IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

Od SarahAdamo

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Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... Více

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
9. Una possibilità
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
14. In trappola
15. Il Banchetto
16. La fragilità del buio
17. Indecisioni
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
25. La sorpresa
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
35. Parigi
36.Irresistibile
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
61. Tutto cambia velocemente
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

13. Mente e cuore

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Od SarahAdamo



"La vita è la somma di tutte le tue scelte"
(Albert Camus)


Un'altra notte insonne. Ero rimasta sveglia con fra le mani una tazza di latte caldo, attendendo che le pillole bianche e minuscole facessero effetto. Ero ridotta uno schifo, avevo i capelli in disordine e profonde occhiaie sotto gli incavi degli occhi. Mi promisi di fare del mio meglio, di cambiare vita, di darmi da fare per costruirmi un futuro migliore, più di quello che avrei potuto avere a Manhattan, ma onestamente li, nella grande mela succedevano cose che mi facevano rivivere il passato in continuazione. Derek e il suo caratteraccio, non avevo una casa stabile e mi sentivo più sola che mai. Dormì non più di tre ore, in cucina incontrai Jassie intenta a far colazione con il suo succo d'arancia e i cornetti caldi preparati in casa, era molto volenterosa.
-"Buongiorno"- dissi, sbadigliando e grattandomi la nuca.
-"Cosa c'è?"- continuai, datone che ella mi aveva praticamente ignorato.
-"Ieri sera sei tornata tardi, ho visto la moto di Derek qui fuori, coraggio.. spara!!"- roteai gli occhi la cielo e risi a fior di labbra, iniziai a riempirmi una scodella con del latte nel quale avrei immerso dei cereali.
-"Non cominciare Jass non volevo neanche uscirci, ero in palestra prima ci siamo presi a pugni poi sono svenuta e.."-
-"Sei svenuta??"- intervenne Finch sbucando dalla sua camera da letto, in vestaglia di seta e con i capelli perfettamente in ordine, beato lui pensai.
-"Si ma state tranquilli sto bene, così ha insistito per portarmi a cena in un pub"- dissi con nonchalance non volevo che si entusiasmassero troppo.
-"Accidenti, facciamo progressi qui!!"- intervenne Finch dandomi una leggera spinta sulla spalla, si versò poi del caffè in una tazza e si sedette accanto a Jass continuando a sentire il discorso incuriosito.
-"Finch, smettila, niente progressi.."- sbottai.
-"Oh andiamo Nina sei troppo dura, è stato gentile si è preoccupato per te ti ha riaccompagnata a casa ti ha regalato una rosa con una frase.. be' romantico cosa vuoi di più!?"- esclamò Jassie sorseggiando la sua aranciata.
-"È vero baby, sei troppo isterica"- concluse Finch, con aria altezzosa. Era la seconda persona che me lo diceva.
-"Io sarei isterica?"- risi leggermente sapevo che mi stava canzonando.
-"Si cara, dagli almeno un'altra opportunità"-
-"Ma sentiteli! Siete stati proprio voi giorni fa a mettermi in guardia"- mi sedetti anch'io al tavolo in loro compagnia e cominciai a mangiare i cereali.
-"Si hai ragione, ma credici noi lo conosciamo molto meglio di te.. non direttamente questo è certo ma, non l'abbiamo mai visto così disperato"- scoppiò a ridere la mia amica, seguita dalla risata di Finch.
-"Voi siete matti"- finí la mia colazione, mi preparai indossando una gonna scozzese delle calze e una camicetta nera, inserí però ai piedi delle scarpe basse. Feci una coda bella alta, non mi truccai quella mattina, soltanto un filo di correttore per coprire le occhiaie.
Quando stetti per raggiungere la camera degli ospiti nella quale Jass mi aveva graziosamente sistemato, un messaggio arrivò dal mio cellulare.

Megan: Chiamami, è urgente!

Iniziarono le palpitazioni, ero agitata le mani mi sudavano, decisi di prendere l'autobus, in auto sarebbe stato pericoloso datone il mio stato di ansietà.
-"Esci di già?"- disse la mia amica, era pronta stava aspettando Finch.
-"Si, devo.. prendo l'autobus"- balbettai, mi affrettai ad indossare la mia giacca pesante e una sciarpa che sistemai attorno al collo.
-"Sei sicura di stare bene?"- ingoiai quel grosso groppo che mi si era formato in gola, non volevo mentire, ma onestamente sarebbe stato troppo complicato spiegare.
-"Si va tutto bene" - non le lasciai modo di rispondere, che afferrai la mia borsa a tracolla e con due gradi sotto zero mi recai alla fermata dell'autobus. Con lo stomaco sotto sopra, il tremolio alle gambe chiamai immediatamente la mia migliore amica.
-"Pronto?"-
-"Megan sono io, che succede?"- ella tirò un grosso sospiro che non mi piacque per niente.
-"Nina, promettimi di non andare in escandescenza"- la voce le tremava, ma non quanto il mio intero corpo.
-"Parla coraggio, non girarci troppo in torno"-
-"Credo che rilasceranno Robert, domani ci sarà il processo definitivo, e gli ultimi due erano completamente a favore"- percepì gli occhi pizzicarmi, ma non era quello il momento di piangere.
-"Bastardo.."- sibilai, a detti stretti.
-"Nina ti cercherà lo sai questo? Vorrà la sua vendetta.."-
-"Cosa credi Meg? che non lo sappia?"- sbraitai, l'autobus per fortuna arrivò, almeno non avrei tardato alla lezione quel giorno.
-"Farò tutto il possibile.. tu promettimi che starai attenta e non ti caccerai nei guai"- strinsi gli occhi, e immaginai un meraviglioso prato verde. Stavo già cacciandomi nei guai, avendo a che fare con Derek.
-"Te lo prometto, mia madre come sta?"-
-"Meglio, anche se l'altra sera era più ubriaca del solito"- mi massaggiai la fronte mentre salivo il gradino e cercavo in giro un posto gradevole dove sedermi.
-"Va bene a lei ci penserò io, il prossimo weekend intendo tornare. Tu occupati di Robert mh?"- mi sistemai  su un sediolino azzurro accanto al finestrino.
-"Va bene Nina.. ti voglio bene"- immaginai che stesse sorridendo, e quanto mi mancava quel sorriso smagliante, i suoi capelli biondi e le sue braccia esili che mi stringevano quando ne avevo bisogno.
-"Anch'io Meg"-
Adagiai il capo al finestrino, abbattuta, afflitta, la mia battaglia non era ancora terminata, ero spaventata, questo è certo, ma non avrei lasciato strada spianata a quel bastardo. Quando varcai l'entrata del lungo corridoio, passai davanti l'ufficio del direttore John McCarthy, e lui assieme a suo figlio stavano discutendo animatamente. Quella volta non ebbi il coraggio di starmnene li ad origliare, avevo  la mente troppo occupata, anche se quando egli mi intravide con la coda dell'occhio, dopo che i nostri sguardi si erano incrociati per un millesimo di secondo, lasciò in sospeso la conversazione con suo padre per poter iniziare a rincorrere me.
-"Hei aspetta, perchè corri?"-  la sua voce fu un leggero ma fastidioso soffio sul collo, la tenne bassa quel tanto da poter farlo sentire soltanto ai sottoscritti.
-"Sono in ritardo"- mi limitai a dire, passeggiai velocemente, non avevo la voglia di starmene li a farneticare con una persona che probabilmente avrebbe ulteriormente incasinato la mia mente e la mia vita.
-"Che ti prede perchè mi rispondi cosi?"- ringhiò, la sua mano mi afferrò il braccio e lo tenne in una presa salda. I nostri petti si scontrarono di poco, i suoi occhi indagatori vagavano sui miei senza tregua, erano scuri e profondi come sempre. Portava una t-shirt nera e un giubbotto di pelle.
-"Così come?"- feci finta di non capire, strappando il braccio dalla sua morsa, ma egli non si diede per vinto, continuò ad inseguirmi.
-"Mi sei passata davanti e non mi hai neanche salutato"- si lamentò, affiancandomi.
-"Stavi parlando con tuo padre, non volevo disturbavi"- ero asettica, in colore, il mio viso lo era. Egli nuovamente mi afferrò, stavolta, avvolgendo il polso, lo tenne stretto, tanto da farmi voltar e far scontrare ulteriroemente i nostri occhi rabbiosi.
-"Che succede? È per me? Mi sembra di aver fatto di tutto per convincerti a.."- risi leggermente, allargare le labbra in quel gesto mi fece male.
-"Hai fatto di tutto? ma sul serio?"-
-"Ok va bene, dimmi che devo fare allora"- supplicò, seppur i suoi occhi apparvero feroci e inquieti.
-"Niente.. non devi fare niente"-sbottai, tirando via il mio polso e continuando a camminare senza voltarmi in dietro, lui non mi seguì. Alla lezione, ero distratta, fui attenta soltanto per la prima mezz'ora, il resto la passai a guardare il soffitto, o a concentrarmi su un qualsiasi oggetto li presente nella stanza. Jassie era seduta al mio fianco, mi parlava, ma onestamente la sua voce la sentivo lontanta ovattata, Finch invece era al reparto stile, avrei dato la vita per essere al posto suo, per guadagnare amando il mio lavoro.
-"Stasera io e Finch ci vediamo con una nostra amica in un bar in centro ti va di venire?"- disse ella allegramente quando uscimmo dall'aula.
-"Scusami Jass, ma non ne ho molta voglia"- storsi il naso, ero assonata.
-"Oggi sei cosi strana.. dai vieni, ti distrarrai un po, ti farà bene ne sono certa!"- era incoraggiante, di buon umore, ma non sarei uscita con loro quella sera, ero troppo indaffarata con i miei pensieri.
-"Ci penserò"- mentì, sorridendole appena. Lugo il tragitto per l'ascensore, intravidi Derek pavoneggiarsi con una ragazza molto slanciata, bionda e dai capelli mossi, aveva una specie di microfono alle labbra, ed era vestito con una gonna elegante molto corta ed una giacca. Egli si protese sulla scrivania, e civettarono come due animali in calore, era uno spettacolo disgustoso, quando Derek faceva qualcosa di buono veniva sempre e subito oscurato dalla cosa malvagia e rivoltate che faceva dopo. Vi passammo affianco, e la rabbia mi ribollì dentro, sorrise maliziosamente ad ella, e mi rivolse invece uno sguardo torvo, confuso, mi limitai e fulinarlo con gli occhi , se lo meritava. D'altronde ero stata davvero scortese con lui quella mattina, ma ciò non giustificava il suo comprotamento da lupo affamato.
Io e Jassie pranzammo in un ristorante lì vicino assieme a Finch, la loro compagnia mi metteva buon umore, erano buoni amici per quanto si stavano dimostrando. Masticai velocemente una bistecca con vicino dell'insalata a differenza dei miei colleghi che invece si fecero una bella scorpacciata.

Cosa avrei fatto sei Robert mi avesse trovata?

Cosa mi avrebbe fatto?

Furono quelli i pensieri con cui ingoiai quella bistecca, per fortuna le continue liti e discussioni in disaccordo dei miei amici mi fecero risollevare leggermente il morale, nonostante ciò non avevo alcuna voglia di andare a lavorare al centro sportivo, sperai vividamente di non trovarci Derek, anche se con egli dovevo chiarire e trovare la retta via. Non potevo restare a casa di Jassie questo era sicuro, ma non potevo neanche tornare fra le braccia di Derek come una delle sue prede in pre dalla foga e dal calore. Era un sfida, un'eterna scelta che dovevo prendere, la casa di Derek era così accogliente, avevo tutti i miei spazi, un garage tutto mio, una cucina mia e un luogo in cui la donna ero io e avrei dovuto prendermene cura personalmente come una vera adulta.

Durante il lavoro non vidi Derek, sembrò quasi essersi volatilizzato, Raul mi fece lavorare invece il doppio per via dell'inconveniente il giorno prima, fu faticoso continuare a fare caffè e drink analcolici e sgobbare a destra e sinistra per poter consegnare ciò era stato ordinato. Tirai un sospiro di sollievo quando finalmente mi privai del mio grembiule, mi cambiai in fretta e sfrecciai verso casa. Finch insistette tanto nel farmi mollare la mia coperta e la tazza di caffè bollente accompagnate dal comodo divano, Jassie aveva ormai perso le speranze. I miei pensieri erano ancora riconducibili a Robert e al futuro che mi attendeva.
-"Adesso no, basta!"- il ragazzo mi tirò via la coperta gettandola sul pavimento, ebbi un brivido di freddo datone le cosce scoperte ma con una bella felpa pensante che compensava il lato di sopra.
-"Ma che ti prende?"- strillai, anche se probabilmente mi scappava da sorridere.
-"Mi prende che non mi va di ospitare una nonna belarda, quindi alza quel culetto e va a vestirti, vieni con noi"- parló Finch in maniera molto autoritaria. Sbuffai pesantemente, probabilmente aveva ragione se fossi rimasta lì avrei continuato a pensare a Robert, sarei stata da sola e immersa ancora nel mio passato mischiato all'incasinato presente.
-"Ok ok, vengo"- dissi pur non essendone completamente entusiasta. Sbuffando mi alzai dal divano e tirai i capelli in una crocchia.
-"Come diavolo hai fatto a convincerla?"- sbalordita disse Jass rivolgendosi al suo coinquilino.
-"Semplice: ho usato le maniere forti"- disse, tirandosi le arie, incorniciando le braccia  petto.
-"Non vorrai mica uscire così vero?"- intervenne la mia amica osservandomi con una smorfia di disgusto.
-"Perché? Cos'è che non va?"-
-"Spaventerai i nostri amici, se non tutta New York, .. sbrigati"- roteai gli occhi al cielo, e quando entrai al piano di sopra in camera mia trovai sul letto un abito rosso scuro, con le maniche a tre quarti e morbido sui fianchi che arrivava fino alle ginocchia.
-"Ma che.."- sorrisi, sapevano che sarei venuta con loro, mi avrebbero convinta a tutti i costi, così tanto da scegliere il vestito ancor prima che accettassi. Lo abbinai con dei stivali alti, legai i ciuffi dei mie capelli mossi con delle forcine, un filo di trucco e afferrai la mia clatch pronta a scendere.
-"Che fine ha fatto la nonna?"- disse Finch eccitato e emanando uno piccolo strillo non appena mi vede scendere le scale.
-"L'ho chiusa nel forno"- scherzai, ed entrambi risero di gusto.
-"Sei uno schianto!"- confermo la mia amica.

L'auto di Finch era pronta, così ci recammo con la sua nel centro di New York, un localino davvero delizioso fuori l'insegna era illuminata di un leggero lilla con uno stemma di un bicchiere e un oliva. Berry's si chiamava, il nome era allettante e anche l'interno visto da fuori non era per niente male. Quando fummo al suo interno, mi beai del calore dei termosifoni, tant'è che mi privai subito della mia giacca. I tavoli erano contornati da strisce di divanetti neri, l'atmosfera era soave una musica jazz risuonava attraverso alcuni artisti che stavano suonano dal vivo. Niente a che vedere con il Downtown club della volta precedente. Quello si che era il posto per me, niente gente che fumava o che giocava a carte, visi tranquilli e puliti.
-"Monique, ciao tesoro"- esclamò Finch salutando la loro amica seduta al tavolo con un altro ragazzo biondo.
-"Da quanto tempo, ti presento Johanatan"- i due ebbero immediatamente una feeling particolare, tant'è che egli si sedette accanto al ragazzo.
-"Monique lei è Nina partecipa al concorso con me"- disse Jass, tesi la mia mano e la ragazza dai capelli ramati mi accolse calorosamente.
-"Molto piacere, non ti ho mai vista in giro"-
-"Sono di Manhattan"- sorrisi cordialmente.
-"Oh si? Be dai sedetevi ordiamo da bere"- esclamò ella, con grande entusiasmo.

Mi stavo divertendo, avevo bevuto un analcolico e sgranocchiato delle noccioline, per lo più ascoltavo di divertenti discorsi e episodi di loro vecchia data, era piacevole ascoltarli, ma c'era qualcosa che non andava. Era quello che volevo, ma non mi sentivo a casa, adagiai la schiena al divanetto e osservai fuori dalla vetrata. Un veicolo in particolare saltò ai miei occhi, assomigliava alla moto di Derek ma non ero sicura fosse quella, poi intravidi il giubbotto di pelle e i capelli molto corti di un individuo, misi a fuoco, e roteai gli occhi al cielo quando mi resi conto di star osservando proprio la persona che non volevo incontrare. Egli mi captò, e con un sorrisino e una sventolata di mano patetica mi fece ribollire il corpo.
-"Scusate un momento"- mi congedai, Jass osservó fuori dalla vetrata e capi immediatamente, non disse nulla e la ringraziai. Quando ebbi indossato il cappotto e finalmente l'aria fredda di New York investi il mio viso, rabbiosa mi avvicinai verso quel ragazzo spavaldo e arrogante.
-"Che ci fai qui?"- sbraitai tenendo strette le breccia lungo il corpo.
-"Niente, sono venuto a fare due passi"- rispose con nonchalance senza smettere di sorridere in modo beffardo. Nessuno dei due emise più una parola, mi squadrava, mi osservava, ogni minimo dettaglio del mio corpo, partii dalle gambe arrivando fino alla scollatura del vestito.
-"Mi esasperi"- dissi infine cadendo affranta. Passarono alcuni secondi, nei quali avevo camminato a destra e sinistra e sbattuto il piede ripetutamente sul pavimento.
-"Perché?"- rise a fior di labbra.
-"Non hai da fare con la biondina di stamattina?"- storsi il naso, ma egli rise ancora più forte.
-"Non sapevo fossi anche gelosa Steffens"- arrossì di botto ma mi voltai per non mostrarglielo.
-"Io gelosa di te? Ma per piacere"- risi istericamente, passarono altri secondi ed egli non si decideva a togliermi gli occhi di dosso.
-"Vieni a fare un giro con me"- non era una domanda, ma un' affermazione, il suo tono divenne di nuovo un misto fra sensualità e preghiera, mi fece letteralmente impazzire.
-"Sono venuta qua con degli amici non posso abbandonarli"- risposi acida tenendo le braccia incrociate al petto.
-"Non credo sia in un problema"- disse egli osservando dalla vetrata, segui i suoi movimenti e mi accorsi che stava salutando la mia amica Jass, lei sorrideva a malapena ma con gli occhi mi implorava il suo perdono.

Jassie aveva complottato con Derek il signore delle tenebre?

Si spiegò almeno il fatto di come era capitato nello stesso quartiere dove ero uscita io. Rimasi sbigottita, tant'è che mi volsi verso di egli furiosa, avrei voluto tirargli un ceffone.
-"Tu-tu.. hai corrotto la mia amica?"- strillai quasi, puntandogli l'indice contro. Gli occhi mi fuoruscivano dalle orbite.
-"Non ho corrotto nessuno le ho semplicemente chiesto un favore"- scrollò le spalle, si inserí il casco e montò in sella.
-"Forza vieni, ti porto in un posto"- mi incitò con una cenno del capo, sapevo che non mi avrebbe lasciato tregua tanto valeva andarci, dargli retta e poi ignorarlo. Era una sfida continua, una battaglia senza precedenti, dovevo prendere una scelta, allontanarmi definitivamente di Derek e perdere l'occasione di avere una casa quasi tutta per me senza pagare l'affitto, o adattarmi, ingoiare la pillola e servirmi della tenebrosità di quel ragazzo.
Piagnucolai, prima di sbuffare rumorosamente e salire in sella dietro di lui.
-"Metti questo, stavolta non andrò piano"- disse la sua voce ovattata dal casco che gli copriva tutto il volto, mi passò il mio ed io lo inserí tenendolo ben saldo.
-"Credo sia meglio che tu.. metta qui le mani"- afferró le mie braccia e se le avvolse attorno all'addome.
-"Non mi va di toccarti!!"- dispettosamente partí senza avvisarmi e accelerando il più in fretta possibile.
-"Maledizione!"- esclamai, avvolgendo le braccia attorno al suo addome e il capo nascosto nella sua schiena.

Mezz'ora dopo, egli mi aveva portato in un parco. Era enorme, pieno di pini e alberi fruttati, per via della luce della luna non fu possibile goderne a pieno di quella splendida natura, alcuni fari erano spenti, e a dirla tutta l'atomosfera era al di poco raccapricciante.
-"Vuoi uccidermi per caso?"- intervenni sarcastica. Egli non battè cigliò, si limitò ad intascare le mani e a guardare serioso davanti a se.
-"L'idea mi tenta"- canzonò, e mi bloccai sul posto smettendo di camminare egli se ne accorse e rise come un matto, avevo un espressione allibita.
-"Sto scherzando Steffens, camminamo mh?"-
-"Molto divertente"- bofonchiai. Dopo svariati minuti arrivammo al di là del parco, dal quale scorse un enorme ringhiera da dove si potevano ammirare tutte le minuscole lucine dei palazzi e grattacieli di New York, perfino un po' della costa, era uno spettacolo mozzafiato.
-"È meraviglioso"- sibilai, arrossii violentemente a quell'affermazione. Egli appoggiò i gomiti alla ringhiera, e osservó il panorama poi cominciò ad osservare me con il suo solito sorrisetto sbarazzino.
-"Ti stava molto bene quella gonna stamattina"- alzai gli occhi al cielo ormai era un abitudine, e lo spintonai con una leggera gomitata, egli rise un po' e forse un leggero risolino scappò anche a me. Dalla sua tasca del giubbotto all'improvviso tirò fuori un piccolo cioccolatino, un Lindt con la carta rossa e argentata. Se lo sventolò fra le dita, i nostri sguardi si erano incrociati e ancora quella sensazione di smarrimento e calore, poi senza emettere alcun suono me lo porse, tenendo la carta fra le dita. Lo afferrai bruscamente esitando un po', lo aprí e lo mangiai in un sol boccone.
-"Allora, perché eri così arrabbiata stamattina?"- dalla tasca saltò fuori un altro cioccolatino, pensai che avesse una fabbrica di cioccolato nei vestiti.
-"Non ero arrabbiata"- tagliai corto, ed egli tirò indietro il cioccolatino che stava per pormi, sorrisi un po', era divertente.
-"Ok ehm, non ero arrabbiata ero.. preoccupata in verità, mia madre non sta molto bene"- mentí e mi parve che gli ci credette al momento, così mi porse l'ennesimo cioccolatino. Anche io avevo appoggiato i gomiti alla ringhiera ed eravamo abbastanza vicini. Faceva freddo, ma non buttava vento la temperatura però si era abbassata di gran lunga.
-"Si riprenderà"- disse, e pensai che quella fosse la sua unica e sola soglia di gentilezza. Dopo qualche secondo, decisi di spostare la nostra conversazione altrove. Nel frattempo la sua vicinanza mi bruciava dentro, era un continuo agitarsi e spazientirsi ma al contempo un benessere mai provato.
-"E tu? Tutto bene con tuo padre?"- azzardai a chiedere sapevo che fosse un tabù per egli ma mal che vada mi avrebbe riaccompagnata a casa e gliene sarei stata riconoscente.
-"Si, è solo un po'.. stronzo, tutto qui"- era serio, il suo sguardo si irrigidì come le sue mascelle e i muscoli del viso.
-"Hai preso da lui almeno"- decisi di gettarla sull'ironia e per fortuna egli lo capí, sorrise di sghembo per poi porgermi un altro cioccolatino.
-"Ma che hai lì dentro?!"- sorrisi leggermente osservando il punto dal quale tirava fuori il cibo.
-"Questo, è un segreto"- ridemmo piano insieme, poi passarono altri minuti in silenzio nei quali osservammo il panorama luminoso e notturno.
-"Le porte di casa mia sono ancora aperte"- pronunciò, con il suo solito sorriso malizioso.
-"Derek, non cominciare"- dissi con voce cantilenante, ma pur sempre tenendo un mezzo sorriso sul volto dopo tutto, oppure, malgrado quando gli mi era accanto mi sentivo disgustosamente a casa.
-"Ok, ma.. prima o poi cederai"- sibilò provocandomi.
-"Non sperarci troppo!"- non ero arrabbiata, bensì divertita. Ero un po' stanca di stare in piedi così, mi voltai alla ricerca di una panchina, senza dir nulla mi avvicinai a quest'ultima che si trovava proprio dietro la nostra ringhiera, mi sedetti ed egli fece lo stesso. Eravamo abbastanza vicini, aveva accavallato le gambe e messo istintivamente un braccio dietro lo schienale della panchina. Io ero rigida con le mani in grembo e le gambe composte per via del vestito corto. Il suo sguardo saettò sulle mie cosce coperte dalle calze trasparenti e nere, accennò un sorriso poi guardò altrove.
-"È simpatica tua sorella"- dissi d'improvviso, ma ciò non gli fece molto piacere datone la sua espressione malinconica e tesa.
-"Ho detto qualcosa che non va?"-
-"Cosa te lo fa pensare?"-
-"I muscoli tesi della tua faccia"- egli se ne stupí del dettaglio che la sottoscritta aveva notata tant'è che mi vergognai immediatamente e iniziai a guardare altrove.
-"Io e mia sorella non andiamo d'accordo tutto qui"- concluse, e onestamente non volevo insistere, altrimenti avremmo litigato ancora e a quell'ora della notte non mi sembrava certo il caso di farmi abbandonare in quel parco buio e solitario.
-"Perche mi hai portata qui?"- Il ragazzo mi osservó per un lasso di tempo indefinito con un grosso cipiglio sul viso, che finí con un sogghigno.
-"Mi andava"- si limitò a dire, e ciò mi fece davvero innervosire un attimo prima era dolce e mi punzecchiava l'attimo dopo era arrogante e riservato.
-"Si sta facendo tardi, vorrei che tu mi accompagnassi a casa"- dissi alzandomi dalla panchina, a braccia conserte. Egli mi guardò dal basso verso l'altro, umettandosi le labbra. La sua espressione di approvazione mi fece fare qualche passetto più avanti, si alzò anche lui ma con la differenza che rapidamente afferró ancora una volta la mia mano intrecciandola con la sua. Sussultai a tale gesto, ero ansiosa, preoccupata, una serie di vibrazioni mi percorrevano la schiena, lame taglienti e infuocate passavano attraverso il mio petto. Quel gesto, mi costrinse a voltarmi, e il momento peggiore fu quanto incontrai il suo viso illuminato dal chiarore del luna. Era un bel ragazzo, dovevo ammetterlo, affascinate e con uno sguardo intrigante.
-"Hai ancora i tuoi incubi?"- quella domanda mi spiazzò, così tanto che sul mio viso fu subito percepibile.
-"Perché mi chiedi questo?"- dissi schiarendomi la gola, il petto andava su e giù. Eravamo pericolosamente vicini.
-"Rispondi"- insistette.
-"Si, li ho ancora.."- tenni la voce bassa, era roca ormai sapevo che gli occhi stavano iniziando a pizzicarmi e una lacrima fuggitiva mi scivolò lungo la guancia destra, non ebbe tempo di continuare il suo percorso per via della mia mano che la scansò immediatamente. Egli inaspettatamente mi mise due dita sotto il mio mento, per un attimo avrei voluto urlargli in faccia e dirgli di non toccarmi, ma non ebbi la forza e probabilmente neanche il coraggio. Le sue dita mi bruciavano sulla pelle, al contatto con la sua, i battiti accelerarono notevolmente così tanto che temetti che il cuore potesse esplodermi dal petto. Ero ostinata, anche lui lo era, mi massaggiò il mento, passò poi alla linea contratta della mascella, per finire sugli zigomi e ritornare sotto al mio mento. Ero paralizzata, una statua non riuscì a muovermi di un solo millimetro. Osservó per un lasso di tempo, le mie labbra, si umetto le sue, avevo timore di quegli occhi, scuri tenebrosi ma anche pieni di malinconia e rabbia. I nostri petti ormai si sfioravano le dita erano rimaste lì, intrecciate, unite. Non avevo il coraggio di muoverle, ero pietrificata. Li, su quella terrazza, un enorme panorama mozzafiato con un ragazzaccio e la sua motocicletta.







#ANGOLOAUTRICE

Una vera e dura battaglia quella fra la mente e il cuore, chi vincerà?

Miss Adams❤️

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