IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

Bởi SarahAdamo

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Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... Xem Thêm

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
9. Una possibilità
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
13. Mente e cuore
14. In trappola
16. La fragilità del buio
17. Indecisioni
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
25. La sorpresa
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
35. Parigi
36.Irresistibile
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
61. Tutto cambia velocemente
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

15. Il Banchetto

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Bởi SarahAdamo




"L'attesa del piacere è essa stessa un piacere"
(Gotthold Ephraim Lessing)




Il peggio doveva ancora arrivare. Finch e Jass mi avevano praticamente costretto a indossare uno degli abiti che avevo disegnato e confezionato io stessa, era nero, con delle perline e pietre sul davanti senza spalline, e una gonna corta con una chiusura a portafoglio. Anche se,trucco e parrucco erano stati pianificati in ogni minimo dettaglio, restava una cosa soltanto da fare, la principale, il vero motivo per il quale stavo agendo d'istinto e non ragionandoci su come al solito: comunicarlo se non convincere, Derek. Quel sabato, mi ritrovai nuovamente di fronte quella porta bianca di legno intarsiata, la sensazione confortante mi fece rabbrividire, e le piante nel giardino erano stranamente curate. Salí rapidamente quei pochi scalini, e bussai titubante, presi un gran respiro. Temetti che non fosse lì, non avevo il suo numero di cellulare, avrei potuto provare al centro sportivo, ma oltre quei luoghi non avevo la minima idea di dove poter rintracciare Derek. Quando però la porta fece cenno per aprirsi, mi irrigidì sul posto non credendo di trovarlo davvero li. Quando me lo trovai di fronte, aveva gli occhi arrossati e iniettati di sangue, lo sguardo torvo e tirava su col naso di tanto in tanto. Mi squadrò da capo a piede, avevo fatto un enorme errore, era palese che fosse ubriaco, drogato se non tutte e due insieme. Ormai ero una stupida, a volerci soltanto provare.
-"Che ci fai qui?"- storse il naso, non fu di certo una calda accoglienza. Aveva la voce roca, un po' impastata non sembrava nemmeno la sua. L'immagine che avevo davanti mi disgustava, non volevo vivere sotto lo stesso tetto con un drogato alcolista e per giunta anche arrogante e presuntuoso, erano giorni che non lo vedevo in quello stato. Provai ribrezzo e vergogna per me stessa nell'essermi presentata li, con dei buoni propositi per ricevere un occhiataccia e un alito che puzzava di alcol. Indietreggiai, gli occhi mi pizzicavano, mi veniva da piangere.
-"Non dovevo venire"- dissi con un filo di voce, stetti per scendere gli scali e fare dietrofront  ma la sua mano gelida afferró di colpo la mia, volevo liberarmene, dovevo.
-"Perché sei venuta?"- il suo sguardo era un misto di severità e speranza, non lo seppi decifrare con precisione, mi fece rabbrividire ascoltare nuovamente la sua voce.
-"Sei ubriaco Derek"- costatai, strappando via la mano dalla sua, quella vibrazione non sparí del tutto, vagava ancora per qualche secondo dentro di me. Si massaggiò la fronte, e cercò di essere più lucido possibile.
-"Non.. non sono ubriaco Nina, te lo giuro, ora dimmi perché sei venuta"- ringhiò, non sembrava affatto il Derek che sfilava dal suo giubbotto i cioccolatini, o che mi faceva complimenti squallidi e fuori luogo. Aveva gli occhi coperti da un velo confuso, e sfinito.
-"Ero venuta a dirti.. cioè, se è ancora valido l'invito alla festa di tuo.. padre stasera"- balbettai, seppur con un tono altezzoso. Restammo sulla soglia della porta, a contemplare le nostre più profonde riflessioni. D'improvviso sfociò in una patetica risata, e ciò mi fece infuriare come non mai.
-"Mh, ho cambiato idea"- disse, umettandosi le labbra.
-"Tuo padre e tua sorella ci tengono molto, in oltre è un occasione che non posso perdermi"- risposi, con serietà.
-"Vacci da sola allora"- scrollò le spalle, seccato. Respirai affondo, non volevo gettarmi ai suoi piedi ma avevo promesso a sua sorella che egli si sarebbe presentato, non potevo mancarle di rispetto. Feci ciò che non mi sarei mai sognata di dire, mi pizzicai la pancia per poi esporre quella frase.
-"Mi.. mi farebbe piacere che tu mi accompagnassi, ecco"- saettai lo sguardo altrove pur di non incontrare i suoi occhi che in quel momento presero a brillare misteriosamente.
-"Cazzate!"- sbraitò, si limitò ad usare quel solito tono acido e superbo.
-"Sai che c'è ? Sei bipolare Derek, non ti capisco un giorno prima sei una persona il giorno seguente un'altra, mi hai stancato"- strillai, così forte che probabilmente i vicini del quartiere avrebbero chiamato la polizia. Mi voltai furiosa e scesi quei pochi gradini che dividevano l'appartamento dalla stradina ciottolata.
-"Ok.. ci vengo"- aveva sibilato, mi bloccai sul posto incredula delle sue parole, mi bei un po' del fatto che avesse rifiutato e mi morsi la lingua quando invece cambiò idea.
-"Alle 7, non un minuto di più"- dissi, ingoiando la saliva, prima che potessi entrare in auto mi voltai ancora una volta lui era rimasto sulla soglia.
-"Ti invito a venire sobrio, chiaro?"- accennò un leggero sorriso, ma non ebbi voglia di osservarlo così rapidamente mi sedetti in macchina al posto del conducente inserí la prima e fuggi da quel quartiere di lusso.

Ero agitata, sperai vivamente che Derek si fosse presentato lì in orario e per di più di buon umore e con occhi lucidi, se dovevamo passare del tempo insieme preferivo farlo seriamente. Avevo appena terminato di aggiustare i capelli in una coda laterale e mossa, il ciuffo l'avevo sistemato e arricciato con cura, Finch insistette tanto nel truccarmi il viso, diceva di avere delle doti innate per il make up e il beauty, mi lasciai coccolare, mi fidavo ciecamente del suo stile. Sfumò del grigio sulle palpebre, contornato da una matita nera e del mascara per allungare le ciglia. Stese del fard sulle gote e un velo di rossetto waterproof rosa chiaro. Quando mi osservai allo specchio assieme a degli orecchini abbastanza vistosi che Jass mi aveva insistentemente prestato, non ero niente male, il mio aspetto mi piaceva sul serio.

Flashback

Rientrai in casa, sfinita, stanca col corpo tremante e la temperatura a trentanove e otto, se morire è necessario avrei voluto affrontare il buio della morte esattamente in quel momento.
Mia madre era fuori per fortuna, a scopare con uno dei suoi soliti uomini/clienti, la casa era sottosopra sporca e impolverata quasi mi face ribrezzo pensare di abitare lì. Salí in camera, e le tendine giallo chiaro mi fecero pensare al sole, a quel tramonto che tanto amavo e contemplavo con occhi sognanti. Faceva caldo in quel periodo di luglio, il mio ultimo hanno di scuola era terminato, ciò significava mare e sole la mattina balodorie alcol e droga con gli amici la sera. Mi piaceva quella vita, d'altronde l'avevo scelta nel momento in cui avevo detto di sì a Robert e al suo groppo di uomini scalpitanti e irrequieti. Facevo parte del loro giro, mia madre era spesso fuori casa, non avevo sorelle, ne fratelli, Robert era la mia unica famiglia. Salí lentamente quei gradini, ma quando fui dinanzi allo specchio della mia camera, mi tremarono le gambe, avevo il naso colato di un misto fra sangue e acqua sporca, gli occhi mi si erano diventati viola e il trucco era praticamente sciolto e colato via. Sulla guancia avevo livido violaceo e verdastro, lo sfiorai con le dita e mi feci un male cane, non avevo il coraggio di piangere di fronte a quella immagine, ero dimagrita di quasi dieci chili calzavo la trentotto. Ero un mostro, solitamente è un essere ripugnante colui che riusciva a combinare una donna in quello stato pietoso, ma infondo io ero sua complice, glielo permettevo e facevo del male a me stessa. Il viso tumefatto, il trucco sciolto e le labbra spaccate e insanguinate mi fecero quasi spavento.

Fine flashback

-"Nina!! Forza che è tardi!"- la voce della mi amica mi scosse i pensieri, ero rimasta lì davanti a quello specchio ripensando a quel momento tragico della mia vita, ai passi che avevo fatto, e sulla strada dove non volevo tornare.
-"Si arrivo"- abbandonai il salotto per poter salire in camera dove avrei dovuto vestirmi, sperai che quel modello mi calzasse bene non avevo pensato di crearlo sulla mia taglia, dunque pregai intensamente che mi stesse bene. Con l'aiuto di Jassie infilai l'abito senza rovinare il resto o sporcarlo, e per fortuna mi calzava bene leggermente largo sul davanti ma poteva andare.
-"Sei uno schianto, Dio non posso crederci che ci vai sul serio"- saltello sul posto ella.
-"Già nemmeno io!"- risposi annoiata, sperai con tutto il cuore che Derek arrivasse in orario, e soprattutto sobrio. Scendemmo al piano di sotto e Finch sbarró immediatamente gli occhi.
-"Oh mio Dio, potrei rischiare di svenire! Tesoro sei da paura ma dove ti tenevi nascosta?!"- il loro entusiasmo mi incoraggiò parecchio erano le 6 e 45, mancava soltanto un quarto d'ora. Finch mi prese le mani e mi fece fare un giro su me stessa, non smisi di ridacchiare per la sua buffa espressione.
-"Conquisterai tutti stasera!!"- esclamò.
-"Altroché"- aggiunse la mia amica.

Dieci minuti dopo, picchiettavo forte le décolleté nere e lucide che avevo deciso di indossare, sul pavimento grigiastro. Ero seduta sul divano, con fra le mani la clatch argentata e il cellulare attesi un messaggio, una telefonata, qualunque cosa, che però non arrivò.
-"Sta tardando"- dissi spazientita e con l'acqua alla gola.
-"Nina abbi pazienza forse avra trovato traffico"- mi consolò Jassie, che si era accomodata sul divano accanto a me. Finch aveva preso posto sulla poltrona accendendo la tv.
-"Si come no.. il traffico"- brontolai agitata controllando di nuovo il cellulare.
-"Non essere mal pensante vedrai che arriverà"- contribuì Finch.
-"Lo spero per lui"- brontolai ancora. Dopo circa due minuti precisamente alle 7 e 10 bussò il campanello. Saettai verso la porta camminando a passo svelto, quando l'aprí di scatto rimasi stranita e sbalordita al contempo dell'immagine che avevo davanti. Derek era stranamente visto in maniera elegante, non troppo, una giacca al di sopra della sua solita t-shirt bianca che dava quel giusto tocco per potergli permettere di essere se stesso. Indossava dei pantaloni eleganti e delle derby lucide. Notai al di sotto della sua giacca un paio di bretelle, quasi mi venne da sorridere ma no, dovei fargliela pagare per quel ritardo. Nonostante i suoi occhi fossero lucidi sani, e scuri come sempre, i capelli erano cresciuti un po' ma le sue labbra formavano come al solito il suo ghigno malevolo.
-"Sei in ritardo! Ti avevo detto alle sette invece ora sono le sette e dieci, ed io ero già pronta da un pezzo"- sbraitai, Jass mi urtò il bacino con il suo e si morsicò che labbra per il mio orgoglio, e il tono rude che avevo ultizzato. Egli sorrise maliziosamente, e trattenne una risata, in maniera spavalda appoggiò la mano allo stipite della porta avvicinandosi maggiormente al mio viso.
-"Peccato perche sai.. sei così meravigliosamente sexy stasera che, quel tuo essere isterica.. lo oscura"-
-"Tu.. tu, non l'hai detto sul serio"- dissi con voce tremante puntandogli un dito contro, egli non faceva altro che assumere un atteggiamento divertito.
-"Va bene ragazzi, adesso andate o farete tardi!"- arrivò in soccorso la mia amica, che mi pose il cappotto e mi spinse fuori la porta, per incitarmi a uscire.
-"Divertitevi!"- cantilenò, chiudendo la porta alle mie spalle, con un movimento rapido indossai il mio cappotto abbottonandolo.
-"Io non ci salgo sulla tua moto è chiaro? Mi si rovinerebbe tutta l'acconciatura"- lo oltrepassai, ma non appena scorsi un'auto lunga nera e lucida rimasi a bocca aperta.
-"Niente moto, adesso sali"- era la stessa auto che trovammo fuori il supermercato quel giorno, ovvero l'autista del signor John. Stranamente Derek mi aprì la porteria ed io vi saltai dentro, l'auto era racchiusa con dei vetri scuri, i sedili in pelle e comodi. Il ragazzo accanto a me ordinò a Timor l'autista di partire senza esitazione, quando l'auto iniziò a muoversi mi concentrai sul finestrino alla mia destra, non volevo incrociare gli sguardi maliziosi di Derek che al contempo stavano già perlustrandole le mie gambe nude. Per fortuna l'auto era spaziosa e e fra noi si opponeva quasi un terzo sedile.
-"Dicevo sul serio prima sai?"- mi canzonò, mettendo fra le dita una sigaretta, l'avevo visto fumare soltanto una volta, da quando lo conoscevo, quella sera al club con i suoi amici.
-"Sul fatto che sono isterica?"- misi le braccia conserte, ed ebbi il coraggio di voltarmi verso il suo volto beffardo.
-"No, sul fatto che sei veramente sexy con questo vestito"- mi strizzò un occhilino, e in tutta risposta sollevai gli occhi al cielo ritornando al panorma del mio finestrino.
-"Non montarti la testa McCarthy"- poi ci fu qualche minuto di silenzio, di assordante silenzio.
-"Ho dormito poco stanotte.. però i bicchieri di whisky non era molti"- confessò riferfendosi alla mattina in cui ero andata sotto l'arco di casa sua per poterlo convincere a venire al banchetto con me. Esitai prima di rispondere, quasi come se ne fossi timorsa, non avevo visto che espressione avesse assunto in volto, mi concentravo a tenere gli occhi saldi alla strada, alle stisce bianche che passavano veloce sotto il mio sguardo.
-"Non dovresti bere"- sbottai acida, nell'unico modo in cui mi veniva facile rivolgermi a Derek.
-"Solo quando sono nervoso"- disse, qualcosa mi fece pensare che stesse disgustosamente sorridendo, con la coda dell'occhio osservai la sua mano tendermi una sigaretta, che rifiutai però con un cenno del capo. Dopo quasi trenta minuti, l'auto di Timor si posizionò dinanzi ad un enorme cancello, grigio, con due stemmi argentati e luccicosi, da li si poteva intravedere una lunga strada alberata. Quando vi entrammo, l'auto percorse quasi tutto il viale, svoltando a destra e infine ritrovandosi in una grandissima distesa verde, contornata da stradine ciottolate che arrivavano tutti ad una sola destinazione: la villa dei McCarthy.
La prima cosa visibile era la piscina, non molto grande ma comunque più maestosa di quella immaginaria di casa mia a Manhattan. La villa aveva tre piani, illuminata da fari di luce gialla che rendeva l'atmosfera ancor più sofisticata, la struttura era in marmo e legno, bianca e marroncino ed al centro aveva una scalinata rotonda che veniva divisa da un cilindro alto composto da decorazione floreali e palme verdi. Il veicolo si fermò poco prima dalla piscina, quando adagiai le mie décolleté sul pavimento, rimasi estasiata nell'osservare quella magnificenza ancora più da vicino.
-"Mio dio.."- sussurai, senza rendermene conto, Derek mi affiancò mentre l'auto assieme a Timor si allontanarono. Rimanemmo soli, immobili. Notai altre persone perccorrere la scalinata, uomini e signore vestiti elegantemente, che avevano parcheggiato le loro lussiose macchine.
-"Non entusiasmarti troppo"- brontolò egli, gettando la sigaretta sul pavimento e caplestandola con la punta del piede.
-"Ma sei impazzito? riprendi quel mozzicone"- ringhiai sotto voce.
-"Rilassati, questa è casa di mio padre, nessuno si scandalizzerà per un mozzicone"- roteai gli occhi al cielo, recuperai il mozzicone spento per bene e lo inserì nella mia borsetta. Iniziammo a camminare, avvicinandoci sempre più a quell'incanto.
-"Non sopporto tutte queste persone, vengono soltanto per leccare il culo a mio padre"- sbottò egli, dimenticandosi di chi aveva probabilmente affianco.
-"Ascolta, gradirei non fare brutte figure per colpa tua siamo intesi?"- mi guardò torvo, ma io non gli diedi soddisfazione, arrivammo alla porta che era stata lasciata aperta per entrambe le ante, sulla soglia vi era un uomo, un loro dipendte probabilmente, colui che se ne stava li immobile sulla porta con un abito elegante bianco e nero e un papillon. Alto, con i capelli brizzolati e magro.
-"Signorino Derek sono contento di vederla"- esclamò quest'ultimo, sorridendogli e tenendo salde le mani dietro la schiena, sembrava un uomo simpatico, mi si avvicinò dopo che varcammo la soglia mi tese la sua mano per potermi liberare del mio cappotto, glielo porsi ringranzaindolo a bassa voce.
-"Felice di vederti Francois"- rispose ironico e sarcastico egli, e non mancò occasione nella quale gli fulminai il viso con lo sguardo.
-"Lei è con me"- annunciò all'uomo distinto.
-"Oh molto piacere, non ho mai conosciuto nessuno che Derek mi abbia presentato"- il ragazzo roteo gli occhi iniziando a mischiarsi fra la folla. La sala era spaziosa, grande, il pavimento era lucidissimo e chiaro vi si poteva specchiarsi dentro. Tutto era sfavillante, sofisticato e contornato da colori tenui, come l'avorio, il bianco e il bejie.

La grande scalinata semi tonda che portava al piano di sopra mi colpi maggiormente, la ringhera era nera e in ferro, il tutto era sotto lo sguardo brillante di un lampadaio maestoso e colmo di diamnanti.
-"Nina, molto piacere"- dissi infine, con un gesto del capo, poi mi allontani frettolosamente recuperando Derek che aveva già afferrato un bicchiere di champagne.
-"Non credo sia già ora di brindare"- dissi, strappandogli da mano il calice, e gettando in gola il liquido alcolico e giallognolo. Fu un gesto istintivo, non mi accorsi di averlo bevuto.
-"E io non credo che tu abbia il diritto di bere il mio champagne tesoro"- sorrise di sghembo, e recuperò un'altro calice dai vassoi d'argento che portavano sul braccio alto i camieriei.
-"Non chiamarmi tesoro, altrimenti.."- gli dissi sottovoce, affiancandolo.
-"Altrimenti?"- contestò in tono sensuale, fissando la ma scollautura.
-"Ehi, finalmente siete arrivati!"- esclamò raggiante Kristie, mettendo fine all'ennesimo dibattito fra me e suo fratello. Portava un delizioso abito lungo, blu e monospalla, i capelli liscissimi un trucco impeccabile e un paio di orecchini dorati.
-"Già, eccoci qui"- risposi, agitata.
-"Derek.. sono, contenta che tu sia venuto"- balbettò sua sorella, mentre egli con lo sguardo vagava oltre, fu distratto da una giovane ragazza dai capell biondi e mossi, non rispose a sua sorella si limitò a far un cenno col capo e abbandonare la sua postazione accanto a noi, avrei voluto sotterrarlo.
-"È fatto cosi.. comunque, stai benissimo complementi, questo vestito è davvero carino dove l'hai comprato?"- arrossì violentmente.
-"L'ho.. disegnato io, in realta.. si"- balbettai nervosamente, ella spalancò gli occhi, e infine mi abbracciò di colpo, non ricambai, ero ancora su di giri e confusa.
-"Caspita, è fantastico! sei nel posto giusto allora"- esultò, mi prese per mano ci avvicinammo a suo padre, che stava discutendo con assoluta compostezza con degli uomini della sua età.
-"Papà, c'è Nina quella ragazza.. di cui ti ho parlato, è stata lei a portare qui Derek"- Quando egli si voltò, sorrise timidamente, riconoscendo il mio volto.
-"Signorina Steffens, ci incontriamo di nuovo"- sorrisi appena, non avevo il coraggio ne di parlare ne di reagire.
-"Partecipa al concorso"- aggiunse Kriste sorridendo.
-"Si lo so cara, l'altro giorno le ho sottratto questo.."- recuperò dalla sua giacca il foglio piegato in quattro, il mio schizzo. Divampai, alla nostra conversazione stavano partecipando anche altri uomini e presunsi che fossero di tale importanza.
-"E' un bel modello signorina Steffens"- disse, aprendo il foglio e mostrandolo ai suoi colleghi, compresa sua sorella.
-"Ehi Nina niente male, davvero"- esclamò la giovane con occhi luccicanti. Alcuni uomini indossarono gli occhiali, mentre il signor John non fece altro che fissarmi, intascare le mani e tenere sul volto un sorrisetto compiaiuto.
-"All'avanguardia signorina, mi presento, sono Bill Morris manager e consulente di Mr.Dior"- spalancai gli occhi, iniziava a far caldo, presunsi che si fossero i riscaldamneti ma dentro di me era già  arrivato agosto.
-"Christian.. Dior?"- dissi leggermente balbettando e afferrando la sua mano che precendemente mi aveva teso.
-"Certo cara, quanti altri Christian conosce?!"- rise divertito assieme a suoi colleghi in giacca e cravatta. Risi anch'io per non escludermi, poi gli uomini cominciarono di nuovo a parlarottare fra di loro, John aveva richiuso il foglio in quattro parti, e sua figlia si era allontanta di qualche secondo per poter accogliere altri invitati, io ero rimasta li impalata, dovevo fuggire da quell'ingranaggio. Stetti per andar via ma la possente voce di John mi costrinse a tornare dov'ero.
-"Lei mi piace Steffens ma.. stia attenta a non farsi beccare la prossima volta"- disse sottovoce, strizzandomi nuovamnte un occhilino amichevole.
-"Si certo, signor McCarthy"-
-"Signor McCarthy? Non siamo mica in ufficio?! Ma ad una festa, sei molto amica di mia figlia e l'altro mio figlio si è presentato al banchetto per la prima volta dopo tre anni che cerco di convincerlo.. chiamami pure John"- rise animatamente, per poi lasciare l'attenzione su di me e porgerla nuovamenre ai suoi invitati. Tirai un sospiro di sollievo quando rimasi sola, Kristie chiacchierava con delle ragazze probabilmente della sua età, e con un ragazzo alto e moro, dai loro atteggiamenti avrei quasi detto che si trattasse del suo fidanzato. Sbuffai annoiata, bevvi un'altro bicchiere di champagne e mi promisi che sarebbe stato l'ultimo, mi sedetti sul divano bianco e in pelle, rimasi da sola, a contemplare il mio abito nero e il soffitto. Non mi ero accorta che accanto a me il divano si era abbassato per via di un peso, quando percepì quell'aura oscura e il braccio attorno allo schienale che avvolgeva la mia figura, sbuffai nervosamente.
-"Eccomi qui"- annunciò con nonchalance, tirando dal pacchetto un'altra sigaretta.
-"Era ora, mi hai lasciato qui da sola almeno da un ora"- borbottai.
-"Cosa avrei dovuto fare? stavi sbavando dietro quei pezzi grossi, non volevo disturbarti"- disse sarcastico.
-"Che cosa hai detto?"- risposi, stavolta con un tono di voce più alto, mi voltai verso di lui osservando il suo viso da schiaffi.
-"Mh, sei troppo permalosa maestra, dovresti goderti di piú il momento.."- mentre parlò, salutò con una sventolata di mano patetica la bionda con cui l'attimo precedente avevo visto assilire.
-"Sei disgustoso lo sai?"- intendendo ciò che avevano sicuramente fatto, e alla festa di suo padre per giunta. Rise di gusto, alzandosi e recuperando altri due bicchieri di chapamgne. Uno, me lo porse.
-"Perchè non lasciamo le divergenze fuori di qui e proviamo a divertirci un po?"- il suo tono era allettante, lo ossverai per svariati minuti, strappai lo champange dalla sua mano e lo bevvi d'un sorso.
-"Non saprei, sai non sono sicura che la mia idea di divertimento sia uguale alla tua"- dissi con sarcasmo, egli rise nuovamente, mi faceva un strano effetto la sua risata.
-"E chi ti dice, che in una parte dell'universo infondo io e te non siamo poi cosi diversi?"- disse mimando lo spazio, e usando quel tono da ammaliatore. Tremai a quella constatazione, egli non sapeva, non conosceva, che prima dell'adorabile maestra d'asilo aspirante stilista vi era una giovane persa, smarrita con la mente corrotta e il corpo continuamente ferito. Sapevo il motivo per il quale non dovevo avvicinarmi a Derek in quel senso, in quell'unico senso dove egli mi avrebbe guardata con occhi seri e romantici, e a furia delle battute degli scherzi avrebbe finito per fare sul serio.
-"Terra chiama Nina ci sei?"- disse sventolandomi una mano sul viso.
-"Si, che c'è adesso?"- sbottai.
-"Ehi, rilassati.. bevi questo avanti"- mi porse un'altro bicchiere di champagne, ero consapevole di non dover assumere alcolici ma se dovevo stare in presenza di Derek avevo bisogno di alcol e distrazione. Lo afferrai, sospirando profondamente, gettai con forza il liquido giallastro colmo di bollicine e schiuma in gola, senza esitazione.
-"Ci vai giù pesante.. però"- sorrise di sghembo, poi mi alzai dal divano cercando di restare composta e in piedi soprattutto.
-"Ho bisogno di un po' d'aria.."- conclusi, senza render conto alla presenza del ragazzo e se egli mi avesse poi seguita. Trotterellai verso il grande balcone, datone il gelido inverno, nessuno quasi si era recato li, e mi beai della solitudine che avrei provato di li a poco osservando le stelle. C'era abbastanza aria riscaldata in casa e quando aprì l'anta della finestra per poter uscire, l'impatto fu travolgente. Subito mi venne la pelle d'oca. Mi aggrappai alla ringhiera di marmo poggiandoci sopra i gomiti. Osservai il cielo scuro, costellato da piccolissime luci brillanti, per qualche secondo mi sentì la ragazza più sola al mondo, ero arrivata a New York con l'intenzione di cambiare la mia vita, aggiustare le cose in qualche modo e non ripetere gli stessi errori. Avevo trovato degli amici, Finch e Jassie mi stavamo davvero a cuore ma mi mancava Megan, e mia madre per quanto possa sembrare ignaro e assurdo. Li, a quel banchetto dove risiedeva la mia più grande opportunità di diventare qualcuno, e io invece mi ritrovavo fuori la veranda osservando il mondo da lontano e preda di un ragazzo oscuro che non faceva altro che mandarmi in eterna confusione, Derek era una rappresentazione sfacciata del mio passato. Osservavo i suoi occhi, nei quali riscontravo di continuo gli atteggiamenti di Robert e i segni permanenti sul mio viso. Sfiorai con le dita da sopra il tessuto, la cicatrice che mi ritrovavo sul ventre, ne soffrì al contatto. La porta della veranda si aprì emanando quel fastidioso cigolio, erano passati soltanto alcuni minuti da quando avevo piantato in asso Derek in salotto. I passi avanzarono, non mi voltai, non mi importava di chi fosse. Quando i suoi capelli corti e corvini, l'acqua di colonia e gli occhi tenebrosi si fecero avanti, appoggiando anche i suoi di gomiti sul marmo, mi sentì cedere, la sua presenza mi rendeva nervosa, agitata ma anche tranquilla. Si accese un'ennesima sigaretta, il che mi fece ulteriormente innervosire, strappai il suo pacchetto di carta fra le mani e lo tenni stretto fra le mie.
-"Non sopporto l'odore del fumo e credo tu per stasera abbia fumato abbastanza"- bofonchiai, egli spazientito iniziò a dimenarsi lentamente e cambiare posizione di continuo.
-"Mio padre non sa neanche che sono qui"- confessó, il suo bipolarismo mi fece quasi spavento.
-"Certo che lo sa, ci ho parlato prima.. mi ha ringraziato per averti convinto a venire"- guardai dinanzi a me non m'azzardai a guardare i suoi occhi, ci sarei cascata in pieno.
-"Dice solo un mucchio di stronzate"- sbottó, con una smorfia di disgusto.
-"Se non lo ascolti non lo saprai mai"-
-"Tu non sai niente"- terminó, spezzando nel pieno la nostra conversazione.
-"Fa come vuoi Derek, se non vuoi che ti dica la verità allora lasciami in pace"-
-"E tu? Non mi sembri così limpida"- disse, pungendomi all'interno.
-"Strano, sono limpida con tutti tranne che con te!"- risposi con sarcasmo, sorridendogli fintamente, per poi ritornare al panorama verde. Egli iniziò a ridere, scuotendomi nuovamente.
-"Mi dici perché non ti piaccio?"-
-"Vuoi che ti faccia un elenco?"- risposi divertita anche lui lo era, quando riusciamo a scioglierci i suoi occhi si velavano di un non so che di positivo.
-"Assolutamente"-
-"Perfetto: per prima cosa hai insultato la mia professione di maestra, hai rubato il mio appartamento facendomi restare senza casa, sei arrogante e disgustoso per non parlare delle cose che so sul tuo conto.. poi vediamo.."-
-"Nina sono tutte cose che già so, per le quali tutti, tranne i miei amici, non possono vedermi.. so che c'è qualcosa di più, ed io voglio saperlo, adesso"- insistette, non gli avrei mai potuto dire "ciao Derek sai tu sei perfettamente identico al mio ex ragazzo drogato e picchiatore di donne" no, non glielo avrei detto, voltai immediatamente lo sguardo osservando altrove e mordendomi le labbra.
-"No.. no, è solo questo"- dissi nervosa, egli mi si avvicinò all'orecchio scostandomi una ciocca ricaduta, il suo fiato mi finì sul collo e i nostri fianchi si scontrarono, il suo corpo premeva dietro la mia schiena.
-"Mh, io non ne sono tanto sicuro"- il suo modo sensuale, il suo umettarsi le labbra di continuo e quel profumo che tanto odiavo ma bramavo, era un ammaliatore ed io non sarei dovuto cadere fra le sue braccia.






#ANGOLOAUTRICE

Probabilmente certe volte si ama di più l'attesa che i festeggiamenti stessi, sarà così anche per i nostri protagonisti?

Miss Adams❤️

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