1. Idranti esplodono e fornelli fantasma

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"Signorina McLandon... Che sta facendo?"

Alzo di scatto la testa dal libro che tenevo appogiatto sulle gambe.
"Niente prof"

Sento chiaramente la risata trattenuta di Jake alle mie spalle. Mi farà scoprire di questo passo. "Cosa stavo dicendo?" il professor Bates mi guarda con disappunto, il sopracciglio cespuglioso alzato.

Prova tutte le volte a fregarmi con questa domanda.

Ripeto ciò di cui ha parlato durante la lezione, ormai ho fatto l'abitudine di tenere un orecchio sulla spiegazione. Cerco di nascondere l'aria soddisfatta che probabilmente ho. Gli sta bene, babbano.

Il prof mi guarda con le labbra strette. Poi - finalmente - la campanella mi libera dal supplizio. Raccolgo le mie cose, compreso il libro, che infilo subito nello zaino. Ovviamente Jake mi raggiunge quasi subito.

"Sei incredibile, è come se fossi in due posti diversi insieme" dice, anche se la fase dell'ammirazione per questo è passata da un pezzo.

"Però ti diverti a cercare di farmi scoprire eh? Cosa ridi?" ribatto io colpendolo scherzosamente sulla spalla. Scuote la testa, con i suoi capelli neri carbone, corti e sparati come se avesse preso una scossa, tutto senza uso di gel.

"È la seconda volta che rileggi quel libro... com'è che si chiamava?" chiede, un sorrisino stampato in faccia, sa bene cosa otterrà ma non gli importa granché.

Gli do un altro pugnetto. Il suo zero rispetto per i miei libri è inammissibile. "Ahi... Insomma cosa trovi di tanto interessante in un gruppo di adolescenti dentro un labirinto?" continua, mentre l'aula si svuota.

La cosa strana della nostra amicizia è che lui non ha particolare interesse nei libri, o in tutto quello di cui generalmente faccio scorpacciate, ma per me non è mai stato un problema. Ci siamo semplicemente trovati e abbiamo scoperto che funzionavamo meglio come amici di quanto non facessimo da soli.

Faccio per ribattere ma ovviamente Jake ricomincia a parlare a macchinetta, come suo solito."Comunque, parlando di cose serie, Kayla mi ha chiesto di Parlare, ma proprio con la P maiuscola, e non credo che la cosa andrà bene" si stringe nelle spalle "Non so che pensare, forse vuole chiudere e non so come mi sento a riguardo..."

"Frena, frena, frena, non è che vuole parlare di quella cosa che gli hai molto gentilmente detto?" lo interrompo.

Lui mi guarda affranto. "Invece credo proprio di sì" mormora mestamente.

Mi viene voglia di cercare Kayla e prenderla a pugni, cosa parecchio frequente. "Se rompe con te per quello io la uccido, la uccido"

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All'uscita mi siedo sul muretto ad aspettare che Jake torni dalla chiaccheratina con la sua ragazza. Il flusso di studenti che esce dalla scuola mi passa davanti. Cerco il libro nello zaino, come al solito ci metto una vita a trovarlo. Lo prendo e lo apro sulle gambe incrociate iniziando a leggere, così perdo rapidamente la cognizione del tempo.

"Gervaso mi ha rubato il naso non fateci caso"

"Ehi, che leggi?"

Sobbalzo e faccio cadere il libro, che spavento. Mi chino a raccoglierlo mormorando un porco il caspio: chiunque sia ha scelto il momento peggiore per arrivarmi alle spalle. Alzo la testa per dirne quattro al misterioso interlocutore.

Rimango paralizzata.

Quello che ha parlato è un ragazzo, sembra avere più o meno la mia età. I capelli sono di un castano talmente scuro da sembrare nero, e gli arrivano poco sotto le orecchie, arriciandosi sulle punte; gli occhi sono luminosi, di un color nocciola-verde, intonati alla perfezione con una carnagione leggermente abbronzata. Il tocco finale è la spruzzata di lentiggini che gli orla il naso e le guance. È alto - più di me, e ce ne vuole - e slanciato, indossa una semplice giacca di jeans, con il colletto morbido, sopra un felpa grigia senza cappuccio.

The GiftWhere stories live. Discover now