IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

By SarahAdamo

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Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... More

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
9. Una possibilità
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
13. Mente e cuore
14. In trappola
15. Il Banchetto
16. La fragilità del buio
17. Indecisioni
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
25. La sorpresa
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
36.Irresistibile
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
61. Tutto cambia velocemente
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

35. Parigi

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By SarahAdamo



"L'unica regola del viaggio è: non tornare come sei partito. Torna diverso."
(Anne Carson)


Non ero molto ansiosa, d'altronde su un aereo ci ero già stata per recarmi a Portland quel Natale dell'anno duemila undici, ma un viaggio con durata otto ore e trentacinque minuti non l'avevo mai affrontato. Ero pronta per Parigi, a John era piaciuta la mia collezione avevo tenuto nascosta però quella riguardante i foulard e i cappelli, sotto indicazione del foglio. Il nostro direttore aveva fatto preparare due jet privati, uno piccolo dove avrebbe alloggiato lui e un'altro un po' più grande per i partecipanti e  il resto del team. Quando finalmente cercai il mio posto, che mi era stato indicato sul biglietto, notai con molto piacere che accanto al mio vi era Jessie che entusiasta mi sventolò la mano per salutarmi. La raggiunsi, misi il mio bagaglio personale nello scomparto sopra di noi e mi sedetti al suo fianco.
-"Allora? Non sei agitata?"-
-"Si un po'.. ma Finch?"- mi guardai in giro, ma fra i sedili mezzi pieni non lo vidi.
-"Oh lui non viene cioè, ha avuto dei problemi con la sua famiglia per cui non è potuto partire"-
-"Mio Dio mi dispiace.. speriamo sia tutto ok"-
-"Già"- poi però le tornò l'entusiasmo, infondo eravamo dirette a Parigi, una delle città più romaniche e meravigliose del mondo specialmente una delle più chic e all'alta moda.
-"E dimmi con Derek come procede?"- le brillarono le iridi a quella domanda, trattieni una risata datone la sua espressione sorridente e bimbesca.
-"Procede alla grande, spero non cada in uno dei suoi soliti colpi bassi"- risposi tranquillamente.

A proposito di Derek, vi starete chiedendo che fine a ha fatto vero?

-"Eppure mi fa proprio strana la vostra situazione.. insomma, deve pur esserci qualcos'altro"- inserì queste ultime parole in due ampie virgolette.
-"E invece ti sbagli, siamo amici.. molto amici"- enfatizzai queste ultime, proprio in quell'istante voltai lo sguardo all'entrata dell'aereo, stavano per chiudere lo sportello quando quel ragazzo tenebroso e dai capelli scuri varcò la soglia a perdi fiato. Dopo aver detto qualcosa all'hostess, spaesato e probabilmente ansioso di scorgerli fra i sedili, finalmente mi vede. Sorrise ampiamente, io feci lo stesso.
-"Ma non doveva viaggiare con suo padre?"- sussurò ella, l'aereo stava per decollare.
-"Non ne ho idea"- sussurai di rimando.
-"Mah, l'altro giorno li ho sentiti discutere nell'ufficio del capo.. sembrava una cosa seria"- spettegolò per poi inserirsi gli auricolari.
-"Sul serio?"- ero stranita dal suo atteggiamento, credevo che ormai avessimo superato quel tipo di problema, mi confuse ancora di più il fatto che Derek non mi avesse detto nulla e ne perfino lo avevo visto turbato nel rientro a casa.  In ogni caso ci avrei parlato più tardi. La mia amica ormai era già andata in catalessi, io adagiai il capo allo schienale cercando di rilassarmi il più possibile, avevo in programma di dormire almeno per tutta la prima metà del viaggio, nella seconda avrei acceso il mio laptop e avrei guardato una serie di film che avevo già selezionato e scaricato in download.

Non mi resi conto del lasso di tempo in cui dormí, ma seppi soltanto che qualcuno insistentemente mi stava picchiettando la spalla.
-"Nina.. Nina"- aprí lentamente le palpebre, mi strofinai gli occhi e finalmente accanto alla mia destra scorsi Derek, alto e vestito bene.
-"Che c'è? Siamo già arrivati?"- sbadigliai mettendomi la mano davanti alla bocca. Il posto accanto al mio era stranamente libero. Quando guardai dubbiosa il ragazzo egli fece in tempo a darmi una spiegazione.
-"Le ho chiesto se poteva sedersi al mio posto per un po"- probabilmente un po' mi infastidí il fatto che avesse chiesto alla mia amica che non vedevo quasi mai, di spostarsi, ma d'altro alto ero contenta di viaggiare al suo fianco e avrei voluto capitare nel posto accanto al suo. Tirai su le gambe per far sì che egli potesse passare.
-"Quanto ho dormito?"- dissi, ancora con la bocca impastata e gli occhi semi aperti.
-"Credo un due ore, non siamo partiti da molto"-
-"Mmh, merda"- imprecai, risistemandomi comodamente sul sedile.
-"Hai in programma di dormire tutto il viaggio?"- ridacchiò, a quanto pare risultò ben sveglio e frizzante al contrario della sottoscritta.
-"No, in realtà avevo scaricato dei film"- la sua presenza, stranamente riusciva a mettermi di buon umore, a contrario di quando invece prima non sopportassi neanche il suo timbro di voce.
-"Vediamoli subito allora"- entusiasta, tirai fuori dalla custodia il mio laptop e lo accesi. Egli lo afferró dalle mie ginocchia e lo pose sulle sue.
-"Der"-
-"Mh?"- i suoi occhi erano fissi sullo schermo, intenti a cercare la cartella nella quale avevo sistemato i film.
-"Perché non mi hai detto che hai litigato con tuo padre?"- sperai che non si arrabbiasse, specialmente in merito al fatto che lo avevo saputo da Jess, valeva a dire che quest'ultima era stata molto attenta a ficcare il naso negli affari altrui. Finalmente quelle iridi blu mi presentarono tutta la loro attenzione, chiuse lo schermo del pc.
-"Non lo so, cioè.. e poi non abbiamo litigato, soltanto discusso"-
-"Credo che per te sia lo stesso"- la sua espressione si irrigidì, divenne cupa.
-"Dice che non ho voglia di svolgere il mio lavoro, che passo tutto il giorno a guardare il culo delle sue segretarie"- sollevai un sopracciglio sempre più incuriosita.
-"Ed é vero questo?"-
-"Certo che è vero, ma è vero anche che sto cercando di impegnarmi"- si voltò di scatto verso di me, risi alla sua espressione accompagnata da quella frase insolita.
-"Perché ridi?"- un po' sorrideva anche lui.
-"Perchè sei un'ipocrita, ecco perché"- ridemmo insieme e gli diedi un leggero buffetto sulla spalla. Riaprí il pc e controllò la cartella film.
-"Ehi, c'è anche Zombie Apocalypse"- esclamò contento come una pasqua picchiettando il dito sullo schermo di vetro.
-"Be' si.. dopo tutto non sono male i film con gli zombie"- ammisi, egli sorrise ampiamente e premette play esattamente su quel film.
-"Lo vediamo subito allora"- risi a fior di labbra per il suo atteggiamento infantile, quando ad un certo punto mi osservó profondamente e le mie risa tacquero di colpo.
-"Su, vieni"- mi incitò a posizionare il capo sulla sua spalla, e così feci, senza troppe esitazioni.
Guardammo tutto il film, anche i titoli di goda, si stava comodi sulla sua spalla dopo tutto. Un'hostess passò con a se un carrellino, io presi un thè al limone e Derek una busta piccola di pop corn dolci. Dopo gli zombie fu la volta di "Le pagine della nostra vita" al quale egli sbuffó pesantemente ma nonostante ciò lo guardò in silenzio, tranne per le occhiatine maliziose ogni qual volta vi era una scena di sesso o romantica. Io, mi limitavo a ridacchiare o ad alzare gli occhi al cielo. Per tutta la durata del film, ebbi le guance accaldate. Guardare un qualcosa di romantico in presenza di Derek non era il massimo, datone che all'inizio cercava in tutti i modi di sedurmi, anche all'ora lo faceva ma sapevo che era soltanto il suo modo per farmi ammattire.
-"Non dirmi che a te piacciono i tipi come Noah"- brontoló, mangiucchiando un pop corn, ne afferrai una anch'io.
-"E perché no?"-
-"Be' perché.. perché è uno sfigato, poi mi sta venendo la nausea"-
-"A me piace. Mi potrebbe un tipo del genere"- ammisi, egli sembrò irrigidirsi.
-"Davvero?"- spostò il suo sguardo nel mio.
-"Si, davvero"- sorrisi, condividendo il suo sguardo. Tornò a guardare lo schermo, fintamente interessato.
-"A me piace la parte del cattivo invece"- risi a fior di labbra, non riuscì a trattenermi neanche se lo avessi voluto con tutte le forze.
-"Si questo lo sapevo già"- quegli occhi blu finirono nei miei, sorrise poi mi cinse con un braccio per fondermi maggiore comodità. Di fatto, appoggiai il capo al suo petto.

Grazie al comodo addome di Derek riuscì a dormire quasi per tutta la metà del viaggio. Con una scorta di alcuni suv neri raggiungemmo l'hotel nel centro di Parigi, per via del mal tempo e del buio della sera non riuscì a scorgere molto ma dal finestrino dell'auto potei osservare i negozi dai nomi noti sulle graziose stradine parigine e in lontananza alcune luci dorate proveniente dalla torre Eiffel. Mi promisi di andarla a visitare, anche soltanto dall'esterno, incredibile come la mia vita fosse cambiata in così poco tempo e per di più in un colpo di assoluta fortuna, quel volantino. Rimembrai il giorno in cui lo trovai, e nonostante fossi in ritardo di un giorno la direzione della Cartier Maison mi aveva comunque aggiunta nella loro lista di partecipanti. La mia camera era la 210, mentre quella di Derek si trovava a due stanze più avanti, mi sentì sollevata del fatto che fossimo allo stesso piano, coricarmi da sola in un enorme letto in pre dai miei demoni piu feroci era ormai un vecchio ricordo. Quella stanza era molto moderna, aveva le pareti bianche un letto da una piazza e mezza con trapunta color oro, un comò in legno massiccio e bianco un comodino accanto alla postazione letto e un tappetto grigio che contornava la zona mini salotto composta da due poltroncine bejie e un televisore sospeso. Accogliente e sofisticata, così, etichettai quella camera del Luxury Hotels Paris. Riposi i maglioni nei cassetti vari e i jeans in altri, i giubbotti mi preoccupai di appenderli sulle stanfelle nell'ampio armadio bianco dopo di che pensai di lavarmi per bene prima di cena. Uscita dalla doccia, m'avvolsi intorno un asciugamano bianco datomi dalla direzione del Luxury, lasciai invece bagnati i capelli lungo le spalle. Udì un leggero tocco alla porta, con lo sguardo corrucciato e i piedi nudi sulla moquette mi affrettai ad aprire.
-"Ottima sistemazione non trovi?"- il ragazzo entrò senza farselo ripetere due volte, si gettò a capofitto sul letto con tutte le scarpe.
-"Sofisticata oserei dire"- urlacchiai dal bagno, e ritornando con una spazzola.
-"Già, mio padre adora la sua ricchezza"- sarcastico, trattenne un sorriso. Mi avvicinai al bordo del letto mi ci sedetti e porsi la spazzola a quest'ultimo.
-"E' gentile però"- incrociai le gambe a farfalla ed egli cominciò a pettinarmi a capelli bagnati. Potei percepire il suo respiro caldo posarsi sulla mia pelle leggermente infreddolita.
-"Siamo vicini di stanza, credi sia una coincidenza?"- le sue dita s'accostarono al mio collo per poter recuperare altre ciocche bagnate e portarle all'indietro unendole al resto, spazzolò poi per bene lentamente soffermandosi anche sulle punte.
-"Nha, secondo me è stata tua sorella"- ridacchiai, egli mi seguì a ruota.
-"Si forse, chi lo sa"-  sorrisi, sua sorella è sempre stata una donna molto dolce, carismatica e anche un po ficcanaso, come Megan. Il mio disagio nei suoi confronti cominciò a placarsi, a lei piacevo come ella piaceva a me anche se cercavo disperatamente di mantenere un certo rapporto formale per via della sua e della mia posizione all'interno della Maison.
-"Ho finito"- annunciò egli lasciandomi pervasa da una serie di brividi lungo la schiena, mi schiarì la gola.
-"Ci vediamo a cena d'accordo?"- mi recai allo specchio e iniziai col spalmarmi una crema giorno sul viso massaggiandomi per bene le guance e la fronte.
-"D'accordo"- annuì e col passo di un bradipo si avviò alla maniglia. Sospirai, ancora non riuscivo ad accettare quella sensazione di impulsività che mi colpiva ogni volta nello stargli accanto, mi sentivo vulnerabile ero stata innamorata soltanto una volta, di Robert, non avevo mai conosciuto quei gesti docili e gentili, nessuno m'aveva mai insegnato ad affezionarmi a qualcuno a reagire secondo le pulsazioni che il corpo ci ordinava. Una battaglia continua, se ascoltare la parte razionale o dar retta ancora a quella debole e corruttibile parte del cuore. Mi vergognai nell'aver bisogno di qualcun'altro nella mia vita, Megan non mi sarebbe bastata per sempre.
-"Der"- egli si voltò di scatto al mio richiamo, leggermente confuso. Dondolai sui talloni, mi guardava divertito sapeva che stavo vaneggiando ma mi decisi, a passo svelto arrivai alla sua alta figura sollevai le punte dei piedi e gli scoccai un dolce e tenero bacio sulla guancia. Quando riaprì gli occhi, sul suo viso nacque un sorriso beffardo ma anche un po imbarazzato. Avvampai per quel gesto, mai compiuto prima d'ora se non con mia madre e la mia migliore amica. Quella guancia era morbida, vellutata esattamente come la sua bocca.
-"Non tardare ok?"- mi aveva detto, dopo aver calato il capo e sorriso timidamente.
-"Ok"- annuì velocemente, in cambio mi lasciò un bacio sulla fronte carezzandomi l'acute bagnata.
-"E asciugati, non si sa mai"- schioccò un malizioso e malevolo occhiolino, strabuzzai gli occhi e spalancai le labbra dopo avergli colpito la spalla con un buffetto. Ridemmo entrambi, poi sparì al di la della porta. Grazie ai riscaldamenti di quel Hotels potei indossare una sottile maglietta con il collo alto e un paio di jeans stretti. Presunsi, dal silenzio tombale del piano che fossero già tutti in sala per la cena così raggiunsi l'ascensore e prenotai  il piano terra. In quell'istante, un tremolio alla tasca posteriore dei miei jeans segnò l'arrivo di una chiamata sul mio cellulare. Ancora quel numero che non avevo in rubrica, con leggera preoccupazione risposi.
-"Pronto?"- insistetti ancora una volta, ma la sola cosa percepibile furono dei respiri pesanti. Rifiutai la chiamata immediatamente, forse anche un po spaventata e riposi il cellulare. Quando arrivai in sala, mi resi conto che la cena in tavola sarebbe stata servita soltanto per John e il suo team, la generale dell'Hotel si era già svolta almeno un'ora prima datone l'orologio che segnava le otto e trenta in punto. Tavoli addobbati con la massima finezza, al centro una serie di gelsomini increspati in un vaso assieme ad altre foglie verdi, bicchieri e calici di vetro e tovaglie in seta. Probabilmente ero in ritardo datone i tavoli quasi tutti pieni, osservai Jessie sventolarmi calorosamente la mano, le sorrisi, nonostante fossi ancora spossata da quella telefonata in solita.
-"Sei in ritardo, che stavi combinando?"- sussurò la ragazza, al nostro tavolo vi erano altri partecipati tra cui un paio di ragazze che avevo visto si e no due volte. Salutai tutti molto cordialmente, e mi posizionai il tovagliolo sulle ginocchia.
-"Il phon non funzionava così ho dovuto chiederne un'altro"- virai il capo a destra e a sinistra, quando incrociai il viso di costui, m'accorsi che mi stava cercando. Era annoiato, seduto accanto a sua sorella e a suo padre e ad una marea di sconosciuti, sembrò quasi innervosirsi osservò il casio al suo polso, premetti lo sguardo sul suo viso affinche egli potesse girarsi e accorgersi che in realtà ero arrivata. Finalmente le sue iridi si schiantarono nelle mie, sorrisi egli ingoiò un pezzo di saliva e si alzò senza neanche chiederne il permesso. Jess, al mio fianco, parlottava di un non so che riguardante una rivista di moda probabilmente della nuova collezione che Kors aveva copiato da Fendi, non mi interessò molto datone che quando il ragazzo si piazzò dietro la mia figura appoggiando una mano sul tavolo tutti ripresero a parlare con un tono più basso, compresa la mia amica che cercò di ignorare la cosa.
-"Perchè ci hai messo così tanto?"- quel tono severo mi infastidì, non era mio padre, ne mio fratello e ne tanto meno il mio fidanzato quel modo arrogante e maniaco del controllo mi fece spazientire.
-"Il phon era guasto"- sentenziai, sorridendogli fintamente. Dopo svariati secondi, nei quali osservò le persone al mio tavolo, io misi dietro l'orecchio una ciocca di capelli mossi.
-"C'è un posto al nostro tavolo, vieni a sederti con noi"- sussurò.
-"Non credo sia il caso, non sarebbe carino nei confronti degli altri"- feci di rimando.
-"Quindi non vuoi?"- ringhiò.
-"Si che voglio, ma si può sapere cosa ti prende?"- sbottai a mia volta, stava davvero esagerando e per un posto a sedere poi. Stava diventando davvero opprimente.
-"Ok, va bene ci vediamo dopo"- tentò di rilassarsi, mi sfiorò la spalla e poi tornò a sedersi. Cercai vagamente di rilassarmi, ma non fu facile con tutti gli occhi puntanti addosso.
-"Conosci molto Derek McCarthy vero?"- una giovane dai capelli rame cominciò a squadrarmi da capo a piede, con una tremenda puzza sotto il naso, al suo fianco una mora fece lo stesso.
-"Ehm si,.. si ci conosciamo bene"- innervosita cominciai a tagliuzzare l'insalata che nel frattempo ci aveva servito.
-"Si vede.. sai Mr. McCarthy parla molto di te, sei la sua preferita a quanto pare"- insistette la mora, per poco non mi strozzai con quel sorso d'acqua, per fortuna avevo Jess al mio fianco.
-"Nina ha molto talento"- s'intromise la mia amica sorridendo di rimando alle ragazze piene d'invidia. Forse, non avevano tutti i torti io ero diversa da loro vivevo con il figlio del capo, quest'ultimo prediligeva molto i miei lavori e in oltre mi aveva raccomandata come modella ad uno degli stilisti più famosi del mondo. Non mi sentì molto fiera di essere stata inserita in questo meccanismo, non mi piaceva spiccare fra la gente preferivo rimanere in disparte aspettando che qualcuno mi notasse, ero stata notata ma probabilmente nel modo sbagliato.
-"Si vede.."- le iridi scure di quella donna mi fecero un rapido check in, fui solleva quando finalmente il cameriere pose dinanzi a noi la prima portata, morivo di fame e forse con la bocca piena quelle iene avrebbero ripariamo il loro fiato.
-"C'è qualche problema forse?"- righiò la mia amica, sporgendosi dal suo posto.
-"Direi di si dal momento in cui, questa ragazza verrà sicuramente scelta in base alla simpatia di John"- intervenne un ragazzo dalla pelle olivastra.
-"Concordo"- annuirono le due ragazze, la mia amica schiuse le labbra ma venne bloccata dalla sottoscritta.
-"Qui tutti abbiamo del talento, e se mi sceglierà soltanto per simpatia sarò la prima a rifiutare questo lavoro d'accordo? E adesso.. mangiamo"- fui sorpresa dalla mia calma, in realtà tutti lo erano, perfino Jessie che restò a bocca aperta. Il fuoco cominciò a spegnersi e ognuno parlò degli affari propri,
-"Sei stata mitica, io non sarei riuscita a mantenere la calma"-
-"Già, non lo so neanch'io per la precisione"- il pesce era ottimo e anche il risotto con i funghi che seguì dopo.
-"Promettimi che non dirai mai nulla di tutto ciò che sai"- la raccomandai, sperando che nessuno fosse interessato alla nostra conversazione a bassa voce.
-"Te lo prometto"- ci sorridemmo all'usignolo, ero felice di aver trovato un'amica come Jessie, di lei mi potevo fidare era un'ottima compagnia anche assieme a Finch, nonostante Megan mi mancasse come l'aria. Nel bel mezzo della serata, John chiese la nostra attenzione picchiettando un coltello all'altezza dal calice di vetro.
-"Vorrei la vostra attenzione per favore, l'attenzione di tutti"- quel giorno era vestito in maniera sobria, un golfino nero e una camicia celeste dal di sotto. L'intera sala si zittì, tranne i camerieri che continuarono a gironzolare.
-"Ringrazio tutti voi per essere venuti, dopo domani sarà un grande giorno la sfilata è stata preparata in ogni minimo dettaglio questa fashion week sarà un successione. Colgo anche l'occasione per ringraziare la mia direzione che con grande impegnato ha lanciato questo concorso, come ben sapete la moda ha bisogno di novità, di idee fresche e ironiche, c'è bisogno di talento in questa impresa e.. in bocca a lupo ai miei concorrenti, stupitemi"- la gente rise, e brindammo insieme entusiasti, tutti tranne Derek che restò a fissare le bollicine nel suo bicchiere.
-"E auguro a tutti di esserci domani, per la serata di beneficenza che io stesso ho deciso di finanziare"- continuò dopo aver riso e parlottato con degli uomini al suo tavolo, facemmo tutti un secondo brindisi ma stavolta seguì le orme del ragazzo, stranamente ombroso e pensieroso.
-"Non sapevo ci fosse una serata di beneficenza"-
-"Non lo sapevi?"- la mia amica restò stupita.
-"Mh no, direi no. Spero di avere qualcosa di decente da mettere"-
-"Ma non c'è bisogno, abbiamo tutte già degli abiti stabiliti e anche un truccatrice personale non è grandioso?"- saltellò di gioia ella.
-"Sul serio? Vivo con il figlio del mio capo eppure non so mai un fico secco"- riflettei ad alta voce, per fortuna il resto dei colleghi al nostro tavolo erano impegnati a fare altro.

Con la pancia piena, mi recai all'ascensore ero stanca morta l'unica cosa che ormai velavano i miei occhi era quell'enorme e comodo materasso da una piazza e mezza. Prima che le porte si chiusero, Kris si affrettò a raggiungermi, ella premette il tasto del secondo piano io ero al terzo.
-"Come ti sembra Parigi?"- quel giorno stranamente, indossava dei jeans chiari e una camicetta bianca abbastanza sobria, perfino truccata molto poco.
-"Non saprei, dovrei passarci più tempo per decifrarla"- ridacchiai, ella acconsentì alla mia frase.
-"Che ne dici se domani mattina uscissimo a fare colazione insieme?"- avevo timore che qualcuno avrebbe potuto vederci, e che avrebbero continuato a pensare che fossi un assoluto approfittatore passare del tempo con la figlia del capo. Ma d'altronde, ero stanca di appesantirmi dei problemi e dei pensieri altrui era il momento di pensare a me stessa, avevo la coscienza pulita dopo tutto, quella situazione non me l'ero cercata di certo.
-"Si, è una buona idea"- una luce verde accompagnata da un tintinnio segnò l'arrivo del secondo piano.
-"Ci vediamo domani allora, intorno alle nove d'accordo?"- la bellissima ragazza dai capelli castani mi sorrise amorevolmente.
-"Si, a domani buonanotte"- feci di rimando, dopo tutto Kristie è sempre stata gentile e cordiale con me, avevamo stretto più confidenza nonostante cercassi di restare sempre sull'attenti. Le piaceva il modo in cui trattavo suo fratello, e a maggior ragione contemplava come quest'ultimo si comportava nei miei riguardi, diceva che era cambiato che non faceva altro se non cercarmi o nominarmi, un po mi fece piacere, quell'amicizia cominciava davvero a piacermi.

E' cosi sicuro che si trattasse soltanto di amicizia?

Quella tremenda voce dentro di me mi ricordava ogni volta quel dannato bacio e delle voglie nascoste di poggiare nuovamente quella bocca sulla sua, volevo molto bene a Derek, l'amore è sicuramente un'altra cosa, ma infondo cosa ne potevo sapere io dell'amore ero stata tradita fin dal principio, conoscevo soltanto le bugie le menzogne la violenza, nessun tocco delicato, nessun bacio dato con passione e desiderio. Soltanto forza, potenza, frustrazione e prepotenza, non conoscevo altro. Nonostante fossi estreanea a quelle sensazioni calde che provavo, quel ragazzo fin dal giorno in cui ho incrociato il sguardo riusciva a farmici tuffare dentro, da quando lo conoscevo ero diventata impulsiva, bisognosa d'affetto e continuamente sollevata dal vedere il suo viso nel rientro a casa all'ora di cena. Avevo scoperto molte cose, molti aspetti del mio carattere che probabilmente non sapevo di avere, scoprire quanto in realtà fosse rasserenante baciare la guancia di qualcuno e poterne percepire il tepore, quanto fosse dolce il ricevere una carezza all'altezza della tempia. Nonostante egli fosse un completo enigma, con continui sbalzi d'umore, sapevo che stava cercando di cambiare, noi ci stavamo cambiando a vicenda. Nel mentre pensai a tutto ciò, decisi di recarmi nella sua camera probabilmente vogliosa di passare del tempo assieme. Bussai lentamente, egli non rispose ma decisi di varcare la soglia ugualmente. La sua stanza era praticamente identica alla mia tranne per le poltrone sostituite invece da un divanetto piccolo, non scorsi la sua figura in giro controllai anche nella toilette privata ma quando stetti per andare via notai un biglietto sul comò il legno, lo afferrai:

"Se mi stai cercando, sono nell'idromassaggio nell'Hotels"

Sorrisi come un ebete, poi però arrossì al pensiero di scorgerlo in costume, nonostante abitassimo nella stessa casa mi era capitato spesse volte di incrociarlo in corridoio con indosso soltanto un asciugamano in vita, ma risultava essere di sfuggita non mi ci ero mai applicata veramente. Pensai, anche io invece non avevo un costume non potevo rilassarmi anch'io in quella vasca con le bollicine, decisi che al mercato il giorno dopo ne avrei preso uno. L'idea di qualche ora impiegata a rilassarmi in un bagno caldo mi allettava. Grazie alla receptionist raggiunsi il piano sotto zero in cui si trovava la sala relax e la piscina, una volta arrivataci con l'ascensore osservai la grande stanza vetrata sul tetto e contornata da alcune piante finte, una grande vasca al centro rettangolare e un'altra più piccola, una serie di lettini bianchi lungo i bordi e delle riviste sui rispettivi tavolini. Egli era li, appoggiato con le braccia al bordo più lontano, era pensieroso, tanto da non accorgersi quasi del mio arrivo.
-"Potevi anche dirmelo che c'era l'idromassaggio, mi sarei procurata un costume"- il mio timbro di voce divertito lo fece voltare, quel velo malinconico scomparve all'improvviso, s'avvicinò nuotando al bordo dove precedentemente mi ero seduta con la gambe a farfalla.
-"Possibile che tu non lo capisca? Senza un costume avremmo fatto il bagno insieme nudi"- a quella provocazione risi di gusto, avevo imparato a capire le sue battute erotiche e sessiste.
-"Tu sogni troppo McCarthy"- e con le braccia si appoggiò al bordo dove ero seduta.
-"Può darsi ma.. almeno ci provo"- schioccò un malizioso e veloce occhiolino al quale risposi con una consueta alzata di iridi.
-"Sicura di non voler entrare?"- indicò l'acqua con le bolle, era invitante certo, con quel freddo riscaldarsi in una grande distesa d'acqua bollente.
-"Non ho il costume te l'ho detto"- replicai, sapevo dove volesse andare ad a parare, semplicemente non volevo dargli tutta quella soddisfazione.
-"Hai la biancheria intima no? E poi qui non c'è nessuno"- arrossì violentemente per la sua schiettezza.
-"Io.."- d'improvviso spalancò gli occhi e labbra incredulo.
-"Oh.. non dirmi che non porti la biancheria Nina"- avvampai, e gli colpi la spalla con un pugno.
-"Smettila, sei insopportabile quando fai cosi"- nonostante la situazione imbarazzate, mi scappò un sorriso, lo stesso che scoppiò a lui.
-"D'accordo va bene a te la scelta ma.. ci conosciamo, non c'è niente di male"- vagai intensamente in quei pozzi blu, mi stava sfidando, avrei voluto sfiorargli quel viso tempestato di goccioline e vapore. Un'enorme cappa di vapore, che cominciò a farmi sentire estremamente caldo. Infondo, era stancante rinunciare sempre a ciò che si desiderava per dar retta costantemente a quella sensazione di compostezza, fare sempre la cosa giusta, in quel momento invece decisi di fare la cosa sbagliata.
-"Ok va bene entro, ma.. non t'azzardare a.."- arrossì al solo pensiero, un po anche le sue guance si colorarono di rosso scarlatto, e questo mi stupì.
-"Si, promesso"- alzò le braccia in segno di resa. Mi spogliai della maglietta restando in reggiseno nero, percepì immediatamente le pelle bruciarmi per via di quelle iridi insistenti e penetranti. Stranamente dopo la parte superiore, cominciai a sentirmi meno imbarazzata, coraggiosa mi privai delle scarpe e dei jeans restando in silp, che per fortuna risultarono decenti e non troppo provocanti da poter essere un'ottima pietanza per un lupo affamammo come egli.
-"Non è stato molto difficile"- trattenne una risata, coprendosi la bocca con la mano. Legai i capelli mossi in una crocchia e cominciai ad infilare le gambe nell'acqua bollente.
-"Sta zitto Derek"- sbottai divertita, presi coraggio e mi immersi completamente. Un brivido di freddo m'assalì, ma poi scomparve immediatamente. Stetti attaccata al bordo, egli si piazzò dianzi a me, per fortuna in quella parte della piscina avevo ancora un po di piede.
-"Molto coraggiosa Stefens"- fiero di me, mi mostrò un sorriso.
-"Domani mattina tua sorella mi ha invitato a colazione"-
-"Mi ha rubato l'idea, volevo essere il primo a portarti in giro per Parigi"- non era totalmente una battuta, bensì notai un sincero dispiacere nella sua voce.
-"Potremmo vederci per pranzo che ne dici?"- quel disperato tentativo di fargli sorridere, quella voglia irrefrenabile di non deluderlo o semplicemente di farmi perdonare di qualcosa che in realtà non avevo fatto.
-"E va bene ma.. alla torre Eiffel ti ci porto io"- mi puntò contro l'indice, risi a fiori di labbra.
-"Ok va bene, affare fatto"- poi, qualche minuto di silenzio.
-"Tua sorella è.. molto dolce"-
-"Lo è sempre stata, poi non so.. le piaci"- si irrigidiva quando parlavamo della sua famiglia, nonostante a quell'epoca sapessi la verità egli continuava a nascondersi dietro quel velo malinconico e seccato.
-"Le piaccio perchè sono l'unica che abbia avuto il coraggio di esserti amica Der"- trattenni un risolino, non volevo cadere nella serietà non ne avevo minimanete la voglia.
-"Questo è vero si"- ridemmo di gusto insieme, non mi ero accorta in realtà di quanto fossimo vicini, le sue ginocchia sfiorarvano di poco le mie. Passarono alcuni minuti, nei quali non facemmo altro che osservarci intensamente.
-"Era molto violento?"- quella domanda, fu come una lama al petto, come liberare un fiume da una diga. Quegli occhi erano diventati improvvisamente seri, e forse anche un po tesi. Staccai il mio sguardo dal suo, le iridi mi divennero lucide in un solo colpo. Annui, le parole mi si era bloccate in gola.
-"Anche quando ti.."- quel respiro finì sulle mie labbra, le nocche delle sue dita bagnate presero a carezzarmi uno zigomo risalendo lungo tutta la guancia.
-"Si, anche quando mi toccava"- ebbi il coraggio di dire, seppure con voce incrinata. Pericolosamente vicino, smise di carezzarmi il volto e passò al collo lo assaporò con lo sguardo poi intristito si soffermò su una piccola cicatrice che avevo sul petto, le strofinò con le dita chiusi gli occhi come se facesse ancora male, come se percepissi ancora quelle unghie nella mia carne. Respirò a fatica, ormai avevamo i corpi l'uno spiaccicato all'altro, aveva appoggiato la fronte alla mia e tenne gli occhi chiusi. Istintivamente seguì i suoi movimenti, mi racchiuse il collo con le mani strofinando la nuca con le dita mentre i pollici si preoccuparono di massaggiarmi le guance. Ingoiò quel groppo di saliva che probabilmente gli si era formato in gola, quella vicinanza non mi era nuova, il calore al basso ventre la pelle d'oca, la sensazione di passione mista alla paura non tardò ad arrivare. Mi sentivo in trappola, quel corpo possente e muscoloso, una coscia era finita sbadatamente al suo bacino per via della gravità dell'acqua.
-"Sei la mia migliore amica.. e potrei anche impazzire se qualcuno provasse a toccarti anche solo un dito"- quella frase, mi colpì in pieno. Fece gonfiare il mio cuore d'affetto e di un incontrollabile voglia di lasciarmi andare, di stargli vicini il più maledettamente possibile. Derek era così, un miscuglio pericoloso e invitante dal quale era difficile scappare, mi riempiva, riempiva ogni parte del mio corpo con le sue battute sessiste, con il suo sorriso ampio, con la sua voglia matta di farmi innervosire. Mi morsi il labbro inferiore, alcune lacrime scorsero lungo le mie gote ormai accaldate da quella vicinanza, era una sfida continua, tentennai ma poi sotto costrizione di quell'organo che mi pulsava nel petto premetti leggermente le mie labbra sulle sue, fu un millesimo di secondi non ne ricordai neanche il tepore, o meglio mi costrinsi di non ricordarlo. Ero disgustata dal mio atteggiamento, provavo ribrezzo per quel bacio stampato e fulmineo, provavo rabbia per essermi lasciata andare in quel modo.
-"Ti voglio bene Der"- parlai con voce rotta dal pianto, egli sapeva che non avevo voglia di andare avanti, come lui, dovevo sentirmi pronta. Sprofondai in un suo abbraccio beandomi ormai quel profumo che tanto mi ricordava casa, restammo in quella posizione per un lasso di tempo sconosciuto.






#ANGOLOAUTRICE

Come ci si sente veramente quando ci lasciamo andare? Siamo realmente convinti di ciò che proviamo?
Commentante in tanto, amo conoscere il vostro punto di vista!!

Miss Adams❤️

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