12. Cattedre volano

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(ragazzi, non avete idea di quanto ho faticato a trovare dei capelli che rendessero l'idea di quelli di Peter, fortunatamente in questo mondo esiste Timothée Chalamet, ringraziamolo tutti)

Mi alzo con i muscoli ancora indolenziti per la staticità durata troppo.

Trascinando i piedi arrivo fino in cucina, dove mia madre mi stringe in un grande abbraccio.

"Tesoro se non te la senti di andare a scuola lo capisco, davvero..."

Le prendo la mano. "Sto bene mamma, davvero"

Almeno se non ci fosse l'eventualità che Kayla abbia cercato di rapirci e che io non sia quasi morta. Anche se la madre ha spergiurato con la polizia di non aver messo nulla nel cocktail, sono comunque sotto indagine.

Volendo non andrei a scuola, ma dopo che ieri sera l'effetto paralizzante si è esaurito in ospedale e il padre di Peter gli ha categoricamente proibito di saltare scuola, sono obbligata. Così come Jake e Matthew.

"Va bene, va a vestirti intanto che preparo la colazione" dice guardandomi apprensiva.

Scendo poco dopo, con gli abiti più comodi che ho trovato, un paio di leggings e una gigantesca felpa di Harvard.

Dopo colazione trovo puntualmente Jake e sua madre sulla mia porta d'ingresso, mentre mia madre esce per lavorare.

Noto che anche sulla faccia del mio migliore amico sono dipinte le stesse occhiaie che mi ritrovo anche io, segno delle ore passate in ospedale, sdraiati su una brandina ad aspettare di potersi muovere di nuovo, e con il terrore di vedere qualche Rivoluzionario entrare dalla porta.

Arrivati nel piazzale sto per andare in direzione di Matthew quando Jake mi ferma.

"Io, ehm, posso andare da Ashley?" mi chiede quasi imbarazzato.

"Stai scherzando? E me lo devi pure chiedere? Vai idiota" replico sorridendo.

"Grazie per ieri, sai com'è non potevo ringraziarti per le corde vocali paralizzate, e poi avevo altri pensieri per la testa" dice.

"E di che? Comunque sto ancora aspettando un bel ragazzo" faccio una linguaccia.

Risponde storcendo la bocca in una smorfia prima di allontanarsi.

"Ciao" mi saluta Matthew quando mi avvicino.

"Buongiorno" esclamo "Guarda il mio braccio! Si muove!". Piego il gomito un paio di volte per evidenziare il concetto.

"Non è divertente" dice duro "È stato uno schifo, trascinarsi fuori perché stai male, e poi non potersi più muovere per avvisare gli altri, vederti annegare e non poter far nulla, questo fa davvero schifo"

"Ehi, stavo scherzando" mi siedo accanto a lui sul muretto.

"Tu mi hai salvato una volta e dovevo ricambiare il favore" continua amareggiato "Solo che mi sono lasciato trasportare e ho bevuto uno stupido cocktail"

"Tu credi sia stata Kayla?" chiedo per interrompere il vortice di autocommiserazione in cui si sta lanciando.

"Non saprei, c'erano troppo persone, potrebbe essere stato chiunque, se siamo fortunati lo scoprirà la polizia" risponde alzando le spalle.

"Perché se è lei sono contenta di bruciargli le dita"

"Le dita... smaltate" fa lui in riposta.

Cerco di trattenermi ma mi viene spontanea una risatina, che contagia anche lui.

"Perlomeno speriamo di non rischiare la morte anche oggi" concludo io.

The GiftWhere stories live. Discover now