IL CORAGGIO DI RESTARE (In co...

By SarahAdamo

18.1K 806 192

Nina Steffens è una giovane ragazza di 23 anni che vive a Manhattan assieme a sua madre, dipendente dall'alco... More

#ANGOLOAUTRICE
Cast + Trailer
Prologo
1. Una nuova vita
2. La svolta
3. Coincidenze
4. Un brutto scherzo
5. La speranza
6. Il fato
7. La scommessa
8. Proviamoci
10. Il pericolo
11. Petali e segreti
12. Tentazioni
13. Mente e cuore
14. In trappola
15. Il Banchetto
16. La fragilità del buio
17. Indecisioni
18. Cena a base di cheesecake
19. Conclusioni affrettate
20. Bisogna lavorarci sodo
21. Punto di incontro
22. L'inizio
23. Quei gesti improvvisi
24. Natale con i suoi
25. La sorpresa
26. Il compleanno di Derek
27. Una notte insonne
28. L'influenza
29. Talento nascosto
30. Il bacio
31. Cocci rotti
32. Pagine strappate
33. Dichiarazioni
34. Dessert
35. Parigi
36.Irresistibile
37. Bollenti spiriti
38. Una pioggia di debolezze
39. La ruota panoramaica
40. Decisioni importanti
41. Come neve al sole
42. Monopoli
43. Il profumo
44. Visite inaspettate
45. Amicizia
46. Nasce una stella
47. La città proibita
48. Piccoli passi
49. Dimmi la verità
50. I primi sintomi
51. Non è più lo stesso
52. Mi manchi, e tu?
53. Il passato
54. Non allontanrmi di nuovo
55.London Eye
56. L'orgoglio da parte
57.Come riavvolgere il nastro
58. E se fosse un'occasione?
59. Susan, occhi da cerbiatta
60. Persecuzioni
61. Tutto cambia velocemente
62. Festa d'addio
63. Notizie flash
64. Il riflesso nel dipinto
65. Indizi
66. Ripensamenti
67. La rielaborazione del cuore
68. Noi due e un Garofano
69. La nuova coppia
70. Riconciliamoci

9. Una possibilità

256 11 3
By SarahAdamo



"Perdona sempre i tuoi nemici. Nulla li fa arrabbiare di più"
(Oscar Wilde)




Non ci eravamo più parlarti, non da quella sera. Il mattino seguente mi sentì la testa pesante, e pensai che probabilmente il mal tempo non aiutava di certo. Quella mattina guardai fuori la finestra amareggiata, mi sentivo sola dopotutto, rinchiusa in una specie di gabbia costosa con un tizio che mi ricordava costantemente il mio passato, fu come guardarlo in faccia. Avevo deciso di bere soltanto un Thè, di indossare una camicetta a righe rossa e bianca e di tenere i capelli alla rinfusa, con la pioggia si sarebbero rovinati ugualmente, tanto valeva tenerli in disordine. Ero adagiata sul sofà rosso scuro, e contemplavo le goccioline che scorrevano veloci sul vetro per schiantarsi sull'anodizzato bianco. Respirai a pieni polmoni, osservando quel liquido giallognolo e caldo nella tazza rossa che avevo scelto per me. Era quasi ora di andare a lezione, Derek non aveva fatto cenno per tutta la notte, qualche volta lo udì mentre andava a vomitare ma non mi rivolse parola dal bicchier d'acqua che gli avevo schiaffellato sul visto. Osservai il malloppo di soldi arrotolato con uno spago, posto sul tavolino di vetro.

Avrei dovuto accettarli?

Infondo erano miei, li avevo spesi per un affitto che in realtà non esisteva, eppure qualcosa una minuscola parte di me non riuscì ad essere così egoista.
Ero sgattaiolata fuori casa prima che egli potesse svegliarsi e contagiarmi ancora di più con il suo umore a sua volta trasmesso dall'alcol e dalla cocaina. Decisi di chiamare Megan quella mattina, sentire una voce familiare mi avrebbe fatta sentire decisamente meglio. Ero arrivata nel landrone di Cartier quando finalmente ella dopo due squilli rispose.
-"Tesoro!! Mi sei mancata"- rispose ella contagiandomi subito con il suo buon umore e la voce stridula.
-"Sempre la solita tu eh!"-
-"Dimmi un po', come stai?"- il suo tono cambió rapidamente, da entusiasmante ad uno leggermente preoccupato.
-"Sto.. bene, mia madre ? A proposito dovrei chiamarla"- dissi, morendomi il labbro e sentendomi terribilmente in colpa.
-"Anche lei sta.. bene l'altro giorno mi ha presentato Richiard il suo.. fidanzato"- ridacchió e la immaginai tenersi la mano davanti alla bocca.
-"Immagino... be' chiede di me?"-
-"Non proprio.. cioè dice che è furiosa con te perché non ti sei fatta sentire"- sbuffó la mia amica ed io con lei.
-"Ha ragione, mi sono toltalmente dimenticata"- camminai a passo svelto, quando dall'ufficio del signor John intravidi la sorella di Derek, la giovane donna e perfetta. Mi osservava con occhi incuriositi, indagatori, poi quando trotterellando su i suoi tacchi a spillo si avvicinó lentamente alla mia figura, mi sentì pietrificata, e spalancai leggermente gli occhi, ero ansiosa tanto che non riuscire a respirare correttammete.
-"Verrò a trovarti il prima possibile mi manchi tanto!!"- non staccai minimamente gli occhi da quella donna che sinuosamente si avvicinava sempre di più.
-"Meg devo andare ti richiamo"- dissi con voce tremante, attaccai senza che lei potesse rispondermi. Cercai di ignorare quella donna, e finsi di non averla vista e intenta a proseguire la mia strada.
-"Hei! "- mi voltai lentamente e pensai, beccata, ora non potevo più scappare dalle sue unghie limate e perfette.
-"Dice a me?"- chiesi ingenuamente, indicandomi il petto con l'indice.
-"Si, tu.. sei la ragazza che Derek ha portato alla mia festa non è vero?"- ero intimorita, anche lei era la figlia del capo e inoltre, cavolo, era vestita così bene col suo abito bianco senza maniche e le sue calze nere sottilissime.
-"No, credo che lei si sia sbagliata"- sorrisi cordialmente, pregai che quella donna affascinate non fosse altrettanto intelligente da capire che le stavo mentendo. Incrociò le braccia al petto, e con un sorrisetto si avvicinò maggiormente alla mia statura.
-"È stato mio fratello forse, a dirti di mentirmi?"- non fu severa, bensì rise di gusto e probabilmente vista da più vicino, il suo volto mi ispirava un non so che di gradevole.
-"Io.. mi dispiace, non volevo mentirle e solo.."-  tacqui, perché ella mi bloccò.
-"Ieri sera ti ho vista a casa di Derek.. vivente insieme? Sei la sua ragazza quindi?"- i suoi occhi improvvisamente iniziarono a brillare come se quella giornata uggiosa si fosse trasformata in un'altra soleggiata e senza nuvole.
-"No.. assolutamente no, c'è stato un errore io sono qui per partecipare al concorso avevo affittato quella casa che la direzione mi aveva proposto e ho.. trovato lui, quindi ci troviamo in quella situazione soltanto perché al momento.. non ho nessun posto, dove andare ecco"- me ne vergognai, così tanto da calare lo sguardo sui i miei stivali.
-"Peccato"- scrollò le spalle, dispiaciuta.
-"Che cosa intende?"-
-"È strano che mio fratello lasci vivere nella nostra ex casa una perfetta estranea, di solito non lascia mai entrare nessuno"-
-"In realtà ci siamo incontrati a Manhattan, non proprio.. in un incontro carino a dir la verità"- dissi queste ultime frasi sotto voce. Poi mi concentrai su, "ex casa" e la mia curiosità non potè che aumentare a dismisura.
-"Bè è davvero un peccato che tu non sia la sua ragazza.. ugualmente però se ti ha lasciato restare a casa sua, potresti farmi il favore di convincerlo a venire alla festa di nostro padre il prossimo weekend, ovviamente sei invitata anche tu"- sbarrai gli occhi, quasi me li sentì lucidi.

Io, a casa del capo e dello stilista John Cartier e con altre possibili figure della moda?

Sarei anche potuta impazzire, quello sì che era un sogno, ma poi pensai, convincere Derek? Come se mi desse ascolto, pensai a lungo, e non sicuramente dopo la scenata e le cose orribili che mi aveva detto. Mi faceva male al cuore, ma dovevo rifiutare.
-"Mi dispiace ma.. non si può fare, cioè io e Derek.. non andiamo molto d'accordo"- balbettai nervosamente mentre in maniera composta incrociai le mani al grembo. Credetti di averla offesa, o di averle smorzato le sue meravigliose aspettative. Sospirò malinconica e sorrise dolcemente.
-"Be' in tal caso, lui conosce l'indirizzo, e.. io sono Kristie comunque"- mi schioccò un dinamico occhiolino, che di colpo mi fece arrossire.
-"Nina, piacere.."- riposi con un filo di voce, ci stringemmo la mano, poi ella volteggiando su i tuoi tacchi a spillo si diresse nell'ufficio parlottando con alcune segretaria e controllando un paio di scartoffie. Sbuffai seccata, poi osservai l'orologio sul mio esile polso, e mi resi conto di essere fottutamente e di nuovo in ritardo. La lezione andò bene, per i primi quaranta minuti, poi l'aver dormito poco contribuì a farmi sentire flaccida e non lucida. Mancavano quindici minuti alla fine di quella lamentela sulla domanda e l'offerta che la segretaria stava esponendo ormai da mezz'ora. Presi un foglio bianco da stampante, e con la penna vi iniziai a schizzare un figurino, una donna alta dalle lunghe e snelle gambe e dai capelli curly. Disegnai un abito semplice, lungo e senza maniche con un a particolarità sul fianco. Ero così immersa nel mio schizzo che probabilmente non mi accorsi del direttore John McCarthy che se ne stette lì in piedi a fissare la destrezza con cui muovevo la penna nera sul figlio. Sollevai lo sguardo, e la lezione era terminata, quasi tutti stavano abbandonando i loro posti per recarsi all'uscita. La segretaria dai capelli biondi  e lucenti, se ne stette fiera e a spalle dritte accanto all' uomo distinto ed elegante che mi era difronte.
-"Oh cavolo.."- sussurrai, quando sollevai lo sguardo e intravidi entrambi intenti con occhi scrutatori. Egli sembrava avere uno sguardo duro, ma anche spaesato un po' come suo figlio.
-"Signorina, lei non stava seguendo la lezione"- sbraitò la donna composta con sulle braccia delle cartelle. L'uomo intascò le mani nel suo nero completo a righini.
-"Io.. si le giuro che stavo seguendo mi sono solo distratta un attimo e.."- temetti il peggio, quando il signor John con uno sguardo indecifrabile afferrò rapido il foglio al di sotto dei manuali che ci avevano pigiato per coprire la mia distrazione. Lo tenne fra le mani, lo esaminò per bene, dentro di me mi sentì sull'orlo di scoppiare, e se mi avessero cacciata? Come avrei fatto? Sarei dovuta tornare all'Asilo?
-"Signorina?"- John McCarthy mi scosse i pensieri.
-"Steffens.. Nina Steffens"- precisai, mordendomi un labbro inferiore, egli tornò a fissare il foglio poi lo ripiegò in quattro parti e me lo porse, lo afferrai titubante, ancora di più quando mi sorrise.
-"La prossima volta, stia attenta"- sorrise allegramente, e mi schioccò un occhiolino prima che potesse lasciare la stanza seguito dalla sua segretaria. Mi sciolsi come un ghiacciolo al sole, mi rilassai sulla sedia e mi asciugai la fronte con la mano, rischiai di sudar freddo. Era ormai ora di pranzo, e di Derek nessuna notizia, oltre al fatto che avevo a che fare con tutto il suo albero genealogico. Quel giorno guidai lentamente, rispettando i limiti di velocità anche quando non me era necessario. Andai a pranzo con Jassie quel giorno, ringraziai profondamente di non essere rientrata a casa.

Magari la sbornia gli sarà passata

Pensai, ma onestamente quanto meno tempo c'avrei trascorso, meno avrei avuto la prossibilita di mescolarmi col passato.
-"Ottimi questi spaghetti"- replicò la bocca piena di Jassie, eravamo andate in un ritornate italiano ed avevamo ordinato degli spaghetti al pomodoro fresco con del basilico e un calice di vino, io non bevevo più, neanche un sorso di quella roba.
-"Già, direi di sì"-  bevvi dell'acqua per mandar giù il mio boccone.
-"Allora! Passiamo alle faccende serie: come procede con Derek McCarthy"- disse con un sorrisetto malizioso sul viso. Avvampai, e quasi quel boccone mi andò di traverso.
-"In che senso scusa? Non va.. cioè non vedo perché dovrebbe andare"- mi pulì minuziosamente agli angoli delle labbra con un tovagliolino, cercai un qualsiasi punto, o riferimento su dove puntare lo sguardo pur di non inscatrarlo nel suo.
-"Vi ho sentiti, quando ti ha proposto di andare a pranzo con lui, non credevo aveste così tanta confidenza"- mi canzonò ella staccandosi un pezzetto di pane.
-"Non siamo in.. confidenza e no, non siamo andati a pranzo insieme"- mentì.
-"Ok, se non è Derek allora c'è qualcun'altro?"-
-"No! Per carità"- risi leggermente.
-"Avrai avuto dei tipi in via tua no?!"- esclamò ridendo sonoramente.
-"Si.. cioè mi sono lasciata due anni fa con un uomo, con Robert, ci sono stata cinque anni"- dissi con un filo di voce quasi come se anche solo nominarlo ad alta voce mi mettesse paura.
-"E che tipo è sentiamo?"- esitai per qualche secondo, non mi andava di parlarne, non parlavo di Robert e della nostra storia da quando avevo smesso di andare dallo strizza cervelli.
-"Scusa si sta facendo tardi ed io devo andare.. pago alla cassa la mia parte d'accordo?"- ella sorseggiava confusa dal suo calice, non ebbe il tempo di ribattere o di chiedere il perché di quella mia fuga improvvisa, d'altra parte però ne fui sollevata.

Quel giorno il centro sportivo era molto movimentato, partite di tennis e baseball, istruttori che insegnavano loro come tirare la palla, e parecchie partite anche di football. Serví almeno a dieci tavoli, forse anche di più, pensai che Derek quel giorno dovesse dare lezioni di tennis, di fatto, al campo che gli era stato assegnato stavano attendendo le stesse ragazze della volta scorsa più una con i capelli corti e mossi. Ero soprappensiero, stavo servendo al banco, per fortuna la pioggia si era placata ma le nuvole non avevano alcuna voglia di lasciarci un cielo limpido e sereno.
-"Un caffè per favore"- non avevo visto chiaro il volto del mio cliente, ma quando scorsi i polsini bianchi e la fascia sulla fronte, non potei fare altro che strozzarmi con la saliva e impedire al cuore di espolodermi fuori dal petto. Senza rispondere, stizzita presi un piattino e lo sbattei leggermente sul legno marrone, poi il cucciano e infine passai a pressare il caffè.
-"Perché mi ignori?"- insistette Derek, con uno dei suoi soliti sorrisetti sghembi.
-"Non ti ignoro"- non lo guardai in viso, e mi benedí di essere completamente voltata e intenta a preparare il caffè.
-"Non ti ho sentita uscire stamattina"- pensai che avesse corrugato la fronte, di fatto il suo tono divenne più serio.
-"Forse eri ancora troppo fatto per accorgetene"- il caffè era pronto, glielo adagiai fortemente sul piattino, facendo rimbalzare un po di quel liquido marrone e amaro. Egli guardò a destra e a sinistra, per accertarsi che nessuno potesse sentirlo, poi si sporse sul bancone e denti stretti disse:
-"Non è come sembra"-
-"Ah no? A me sembrava il contrario. Ascolta Derek io in queste faccende non voglio entrarci, non di nuovo quindi lasciami fuori e fammi il piacere di tornare a casa lucido"- ringhiai aggressiva. Lui aveva bevuto in un sorso il caffè, così in men che non si dica stavo già lavando la tazzina. Sospirò pesantemente.
-"Non lo ero, te lo giuro Nina"- era severo, i suoi occhi erano duri, finalmente ebbi il coraggio di guardarci dentro.
-"Non ti credo"- scandì per bene.
-"E poi, spiegami perché mi stai evitando da questa mattina, sei sparita ti stavo aspettando per pranzo"- parlò silenziosamente, quasi come se fossimo nella tana del nemico, bè in realtà il nemico lo avevo di fronte.
-"Ma dai? Tu che aspetti me per pranzare? Se prima non ti credevo pensa quanto potrò farlo adesso"- risposi sarcastica, mentre asciugavo le tazzine. Egli respirò profondamente per poi schiarirsi la gola.
-"Esci con me e i miei amici stasera, ti dimostrerò che non siamo un branco di drogati"- spalancai di poco gli occhi, era così che era cominciata con Robert, e di certo non mi sarei ritrovata col viso insanguinato e a scappare veloce come una lepre in un busco scuro e tetro.
-"No, passo"- cercai disperatamente di ignorarlo ma la sua aura pesante e scura riusciva ad avvolgermi ogni volta.
-"Andiamo Nina, divertiti un po'.. non essere sempre così noiosa"- mi canzonò ed un piccolo sorriso beffardo si manifestò sul volto. Riflettei un po', e nonostante Derek ed i suoi improbabili amici non mi sarebbero piaciuti per niente, ancora meno mi sarebbe piaciuta l'idea di starmene a casa da sola, davanti alla tv come una vecchia zitella e una coperta sulle gambe. Stavo per commettere un'altro errore, non volevo cadere nella fossa ma con un piede ci ero già dentro purtroppo.
-"D'accordo ci sto ma se, i tuoi amici fanno commenti sessisti o mi costringono a drogarmi sappi che scapperò a gambe levate"- brontolai puntandogli l'indice minacciosamente sul viso. Egli scoppiò in una sonora risata, mi osservó dal basso verso l'alto, fino a soffermarsi sull'insenatura della mia camicetta, un bottone si era slacciato.
-"E tu.. dovresti stare più attenta non credi Steffens?"- il suo tono malizioso mi colpí nel segno, sbarrai gli occhi e corsi ad abbottonarmi rapidamente.
-"Questa camicetta ti dona molto"- mi schioccò un occhiolino, allontanandosi di poco dal bancone e tenendo in mano una racchetta. Come lui mise in difficoltà ed in imbarazzo me, dovevo ricambiare con la stessa moneta. Si era voltato, intento a raggiungere il campo ma le mie parole lo spiazzarono completamente.
-"Ho parlato con tua sorella oggi"- si girò di scatto, il suo sguardo si era raffreddato e i muscoli del viso gli si erano contratti.
-"Che intendi?"-
-"Che.. mi ha inviato alla festa di tuo padre, si terrà il prossimo weekend"- lo provocai, assumendo un tono allegro e un sorrisetto sul viso.
-"Tu non ci andrai"- concluse. Non volevo andarci, ma odiavo quando qualcuno voleva decidere per me, impossessarsi delle mie abilità e della capacità di essere indipendente, tanto meno se fosse stato Derek McCarthy.
-"Ci andrò invece, che ti piaccia o no"- dissi con un sorrisetto compiaciuto sul visto, nel frattempo stavo preparando un altro caffè per un cliente al banco.
-"Tu.. "- si blocco sul posto, strinse i denti e allarmato si rivolse nuovamente a me a pugni stretti.
-"Lascia perdere, non capiresti"- con queste parole acide si allontanó dal bancone raggiungendo il campo dove avrebbe dovuto insegnare a giocare a tennis piuttosto che educazione sessuale alle ragazze bavose che sedevano sugli spalti.
Sperai che col suo malumore non fossimo più usciti quella sera, che avesse cambiato idea. Finito di lavorare al chiosco un'ora dopo decisi di dedicarmi al tappeto della palestra e ad alcuni esercizi per sfogare la rabbia e la tensione. Mi pagava abbastanza bene Raul, d'altronde quel lavoro mi serviva per non spendere tutti i soldi che avevo conservato nel tempo, dopo tutto che la casa fosse già abitata e che la persona non chiedesse di dividere l'affitto o cose del genere, mi andava più che bene, non era male infondo.

Mi parve di sentire Derek aprire il frigo e sgranocchiare qualcosa, anch'io dovevo cenare pur non avendo molto appetito. Ero ansiosa di conoscere gli amici e i luoghi che frequentava Derek, mi preoccupai del fatto che il fato mi stesse riservando tutti uomini dello stesso genere, e che io puntualmente ci cascavo ogni volta.
-"Cosa mangi?"- chiesi, mentre ero ancora avvolta nella mia asciugamano e con sul capo un turbante. Non avevo imbarazzo, Derek non mi piaceva mica, era uno come tanti, stronzo e infantile.
Mi osservó da capo a piede, senza emettere alcun suono.
-"Non è prudente andare in giro per casa in questo stato sapendo che l'uomo qui presente potrebbe in qualche modo.. esserne interessato"- stranamente quella burla mi fece arrivare un mezzo sorriso, ed egli se ne accorse non perse un solo minuto per potermi canzonare ancora.
-"Oh mio Dio, Nina Steffens ha sorriso.. cavolo, ci vorranno i manifesti"- roteai gli occhi al cielo, mi parve strano quell'atteggiamento soprattutto dopo avergli dichiarato che andavo alla festa di suo padre.

Ma ci sarei andata davvero?

Avevo preso del pane e del prosciutto con maionese, per potermi preparare un sandwich veloce. Lui era seduto allo sgabello mentre assaporava anch'egli un panino.
-"Se hai sorriso è perché infondo.. moolto infondo un po' ti piaccio"- calò il volume della sua voce per rendere il tutto nuovamente provocante e sensuale. Mi voltai di scatto, trattenendo un sorriso.
-"No! Questo mai"- gli puntai inconsciamente il coltello contro, ed egli emise uno sguardo terrificato, lo ignorai e addentai il mio panino già pronto. Mi avvicinai alle scale, seppur egli mi avesse detto di usare il bagno del piano di sotto, quello del piano di sopra lo trovavo più femminile e curato.
-"Nina"- mi chiamò, e quel nome uscito dalle sue labbra mi parve avere un suono del tutto diverso.
-"Si?"- i nostri occhi si incatenarono, prima che egli però potesse sganciare il lucchetto e guardare le pellicine delle sue unghie.
-"Non mi sono drogato ieri sera"- non seppi il motivo, ma quell'affermazione mi parve vera, una parte di me voleva crederci, ma infondo i cui potevo fidarmi veramente? Di Derek o del mio istinto?





#ANGOLOAUTRICE

Ognuno di noi che sia buono o meno merita una seconda chance, Derek ma meriterà davvero?

Miss Adams ❤️

Continue Reading

You'll Also Like

144K 4.1K 89
@charles_leclerc ha iniziato a seguirti
29.6K 1.4K 39
Victoria è una ragazza di 21 anni che si sta trasferendo a metà degli studi universitari di giurisprudenza da Bologna a Empoli per alcuni motivi pers...
35.7K 1.1K 81
"Era un sole, un piccolo sole, e quando rideva splendeva. Faceva luce nel buio, prendeva per mano i miei mostri. Dio, quella risata squarciava ogni p...
585K 23.7K 41
"Uno novembre. Ore zero quattro e sette di mattina. Il soggetto è esausto, sembra delirante. Si muove con lentezza nell'ombra, non reagisce agli stim...