi a non baciarle le labbra e a non stringerla al mio petto come facevamo solitamente. Mi limitai a restare immobile, in silenzio e paralizzato dal profumo del suo nuovo bagnoschiuma.

Nina's point

Arrivai frettolosamente in ufficio quella mattina, portavo con me due cappuccini uno per la sottoscritta l'altra per il capo, il padre di Derek. Amavo ormai la mia rutine, stilista per una grande casa di moda pronta a lanciare una collezione con il mio nome, la mia migliore amica s'era traferita a New York mia madre sembrava impegnarsi nel recuperare il nostro rapporto, un amico brillante, seducente, affascinante e protettivo.. inoltre frequentavo un'importante ginecologo del Lenox Hill Hospital, eppure sentivo che mancava qualcosa

Ma cosa?

-"Oh.. cavolo stai attenta la prossima volta"- brontolò qualcuno, avevo rovesciato su una camicetta in chiffon azzurra del latte macchiato, sicuramente un ottimo inizio. Sollevai lo sguardo, Susan mi piantò addosso i suoi occhi celesti e felini.

-"Io.. ehm, mi dispiace se vuoi posso passare in tintoria e farla tornare come nuova"-

-"No grazie non c'è ne bisogno va bene così.."- tentò di pulirsi con dei fazzoletti che recuperò dalla sua borsa.

-"Ne sei sicura? Ho un bellissimo rapporto con la donna della tintoria possiamo trovare una soluzione.."-

-"No! Sto bene.. grazie"- sorrise fintamente, io ricambia cercando invece di essere il più sincera possibile nonostante i suoi occhi blu e da cerbiatta mi intimorissero.

-"Tu sei Nina non è vero?"-  spalancai un po' gli occhi,  quando mi resi conto di aver esagerato con lo stupore mi ridimensionai.

-"Si.. si, sono Nina Steffens piacere"- le allungai la mano, lei non ricambiò e indietreggio imbarazzata.

-"So che sei molto amica di Derek"-

-"Già è così.. o meglio, la sua migliore amica"-  puntualizzai fiera della cosa.

-"Ottimo, almeno non dovrò preoccuparmi"- ridacchiò un po', e poi mi osservò da capo a piede fino a oltrepassarmi e a trotterellare lontano da me sui suoi tacchi a spillo.

-"Tsk.. ma tu sentila"- innervosita e con le braccia conserte mi diressi nell'ufficio del capo,   che quando mi vide arrivare con in mano i caffè sorrise allegramente. Avevo instaurato un ottimo rapporto con John, non potevo dire lo stesso  di Derek che ora mai aveva completamente abbandonato la speranza di un buon e sano rapporto con suo padre.

-"Ehi, la mia designer preferita"- esclamò il capo, quando mi vide.

-"John tu sei troppo gentile con me"-

-"E tu sei troppo gentile con mio figlio"- ridemmo a fior di labbra, poi mi frenai datone che al pensiero di Derek lo stomaco mi si era capovolto.

-"Ti ho portato un caffè"-

-"Lo vedo"- sorrise, e l'uomo ne bevve un sorso.

-"A proposito delle giacche io.. credo di poterne realizzare qualcuna qui alla Maison"-

-"Sul serio? Ma è grandioso!!"- mi venne incontro, con il suo caffè americano in cartone.

-"Già, lo credo anch'io"-

-"Sono fiero di te e, devo dirti grazie: hai portato la mia azienda a un livello superiore hai ottime aspettative e in più.. amo tua madre, insieme siamo perfetti tu sei perfetta Steffens"- arrossì.

-"Perciò, preparati perchè a breve ho intenzione di aprire un nuovo store qui a New York con la tua firma e dedicato alla sua linea"- gli occhi presero a lacrmiamri, ma non potevo piangere davanti al capo quindi, cercai di trattenermi.

-"Oh John.. questo è troppo sul serio, io non ho parole"- ero su di giri, felice e soddisfatta del mio lavoro ciò che sicuramente non potevo dire della mia vita sentimentale. Avevo Peter, ma lui non era Derek e Derek non era l'uomo per me.

-"Te lo meriti invece, adesso va corri a lavorare"- con un cenno e un sorriso, ricambiai il semi abbraccio che ci eravamo dati.

Il lavoro andava a gonfie vele, dopo tante difficoltà e sconfitte ero riuscita a far avverare il mio sogno.. ma allora perchè mancava sempre quel minuscolo ma importante pezzo di puzzle?

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