IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

By SarahAdamo

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Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... More

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
9. Una possibilità
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
13. Mente e cuore
14. In trappola
15. Il Banchetto
16. La fragilità del buio
17. Indecisioni
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
25. La sorpresa
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
35. Parigi
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
61. Tutto cambia velocemente
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

36.Irresistibile

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By SarahAdamo



"La tentazione è una forza irresistibile che agisce su un corpo removibile"
(Henry Louis Mencken)


Quella mattina, io e Kris, facemmo colazione con due grossi croissant alla crema e un bollente cappuccino. Passeggiammo lungo i negozi più noti della città, nonostante il freddo polare assieme a Kristie e alla sua frenesia riusciva a non fartici pensare. Ella comprò vari indumenti, da un vestito elegante per quella sera a una cravatta per suo padre, insistette molto nel volermi comprare qualcosa, cercai disperatamente di dissuaderla ma non ci fu verso, allora insistetti nel voler acquistare un portachiavi con la scritta "Parigi" e una torre Eiffel in acciaio dorato. Avevamo visitato grand parte delle piazze più famose di Parigi, le distese verdi e infine uno o due musei che più attirarono la nostra attenzione.
-"C'eri già stata qui?"- nel frattempo scattai qualche foto con la sua piccola macchina fotografica al museo del Louvre, al suo esterno.
-"Si quando ero piccola, ma non ricordavo molto"- ci incamminiamo poi, verso il Luxury dove mi attenda Derek per il nostro pranzo e la vestita alla torre Eiffel. Ero ancora scombussolata dalla situazione in cui mi ero cacciata la sera precedente, inutile nascondere che il mio affetto per lui cresceva a dismisura, come i freni rotti di un'auto prima o poi c'avrei sbattuto fortemente la testa. Dovevo farmene una ragione però, era impossibile non stargli accanto nonostante il suo orribile caratteraccio quell'aura spavalda e al contempo ombrosa m'attirava a se come una calamita. Il nostro era diventato un rapporto ambiguo, di estrema confidenza e di fiducia, c'eravamo cascati impossibile tornare dietro.
-"Sono proprio contenta che tu sia con noi"- sorrise ella, esprimendomi tutta la sua gratitudine.
-"Derek mi ha raccontato tutto.. di vostra madre intendo"- sistemai le braccia dietro la schiena assumendo un passo più formale.
-"Oh.. sul serio?"- restò sconcertata, le sue iridi si velarono di tristezza per qualche secondo.
-"Si, ne abbiamo parlato a lungo"-
-"Incredibile.."- riflette fra se e se.
-"Che cosa?"-
-"Che ti abbia raccontato tutto.. insomma, dopo la morte di nostra madre ha sempre avuto un pessimo rapporto con le donne se le portava a letto, le prendeva in giro e gli piaceva fare il don Giovanni ma.. non lo so con te è diverso, prima del tuo arrivo non avrebbe mai raccontato la sua vita ad una donna"- rimasi spiazzata da quella quasi confessione, mi intenerì il fatto che Derek mi ritenesse così importante e unica nella sua vita, infondo anche lui lo era per me.
-"Anch'io, non avevo un bel rapporto con gli uomini prima di lui.. poi, chi lo sa tuo fratello è riuscito a incastrarmi"- risi lievemente anche ella fece lo stesso, restammo un po' imbarazzate da quelle confessione tanto che guardammo la strada davanti a noi lasciando il silenzio per un po'.
-"Voglio bene a Derek ma, non lo so.. certe volte non riesco a perdonarlo per ciò che ha fatto"-
-"Ti capisco ma, infondo non è stata tutta colpa sua"-
-"Lo so, ma è difficile non pensarci"- annuí lentamente, conoscevo molto bene quella sensazione di smarrimento.
-"Stareste molto bene insieme"- ammiccò ella con un sorriso furbetto, quasi mi fece barcollare per via del buffetto alla spalla che mi aveva dato.
-"Noo, non siamo.. compatibili ecco, a me basta essere sua amica e poi io ho chiuso con le relazioni amorose"- mi lasciai sfuggire.
-"Mh, delusioni"-
-"Esattamente"- confermai, per far sì che ella ci credesse veramente. Arrivammo in Hotels, salutai calorosamente Kris con un abbraccio poi la vidi sparire in ascensore, mi sedetti nella Hall e ordinai un succo d'arancia nell'attesa che Derek fosse uscito dalla sua stanza.
-"Grazie"-
-"Di nulla signorina"- sorseggiai il mio succo, e inviai un messaggio al ragazzo.

Nina:"Sono nella hall"

Attesi qualche istante poi, la suoneria del mio cellulare mi fece sobbalzare. Ancora quel maledetto numero non in rubrica.
-"Pronto??"- sbottai nervosa.
-"Pronto??"- ancora quei sospiri, riagganciai.
-"Ok, ti piacciono gli scherzi a quanto pare vediamo se così ti arrendi.."- parlai fra me e me, composi il numero che mi aveva telefonato ma nulla quest'ultimo era inesistente. Seccata inserì il cellulare nella mia borsetta, forse avrei dovuto semplicemente ignorare e godermi Parigi fino all'ultima goccia. Intravidi il ragazzo uscire dall'ascensore, indossava un paio di jeans scuri i suoi soliti anfibi pesanti e un maglione nero con un giubbotto di pelle. Sorridente, mi si avvicinò.
-"Ehi, ma questo cappellino è adorabile"- esclamò, dandomi un buffetto per scostarmi il basco.
-"Ti piace? È il tipico cappello parigino"- mi vantai, nel frattempo uscimmo dalla struttura.
-"Vedo che ti stai ambientando"-
-"Assolutamente si!"- felice come una pasqua, gli afferrai la mano, riempiendo tutti gli spazi.
-"Sei pronta allora per il tour della grande torre ?"-
-"Prontissima"- esclamai, sistemandomi il capello più in basso e cominciando a saltellare dalla gioia. Egli rise sonoramente a quella scena infantile, mi si avvicinò e mi bacio la tempia velocemente.
-"Ok andiamo allora"-

A mia insaputa Derek aveva pagato per entrambi l'ingresso alla torre, permettendoci di salire fino all'ultimo piano e goderci il mozzafiato panorama di quella città incantevole, avrei voluto avere li la macchina fotografica per immortalare ogni momento, ogni emozione, ogni sfumatura arancione del sole che stava per tramontare lasciando spazio all'altra magnificenza notturna. Pranzammo poi con un pasto al volo, niente di complicato o sofisticato, lui non era come suo padre amava le cose semplici e genuine, proprio come me. Quell'hot dog era così buono che mi lasciò l'amaro in bocca quando finí, che me ne presi immediatamente un'altro non era molto grosso, dovevo pur stare attenta alla linea ma in quel momento eravamo a Parigi, degli scrupoli mi sarei occupata una volta rientrata a New York.
Erano le cinque quando varcammo la soglia del nostro piano.
-"A che ora è la serata?"- stavo girando la chiave nella serratura della mia camera, avevamo intenzione di guardare uno dei film che avevo scaricato sul mio laptop.
-"Non ne ho idea, ma non credo fra molto"-
-"Oh"- sibilai, quando però entrai nella stanza ebbi quasi una scossa al cuore, una donna sulla quarantina bionda con una folta frangia era intenta a sistemare il suo alto e grande beauty sulla poltroncina.
-"Oh ciao, io sono Kelly scusami se sono entrata così ma ho voluto cominciare, saremo in anticipo"- confusa, osservai un vestito coperto da una fodera sistemato sul materasso. Mi spogliai del mio cappotto, anche Derek fece lo stesso.
-"Cominciare per cosa?"- parló antipatico il ragazzo, che storse il naso.
-"A sistemare i trucchi e le spazzole, cara tu come ti chiami?"- la donna aveva un non so che di materno, sarà per la sua età, o per il dolce sorriso stampato sul viso.
-"Nina"- affermai, titubante.
-"Perfetto, va a lavarti cambiati e indossa questa"- mi pose una vestaglia di seta con a destra la scritta in corsivo Cartier Maison esattamente come alla sfilata di capodanno.
-"Ehm.. d'accordo"-
-"Il ragazzo va via?"- si rivolse ad egli, che nel frattempo si era accomodato sull'altra poltroncina smanettando con il suo cellulare, forse era infastidito e seccato per via di quella donna che avesse fatto saltare i nostri piani.
-"Aspetto qui"- sorrise fintamente. Mi ci avvicinai e senza dare nell'occhio lo spintonai leggermente.
-"Smettila di essere maleducato"- parlai a denti stretti sperando che la make up artist non ci sentisse. Scrollò le spalle con nonchalance, probabilmente ignorando ciò che gli avevo appena detto. Sapevo che c'era qualcosa che non andava, sollevai gli occhi al cielo e mi preoccupai di non badarci per il momento. Feci una doccia calda, lavai nuovamente i capelli strofinando per bene e massaggiai il mio corpo con una crema al cocco che usavo spesso.
-"Perfetto, siediti qui cara iniziamo con la piega"- gentilmente ella battette la mano sul fondo della sedia, mi ci sedetti con indosso la vestaglia sottile. Mi sentivo una diva, una di quelle star mondiali che si fanno truccare e preparare prima di una gala o un red carpet, non ero mai stata truccata prima. Tirai su un ginocchio al petto, e mi rilassai sotto il tocco di un'esporta mentre maneggiava il phon e la spazzola tonda per i boccoli larghi. Li racchiuse tutti in una serie di bigodini, la mia testa sembrava un astronave, il ragazzo aveva riposto il cellulare in tasca e aveva cominciato a guardarmi con un immensa voglia di prendermi in giro, di tanto in tanto gli lanciavo occhiatacce omicide, altre tiravo fuori la lingua come una bambina dispettosa.
-"Smettila, non sono male!!"- ormai Kelly non badava più a noi, si concentrava su di me e sul mio aspetto.
-"Se vieni così alla serata spaventerai a morte gli invitati"- sfociò in una risata fragorosa, forse anche sul viso della donna comparve un mezzo sorriso che tentò di nascondere.
-"Non ci verrò così, stupido, questi qui verranno sciolti dopo"- Kelly avvicinò il suo beauty era l'ora del make up, la parte mia preferita in assoluto.
-"Adesso non farmi ridere o ti ammazzo se il trucco viene un disastro per colpa tua"- fui categorica, gli puntai minacciosamente l'indice contro, egli rise come un matto per la mia espressione esterrefatta e preoccupata.
-"Ok, va bene farò del mio meglio"- alzò le mani in segno di resa, poi Kelly mi disse di chiudere gli occhi.
Sfumò sulle palpebre alternando un nero e un oro più all'angolo dell'occhio, una base non troppo pesante e un tocco di colore alle sopracciglia. Sulle labbra stese un colore chiaro, un rosa tenue, infine sugli zigomi mise dell'illuminante e spolverò del blush pesca sulle gote.
-"Ok fanciulla, vado a preparami ci vediamo dopo"- mi schioccò un occhiolino e una carezza sulla spalla, ricambiai con un sorriso.
-"Ok tesoro puoi guardarti se vuoi"- parló la donna, una volta che Derek uscì dalla camerata. Annuí e Kelly mi porse uno specchio tondo, contemplai la mia immagine a quello specchio sembrai irriconoscibile, quel volto tumefatto e pieni di lividi non c'era più era scomparso per far spazio ad una donna fiera e soprattutto libera. Ebbi gli occhi ludici, quando pensai alla strada che avevo percorso, al coraggio che avevo avuto di trasferirmi e iniziare una nuova vita per lasciarmi la vecchia alle spalle. Sarei voluta essere così forte anche coi miei sentimenti, con ciò che provavo, ma questo richiedeva un grande sforzo.
-"Ti piaci?"- sorrise ampiamente la donna.
-"Si.. molto, è fantastico grazie"- risposi con la voce incrinata.
-"Bene allora vestiamoci così ti sciolgo questi e passo alla pettinatura"- obbedì, mi liberai dalla vestaglia e Kelly mi aiutò gentilmente ad indossare l'abito bordeaux scelto apposta per me. Quest'ultimo aveva un'ampia scollatura sulla schiena contornata da alcuni ricambi ton su ton, sul davanti invece calzava morbido avvolgendo i seni in una dolce presa, le maniche erano lunghe e scendeva infine leggero e vellutato sulle cosce fino a coprire le décolleté in pelle. Kelly avvolse la cascata di boccoli su un lato destro del collo, unendo il tutto con un torciglione dello stesso colore dei miei capelli per far sì che non si notasse. Indossai infine, un orecchino vistoso che riempì il collo di luce e eleganza.
-"Ok siamo pronte, io ho finito ci vediamo domani per la sfilata"- schioccò un affettuoso occhiolino e cominciò a riposare le sue cose.
-"D'accordo, e grazie"- con un cenno del capo, afferrai la mia clatch è leggermente impacciata uscì dalla camera, i corridoi erano silenziosi, bussai alla porta di Derek ma quest'ultimo non rispose probabilmente doveva essere già sceso, pensai.
Kristie insistette tanto nel farmi salpare nel suv assieme ad ella, ma le risposi che mi sembrava più giusto stare con Jessie e gli altri partecipati, seppur intristita mi diede retta e lasciò perdere l'idea.
Espace Europe Etoile, così si chiamava la location nella quale si sarebbe svolta la serata di beneficenza, l'esterno era contornato da fotografi e flash che continuamente illuminavano i nostri volto. Scesi dall'auto in compagnia di Jess, dalla macchina più avanti scorsi Derek uscire assieme a suo padre. Era elegantissimo, indossava un completo nero e una camicia grigia al di sotto perfino abbinato a un paio di derby opache. I capelli corti gli erano stati leggermente gelatinati all'indietro, aveva rasato le guance alla perfezione. Non potei fare a meno che ammirare la sua bellezza che traspirava da ogni dunque. Si stava aggiustando la giacca,la sbottonò e cercava con insistenza il mio viso. Quando finalmente le nostre iridi si incrociarono, sventolai in maniera ironica le dita per salutarlo egli non attese un attimo, mi venne incontro.
-"Però!! Devo ammettere che non sei male"- ironica, gli lanciai un colpetto sul petto, la sua risata riempì i miei timpani.
-"Qualche volta mi impegno anch'io sai"- risi, poi mi fece cenno di avviarci verso l'entrata coperta da paparazzi. Camminammo lentamente, egli pigiò il palmo freddo della sua mano esattamente sull'orlo della schiena lasciata scoperta dal vestito.
-"Non credi di aver esagerato stavolta Stefens?"- sussurrò sensualmente, quel respiro caldo sul collo mi fece rabbrividire, nonostante avessi indosso lo scialle pesante a coprirmi le spalle.
-"Nha, credo sia al punto giusto"- tenni il tono basso, assecondandolo.
-"Dovrò stare attento allora, non mi va proprio l'idea che questi uomini di mezza età possano guardarti in quel modo"- trattenni un risolino, posando cordialmente la mano davanti alla bocca. Per quell'occasione anche un paio di guanti corti in pelle abbinati al pellicciotto m'avevano fatto indossare. Curato tutto nei minimi dettagli.
-"Nessuno mi guarderà, non sono poi così appetibile"- risposi in maniera soffusa.
-"Infatti non lo sei"- rimasi delusa da quel suo commento, non era certamente da lui.
-"Per fortuna.."- continuai sgarbatamente.
-"Sei irresistibile.."- brividi freddi mi scombussolarono il corpo, ricoprendolo di fremiti e sensazioni da me sconosciute. Quella mano dalle dita affusolate era ancora adagiata alla mia schiena, mi ci ero abituata ormai al suo tocco, leggero e talvolta anche delicato. Nessuno mi aveva mai sfiorata e tratta in quel modo, nonostante fossimo ambigui e strani amici, Derek era il mio rifugio.
Quelle labbra accantonate al mio lobo mi fecero tremare ogni corda sottile dell'anima, arrivando a scalfire il cuore come una lama bollante. Sorrisi, non ebbi la forza la rispondere la sua bellezza m'inebriava la mente.
Jessie si era già avviata con altri nostri colleghi e John camminava fiero dinanzi a noi accompagnato da sua figlia. Pensai a mia madre, a come andasse la loro improbabile relazione anche se mi disturbava parecchio John risultava essere il miglior partito nella lista lunga di mia madre, votavo per lui in un certo qual modo. Se non fosse stato stato il mio capo e ne tanto meno il padre di Derek, lo avrei preferito ancora di più. La sala non era molto grande, predominavano il bianco e il rosso, tutto il stile moderno e accuratamente elegante e sofisticato, d'altro canto eravamo a Parigi. La serata era già concimata, datone la marea di gente vestita in giacca a e cravatta che sorseggiava champagne. Uomini alti, distinti, niente a che vedere con il genere maschile con il quale ho sempre avuto a che fare. Donne eleganti e raffinate, probabilmente anche con una leggera puzza sotto il naso, ma i loro visi erano così belli, rilassati e sorridenti. Forse un po' mi era stato concesso di sorridere di essere felice e smetterla con l'auto commiserazione, d'altronde avevo cambiato idea, Robert era libero ma come avrebbe fatto a trovarmi in un posto improbabile come quello, ero serena per la prima volta nella vita sapevo che quest'ultima poteva donarmi un sano futuro. Nonostante fossi in eterno conflitto con quel ragazzo, che mi aveva fatto sbattere contro una serie di sentimenti mai provati prima, sensazioni nuove e turbolente scelte difficili e controllo delle proprie azioni. Decisi di non esagerare con l'alcol quella sera, di fatto bevvi soltanto un bicchiere di champagne per poter brindare con tutti ai soldi della sfilata che sarebbero dovuti andare in beneficenza. Chiacchierai a lungo con Jessie, restando alla larga però da quelle persone che mi avevano giudicato a cena la sera precedente, anche Kristie si unì a noi nonostante ella fosse leggermente impegnata a sostenere importanti conversazioni con suo padre accanto ad alcuni pezzi grossi.
-"Nina, vieni!"- il richiamo di John mi fece scusare con Jessie, che mi stava raccontando della sua nuova conquista all'interno della Maison.
-"Si, arrivo"- accanto a suo padre vi era Derek, ci eravamo scambiati si e no qualche parola durante la serata,d'altronde passavamo insieme ogni minuto della giornata era anche giusto dedicare del tempo alla mia amica e a sua sorella. Tenendo stretto fra le dita l'orlo del vestito troppo lungo, mi avvicinai al quadretto delizioso che comprendeva John, i suoi figli e un uomo robusto dai capelli brizzolati e leggermente più abbronzato del normale.
-"Stefens, volevo presentarti Giorgio ha contribuito molto a questa serata"- poi collegai.

Quale altro Giorgio poteva mai essere?

-"Oh.. molto, molto piacere signor Armani"- balbettai e me ne vergognai a morte, ci stringemmo la mano, l'uomo aveva un viso simpatico e maturo.
-"Un grande piacere anche per me signorina, ho saputo da fonti certe che il mese prossimo sfilerà per Garavani"-
-"Si.. cioè, va a John il merito di tutto"- fui modesta, il ragazzo mi incoraggiava con lo sguardo perifno sua sorella non era nella pelle.
-"Non sapevo avessi una un'asso nella manica vecchio mio"- scherzò con quest'ultimo, i due risero assieme sorreggendo fra le mani bicchieri di vino che venivano continuamente serviti agli ospiti.
-"E già, Nina Stefens è il mio asso nella manica"- l'uomo mi circordò le spalle con fare paterno, percepì un leggero calore sintomo di quello strano e sconosciuto sentimento chiamato affetto. Gli occhi di Derek però, si velarono di rabbia, si irrigidì sul posto i muscoli gli guizzarono di sotto la camicia e aveva curvato le sopracciglia senza smettere di fissarmi neanche un attimo.
-"Scusate"- si congedò il ragazzo, privandosi del suo bicchiere e poggiandolo su un vassioio portato sulle braccia da un cameriere li vicino. Fui stranita dal suo atteggiamento.

Che fosse geloso di suo padre?

Kristie mi guardò consapevole con un velo di malinconia in volto, vidi il ragazzo allontanarsi e raggiungere la terrazza sottostante, avrei voluto inseguirlo magari fargli capire che nessuno poteva portarmi via da lui, ne tanto meno suo padre poteva comprarmi in quel modo. Ero felice di essere stata notata ma d'altronde il concorso era ancora in corso e non era giusto da parte di John comportarsi in quel modo, preferirmi davanti agli occhi di tutti.
-"Sono molto curioso di vedere i tuoi lavori domani, magari potremmo lavorare insieme un giorno.."- azzardò Giorgio, quasi mi bruciarono gli occhi dalle lacrime non potevo credere a ciò che avevo appena udito. Giorgio Armani mi aveva chiesto se mi andava di lavorare con lui qualche volta, probabilemente si trattava di un sogno non poteva essere vero.
-"Nina vieni ti presento la signora Runway, è li assieme a Karl"- m'incitò John, tenendo sotto braccio sua figlia coperta da un meraviglioso vestito nero in seta.
-"Io.."- balbettai, osservai la terrazza, indecisa sul da farsi.

Seguire il mio sogno, o seguire quel problematico ragazzo?

Un'ardua scelta.
-"Su, vieni"- sorrise l'uomo, mi morsi il labbro e mi maledì per la scelta che avevo fatto.
-"Ehm, vi raggiungo dopo.. vado un secondo alla toilette"- mentì, egli annuì e tornò a parlare di alta moda con i suoi colleghi stilisti. Cercai invano fra la gente qualcosa che mi riportasse a quella terrazza, finalemente dopo aver continuamente chiesto "permesso", trovai l'ingresso vetrato della terrazza mi strinsi nel mio scialle caldo per via della brezza fredda. Egli era li, concentrato e con lo sguardo fisso al panorama parigino illuminato da piccoli schizzi di luci provenienti da lontano.
-"Ehi"- sibilai, raggiungendo il suo fianco e unendo lo sguardo alla città notturna.
-"Non dovresti essere qui"- non fu severo, ma soltanto rattristato il che mi suonò veramente strano.
-"E dove altrimenti?"-
-"Ci sono persone di la che vogliono comprarti Nina, hai talento e non dovresti farti scappare queste occasioni"- mi schiarì la gola e cominciai ad osservare il suo profilo perfetto, dal naso piccolo alle labbra carnose.
-"Nessuno mi comprerà Der"- si voltò lentamente piantando le iridi blu nelle mie. Quasi rimasi spossata da quello sguardo, tanto profondo quanto intimidatorio.
-"È il tuo sogno"- sorrise di sghembo, tornò a fissare dinanzi a se.
-"Arriverà il mio momento"- m'avvicinai al suo avambraccio adagiando il capo alla sua muscolosa spalla, baciai il tessuto della sua giacca concentrandomi sul suo sguardo assorto e pensieroso.
-"Che cos'hai?"- dopo svariati secondi, il suo braccio circondò le mie spalle strofinandosi la pelle fredda per poterle donare calore.
-"Sei veramente troppo bella stasera"- quel tono ironico mi diede la conferma che forse quella rabbia temporanea era svanita. Di fatto, ridacchiai allegramente.
-"Si, certo.. sono sempre la stessa"- giocherellai con le piccole piume poste all'orlo dello scialle, tenevo lo sguardo basso ero arrossita di colpo, non ne conoscevo il reale motivo ma quegli occhi scuri continuavano a non darmi tregua, mi leggevano dentro.
-"No, stasera no"- il timbro basso, roco mi fece scattare il viso nella sua direzione. Fu un attimo, nel quale seguimmo soltanto le nostre emozioni o meglio dire, egli fece ciò che probabilmente si sentiva di fare. Adagiò le sue labbra sulle mie, tenendo alto il mento con due dita. Avrei voluto cacciarlo, urlargli che non potevamo baciarci se eravamo amici, addirittura come fratelli una volta aveva detto. I fratelli e gli amici non si baciano, ne tanto meno si guardano in maniera innamorata.

Innamorata?

Senza che me ne rendessi conto ero fra le sue carni, quella labbra rosee cominciarono ad avvolgere le mie in un tiepido abbraccio, fino a schiuderle e a bagnarle con la lingua accaldata che raggiunse la mia in pochi secondi. Quel sapore di menta e champagne mi offuscò la mente, così tanto che le agí senza rendermi conto delle mie azioni. Avvolsi un braccio attorno al suo collo per far sì che si stringesse più al mio viso, quella dolcezza divenne pian piano passione. Focosamente le bocche si univano, si cercavano premette il mio corpo al marmo della ringhiera chiudendomi in una morsa i fianchi con le sue braccia forti. Gemetti, quando diedi un senso alle mie azioni e staccai violentemente le labbra dalle sue. Ansimante, attaccò la fronte alla mia.

Cosa diavolo era successo?

Sembrò quasi un sogno, una scena surreale vista dall'esterno ma vissuta in prima persona. Spaventava, irrequieta, desiderosa e impacciata così mi sentì quando sprofondai nelle sue iridi. Mai avevo visto occhi blu così belli, i suoi li batteva tutti. Era successo ancora, e ancora una volta avrei dovuto sopprimere quelle emozioni che avevo provato, quel calore al basso ventre e quel corpo scosso da milioni di brividi mai sentiti prima sulla pelle. Ero abituata agli schiaffi, ai calci, al membro maschiale che penetrava in me violentemente, mai avevo provato tale dolcezza e delicatezza nella mia vita. Nonostante egli apparisse arrogante e prepotente i suoi tocchi mi parevano leggeri come piume. In pre da una serie di sentimenti confusi, osservai le sue labbra arrossate e sporche di rossetto, tolsi via l'eccesso dalle mie con il palmo della mano. Respirai a fatica, dovevo andare via di lì e buttarmi sotto un getto d'acqua ghiacciata.
-"Nina.."- mi sembrò così lontano la sua voce, eppure non avevo bevuto ero lucida, di fatto me ne sentí ancora più in colpa.
-"Nina guardami"- le sue grosse mani affusolate si posarono sulle guance, le sue iridi di velarono di paura esattamente come le mie.
-"Io.. io, devo andare scusami"- mollai giù le sue mani, e a passo svelto rientrai nella sala ancora piena di gente. Quei chiacchiericci si trasformarono in un frastuono estenuante tanto da farmi venire improvvisamente una terribile emicrania.
-"Eccoti Nina ti stavo cercando, ma dove vai?"- la voce di Jessie giunse alle mie orecchie mi stava tenendo un braccio.
-"In albergo, non.. non mi sento tanto bene"-
-"Vuoi che ti accompagni? Sei impallidita sembra quasi che tu abbia visto un fantasma"- sorrisi mentalmente alla sua soglia di preoccupazione, ero bello sapere che a qualcuno importava di te.
-"Si sto bene.. Timor mi accompagnerà a casa"-
-"Chi è Timor?"-
-"L'autista di John.."- vidi Derek in lontananza, mi cercava insistentemente fra la gente.
-"Ora devo andare ma ci vediamo domani mattina a colazione"- fuggí senza neanche darle il modo di rispondere, l'indomani mi sarei scusata con John per essere andata via in quel modo. Scesi rapidamente la scalinata rischiando di inciampare, tolsi via le décolleté per raggiungere più velocemente la macchina.
-"Timor mi accompagneresti in Hotels per favore?"- l'uomo vestito in bianco e nero con gli occhiali da sole se ne stava lì impalato accanto al suv.
-"Certo signorina, salga pure"- annuí e salí a bordo.
Quando rientrai in albergo mi sentì leggermente sollevata, specialmente nel momento in cui mi catapultai a capofitto sotto il getto d'acqua fredda del mio bagno privato. Respirai finalmente a pieni polmoni, il trucco mi si sciolse completamente sul viso mi preoccupai però di non toccare i capelli non avevo alcuna voglia di asciugarli. L'intento fu di ripulirmi, con quell'acqua fredda, da tutti quei sentimenti malsani e non naturali che avevo nei confronti di Derek, volevo mandarli via a suon di pedate. Forse, momentaneamente ci riuscì fino a quando un tre quarti d'ora dopo non udí la porta della mia camera spalancarsi.

Dannazione, dimentico sempre di chiuderla a chiave.

Quella volta indossare un accappatoio bianco, mi ripulì il viso sporco di trucco sapevo già chi fosse entrato semplicemente non avevo per nulla il coraggio di poterlo affrontare, di guardare in faccia a ciò che realmente provavo. -"Nina!!"- bussò alla porta del bagno, sussultai.
-"Nina!! Nina apri sei lì?"- tirai un bel respiro, e con tutta la calma del mondo uscì dalla toilette. La sua immagine scombussolata con la camicia quasi sbottonata e privo della sua giacca, mi fece intendere che si era precipitato lì senza alcuna esitazione. Aveva l'affanno, posò le sue mani sui fianchi e mi guardò fare il giro della stanza per raggiungere il comò.
-"Ti serve qualcosa?"- quello strano atteggiamento da fina tonta mi si addiceva forse se non l'avessi affrontato, quel sentimento si sarebbe pian piano cancellato, sarebbe sfumato.
-"Perché sei scappata via? Maledizione, ma ti sembra il modo?"- alzò la voce, contai fino a cento per poter restare calma e indifferente.
-"Non sono scappata, non mi sentivo bene ma adesso è tutto ok.. sul serio"- lo incoraggiai, ma quando piantai le mie iridi nelle sue ebbi una stretta fortissima allo stomaco, ripensai per brevi secondi al suo sapore mischiato col mio. Provai addirittura a sorridergli, ma con scarsi risultati. Presi dal cassetto il mio pigiama di flanella e della biancheria intima.
-"Ma ti senti? Spero che tu stia scherzando"- si stava agitando, mi conosceva bene ormai sapeva quando mentivo.
-"Non sto scherzando, tu perché sei venuto?"- continuai ad ignorarlo, prendendo la crema dal mio beauty e spalmandola sul collo. Ero ormai convintissima del fatto che se lo avessi ignorato del tutto, quella situazione poco a poco si sarebbe sgretolata. Dovevo soltanto portare pazienza.
-"E me lo chiedi? Sei andata via in quel modo isterico"- mimò.
-"Io sarei isterica?"- risi nervosamente.
-"Si direi di sì, anche pazza aggiungerei mi sono spaventato credevo.."-
-"Tu cosa? Sono stanca Der non mi va di parlarne"- stesi la crema sulle mie ginocchia poi la riposi dov'era, cominciai a spazzolare i miei capelli più mossi del solito. Egli restò allibito dal mio atteggiamento menefreghista e volubile ma d'altronde era l'unico modo che conoscessi per non far degenerare le cose.
-"Si, eviti sempre di parlane.. fai così tu"- sbottó, avrei voluto cancellare quel bacio con una doppia passata di intonaco. L'amore non era di certo un sentimento che poteva appartenerci. Si guardò attorno ancora confuso, poi tornò a squadrarmi.
-"Vado a mettermi il pigiama.. sono stanca e vorrei dormire"- severa, e impossibile misi le braccia conserte. Sembrò offeso e in collera dal mio atteggiamento, soffrí nel vederlo in quello stato ma era necessario. Annuí lentamente, si passò poi una mano fra i capelli e la lasciò cadere distrutto.
-"Si.. d'accordo"- probabilmente anche per lui fu più facile non parlarne, se avesse voluto davvero cambiare le cose non ci sarebbe voluto molto nel gettare tutto fuori, ma non lo fece assecondò pazzamente il mio atteggiamento psicopatico restando impassibile al bacio focoso che ci eravamo scambiati in terrazza.

Un'ora dopo, mi trovavo a letto nella camera di Derek McCarthy voltata verso la grande finestra del Luxury Hotels di Parigi, a contemplare il suo braccio muscoloso cingermi calorosamente il bacino. Quella presa a cucchiaio mi fece ripensare alle prime volte in cui avevamo dormito insieme, a Portland. Sospirai affranta, il suo fiato mi finiva continuamente sul collo e fra i capelli che egli scostava di tanto in tanto, ciocca dopo ciocca. Una lacrima, scorse lungo la mia guancia ormai accaldata, avrei voluto sopprimere quell'acqua salata ma fu impossibile essa aveva già raggiunto il mio collo. Neanche un lume accesso, soltanto il bagliore della luna percepibile al di fuori del balcone riusciva ad illuminare fiocamente i nostri volti e i corpi avvinghiati sopra le coperte.
-"Nina.."- quel sibilo sforzato e roco mi fece tremare.
-"Cerca di dormire Derek"- sospirò, voltandosi dal lato opposto, io soffrì profondamente al suo mancato contatto.




#ANGOLOAUTRICE

Secondo voi, quante volte seguire il proprio istinto risulta essere uno sbaglio? Nina avrà sbagliato ad assecondare l'istinto di Derek?

Miss Adams❤️

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