The Gift

By cami_silverlane

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È strano come appoggiare la mano su un fornello acceso senza farsi un graffio possa cambiare tutto il tuo mon... More

Prologo
1. Idranti esplodono e fornelli fantasma
2. Scopro l'utilità dei terremoti a comando
3. Prima battaglia non troppo divertente
4. Ci danno quelle che dovrebbero essere spiegazioni
6. La mia vita si sta complicando enormemente
7. D'ora in poi non mi serviranno più i gavettoni
8. Mai dire che tutto va bene
9. Poteva andare meglio... O peggio
10. Questa comunicazione mentale sta diventando molesta
11. La festa peggiore della mia vita
12. Cattedre volano
13. Jake - Boom
14. Non la migliore delle mie giornate
15. Faccio qualcosa di terribilmente stupido
16. Pollo e waffle prima dei casini... Una garanzia
17. Matthew - Chiamateli problemi familiari
18. Alla fine non è stata così stupida come idea
19. Il ballo dei sogni
20. Gita fuori porta
21. Imparo un nuovo trucchetto
22. Serata di gala con sorpresa
23. Succedono strane cose mentre Matthew si fa un pisolino
24. Santa Monica
25. Lacrime dal cielo
26. Veronica - Schegge
27. Supernova
Epilogo
Extra: Characters&Songs
Sequel

5. Mando in fumo le speranze di un'oca

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By cami_silverlane

(nella foto la froma dei capelli di Jake, il colore non sono riuscita a trovarlo quindi mi sono arrangiata col bianco e nero, comunque sono neri neri nerissimi)

Ho messo il pigiama al contrario. La stanchezza ha un brutto effetto.

Stropicciandomi gli occhi chiudo l'anta dell'armadio con il piede. Ho come la sensazione di star dimenticando qualcosa, un pensiero che mi sfugge inevitabilmente ogni vola che provo a concentrarmi su di esso; pomeriggio c'è l'allenamento mistico e ci sto capendo davvero poco, però non è quello.

Scendo in cucina per la colazione, ai piedi delle scale subito sulla destra. Mia madre è alle prese con qualcosa ai fornelli, già vestita per il lavoro, i capelli castani e appena ingrigiti raccolti in una crocchia disordinata sulla testa.

"Ciao mami, dov'è papà?" saluto assonnata, sedendomi al tavolo della cucina.

Lei si gira a guardarmi con un sorriso luminoso, quasi il rientro tardi di ieri sera non fosse successo, tenendo in mano una forchetta sporca di giallo. "Hai fatto le uova!" esclamo allegra, la stanchezza che viene pian piano rimpiazzata dalla fame.

"Al lavoro, un impegno improvviso" spiega lei. A volte con lui capita che lo richiamino, fa il tecnico in una società metallurgica, per qualcosa di imprevisto. Faccio spallucce, ho sempre avuto un rapporto più pieno con mia madre che con lui, non che per questo gli voglia meno bene, ma la sua professione lo tiene molto occupato, mentre mamma ha un negozio di vestiti tutto suo ed è molto più libera.

Mangio allegramente le uova conversando con mia madre, i classici argomenti, come va scuola? Jake sta bene? E tutto ciò che ci può essere di simile. Un po' mi dispiace di non poterle dire nulla di ciò che mi sta capitando davvero. Quando mi alzo per andare a vestirmi, dopo aver addocchiato l'orologio, lei mi chiama un ultima volta.

"Ally, tesoro, ricordi che oggi accompagni quel ragazzo nuovo nel giro della scuola, vero?" mi rivolge un sorriso incoraggiante alla Rebecca McLandon - si, ho preso il cognome di mia madre, in quanto sembra che questo fu il regalo di papà a lei per il suo compleanno, bah chi li capisce gli adulti, o gli innamorati se è per questo -

Mi batto una mano sulla fronte, ecco che devo fare. "Grazie per avermelo ricordato mami, a dopo"

Salgo come di fretta le scale pensando a cosa mettermi; alla fine opto per un maglione color pistacchio e un paio di jeans a vita alta neri, mentre i capelli li raccolgo in una mezza coda.

Ultimo tocco speciale collanina con la runa del Potere Angelico.

Preparo lo zaino, che ieri sera non ho avuto tempo, e voglia, di fare, in fretta e furia. Mi fiondo al piano di sotto proprio quando suona il campanello. Apro la porta di scatto ritrovandomi il naso a pochi centimetri da quello di Jake, sono sempre stata più alta di un paio di centimetri, ma lui continua a sostenere che siamo uguali, contando quel porcospino che ha sulla testa, oppure sostenendo fermamente che ancora un po' crescerà.

"Buongiorno" esordisco allegra. 

Lui non ricambia, una smorfia infastidita, forse anche stanca o rassegnata, in viso.

"Che hai?" domando subito, sistemandomi lo zaino sulle spalle.

Punta il suo sguardo nel mio, con disappunto. "Stamattina..." abbassa la voce "Ho assorbito per sbaglio la sveglia, il coltello della colazione, fortunatamente senza che nessuno si accorgesse che le mie mani brillavano, poi i compiti di matematica, che tu mi farai copiare, e infine anche un calzino... Ma sai qual è la cosa migliore, e che ora mi sento zeppo di energia che non so come scaricare"

Trattengo a stento una risatina, vedere Jake solitamente così rilassato per quasi tutto - tanto che la sua suoneria è quella vine che fa calm down, chill out, and stop screaming - perdere le staffe per un superpotere è decisamente esilarante. "Ma dai, è fantastico" ribatto con un sorriso "Non trovi che sia tremendamente bello ed emozionante?"

"Stai facendo del sarcasmo?"

"No, perché?"

"Perché non è fantastico, è terrorizzante" risponde con entrambe le sopracciglia alzate, posandomi le mani sulle spalle, e schiudendo appena le labbra, come si fosse ricordato qualcosa "Come va la spalla?"

Rispondo facendo roteare il braccio, come un mulino a vento, sperando di non generarne di vero. Non so perché oggi mi senta così euforica, forse è il fatto che qualcuno mi insegnerà finalmente ad usare il mio potere fantastico nuovo di pacca ancora con la carta regalo, o forse è semplicemente perché dopo essere stata infilzata da un pezzo di ferro mi sento più rilassata, dato che non sono più vicina alla morte.

"Capito" afferma, riscuotendomi dai miei pensieri, come spesso deve fare.

La madre di Jake, Ellen Myster, una simpatica signora dai capelli corvini, ci richiama dicendo che è ora di andare; da due anni io e lui andiamo a scuola insieme, accompagnati da lei - almeno fino all'anno prossimo, quando faremo la patente senza restrizioni - per via di mia madre, che ha appena il tempo di prepararmi la colazione e poi schizza ad aprire il suo negozio.

Senza aggiungere altro saliamo in macchina.

************************************

La mia giornata scolastica si apre con quell'esempalre di gallina sculettante bionda che è Kayla Bailey. Lei e le sue leccapiedi mi vengono incontro mentre me ne sto pacifica al mio armadietto, a prendere il libro di chimica, vicino a quello di Jake.

Sento che tutta la mia allegria accumulata sta per svanire.

"Buongiorno Allison, sembri un gelato al pistacchio tesoro" esordisce addochhiando il mio maglione, la sua voce ha quel pizzico di mielosità falsa e irritante che manda subito all'aria il mio proposito di non ribattere.

"E tu un albero di Natale che frequenta club discutibili"

Fisso la sua canottiera dalla scollatura esagerata, ricoperta da pailettes rosse, e la cintura dalla fibbia dorata piena di piccoli diamantini - presumo veri visto che questa creatura sgradevole deve essere pure ricca sfondata, lo stereotipo vivente, uno dei motivi stessi per cui esiste questo stereotipo, Annabeth abbi pietà -.

"Pardon? Tesoro ma in che lingua parli?"

Trasalisco e volto la testa verso il mio migliore amico che mi guarda come per dire l'hai fatto di nuovo già. Dall'altra parte del corridoio è comparso Matthew Ferne, appoggiato al muro, che punta i suoi occhi grigi su di me inarcando un sopracciglio. Kayla mi osserva come se avesse davanti una rara specie di lucertola. Perfetto, davvero perfetto.

Mi capita solo di rado, quando sono parecchio nervosa o troppo rilassata di parlare italiano fuori casa, anche se comunque con i miei parliamo principalmente inglese. Il fatto è che mia madre è nata e cresciuta in Italia, da genitori americani, poi in un viaggio in America conobbe Robert Wilson l'uomo della sua vita, che si trasferì in Italia da lei, così io sono nata e ho passato fino alla terza media in patria materna, finché non ci siamo trasferiti tutti insieme appassionatamente negli USA.

"Oh Dei, lascia perdere Kayla". Anche il dei ci dovevo mettere eh? Mi guarda dubbiosa poi finalmente cambia espressione.

"Certo ma prima devi chiederti un favorino" dice con un piccolo sorriso  "Si che oggi fai un bel giretto con quello spilungone figo nuovo...Potresti, ecco, lasciargli questo da parte mia?". Dovevo smettere di ascoltare al figo spilungone nuovo, ma lei mi mette in mano un bigliettino, con un numero di cellulare scribacchiato sopra, e dal modo in cui mi guarda mentre lo fa si direbbe che non me lo sta affatto chiedendo.

Dopo l'inutile scenetta se ne va insieme al gruppetto, portandosi dietro anche la maggior parte delle persone nel corridoio, mentre il resto distoglie velocemente l'attenzione. Non so perché ma mi innervosisco parecchio, se deve rimorchiare che lo faccia da sola, e poi ha appena rotto con Jake, già va a cercarsi un'altro?

Stringo l'insulso foglio nella mano ribollendo di rabbia. Sto così per non so quanto, perdendo la cognizione del tempo, almeno finché qualcuno mi stringe il polso, staccandosi subito.

l mio migliore amico si tiene la mano mormorando imprecazioni, alquanto confusa lo guardo. "Sei bollente cavolo" sibila, suscitando un risolino sarcastico a Matthew, dal lato opposto del corridoio rispetto a noi, nonostante gli auricolari nelle orecchie sembra aver capito il contesto.

Apro il pugno e guardo, non senza una certa soddisfazione, i brandelli anneriti del bigliettino sul palmo della mia mano.

************************************

"Ehilà!"

Dei! questo vuole uccidermi, è la seconda volta che mi arriva alle spalle.

"Sto avendo un deja vù, ci tieni proprio a spaventarmi eh?" borbotto mentre sollevo la testa dal libro. Il mio sguardo si posa nei suoi occhi nocciola, mentre con un piccolo cenno del capo indica una figura accanto a se... Il preside! Scatto in piedi rischiando di pestare la testa sulla bacheca degli avvisi sopra di me.

"Buongiorno"

L'uomo occhialuto dalla capigliatura bianca-grigiastra mi sorride in modo gentile. "Siamo in ritardo mi scusi, signorina McLandon"

In effetti saremmo dovuti partire alla seconda ora, che è iniziata già da una quindicina di minuti. Quindi finiremo dopo, ciò significa meno professoressa Tellman (il secondo flagello scolastico dopo il prof Bates) ... A me va più che bene.

"Si figuri, non me ne ero neanche accorta, perciò andiamo?" replico con un sorriso tirato.

"Certamente, potete partire, io nel mentre sistemo alcune cose nel mio ufficio, tornate qui quando avete finito"

Il preside fa ancora qualche passo nel corridoio prima di entrare in una stanza sulla destra; appena lo fa pesto con forza il piede di Peter, a cui scappa un lamento.

"Non ci provare mai più a fare una cosa del genere!" sibilo. Un ghigno divertito si dipinge sul suo volto, increspando le guance lentigginose.

"In realtà eravamo lì da un po', con il preside che ti guardava sorridendo, temevamo di disturbarti" mi rivela divertito.

Non ci credo, no per favore... Alzo gli occhi sul ragazzo incontrando l'ilarità sul suo viso. "Stai scherzando" capisco all'istante, e lui scoppia a ridere, obbligandomi a prendere un respiro profondo mentre lo guardo severa.

"Sorvoliamo e andiamo avanti... Benvenuto alla George Washington High della periferia di San Diego!"

"In questa parte dell'edificio" indico il corridoio verso destra, lungo ancora una decina di metri "Ci sono tutte le stanze adibite ai professori e a cose del genere, per esempio quello dove è entrato il preside Roquefort è, indovina indovina, il suo ufficio, poi ci sono la sala dei professori, l'aula colloqui, eccetera"

Infila le mani nelle tasche del giubbotto di jeans mentre ci spostiamo dalla parte opposta a quella che ho spiegato. "La scuola ha sostanzialmente una forma a croce, ciò rende abbastanza facile orientarsi, e mi porta a chiedermi perché sono qui a farti fare questo giro... Quella che abbiamo appena superato è la biblioteca" indico la porta a due battenti sulla sinistra "E in questa parte della croce, la parte nord, ci sono anche i vari laboratori: scienze, informatica, arte"

Continuo a spiegare con sicurezza le posizioni delle classi, che sono sui bracci est ed ovest e un pezzo di sud, dell'aula magna, opposta a noi; parlo di come la scuola sia ad un piano solo per la situazione sismica della California - grazie al cielo non accenna alla piccola scossa di ieri - e che le uniche eccezioni sono un paio di sgabuzzini interrati e la caldaia.

Lui ascolta in silenzio, magari non sta nemmeno prestando attenzione, chi lo sa. Mentre cammina lo guardo con la coda dell'occhio, continua a portarsi i capelli scuri dietro l'orecchio, nonostante alcune punte sguscino fuori e tornino ad arriciarsi il maniera adorabile.

Adorabile?! Santo Godric, ma che sto pensando...

"Allison? Ci sei?"

Chi? Cosa? Dove?

La voce di Peter irrompe nei miei pensieri.

"Si scusa, che c'è?"

Devo avare una faccia assurda dato il modo in cui mi guarda ora, mi sento come una bambina beccata a fare qualcosa di proibito. Nei suoi occhi nocciola scintilla un pizzico di divertimento.

"Volevo chiederti perché gesticoli così tanto quando parli?" domanda.

"Gesticolo? Sei serio? Io non gesticolo..."

"Certo che lo fai" dice divertito, cercando di imitarmi.

Il fatto che gli italiani, e i mezzi italiani come me, gesticolino tanto è praticamente una leggenda metropolitana, e al massimo lo si fa per evidenziare i concetti!

"Peter Lance, noi siamo qui per fare il giro della scuola, non per parlare di quanto muovo le mani mentre ti spiego le cose... E comunque è tutto uno stereotipo"

Accenna un piccolo inchino. "Chiedo venia... Era solo una curiosità"

Mi sembra praticamente impossibile definire questo ragazzo, e quanto mi venga naturale parlare con lui, cosa che è davvero rara, tranne qualche sporadica eccezione.

Il resto del percorso procede normalmente, anche se ora mentre spiego tengo gli occhi fissi sul linoleum azzurro pallido del pavimento, solo per essere sicura di non distrarmi più.

Quando il giro si conclude torniamo all'ufficio di Roquefort. Però, mentre mi allontano nel corridoio, a differenza di Peter che inizierà le lezioni domani, sento come se avessi perso l'occasione di dire o fare qualcosa, ed è così strano, perché non ho assolutamente niente da dire a quel ragazzo dai capelli scuri.

Ma che mi prende?

SPAZIO AUTRICE

Salve a tutti!
Chiedo umilmente perdono se ho aggiornato così tardi, ma prima o poi il peso della fine dell'anno scolastico colpisce chiunque.
Colunque, capitolo un po' cortino e molto soft lo so, ma preparatevi per quello che riguarda l'allenamento ;)
Spero che stia piacendo a tutti, e niente...

Baci 😘

Cami

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