IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

By SarahAdamo

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Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... More

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
9. Una possibilità
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
13. Mente e cuore
14. In trappola
15. Il Banchetto
16. La fragilità del buio
17. Indecisioni
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
35. Parigi
36.Irresistibile
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
61. Tutto cambia velocemente
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

25. La sorpresa

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By SarahAdamo



"Un momento di gioia ci prende sempre di sorpresa. Non siamo noi ad afferrarlo, ma è lui ad afferrare noi."
(Ashley Montagu)


Una volta rientrati in casa Derek non aveva fatto altro che starsene in disparte, cercavo ogni qualvolta di renderlo partecipe egli lo notava e mi sorrideva lievemente subito dopo. Quando tutti furono nelle proprie stanze, cosi come anche io nella mia, indossai il pigiama pesante mi guardai allo specchio tirando un grosso respiro, gettai in gola quella capsula biancastra e bevvi un sorso d'acqua dal rubinetto. Mi distesi sul comodo materasso, per fortuna ero riuscita a mettere i miei regali sotto l'albero seppure non fossero impacchettati con una carta regalo natalizia ma poco me ne importò. Pigiai cautamente il capo sul guanciale dalla federa fresca e pulita, avrei voluto che quella pillola minuscola avesse fatto subito il suo effetto così da non dover ricadere sempre sui stessi cupi e terrificanti pensieri. D'improvviso la mia mente si collocò a ciò che Robert avrebbe potuto farmi una volta scovata la mia tana, rabbrividì al sol pensiero egli sapeva essere spietato e senza un briciolo di umanità. Eppure, quando lo conobbi a quel concerto anni fa non mi sembrò affatto una persona poco raccomandabile, bensì fu educato gentile e anche a modo. Soltanto un mese dopo tutto cominciò a prender forma. Ripensai a mia madre e alla mia migliore amica a quanto avrei voluto portarle qui con me, farle scomparire per sempre da Manhattan. Di sicuro avrebbe tartassato, minacciato loro per potermi trovare, fino al sangue. Senza che me accorgessi, nell'immensità nel buio che mi circondava, percepì la federa bagnarsi, stavo piangendo. Dopo quasi due ore, passate a singhiozzare e a stringermi nelle coperte per non sentire freddo, mi addormentai.




Derek's point

Forse, egoisticamente, ero contento che ella mi avesse raggiunto a Portland non sopportavo quella famiglia snob e se ci fossi rimasto da solo sarei potuto impazzire da un momento all'altro. Lo avevo fatto soltanto per lei, per il sorriso seppur malinconico che enfatizzava ogni qualvolta l'aveva vinta. Mi stavo comportando in maniera distorta, ero così abituato alle donne facili coloro che non avevano bisogno di pensarci due volte prima di spogliarsi e saltarmi addosso, alcune restavano offese quando il mattino dopo non chiedevo loro il numero di telefono, ad altre stava bene così. Nina era diversa, avrei voluto fare sesso con lei, questo non lo mai negato, era affascinante intrigante, minuta aveva un non so che di pericoloso nei suoi occhi lo stesso pericolo che ella percepiva nei miei. Era probabilmente l'unica donna che in quegli anni mi avesse rifiutato, che avesse avuto il coraggio di urlarmi in faccia senza avere paura di una possibile mia violenta reazione, che non avesse avuto il timore di dirmi ciò che pensava. L'unica che probabilmente riusciva a vedere nella mia famiglia qualcosa di buono, anche se si sbagliava di grosso. Mi compiaceva il fatto di metterla in imbarazzo, come le sue guance ad un semplice complimenti si colorassero di un rosso scarlatto, come mi sgridava ogni volta che le osservavo il fondo schiena da urlo, quel dannato vestito rosso. Quel misterioso, strano e improbabile rapporto che stavamo creando non c'era mai stato con nessun'altra donna nella mia vita, Nina era riuscita a sconvolgere la mia quotidianità, inconcsciamente mi aveva fatto riavvicinare alla mia famiglia della quale non volevo piu saperne nulla, se non fosse stato per lei in quel momento mi sarei ritrovato in un club di Lower Side a sniffare coca e a bere del whisky. Volevo stare lontano dalle relazioni, eppure avevo permesso a Nina di insidiarsi nella mia vita ogni giorno sempre di più.
Fu strano, quando posai le sue creme in un mobile del bagno osservare quella piccola scatola arancione e a forma di cilindro. Quelle pillole che conteneva il barattolo stavano quasi terminando, non le chiesi che cosa fossero volevo prima scoprirne di più.

La mia camera era sullo stesso piano della sua, a qualche metro più avanti. Come di mio solito dormire non era affatto una priorità ero abituato a far le ore piccole, mentre a piedi nudi in tenuta da notte ero disteso sul materasso a leggere le fine di quel libro, percepì dei strani rumori provenire dal corridoio. Corrugai le sopracciglia, chiusi immediatamente il libro e scattai fuori dal letto. Quando fui col capo fuori al corridoio e il corpo ancora nella stanza, osservai a destra e a sinistra, soltanto delle piccole luci di emergenza erano accese il resto era completamente immerso dalla notte profonda. Poi, ancora quel rumore, accostai maggiormente l'orecchio alla direzione nella quale lo avevo udito, e non era un rumore ma una serie di strilli strozzati mischiati a dei singhiozzi. Subito mi ricordai dell'uomo che stava cercando Nina, a passo spedito mi precipitai nella sua stanza senza neanche bussare. Non accesi alcuna luce, non mi importò a momento ero soltanto concentrato ad osservare la ragazza che scalciava e si dimenava fra le lenzuola, aveva il volto imbrattato di sudore, strillava e diceva delle frasi che probabilmente non riuscì a capire.
-"No.. no ti prego non farmi del male, basta, non voglio più farlo"- diceva, mi spaventai. Mi precipitai al bordo del letto accanto al suo corpo, e cercai disperatamente di prenderle i polsi.
-"Nina.. Nina svegliati!"- continuò a scalciare tanto da colprimi addirittura un fianco.
-"Basta, ti.. ti prego basta.. fa troppo male"- le lacrime sul suo volto scorsero come un fiume in piena. Mi avvicinai ad ella e le scostai con il palmo della mano i capelli sudaticci dal viso. Ero nel panico totale.
-"Nina.. ti prego devi svegliarti, ci sono qui io sta tranquilla nessuno ti farà del male"- cercai di strattonarla delicatamente nel tentativo di svegliarla da quell'orribile incubo.
-"Non farmi del male.. ti prego, non farmi del male"-
-"Chi? Nina chi vuole farti del male?"- strillai unendo le mie grida alle sue. Continuavo a strattonarla a tenerle ferme le braccia e le gambe che scalpitavano.
-"Lui.. lui vuole farmi del male basta ti prego"- farneticò ancora ad occhi chiusi, mi sentivo impotente.
-"Lui chi Nina!!?"- urlai ancora una volta nella speranza che ella potesse sentirmi e che la mia pace potesse rimbombarle nella testa, come le sue parole avevano stravolto me.
-"Robert.. Robert, ti prego.. lasciami in pace"- d'improvviso aveva spalancato gli occhi ma da quanto potei capire stava ancora sognando. Piangeva, strillava in una maniera quasi disumana sperai che non avesse svegliato nessuno. Ancora seduto sul bordo del letto le diedi un ultimo scossa prendendola per le spalle.
-"Nina svegliati stai sognando!!"- strillai, ella si mise di colpo a sedere spalancando gli occhi imbrattati di terrore e respirando come se fosse stata per ore in apnea. La osservai per qualche secondo ella guardò me terrorizzata e indietreggiando leggermente.
-"Ehi, è tutto finito adesso.."- con cautela avvicinai il palmo per carezzarle il viso, si impaurì leggermente, ella mi sembrò spaesata, i suoi occhi vagarono sul mio viso senza sosta, era spaventata. Non le dissi nulla, provai ad avvicinarla al mio corpo incutendole sicurezza, la tenni stretta al mio addome carezzandole dolcemente il capo. Cercai in qualche modo di cullarla dolcemente, non mi ero mai trovato in una sitazione del genere consolare gli altri non era di certo la mia specialità.
-"Derek.."- si tirò via dal mio petto ancora leggermente spaventata e con il respiro affannato.
-"Si.. sono qui, sei al sicuro adesso"- le scostai una ciocca mossa di capelli leggermente umida dal viso. Provò a dire qualcosa ma ne uscirono soltanto frasi incomprensibili e confuse.
-"Ssh, sta tranquilla ok?"- mi allontanai di qualche centimetro, per poter accendere il lume, ella di colpo mi afferró il polso.
-"No, aspetta non andartene.."-
-"Sta tranquilla, resto qui volevo solo accendere la luce"- ella annuì, e la fioca luce calda del lume illuminò in penombra i nostri visi.
-"Ti senti meglio adesso?"- le chiesi con un filo di voce. Ella respirava ancora a fatica, non mi ero neanche accorto che la sua mano era scivolta nella mia riempiendo tutti gli spazi della dite. Respirava a fatica.
-"Calmati ok? vado a prenderti un bicchiere d'acqua"- percepì una forte presa alla mano, me la strinsi con tutta la sua forza.
-"No.. no ti prego non andartene"- qualche lacrima scorse nuovamente sul suo viso.
-"Non vado via, volevo solo prenderti un bicchiere d'acqua, sei al sicuro qui mh?"- provai ad annuire rassicurarla rivolgendole un fievole sorriso, ella provò a calmarsi a respirare piano e quando i suoi occhi mi diedero il permesso di allontanrmi, controvoglia scesi al piano di sotto per poterle riempire un bicchiere d'acqua. Quando tornai in camera, ella si era rannicchiata appoggiando la schiena alla spalliera del letto, con le ginocchia tirate al petto.
-"Bevi, ti sentirai meglio"- le porsi il bicchiere ella lo afferrò e mandò giù il contenuto facilmente. Mi sedetti al bordo del letto, dove ero stato pochi minuti prima. Le carezzai nuovamente la guancia, odiavo vederla silenziosa e in quello stato non mi sembrava la Nina determinata e feroce come quella di sempre, pronta a mandarti a quel paese e con una forte tenacia.
-"Grazie.."- sibilò in un sussurro.
-"Non ringraziarmi, mi hai spaventato sai"- provai a ridacchiare, ma poi mi zittì immediatamnete quando ella prese ad osservare malinconica fuori la finestra.
-"Robert è .. quell'uomo che ti cerca non è vero?"- azzardai, non volevo farle rimembrare il tutto ma la preoccupazione che scaturivo nei suoi confronti passava oltre il limite. Annuì piano, virando lo sguardo nelle mie iridi.
-"Che cosa ti ha fatto Nina?"- le chiesi in sussurro, non mi ero accorto di starle cosi vicino, avvolsi un braccio attorno alle sue ginocchia, carezzandole piano la coscia i nostri nasi per poco non si sfioravano percepì il suo respiro finirmi sulle labbra. Le nocche, presero a strofinare delicatamnete la sua guancia accaldata. Tirò su col naso, e con il dorso della mano si spazzò via l'umido dalla fronte.
-"Mi vergogno a parlarne.. sono cose, così orribili"- singhiozzò di nuovo e mi maledì per averla fatta stare di nuovo peggio, mi avvicinai ancor di più al suo viso, avrei voluto baciarla ma a quanto pare non era ancora molto lucida. Mi umettai le labbra, le scacciai via con il pollice le lacrime salate.
-"Ssh.. scusami piccola non volevo farti piangere"- desideravo che le sue labbra carnose avvolgessero le mie, avrei voluto assaporare ogni millimetro della sua bocca. Non ero pazzo, ma qualcosa, come il suo battito che stava aumentando mi fece percepire che anche lei lo volesse, ma non l'avrei fatto, non in quel momento così fragile. Cercò la mia mano, e non esitai neanche un secondo a riempire tutti gli spazi delle sue dita. Sbadigliò impacciata e ridacchiai lievemente, le carezzai la fronte fino a incastrare il palmo della mano nell'incavo del suo collo, ne strofinai la pelle morbida e vellutata.
-"Forse.. è meglio che provi a riaddormentarti"- annuì lievemente, le lasciai spazio per potersi distendere ma la sua mano non volle scattarsi dalla mia. Con quell'intreccio, cercai con l'altra di coprirle il corpo con la spessa coperta.
-"Puoi restare?"- mi aveva detto, quasi non potevo credere alle mie orecchie.
-"Io.. io non posso, so che non è quello che vuoi realmente non voglio che.."-
-"Ti prego"- quelle parole, il tono incrinato e strozzato della sua voce mi scquarciò il cuore più di quanto non fosse. Sperai che ella non si fosse arrabbiata, che non m'avrebbe cacciato fuori a calci sapendo di aver dormito nel suo stesso letto. Senza che potessimo aggiungere altre parole, mi sistemai dietro la sua schiena forse troppo lontano datone che ella recuperò ancora una volta la mia mano facendola scontrare con la sua pelle fredda, la racchiuse nella sua e se la portò al petto, fui costretto in qualche modo ad avvicinarmi alla sua schiena chiudendoci in una morsa a cucchiaio. Potei percepire l'odore di muschio bianco del suo shampoo. Tirai un grosso sospiro, pregai di non aver fatto la cosa sbagliata.



Nina's point

La testa pesava quasi come un grosso macigno, schiusi le palpebre un leggero spiffero di luce che si faceva spazio fra le tendine bianche mi fece rendere conto di essere arrivata al giorno successivo. Quando aprì completamente gli occhi e sbadigliai apertamente, percepì una leggera pressione sul fianco, il guanciale era leggermente umido come i miei capelli.

Ho avuto un'altro incubo

Osservai la pressione che percepivo e spalancai gli occhi quando vidi una mano poggiata all'altezza del fianco, quell'anello nero al dito medio mi fece immediatamente capire a chi appartenesse. Con timore voltai il capo dal lato opposto e un viso apparenetemente sereno con le palpebre ancora chiuse e le labbra semi aperte apparve davanti alle mie iridi chiare. Sbarrai gli occhi e mi massaggiai la fronte, come era potuto accadere? Come aveva fatto ad entrare nella mia camera e a sistemarsi nel mio letto senza permesso? Averi voluto non fosse il giorno di Natale per portergli tirare una marea di ceffoni sul viso e magari scuotergli quel cervello bacato che si ritrovava. Nel mentre pensai a tutto ciò la presa sul fianco si allentò e quando lo vidi stiracchiarsi per poi aprire le palpebre, chiusi immediatamente le mie timorosa voltandomi dal lato opposto.
-"Guarda che ti ho visto sai"- ridacchiò adorabilmente, sbadigliò rumorosamente come un bambino. Arricciai il naso e sospirai seccata una volta girata e pronta ad essere sotto i suoi riflettori.
-"Buongiorno"- sorrise maliziosamente, poi un dubbio mi oltrepassò la mente come un fulmine, mi osservai il corpo e per fortuna si io che lui eravamo vestiti. Egli percepì il mio sguardo preoccupato.
-"Sta tranquilla non abbiamo fatto nulla, anche se.. avrei voluto a dire la verità"- sollevai gli occhi al cielo, coprendomi il viso con entrambe le mani.
-"Mi dici come ci sei finito qui?"- mi sistemai quasi al centro del materasso egli invece con indosso una canotta bianca ed aderente continuava a ridersela sotto i baffi per via della mia espressione da ebete. Il suo viso però si incupì quandi udì la mia domanda brusca.
-"Tu.. davvero non ti ricordi nulla?"- sapevo di aver fatto un incubo per il modo in cui mi ero svegliata, ero abituata a riconoscerne i sintomi ma quasi tutte volte non ricordavo con precisione cosa avevo sognato, anche se potevo facilmente intuirlo.
-"No.. cos'è successo?"- chiesi timorosa, il suo sguardo si fece serio, si sollevò per appiggiarsi allo schienale e abbracciò il cuscino che aveva tenuto sotto il suo capo.
-"Hai avuto un incubo, ho cercato di svegliarti.. poi hai voluto che restassi"- provai a cercare in ogni angolo della mia mente, ma tutto sembrò essersi cancellato del tutto.
-"Che tipo.. di, di incubo?"- sapevo di cosa si trattava ma ebbi timore di avergli potuto spifferare delle cose che in realtà non avrei voluto sapesse.
-"Terribile direi, urlavi qualcuno di lasciarti in pace e di non toccarti"- calai lo sguardo osservando le mie unghie smaltate di nero.
-"Quel tipo.. Robert, mi spieghi cosa gli hai fatto per averne così timore?"- quella domanda mi fece torcere lo stomaco, il fiato mi si era mozzato in gola.

Ero stata io a rivelargli quel nome?

Sapevo che prima o poi avrei dovuto dirgli la verità, d'altronde a mentire non ero per nulla brava.
-"Scusa, non mi va di parlarne"- tagliai corto, alzandomi dal materasso e dirigendomi verso la toilette, avevo bisogno di sciacquarmi il viso. Quando sollevai il viso bagnato e mi osservai allo specchio intravidi la figura di Derek adagiato allo stipite della porta del bagno, fiero, muscoloso con le braccia incrociate al petto.
-"Almeno dimmi perché usi quella roba, ti aiuta a dormire?"- mi schiarì la voce, aveva visto le pillole quando aveva posato le creme pensi, un'altro errore.
-"Si, mi aiutano"- risposi senza batter ciglio ma soprattutto evitando il suo sguardo che non smetteva neanche un secondo di pungermi in ogni parte del corpo. Tirai i capelli in una crocchia, e non mi importò del suo sguardo o della sua voglia di portarmi a letto, mi liberai della parte superiore del pigiama restano in canottiera.
-"Non dovresti prendere quella roba"- si era avvicinato, e mi stava stringendo il braccio con molta forza. Nelle sue iridi percepí preoccupazione ma anche nervosissimo.
-"Non puoi dirmi cosa devo fare"- ringhiai, puntando le iridi nelle sue.
-"Invece si, lo dico per il tuo bene"- brontoló altrettanto. Senza che provassi a scostarmi egli mollò la presa, quel contatto ogni volta mi pareva un marchio impiantato col fuoco.
-"Tu non vuoi il mio bene"- sorrisi di sghembo, tornando al lavandino e allo spazzolino che di lì a qualche secondo avrei usato. Mise nuovamente le braccia conserte e cominciò ad osservarmi con un sorrisetto beffardo.
-"Non voglio il tuo bene dici?"- trattenne un sorriso, quando il rumore clacson proveniente dal giardino in cui si era fermata un auto arrivò alle mie orecchie, osservai il ragazzo che continua a guardarmi divertito. Mi avvicinai alla larga finestra e scostai le tende con le dita, dal Suv nero uscì mia madre accompagnata da Megan e da Timor che teneva le loro valigie. Spalancai la bocca assieme alle palpebre non potevo credere a ciò che stavo guardando, mi voltai verso egli che aspettava soltanto di essere ringraziato. Ero furiosa, malaticcia, incasinata e tremendamente confusa ma non esitai neanche un secondo in pre dalla gioia a corrergli incontro. Avvolsi le braccia attorno al suo collo ed emanai dei piccoli riletto di gioia, egli mi aveva accolta avvolgendo un braccio attorno alla mia vita potei percepire il suo viso fra i miei capelli.
-"Ma.. come diavolo hai fatto?"- sorrisi a trentadue denti colpita da una valanga di felicità immensa.
-"Ho semplicemente fatto qualche telefonata, John era d'accordo quindi resterete qui fino al trenta"- sorrise soddisfatto, ma stavolta aveva il giusto motivo per potresti vantarsi, aveva portato lì la mia famiglia. Non gli risposi semplicemente lo osservai stupida e saltandogli nuovamente al collo. Prima di raggiungere il piano di sotto, mi voltai ancora una volta verso la sua alta figura muscolosa.
-"Grazie"- sorrisi apertamente, egli con stile mi schioccò un tenero occhiolino seguito da uno dei sorrisi affascinanti.
-"Di nulla"-

Scesi rapidamente la scalinata, tentando anche di inciampare qualche volta. Non mi ero accorta di essere ancora in pigiama e per di più con una canotta nel mese di dicembre, quando giunsi in salotto vi era la madre di John vestita di tutto punto, mentre mia madre osservava con occhi luccicanti l'interno del cottage.
-"Porca miseria.. è davvero una reggia questa casa"- Megan si era presentata all'anziana donna che subito aveva sfoderato un sorriso cordiale.
-"Molto piacere signora Ellen io sono Megan un'amica di Nina"-
-"Piacere tutto mio cara, è sempre bene allargare la famiglia per il giorno di Natale"- quella donna cominciava davvero ad essermi simpatica.
-"Che bello rivedervi"- saltai al collo di Megan che mi guardò con rimprovero misto ad un pizzico di felicità.
-"Tesoro questo è il miglior Natale che tu mi abbia mai fatto passare"- nonostante l'alito di mia madre puzzasse di whisky, fui contenta di vederla e soprattutto fiera di non essersi sbavata il rossetto quella volta.
-"Io e te dobbiamo parlare"- percepì una stretta al braccio e un sussurro persistente all'orecchio.
-"Salve signora Stefens è un piacere averla qui"- dalla scalinata scese John, vestito elegantemente e coi suoi occhiali spessi e neri sul naso. Mia madre fu colta da uno stupore improvviso tant'è che lasciò cadere il bagaglio che aveva in mano. Le sembrò aver visto un angelo scendere dal cielo.
-"Mi chiami pure Kate"- disse con un tono di voce ammaliante porgendo il dorso della sua mano a John che lo afferró gentilmente e ne baciò la pelle candida.
-"E io sono John"- fra di loro nacque immediatamente una forte intesa, di fatto mia madre si era già aggrappata al suo avambraccio.
-"Ha dello scotch John?"-
-"Ma certo, venga, da questa parte.."- sorrisero insieme e mi picchiettai il palmo della mano sulla fronte scuotendola leggermente.
-"Ci risiamo.."- dissi fra me e me.
-"Cara lascia fare a Kelly ti porterà lei nella tua camera"- la nonna di Derek aveva un timbro di voce molto dolce, ti scaldava l'anima.
-"Ellen la ringrazio molto per la sua ospitalità"- sorrise all'anziana donna, per poi seguire la domestica tenendoci a qualche passo di distanza.
-"Tu! Vieni con me"- ringhiò fra i denti senza che qualcuno potesse sentire, mi strattonò a se prendendomi per un braccio e costringendomi a seguirla.

In quel lasso di tempo Megan non fece altro che lanciarmi delle antipatiche occhiate. Non appena fummo sole nella sua camera simile alla mia soltanto di un piano più sopra.
-"Allora? Mi spieghi da diamine sta succedendo?"- poggiò le mani hai fianchi puntandomi con uno sguardo omicida.
-"Ora ti spiego tutto.."-
-"Si credo che dovresti, dato che ieri sera ho ricevuto una telefonata di Derek dicendomi che questa mattina avrei dovuto raggiungerlo assieme a tua madre a Portland con un aereo privato!!"- su di giri, non smise di agitare le mani in modo teatrale.
-"Potevi anche dirmelo che ti eri fidanzata con Derek, sai io sto con suo cugino"- sarcastica alzò il tono di voce.
-"No aspetta, non siamo fidanzati non lo saremo mai, io, non lo sarò mai. Siamo soltanto.. amici"-
-"Amici? Strano hai dimenticato di dirmi questo piccolo dettaglio"- mi sedetti sul materasso e respirai profondamente incitai ella a fare lo stesso, esitò qualche secondo ma poi segui i miei passi.
-"Va bene ti dirò tutto"- le presi gentilmente le mani fra le mie e le strinsi forte.
-"La verità è che .. non è Jessie ad essere la mia coinquilina ma Derek, la casa è sua, dei suoi genitori in realtà"-
-"Oh caspita.."- rispose ella sorpresa.
-"Inizialmente non volevo vivere in quella casa sapendo della sua presenza, di fatto per quasi due settimana ho sostato a casa di una ragazza Jessie che ho conosciuto al concorso e con Finch il suo coinquilino. Derek mi ha dato del filo da torcere, insisteva così ho pensato che sarebbe stata una buona idea vivere in quella casa senza neanche pagare un affitto. E.. poi, non so come io ci sia finita in questa famiglia ma sono gentili"- conclusi tutto d'un fiato, ella schiuse le labbra per dire qualcosa ma la frenai.
-"Aspetta, non ho ancora finito.."- feci una piccola pausa.
-"Mi dispiace se non te l'ho detto, ma quando sono venuta a Manhattan mi hai detto quelle cose su di lui, credevo che tu m'avresti giudicata sai non frequento più un uomo da secoli ne ho il terrore e be' non volevo che tu pensassi che sono un'incoerente.. ecco"- calai lo sguardo vergognata del mio atteggiamento, ma ella ridacchiò piano e con le dita mi sollevò il mento.
-"Nina, tu sei la mia migliore amica non ti giudicherei mai lo sai. Non mi hai detto la verità questo devo ammetterlo, ma l'hai fatto adesso e meglio tardi che mai"- sul mio viso nacque un sorriso che andò da un orecchio all'altro, mi fiondai sulla sua figura e l'abbracciai.
-"Grazie Megan, non so ma sapevo che avresti capito"-
-"E adesso dov'è Derek?"-
-"Non lo so, l'ho lasciato in camera mia ora non so dove sia"- ci staccammo dall'abbraccio.
-"E' stato in camera tua?"-
-"No, cioè si.. ok ho avuto un incubo e io gli ho chiesto di restare, ma siamo soltanto amici e poi non è per nulla il mio tipo"- sorrisi di sghembo evitando il suo sguardo perisistente
-"Avete dormito insieme??"- il suo viso si trasformò in una smorfia di stupore immenso.
-"Si ma non è successo nulla, te l'ho detto ho avuto un incubo.."-
-"I soliti non è vero?"- disse rammaricata.
-"Si, i soliti"- ripetei con un pizzico di tristezza. 

Passammo quasi tutta la mattinata a chiacchierare, l'aiutai a sistemare le sue cose nei cassetti e nell'armadio si stava facendo quasi ora di pranzo ed io dovevo assolutamente prepararmi datone che ero rimasta in pigiama. Quando fui in camera mia, Derek era ormai sparito non lo avevo più visto da quando in quella maniera così spontanea e impulsiva avevo avvolto le braccia attorno al suo collo, arrossì al sol pensiero. Decisi di indossare una camicetta bianca alla quale sopra avrei abbinato un maglione verde scuro, una gonna non molto corta con delle pieghe e gli stessi stivali alti al ginocchio della sera prima. Fui soddisfatta del mio aspetto allo specchio, avevo arricciato di più i capelli e mi ero truccata maggiormente del solito, il fatto di avere lí mia madre e la mia migliore amica mi rassicurava sicuramente di più rispetto alla mattinata scorsa. Mi ricordai poi dei regali che avevo posto sotto l'albero, sarebbe stato imbarazzate scartarli davanti a tutti ma non potevo comportarmi come una bambina, quindi mi riempì la pancia di pizzicotti.

Chissà se Derek mi aveva preso un regalo

Con quel pensiero persistente, chiusi la porta della mia camera quando mi voltai per poter proseguire lungo il corridoio scorsi l'alta figura di Derek che a qualche passo più avanti di me si affrettava a raggiungere il piano di sotto. Presi una legger rincorsa, arrivando al suo fianco gli picchiettai un dito sulla spalla.
-"Ehi.."- le sue iridi blu leggermente incupite si schiantarono nelle mie.
-"Ciao"- sorrise lievemente alzando un'angolo della bocca.
-"Volevo ringraziarti ancora per ciò che hai fatto, davvero.."- misi le braccia dietro la schiena assumendo una postura composta.
-"Non ce ne bisogno"- sorrise ancora una volta, ma sapevo che c'era qualcosa che non andava.
-"C'è qualcosa che non va?"- assottigliai gli occhi, incuriosita.
-"E' tutto ok"- stavolta non sorrise, il suo tono fu distaccato e leggermente stizzito, il corridoio era terminata mancava soltanto  la rampa di scale con il corrimano addobbato da una ghirlada verde e folta.
-"A me non sembra"- con uno scatto veloce, mi afferrò nuovamente per il braccio avvicinandomi pericolosamnete al suo viso, per poco i nostri nasi non presero a sfiorarsi.
-"Promettimi che non prenderai più quella roba"- biascicò, tremai a quel timbro profondo e cupo. Ingoiai il groppo che mi si era formato in gola, quei maledetti battiti cardiaci stavano cominciando ad aumentare.
-"Perchè dovrei darti ascolto?"- ringhiai, egli mi osservò spaesato per qualche minuto quella presa rallentò facendo spazio ad una specie di carezza lungo l'avambraccio. D'improvviso, respirò a fatica e cominciò a fissare insistentemente le mie labbra schiuse.
-"Perchè sei una bambina capricciosa, e quella roba ti fa male"- si umettò le labbra, mi lanciò un'altro sguardo duro e fugace per poi lasciarmi andare e proseguire velocemente giù per le scale senza aspettarmi. Sospirai esausta, massaggiandomi la fronte. Ripensai alle due volte in cui avevo dimenticato i miei ansiolitici, in camera con Derek ero riuscita a dormire tranquillamente, ma era difficicile per me staccarmene.

La tavola era ben apparecchiata, le disposiozioni erano rimaste le stesse, la zia Marie con la sua famiglia sedette infondo assieme a un suo cugino, John a capotavola alla sua destra la Ellen che a sua volta fu seguita da mia madre e alla sinistra Kristie seguita da me Derek e la mia migliore amica.
-"Complimenti per la casa signora Ellen è da urlo"- mia madre era già al quarto bicchiere di vino, la osservavo infastidita sperando che ella prima o poi avesse captato il mio sguardo.
-"E non siamo neanche arrivati al primo"- sussurò Megan al mio orecchio, mi fece ridacchiare anche se in fondo non vi era niente divertente, sperai con tutto il cuore che mia madre non esagerasse. Derek non aveva fatto altro che evitarmi per tutto il pranzo, cercavo di rivolgergli parola chiedendogli di passarmi il sale o il pepe ma egli non rispondeva si limitava ad eseguire senza porgermi neanche un minimo sguardo.
-"Grazie Kate è molto gentile"- sorrise l'anziana donna.
-"E tu John, posso darti del tu vero? casa tua è come questa?"- ammiccò mia madre, per fortuna non aveva esagerato col vestiario si era mantenuta abbastanza sobria, se non fosse per quel rossetto rosso fuoco e il nero sfumato sugli occhi.
-"Pure di più!"- John rise di gusto, e mia madre lo seguì di rimando. Sollevai gli occhi al cielo per la sua sfacciataggine.
-"Sai John, casa mia è una topaia, il mio ex marito faceva l'ingegnere eppure quando si è trombato un'altra non si è preccupato di lasciarmi neanche un fottuto dollaro"- la forchetta mi cadde sul piatto, provocando un grosso rumore che fece quasi girare tutti compresa la bambina che stava pranzando accanto a suo padre. Fui sull'orlo di un pianto isterico, tirare in ballo quella storia durante il pranzo di Natale fu decisamente una mossa sbagliata.
-"Mamma, smettila"- ringhiai a denti stretti, percepì il ragazzo accanto a me irrigidirsi osservò il tutto con un minuzioso sorriso beffardo ciò mi fece infuriare ancor di più.
-"Tesoro non credo che una storia tanto insulsa possa infastidire.."- sghignazzò rivolgendo un'altro dei suoi soliti sguardi ammiccanti a John.
-"Mamma, per favore.. mh?"- mia madre sbuffò rumorosamente e bevve il suo quinto bicchiere di vino tutto d'un sorso, scostai lo sguardo odiavo vederla bere in quel modo. Derek, in un certo qual modo lo percepì e fece qualcosa che momentaneamente non capì ma che poi facendo luce nel passato, mi si scaldò il cuore. S'avvicinò cautamente, e la sua mano larga e ruvida afferrò la mia che tenevo posata sulla coscia, se la portò con se stringendola sotto la tovaglia. Mi sentì percossa da una scarica di brividi che arrivò fino alla nuca, sapevo che mi stava osservando intesamente ma per via delle guance diventate scarlatte feci fatica a ricambiare. Quando trovai il coraggio, abbozzò un sorriso tirando l'angolo delle labbra, feci lo stesso percependo un calore immenso all'altezza del petto. Mi stava rassicurando, tranquillizzando come io avevo fatto con lui quella sera a cena a casa nostra.

Arrivò il momento dei regali, Megan si scusò per se stessa e per mia madre nel non aver portato nulla siccome erano arrivate li con poco preavviso, John le rassicurò con un cenno dolce del capo.
-"Wow ma sono stupendi, grazie Nina sei stata un tesoro"- Kristie mi baciò entrambe le guance, ed io ricambiai.
-"Questo è per lei.."- porsi all'uomo una scatola blu, che egli afferrò diveritito.
-"Mi pare di averti detto che puoi chiamarmi John quando siamo fuori dal lavoro"- risero tutti, anche il resto dei parenti.
-"Credo sia complicato per me"- ridacchiai, quando scoperchiò la scatola ed osservò la cravatta che gli avevo regalato sfoderò un sorriso sincero e cordiale.
-"Hai gusto Nina, mi serviva proprio una cravatta grigia"-
-"Seh.. e chi ci crede, ne hai un cassetto pieno di quelle"- sbottò Derek con sarcasmo, mi si era seduto di fianco sul bracciolo della poltrona, lo spintonai leggermente non dando molto nell'occhio.
-"Si è vero figliolo ma non sarà mai uguale ad un'altra che ho già, grazie mille Nina"- ricambiai il sorriso con un cenno di cortesia.
-"Smettila di fare l'antipatico"- biascicai a denti stretti, cercando di non farlo sentire a nessuno ma soltanto al diretto interessato.
-"Non sono antipatico, dico soltanto la verità"- controbattè egli.
-"Questo è da parte nostra invece"- Kris mi porse un pacchettino quadrato e un'altro a forma di sacchetto, li osservai con ammirazione.
-"Oh ma.. non dovevate sul serio, non mi va di creare disturbi"- arrossì.
-"Stefens, nessun disturbo adessi apri"- per fortuna non fui al centro dell'attenzione, mia madre era rimasta alzata dietro la figura di John continuando a sorseggiare il suo bicchiere di vino, Megan mi era seduta invece di fronte. La zia Marie invece era intenta a dar da mangiare alla sua piccola, mentre gli altri due cugini erano intenti a parlottare fra di loro sorseggiando del limoncello. Scartai velocemente il primo scatolino e al suo interno, vi trovai un grazioso bracciale con un pendolo a forma di abito con al suo interno incastrati dei piccoli diamanti luminosi. Trattenni le lacrime.
-"Io.. io non ho parole sul serio, è bellissimo"- sorrisi, avevo la voce incriniata per l'emozione.
-"Ti piace? quando l'ho visto ho pensato a te"- soddisfatta la sorella di Derek recuperò le varie cartacce posizionandole sulle sue ginocchia.
-"Si.. altrochè"-
-"Be' apri quest'altro"- incitò John ed annuì. L'altro regalo era un foulard rosso porpora in pura seta.
-"Wow io.. io non so se me lo merito tutto questo"-
-"Oh ma dai, non fare la modesta è stato un piacere averti con noi"- per qualche secondo avevo scordato la figura di Derek, seduto ancora sul bracciolo della mia poltrona. Quando me ne resi conto, aveva le braccia conserte e si era irridigito e puntava lo sguardo serio nel vuoto. D'improvviso, sorrise di sghembo.
-"Le solite buffonate"- bofonchiò, e stavolta seguì una forte gomitata che lo fece barcollare leggermente dalla sua pozione, intanto sorrisi a John e a Kristie complici di quei magnifici regali. Saettai con la coda dell'occhio, lo sguardo sotto l'albero e l'unico regalo rimasto era quello per Derek impacchettato in una carta marroncina, non vi era nessun'altro a questo punto pensai di essere stata una stupida che egli non si fosse neanche minimamente interessato a farmi un regalo per Natale. Di soppiatto cercai di nasconderlo dietro la schiena, Megan se ne accorse e le lanciai un 'occhiata complice. I regali vennero ancora scartati, alla nonna di Derek fu regalato un centro tavola lavorato a mano e in ceramica, una graziosa collana con del corallo intarsiato e un set di bicchieri per liquori. Megan mi avvisò che sarebbe rientrata in camera sua datone la stanchezza del viaggio e mia madre non fece altro che appollaiarsi alla spalla di John sorseggiando il suo vino rosso e chiacchierando con la loro famiglia. Decisi anch'io di ritirarmi nella mia stanza, ero stanca non avevo dormito molto per via dell'incubo di quella notte, e in qualche modo volevo recueprare le ore perse.
-"Nina!"- mi chiamò Kris prima che potessi raggiungere la scalinata. Derek era rimasto immobile ancora sul bracciolo bianco della poltrona ma qualcosa mi faceva pensare che non sarebbe rimasto li a lungo con la sua famiglia mentre scartavano i regali. Cercai di nascondere il libro che gli avevo preso sotto il maglione.
-"Si?"- mi si avvicinò velocemente parlò in maniera sommessa.
-"Domani è il compleanno di Derek che ne dici di organizzare qualcosa?"- spalancai gli occhi, incredula.
-"Io.. io non sapevo fosse domani"-
-"Sta tranquilla, Derek non ama i compleanni soprattutto il suo, non vuole ricevere regali e ne tanto meno festeggiarli ma .. dato che a te darà ascolto sarebbe bello uscire domani sera e, festeggiare"- sorrisi lievemente.
-"Ma certo.. vedrò cosa posso fare"- annuì fiera, mi abbracciò velocemente prima di tornare alla sua famiglia e al chiacchiericcio divertito che si udiva in tutta la casa.

Quando stetti per girare la maniglia della mia camera, qualcuno mi picchiettò la spalla.
-"Non vuoi il tuo regalo di Natale?"- sobbalzai, tant'è che mi appoggiai una mano al petto.
-"Ti sembra questo il modo? Mi hai spaventata"-  ridacchiàò divertito, e approfittai per contemplare il suo sorriso perfetto e delineato da una fila di denti bianchssimi.
-"Eri sovrappensiero ?"-
-"Lo sono sempre in realtà"- presi un grosso respiro.  Mi adagiai con la spalla al legno massiccio della porta, posizionando a braccia conserte egli fece lo stesso, intascando le mani nei suoi jeans scuri.
-"Allora? lo vuoi tuo regalo oppure no?"- mi canzonò, tenendo sul volto quel sorrisetto beffardo.
-"Tu, mi hai fatto un regalo?"- ironizzai, sorridendo appena.
-"Certo che si, aspetta.. "- si umettò le le labbra e maliziosamente mi schioccò un occhiolini prima di allontanrasi ed entrare in un'altra stanza poco distanza dalla mia. Guardai l'orologio al mio polso picchiettando sul pavimento la punta del piede, dopo appena cinque minuti egli uscì col suo solito e fisso sorriso divertito in volto e mi porse il suo pacchetto. Era uno scatolino molto piccolo, ricoperto da una carta dorarta.
-"Non mi piacciono le cose plateali così ho preferito dartelo adesso.."- si dondolò appena sui talloni, mi fece ridacchiare e al contempo corrugare la fronte vederlo così impaziente.
-"Forza, aprilo"- mi incitò, era piu agitato della sottoscritta. Teneva salde le mani nelle tasche, eravamo rimasti sull'uscio della porta come due emeriti idioti che si scambiavano i reagli di Natale nel modo piu bizzarro in assoluto. Impaziente lo scartai e lo scatolino era rivestito da una copertura blu e vellutata, quando con un click lo aprì e quel paio di orecchini a forma di stella che avevo tanto adulato dalla vetrina di quel negozio al Westfild Center mi fecero luccicare gli occhi come due biglie.
-"Erano quelli che avevi visto vero?"- quella volta fu difficile trattenermi, nonostante non fossi mai stata così emotiva da quando conscevo Derek e la sua famiglia non riuscivo a farne a meno mettevano a dura prova continua la mia vulnerabilità e quel muro corazzato che avevo costruito con tanta cura. Una lacrima scorse lungo la mia guancia, nessuno mi aveva mai comprato qualcosa di così costoso ne tanto meno l'aveva fatto accorgendosi di quanto i miei occhi potessero luccicare di fronte ad un tale oggetto. Nessuno aveva mai tenuto in consideraizone ciè che desideravo, Robert era stato il mio unico "fidanzato" datone il tempo in cui eravamo stati insieme, prima ero soltanto una ragazzina un adolescente che frequentava ragazzi adolescenti.
-"Stai piangendo?"- rise lievemente, ma senza alcuna punta di sarcasmo, bensì potei dire che intravedere un leggero rossore sulle sue guance.
-"No.. cioè si, non sto piangendo è solo che.. sono bellissimi grazie"- balbettai, mi asciugai gli occhi con il dorso della mano, poi mi ricordai del suo regalo.
-"Scusami, sono un disastro.. questo è il tuo"- i suoi occhi si spalancarono quando da dietro la schiena tirai fuori un pacchetto molto meno presensatile del suo.
-"Questo è mio?"- i suoi occhi si addolcirono, quasi ebbe timore nell'afferrarlo, non era abituato probabilmente ai regali.
-"Si, certo aprilo"- lo incitai come lui aveva fatto con me, quando il libro fu privato dalla carta marrone egli rise rumorsamente, pensai che mi stesse prendendo in giro che forse ero stata ridicola a comprargli un regalo cosi banale in confronto al suo.
-"E' proprio la saga che mi mancava.. incredibile"- quel rossore quelle guance ricomparve e ne fui soddisfatta, le sue iridi si schiantarono nelle mie quasi come un fulmine che si scaglia nel cielo. Respirai a fatica, si stava avvicinando pericolosamente avrei voluto indietreggiare ma probabilmente mi mancò il coraggio, o soltanto la forza di volontà. Stringevo fra le dita lo scatolino blu vellutato, egli posò con delicatezza il palmo della sua mano sulla guancia, tentò si carezzarla ma subito dopo percepì una leggera pressione sulla pelle. Mi stava baciando la gota leggermente accaldata, quando si staccò mi mancò il respiro. Sorrise di sghembo e si allontanò con troppo poco preavviso lasciandomi li impiantata in quella posizione. Udì i suoi passi pesanti fermarsi, si voltò di nuovo.
-"Buon Natale Nina"- sussurrò, sorridendomi appena. Mi voltai di scatto nella sua direzione, e ricambiai.
-"Buona Natale Der"- quel nomignolo risultò strano sulle mie labbra, ma dal suo sorriso compiaciuto pensai che infondo gli fosse piaciuto.




#ANGOLOAUTRICE

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