IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

By SarahAdamo

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Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... More

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
9. Una possibilità
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
13. Mente e cuore
14. In trappola
15. Il Banchetto
16. La fragilità del buio
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
25. La sorpresa
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
35. Parigi
36.Irresistibile
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
61. Tutto cambia velocemente
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

17. Indecisioni

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By SarahAdamo


"L'indecisione è la ladra delle opportunità"
(Jim Rohn)



Quella luce tenue e sottile si poggiò sulle mie palpebre, mi beai della soave sensazione morbida al di sotto del mio esile copro, stringendo il morbido cuscino alla guancia, un aroma di vaniglia e di fresco cotone. Aprì lentamente gli occhi, impiegai  qualche secondo per poter capire dov'ero, quando la lucidità torno in me sobbalzai come una cavalletta giù dal letto, trattenendomi il cuore in petto con una mano.
-"Oh mio Dio!"- avevo strillato, respirai a fatica quando il ragazzo tenebroso che pochi secondi fa era sdraiato accanto a me si stiracchió, rimase leggermente spaventato ma immediatamente sul suo viso si formò il solito ghigno malevolo e provocatorio.
-"Buongiorno Steffens, mai dormito meglio di così"- canzonó, e la rabbia crebbe maggiormente, mi vergognai di essermi sistemata sul letto durante la notte e di avergliela data vita, era una faccenda che proprio non sopportavo.
-"Non abbiamo dormito insieme, semplicemente stavo scomoda e.. e mi sono messa lì.."- farneticai timidamente. Mi morsicai le pellicine delle unghie, egli senza ritegno osservó per un lasso di tempo le mie cosce nude e magre abbastanza scoperte, si avvicinò al mio cuscino e lo afferró fra le braccia stringendolo al volto.
-"Non ti devi giustificare Nina lo so, non hai potuto resistermi"- sorrise disgustosamente, roteai gli occhi al cielo e come gesto appena svegli non era il massimo. Recuperai la coperta e la sbattei sul letto, uscendo e recandomi in cucina per prepararmi del latte, quando la sua figura fece in tempo a seguirmi.
-"Sei troppo dura con te stessa, potresti semplicemente ammetterlo"- lo scricchiolio, della mela che afferró fra i denti mi fece innervosire, come anche la posizione tesa che aveva assunto sullo sgabello alto. Versai del latte in una ciotola e afferrai i cereali dalla mensola.
-"Ammettere cosa?"- sbottai, sbattendo sul marmo il pacco di cerali ancora imbustato.
-"Che ti piaccio no?"- sorrise, non era male, aveva una fila di denti bianchissimi e il viso assumeva una bella espressione quando i lati delle sue labbra si curvavano, ma no, era nettemamente impossibile.
-"Tu? Piacermi? Non essere patetico mh?"- sorrisi fintamente, mi sedetti sullo sgabello alto dell'isola e iniziai a mangiare i miei cereali con un grande cucchiaio. Niente male come risveglio, pensai, sarei dovuta passare da Jassie per potermi mettere qualcosa di pulito non potevo di certo presentarmi con il vestito della sera prima o con i ridicoli boxer di Derek.
-"Dovresti chiamare tuo padre"- il suo ghigno provocatorio scomparve immediatamente, per far spazio ad un'espressione rude e seccata. Stava masticando la sua mela, eravamo di fronte. Io tenevo gli occhi bassi sulla mia colazione.
-"E perché dovrei farlo?"-
-"Per scusarti di ieri, non dovevi picchiarlo in quel modo"- dissi con un tono in colore, sapevo che l'argomento non gli piacesse affatto ma mi divertivo ugualmente, come lui provava gusto nel provocarmi.
-"Non mi scuserò"- disse sorridendo di sghembo.
-"Potresti invitarlo qui a cena, o andare tu da lui"- spalancò gli occhi per l'enorme assurdità che secondo egli avevo detto. Quasi mi venne da sorridere.
-"Neanche per scherzo! Non verrà qui.."- disse, quest'ultima frase con una nota malinconica mentre aprì il frigo e si versò del succo d'arancia.
-"Se non glielo chiedi non lo saprai mai"- risposi fiera di me, in questo modo avrei potuto tenerlo occupato per tutta la sera e non mi avrebbe dato alcun fastidio.
-"Mh"- disse soltanto, finita la mia colazione mi pulì le labbra e le mani.
-"Vado a vestirmi altrimenti perderò l'autobus"- conclusi, dirigendomi verso il salotto dove avevo lasciato il mio abito da sera.
-"Ti accompagno io"- ordinó
-"No grazie, prenderò l'autobus"- insistei, con fra le mani il vestito mi recai al bagno di sotto, dopo l'ultima volta non mi sarei permessa di metterci piede al piano di sopra.
-"Non fare la difficile mh? Ti aspetto in soggiorno fra dieci minuti"- roteai gli occhi, per la sua testardaggine e voglia continua di ronzarmi intorno. Dopo dieci minuti esatti uscì, lui era vestito di tutto punto col suo giubbotto di pelle gli anfibi e i jeans attillati monocolore.
-"Mi sono offerto di accompagnarti, ma tu potresti essere almeno puntuale"- si lamentò osservando il suo orologio sul polso.
-"Sono stata in bagno dieci minuti esatti controlla un pò"- proclamai con aria di sfida. Nel frattempo eravamo arrivati alla porta, la chiudemmo alle nostre spalle.
-"Perspicace"- rise sotto i baffi e dunque mi fece intendere che mi aveva soltanto prendendo in giro. Prima di compiere altri passi, con la punta delle scarpe urtai qualcosa, assottigliai gli occhi e mi calai per recuperarlo. Era il giornale del mattino, lo lessi diedi un'occhiata e in prima pagina che riguardava gli scandali vi trovai una foto e un articolo abbastanza familiare. Mi coprì la bocca con la mano, e senza aggiungere nulla lo passai a Derek che mi aveva osservato stranito tutto il tempo. Egli lo guardò per bene, poi imprecó.
-"Dannazione.."- ringhiò inferocito. La foto ritraeva Derek rabbioso e con le mani legate alla gola di suo padre, per di più alle spalle del ragazzo in pre dal panico vi ero io, che cercavo di dividerli assieme anche al volto di Kristie.
-"Non ci posso credere.."- il titolo era:

"ANCORA SCANDALO PER LA FAMIGLIA MCCARTHY AL BANCHETTO D'INVERNO"

-"Be' credici, non è la prima volta che mio padre invita questi dannati giornalisti"- disse scendendo la piccola gradinata e gettando il pezzo di carta nel cestino li vicino. Faceva freddo, ed io avevo lasciato il cappotto a casa di John quando Francois me l'aveva tolto. Egli mi osservó titubante prima di salire sulla moto assieme a lui, sbuffò seccato e si tolse la giubbotto di pelle.
-"Tieni, e salí"- brontolò acido, gli feci una smorfia a sua insaputa, inserí il giaccone e mi strinsi in esso, poi salí in sella.
-"Vado di fretta percio tieniti forte"- disse la sua voce ovattata dal casco che gli copriva tutto il volto.
-"Che cosa? Perche??"- non ebbe il tempo di rispondere che in un movimento rapido sfrecciamo per tutta New York.

-"Ti ho mandato un milione di messaggi e ti ho chiamato, come mai sei sparita?"- parló in pre dal panico Jassie quando fui sulla soglia della sua porta, Derek restò dietro di me, appoggiato alla sua moto.
-"Scusa.. hai ragione, mi dispiace ma.."-
-"Niente ma, voglio sapere tutto entra!"- mi ordinò, mi voltai titubante verso il ragazzo che mi guardò con un ghigno sul viso.
-"Ci si vede, Steffens"- per fortuna era domenica e non avevamo il corso, e ne il lavoro anche se a breve avrei mollato. Quando fui in casa mi beai dei riscaldamenti inseriti al massimo, mi guardai il corpo, avevo di nuovo qualcosa di suo addosso rabbrividì al pensiero di aver passato la notte nello stesso letto di Derek McCarthy ma d'altronde non ero cosciente, non sapevo di essermi sistemata li.
-"Hai la sua giacca addosso.. ok, dimmi cosa e successo"- Jass si sedette sul divano a gambe incrociate e pronta ad ascoltare. Risi leggermente e presi posto accanto ad ella.
-"La casa di John è strepitosa, enorme ha anche la piscina, poi all'interno.. dovresti vederla luccicava dappertutto e.."- in quel momento la porta venne spalancata e Finch affannato con il suo cappotto e la sciarpa Fendi si piazzò in salotto gettandomi sulle ginocchia qualcosa.
-"Nina è sui giornali con Derek e John"- strillò allibito Finch, al che, Jass recuperò immediatamente il pezzo di carta fra le mani e ne lesse il titolo.
-"Derek e suo padre si sono presi a pugni??"- dissero in coro.
-"Si.. è stato orribile, Derek non ha tutti i torti d'altronde"- scrollai le spalle con nonchalance.
-"Che vorresti dire con questo?"- domandò Finch con un cipiglio sul viso, si affrettò a sedersi sul bracciolo del divano, Jass aprí per bene le orecchie, sporgendosi più in avanti.
-"John non è stato molto cortese con suo figlio, qualcosa mi dava l'impressione che.. lo stesse provocando"- ero dispiaciuta d'altronde, dovevo chiamare mia madre non la sentivo da giorni, ero una figlia orribile, potevo capirlo Derek.
-"Si dice in giro che John dia la colpa a Derek della morte di sua moglie, questo è quello che ho sentito"- intuì Finch massaggiandosi il mento, avrei dovuto scoprirci di più su quella faccenda.
-"Sarà, cercherò di capirlo"- conclusi, privandomi del giubbotto che avrei restituito ad egli, ma qualcosa fra i miei amici ancora non quadrava.
-"Eh no, adesso non scappi: ci dici immediatamente dove hai passato la notte!"- minacciò Jassie, la sua espressione mi fece sorridere, e mi beai della loro compagnia, erano quello spiffero di luce che avevo visto fino a quel momento a New York, nella mia nuova vita.
-"Sono stata a casa mia.. cioè a casa di Derek. Ho un rapporto complicato con mia madre, mi dispiaceva lasciarlo solo dopo quel terribile litigio, niente di più"- risposi tranquilla, ma le domande e le espressioni eccitate suscitarono ugualmente.
-"Hai passato la notte li? Allora è ufficiale! Torni a casa con lui?"- batte le mani Finch.
-"No! Neanche per sogno, non torno.. a casa con lui"- balbettai, me ne vergognavo, dovevo prendere una maledetta decisione ma era tutto così corruttibile e difficile.
-"Dovrai deciderti Nina, sai Derek non mi pare uno che si arrende facilmente. Sei mia amica, puoi restare quanto vuoi.."- le andai incontro e la racchiusi in un abbraccio.
-"Grazie Jass, certo che sei mia amica ma non posso restare qui a crearti altro disturbo, prenderò una decisione.."- onestamente avrei potuto far un prestito, oppure trovare un appartamento ragionevole ma lì in quella casa non avevi bisogno di pagare l'affitto e sarebbe stata un'occasione pazzesca, non ero un approfittatrice  o avida di denaro, ma non ero poi neanche ricca, bensí il contrario, un appartamento non pagato mi avrebbe fatto di certo comodo.
Passò qualche ora, quel giusto per potermi gettare sotto la doccia, lavarmi i capelli e indossare qualcosa di mio e di caldo.
-"Cosa cuciniamo per pranzo?"- saltellai giù dalle scale, sorridente.
-"Ah cavolo, ho dimenticato di dirtelo Nina, io vado a pranzo dai miei oggi"- comunicò Jess, infilandosi un cappotto pesante e avvolgendosi una sciarpa rosa al collo.
-"Tu Finch? Tu ci sei vero?"-
-"No tesoro, sono anch'io a pranzo con la mia famglia, non ci vediamo mai sai.."- si scusò con lo sguardo, anch'egli stava indossando il suo trench.
-"Ci dispiace davvero tanto.. lasciarti qui da sola"- piagnucolò Jessie, stringendomi le mani fra le sue, eravamo accanto alla porta.
-"Ma no, non dispiacerti, troverò qualcosa da fare.. anzi credo che andrò anch'io da mia madre"- proposi piu a me stessa che a loro, non avevo molta voglia di tornare a Manhattan in quel quartiere malfamato, e ricco del mio passato, ma dovevo pur sempre andare a controllare la salute danneggiata dall'alcol di mia madre, non potevo approfittare della disponibilità di Megan.
-"Bene, ne sono contenta, queste sono le chiavi di riserva nel caso tu volessi tornare prima e noi non ci siamo"- recuperai il mazzetto di chiavi stringendolo fra le dita.
-"Adesso andate o farete tardi"- ridacchiai, mentre ci salutammo con dei baci sulla guancia in batter d'occhio mi ritrovai sola in quell'appartamento quasi sconosciuto tirai un sospiro malinconico.
-"E ora di prepararsi al peggio"- dissi fra me e me, corsi in camera degli ospiti che mi era stata affidata, afferrai un paio di jeans neri un pullover verde bottiglia e dopo dieci minuti saltellavo per la stanza intenta a inserire dei stivaletti di camoscio ai piedi. Sistemai i capelli leggermente mossi con delle forcine, in borsa misi le chiavi, il portafoglio e il cellulare. Non ci misi molto, dopo aver indossato il mio cappottino pesante e la sciarpa bianca accompagnato il tutto da un paio di guanti di pelle, uscì frettolosamente inserendo poi le chiavi nel nottolino e partendo per Manhattan.

Durante quel tragitto durato quasi quaranta minuti per via del leggero traffico, pensai a Derek, non gli avevo detto nulla della mia partenza improvvisa, e se mi avesse cercata? meglio cosi, non mi avrebbe trovata, quando cominciai a riconoscere alla mia destra e sinistra la strada che stavo percorrendo una morsa racchiuse forte il mio stomaco facendomi passare completamente la fame. Parcheggiai davanti a quella dimora leggermente mal ridotta e vecchiotta, prima di bussare il campanello trattenni il respiro.
-"Nina?"- la voce di mia madre era impastata e il suo alito puzzava di alcol, tequila probabilmente. La sua visione sfatta e con i capelli in disordine mi fece rabbuiare, ma soprattutto innervosire.
-"Signora Kate chi è?"- quella voce, chiara e cristallina giunse alle mie orecchie, fino a scorgere i capelli biondi e il viso da barbie di Megan.
-"Nina ma sei tu!"- strillò, in mano aveva uno straccio, corse ad abbracciarmi, soffocandomi quasi. Sorrisi al di la della sua spalla, ero contenta di vederla.
-"Perchè non ci hai avvisate??"- piagnucolò la mia amica, nel frattempo avevo oltrepassato la soglia e stavo per liberarmi del mio cappotto appiggiandolo all'appendi abiti.
-"Volevo.. farvi una sorpesa.. come stai mamma?"- cantilenai, ero seccata, vederla continuamente ubriaca o su di giri, mi mandava in crisi.
-"Bene figliola.. anche se mi hai lasciato tutta sola qui in questa casa vecchia"- disse, con voce rotta dal pianto accasciandosi sul divano morbido.
-"Ma signora Kate lei non è sola, noi ci vediamo tutti i giorni vero?"- la incoraggiò la mia amica, e di questo gliene fui grata, mia madre sembrò tacere, accese la tv e assonata si stese sul divano, la coprì con un piumone. Mi recai in cucina da Meg che sicuramente cercava di preparare qualcosa di appetibile.
-"Cosa stai preparando?"- le dissi, avvicinandomi al piano cottura. La giovane ignorò la mia domande e frettolosamente diede un'occhiata al soggiorno, osservando mia madre se fosse distratta o meno, quando fu certa che ella avesse tappate le orecchie, appannò la porta di legno scuro della cucina, e cominciò a parlare a bassa voce agitandosi.
-"Nina ma che ti dice la testa sei impazzita?"- era furiosa, girava continuamente nel pentolone, il profumo non era quello dei migliori.
-"Perchè? che succede?"- imitai la sua voce, tenendola bassa.
-"Succede che.. "- taque, diede un'ultima occhiata al soggiorno poi continuò.
-"Che non saresti dovuta venire, qui c'è il putiferio, gli uomini di Robert ti stanno cercando, il suo processo per fortuna è stato rinviato di un mese, ma ne uscirà innocente questo te lo dico io"- improvvisamente la fame mi era passata, cominciai ad agitarmi, a strofinarmi le mani sudate.
-"Questa non ci voleva.."- dissi fra me e me.
-"Già.. non devi piu mettere piede qui Nina, io e Kate troveremo una soluzione"- spalancai gli occhi, incredula delle sue parole.
-"Questa non ci voleva.."-
-"Già, Robert uscirà e saremo noi, le uniche persone che torturerà per farci dire dove sei"- strofinai la mia fronte, ero esausta di quella vita, credevo che l'avessero condannato colpevole quella sera, invece no, uno dei suoi uomini riuscì disgustosamente a corrompere alcuni delle forze dell'ordine per far apparire quel decerebrato un'innocente.
-"Ancora devo capire come hai fatto a cacciarti in questo casino.."- mi rimproverò, ella, ormai il sugo era pronto, anche se l'aspetto non era dei migliori.
-"Sono stata io a chiamare la polizia quella sera"- confessai, ma non era quello il momento di piangere, datone gli occhi che continuavano a bruciarmi. Ella si voltò allibita verso di me, le cadde addirittura il forchettone con il quale stava girando gli spaghetti.
-"Ma cosa diavolo ti è saltato in mente?"- strillò leggermente, e si accertò nuovamente che mia madre non avesse sentito per poter abbassare nuovamente il volume della sua voce.
-"Che cosa avrei dovuto fare? lasciarmi stuprare ancora in quel lurido posto nel bosco?"- mi agitai, non poteva rimproverarmi cosí.
-"No certo che no, ma non dovevi farlo tu, adesso ti darà la caccia come una lepre!"- una lacrima scorse sulla sua guancia, mi avvicinai e gliela scacciai via col pollice.
-"Non voglio che tu.. che tu, sia in pericolo, sei la mia migliore amica"- pianse, mi duole il cuore vederla in quello stato, credevo che raggiungere New York e stabilirmi li avrebbe cambiato la mia vita,ma probabilmente c'era ancora dell'altro in sospeso.
-"Ehi.. guardami Meg, non mi succederà nulla"- ella fece un cenno col capo, asciugandosi le guance bagnate.
-"Te lo prometto"- le sussurai, per poi racchiuderla in un sincero e caloroso abbraccio fra quasi sorelle.

Il pranzo proseguì bene, mia madre per fortuna era debole e di tanto in tanto per via dell'alcol si ritrovava spesso assonnata, e stanca, l'effetto contrario. Mangiò molto per mi fortuna, almeno il suo stomaco era riempito con qualcosa di solito. Mi fece piacere rivedere la mia famiglia quel giorno, ma sapevo che chi mi avrebbe vista in quel quartiere avrebbe dato inizio ad un'altra caccia nel bosco.
-"Adesso stai meglio?"- chiesi a mia madre, mentre si svegliò dal suo stato di trance, Megan era in cucina, a lavare il resto dei bicchieri dopo che io avevo lavato invece i piatti.
-"Si cara grazie.. passami quel bicchiere"- piagnucolò con voce ancora impastata dal sonno, quel bicchiere contenteva ancora dell'alcol, cosi roteai gli occhi al cielo e lo sostitui con no contente dell'acqua fresca.
-"Ti consiglio di bere questa, ti farà bene"- ella controvoglia obbedì, e quando stetti per alzarmi dal divano ella mi afferrò il polso, costringendomi a ritornare nella posizione precedente.
-"Nina"-
-"Si?"- ero seccata.
-"Mi dispiace se non sono stata una brava madre"- i suoi occhi scuri mi fecero pensare stranamente a quelli di Derek, erano malinconici colmi di lacrime probabilmente.
-"Non importa"- le sorrisi leggermente, strofinandole il dorso della mano. Mi alzai e raggiunsi Megan in cucina, aveva preparato del thè.
-"Grazie Meg, non sei.. tenuta a fare tutto questo"- dissi, tirando la sedia di legno e accomodandomi di fronte alla sua figura.
-"Non dirlo neanche per scherzo, lo faccio con piacere i miei genitori sono lontani da qui, tua madre è un po come la mia"- mi strinse forte la mano, poi il suo velo malinconico passò a quello sbarazzino e allegro.
-"Allora? che mi racconti? Com'è la grande mela?"- sorrise entusiasta.
-"Be' non ho visto granchè in realtà, sono sempre occupata con il concorso, e con il lavoro al centro sportivo"-
-"Hai anche un lavoro?"-
-"Si, ma credo che mi licenzierò non mi pagano molto"- dissi sconsolata.
-"E con Jason come vanno le cose?"-
-"A gonfie vele! non mi aspettavo che arrivassimo fino a questo punto, diciamo che mi posso definire la sua ragazza"- rispose pavoneggiandosi, risi a fior di labbra.
-"Ma dai sul serio? Sono felice davvero.."- bevemmo un po del nostro thè caldo.
-"Mh, oh hai fatto bene a tirare quella birra in faccia a Derek quella sera, Jason mi ha raccontato un sacco di cose sul suo conto"-rabbrividì a quella frase, ma non ebbi del tutto il coraggio di chiederle spiegazioni probabilmente avevo una tremanda paura di scoprire la verità.
-"E.. cioè?"- mi feci coraggio.
-"Mah,non è entrato nel dettaglio, ma mi ha detto che ama il gioco d'azzardo"- questo lo sapevo anch'io, dopo avergli sborsato millecinquecento dollari a Black Jack, non era niente male come giocatore.
-"Abbiamo amato anche noi il gioco d'azzardo, ricordi?"- ridacchiammo insieme, commemorando i vecchi ricordi. Passarono alcuni secondi.
-"Mh.. è il figlio del mio capo, John Mccarthy fondatore della Cartier Maison"- dissi d'un fiato, l'espressione di ella mi fece leggermente sorridere.
-"No.. sul serio? e quindi vi siete incontrati li?"- non le avrei detto che in realtà era con lui che condividevo l'appartamento, che poi sono fuggiata via, che una volta mi ha rubato un bacio e che il giorno prima avevo dormito nel suo letto, con lui.
-"Si ma, niente di che, cioè ci siamo scambiati dei saluti niente di più"- mentì, fissando lo sguardo sul liquido all'interno della tazza.
-"Ma tu guarda che coincidenze.. be'chi lo sa qualche volta potremmo rincontrarci a New York e riproporre quell'uscita andata male"- ridemmo a fior di labbra anche se non ero molto convinta della sua proposta.
Passarono un paio di ore nelle quali assieme a Megan avevamo ripercorso tutti i momenti passati insieme, mia madre continuava a starsene sul suo divano, intenta a guardare la televisione, poi d'improvviso verso le quattro del pomeriggio il mio cellulare prese a squillare. Ebbi un tremore al petto quando sullo schermo non riconobbi il numero, e non era salvato nella mi rubrica. Mi scostai leggermente da Meg che nel frattempo stava riordinando il gioco da tavolo che avevamo preso per imbrogliare il tempo.
-"Pronto?"- dissi sottovoce.
-"Maestra, non hai ancora segnato il mio numero?"- quella voce mi scosse i pensieri, non l'avevo sentita tutto il giorno e udirla così chiaramente senza altri schiamazzi mi fece rabbrividire.
-"Derek che vuoi?"- sbuffai, cercai di non far ascoltare la mia amica.
-"Niente, ti ho chiamato per dirti che dovremo rifinire il frigo"- corrugai le sopracciglia, mi stava prendono in giro.
-"Tu non mi hai chiamato per dirmi davvero questo spero"- ringhiai. Egli in contro risposta rise leggermente.
-"Già, questa sera verranno mio padre e mia sorella a cena ho detto loro che avresti cucinato tu, sei da Jess vero? Passo a prenderti"- la sua non considerazione della mia opinione mi fece ribollire dentro, il cervello mi sarebbe scoppiato prima o poi. Ero arrossita probabilmente per il furore non per l'imbarazzo. Non potevo credere che avrebbe fatto un azzardo del genere, invitare i suoi a casa, e dir loro che avrei addirittura cucinato.
-"Tu devi essere impazzito, sono a Manhattan adesso e inoltre sono una vera frana in cucina"- piagnucolai, e Meg mi osservó stranita con un leggero sorriso.
-"A Manhattan? Be' ti consiglio di tornare, John è il tuo capo non vorrai fare brutta figura non presentandoti vero?"- canzonò anche se usò un tono pateticamente serio. Strinsi i denti e mi pizzicai la lingua, ero ancora in trappola, il topolino era stato ingenuo un'altra volta.
-"No Derek, non se ne parla"- volli far la dura, ma quanto avrei puto resistere?
-"Ma mi hai detto tu di invitarli"-
-"Si ma tu avevi detto di no o sbaglio? Dovevi avvisarmi prima e non adesso che non sono a New York e a meno di tre ore dalla cena"- sbraitai, la mia amica continuava ad essere stranita dalla mia conversazione silenziosa.
-"Credevo che sarebbe stato più facile di così.."- sospiro, e sospirai anch'io esausta.
-"Vuoi aiutarmi oppure no?"- sbottò, respirai a pieni polmoni, sapevo cosa stavo per fare ma io ero una partecipante del concorso non volevo che John o Kristie mi avrebbero potuta scartare o non presa in considerazione per aver intenzionalmente saltato una cena con loro. Strinsi gli occhi, e mi morsi ancora la lingua assieme alle labbra.
-"E va bene ok, mi hai sfinito sarò lì fra quarantacinque minuti"- non ebbi il tempo di conoscere la sua risposta, che attaccai frettolosamente.
-"Chi era ?"- rise divertita la mia amica.
-"Ehm Jessie la mia coinquilina.. si e allagato l'appartamento quindi devo tornare"- dissi recandomi in salotto seguita da ella.
-"Di già?"- piagnucolò.
-"Ciao cara e divertiti"- sorrise mia madre, mi calai e le baciai la guancia, rapidamente inserí il mio cappotto e la sciarpa.
-"Si scusami, ma prometto che ti chiamerò"- le dissi baciandole la guancia.
-"Ci conto..! Oh, mi daresti un passaggio? Ho un appuntamento con Jason stasera verrà a casa mia per la prima volta voglio che sia tutto in ordine"- disse euforica ma io invece non ero entusiasta per niente della serata che attendeva.
-"Si certo, ciao mamma e riguardati mi raccomando"-
-"Si tesoro sta tranquilla"- rispose mogia mia madre riempendosi ancora il suo bicchiere.
-"Eh.. come no"- brontolai fra me e me mentre assieme a Megan ci dirigemmo fuori.
Come avevo detto a cadere di nuovo nella tela del ragno? Probabilmente non ero così forte come volevo far credere agli altri e a me stessa, sperai almeno che nessuno si sarebbe preso a botte, e non saremo finiti sui giornali.





#ANGOLOAUTRICE

Be' quante volte ci ritroviamo a fare cose che in realtà non vorremmo fare? Tante, suppongo, se la caverà la nostra Nina a cena con la famiglia McCarthy?

Miss Adams❤️

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