19. Il ballo dei sogni

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(preparatevi, ci facciamo un giro nei sogni di Allison)

Apro gli occhi con difficoltà. Ma non è suonata la sveglia? Oggi ho scuola? O no?

Sfregandomi la testa scendo dal letto, muovendo qualche passo incerto nella mia stanza, le solite pareti verdi, il tappeto morbido. Però un senso di disagio si fa strada in me, come se fossi nel posto sbagliato.

Ma che stai dicendo Allison? È camera tua

Percorro tutte le pareti con lo sguardo e finalmente trovo l'imperfezione che stavo cercando. C'è un poster, attaccato vicino alla porta, che non ricordo aver mai messo. Lo raggiungo esitante, e ancora un po' sonnolenta.

Ci passo sopra la punta delle dita. È semplice, di Harry Potter - giusto perché ne ho pochi -, ed il bello è che ricordo di averlo ordinato su eBay, ma non del suo arrivo, e io ci faccio sempre caso.

Strano.

Poi il mio sguardo scivola sulla mano. È fasciata. Un spessa fasciatura bianca che circonda il palmo e il polso. La chiudo a pugno ma non sento dolore, non ricordo nemmeno perché è bendata.

Doppiamente strano.

Incuriosita inizio a svolgere le bende, se sono ferita e non ricordo perché almeno voglio dare un'occhiata. Solo che scopro un palmo perfettamente intonso, libero da qualsiasi danno.

Triplamente strano.

Poi prende fuoco. Caccio un urlo che probabilmente sentiranno anche a Boston. Lingue arancioni e gialle si fanno strada sul mio avambraccio fino a che tutto l'arto non è in fiamme. Lo agito convulsamente cercando di farlo smettere di bruciare.

Ma non sento dolore, realizzo. Le fiamme che dovrebbero lasciarmi la pelle deturpata di orrende bruciature non mi stanno nemmeno facendo un graffietto.

Non riesco a capire se ciò mi solleva o se mi sento solo più nervosa.

Sto per chiamare aiuto dai miei genitori quando un presentimento mi investe. Non devo chiamarli, non sarebbe una buona idea. Rinuncio a capire cosa sta succedendo nella mia testa.

"E spegniti" esclamo esasperata.

Guardo il poster, lì è cominciato tutto. Tenendo il braccio fiammeggiante più lontano possibile lo stacco con l'altra mano. Riesco a compiere l'operazione senza dare fuoco alla stanza ed è già qualcosa.

Scopro che nasconde un buco, una specie di rientranza annerita, avvicino gli occhi per guardare meglio e, all'improvviso, ogni mia cellula sembra essere attratta verso quel punto.

Il mio urlo viene soffocato quando ci finisco dentro. Non so come, ma vengo inghiottita da quel buco grande come un pugno.

Roteo senza controllo per dei secondi che pargono non finire mai. Una tempesta di suoni nelle orecchie. Voci confuse a cui non so dare un nome, che si sovrappongono le une sulle altre, diventando incomprensibili.

Di botto mi ritrovo in mezzo alla strada, appena davanti a casa mia. Che sta bruciando. Lo schiocco del legno che va in pezzi è terribile. Il calore è talmente forte che mi fa lacrimare gli occhi, e il fumo mi fa tossire.

Forse troppo forte. Troppo caldo per una casa sola. Tremando mi volto.

Tutte le case della via dietro di me sono in fiamme, gli alberi nei giardini dietro, le cassette della posta davanti ad esse. La strada sembra continuare all'infinito, quando ad un certo punto dovrebbe intravedersi un bivio e i grattacieli del centro di San Diego in lontananza.

Mi sento sprofondare. Perché so, inconsciamente, che è colpa mia.

C'è un unica persona che può aiutarmi ora, l'unica persona che può aiutarmi sempre: Jake.

The GiftWhere stories live. Discover now