The Gift

By cami_silverlane

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È strano come appoggiare la mano su un fornello acceso senza farsi un graffio possa cambiare tutto il tuo mon... More

Prologo
1. Idranti esplodono e fornelli fantasma
3. Prima battaglia non troppo divertente
4. Ci danno quelle che dovrebbero essere spiegazioni
5. Mando in fumo le speranze di un'oca
6. La mia vita si sta complicando enormemente
7. D'ora in poi non mi serviranno più i gavettoni
8. Mai dire che tutto va bene
9. Poteva andare meglio... O peggio
10. Questa comunicazione mentale sta diventando molesta
11. La festa peggiore della mia vita
12. Cattedre volano
13. Jake - Boom
14. Non la migliore delle mie giornate
15. Faccio qualcosa di terribilmente stupido
16. Pollo e waffle prima dei casini... Una garanzia
17. Matthew - Chiamateli problemi familiari
18. Alla fine non è stata così stupida come idea
19. Il ballo dei sogni
20. Gita fuori porta
21. Imparo un nuovo trucchetto
22. Serata di gala con sorpresa
23. Succedono strane cose mentre Matthew si fa un pisolino
24. Santa Monica
25. Lacrime dal cielo
26. Veronica - Schegge
27. Supernova
Epilogo
Extra: Characters&Songs
Sequel

2. Scopro l'utilità dei terremoti a comando

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By cami_silverlane

(nella foto il colore degli occhi di Allison)

Ho passato praticamente l'intero weekend a sperimentare questi strani poteri. Siti di esoterismo, esperimenti vari, testimonianze di eventi soprannaturali, nulla che possa assomigliare a ciò che ho scoperto.

L'unica cosa su cui ho fatto dei progressi è la pratica, come avevo intuito infatti si tratta degli elementi naturali: acqua, aria, terra e fuoco.

Ho fatto solo qualcosa di relativamente semplice, eppure mi sembra tutto così fantastico, da non crederci nemmeno, magari è tutto un sogno.

Accendere lavandini e fornelli col pensiero, oppure scavare piccole buche, che poi devo riempire di nuovo perché non so cosa farci. La cosa che preferisco però sono le lattine, appena i miei uscivano di casa per qualsiasi motivo mi mettevo nel giardino sul retro e facevo volare vecchie lattine vuote di Coca Cola per tutto il prato.

Ho deciso di accantonare, per ora, le ricerche sulla possibile fonte del potere, ci sono milioni di possibilità.

Con Jake non ho ancora parlato, ma di sicuro lo farò. Anzi, dopo all'intervallo...

"Allison! È la terza volta che ti chiamo!"

Caspio. Bates.

"Scusi prof, mi ero distratta un secondo" mormoro, questa volta il mio multitasking ha fallito.

Mi rivolge un sguardo severo.
"Allison, sei così da tutta l'ora... Ti dispiacerebbe condividere l'argomento dei tuoi, sicuramente profondi, ragionamenti" continua, quel sottofondo di malevolenza nella voce, lui vuole a tutti i costi avere ragione.

Lo detesto.

In questo momento vorrei davvero fare una sfogata alla Scott McCall Vs Jackson Whittemore. Ma non posso, certo che no, non posso farmi prendere per completamente pazza.

"Stavo pensando al libro che sto leggendo" mento, la prima scusa sensata che mi viene in mente. L'unica alternativa a Scusi prof, vuole per caso vedere i fantastici poteri che ho manifestato e che mi distraggono parecchio?

"Che stai rileggendo intendi, anche nelle mie ore per giunta... Forza, condividi di più"

Io lo odio. Lo detesto. Do fuoco alle sue scarpe... No no non pensare certe cose Allison che poi magari succede sul serio.

Sento i risolini di quelle simpaticone di Kayla e le sue amiche.

Rimango zitta, cercando di pensare a come cavarmela, cosa dire. Non mi viene in mente nulla, a meno che... Ci sarebbe un'idea totalmente folle.

C'è una cosa che posso fare, l'ho sperimentata in piccolo a casa. Ma questa bella dose di rabbia e frustrazione forse è l'incipit giusto.

Mi concentro sul terreno. Ho capito, nel weekend, che per diversi tipi di controllo devo usare in modo diverso le mani, in questo caso la chiudo a pugno e la rivolgo verso il pavimento, cercando di farmi notare il meno possibile. Riverso la rabbia e la tensione sul suolo.

Sono stufa. Stufa marcia di non poter essere me stessa, perché sembrerei strana, del fatto che ora non lo so nemmeno io cosa sono. Mi odio perché, che per quanto faccia fatica ad ammetterlo, un po' mi importa di ciò che pensano gli altri, e lo detesto. Faccio così fatica a trovare persone come me... Che vivono in un altro mondo piuttosto che quello reale...

Tutto prende a tremare, ma quasi non me ne accorgo. Suona l'allarme. Gli altri studenti prendono a gridare e a rifugiarsi sotto i banchi.

A scoppio ritardato mi rendo conto di ciò che sto facendo, sento delle lacrime sulle guance.

Evacuate mi ritrovo a pensare, ho fatto un casino Vi prego evacuate.

"Ragazzi evacuazione, forza si esce!!!" grida il professor Bates, mettendosi davanti alla porta dell'aula mentre si forma la fila d'evacuazione.

Apro la mano, lasciando andare tutto. La terra smette di tremare ma la fila di studenti si sta già dirigendo fuori dalla classe, mi attacco assieme a Jake, che mi guarda, preoccupato. Oh no, le lacrime. Comunichiamo con gli occhi.

Tutto ok?

Annuisco.

Ho appena provocato un terremoto.

Quando raggiungiamo il cortile interno la classe lascia la formazione, raggruppandosi.

Sento che qualcosa mi viene premuto in mano. Un foglietto.

Mi giro per scrutare il gruppo e capire chi sia stato. Appena in tempo per vedere la testa bionda di Matthew Ferne sparire fra gli altri, è abbastanza basso da riuscire a perderlo.

Apro il biglietto con ansia crescente, mentre Bates comincia a segnare le presenze di chi era a letteratura nella sua ora.

Il mio nome è abbastanza lontano da leggere prima che mi chiami. Mi ricordo di come lo chiamano a scuola: lo strambo.

Si capisce chiaramente.

"So che sei stata tu. Ho bisogno di parlarti. MF"

Sotto sono scarabbochiati un indirrizo ed un ora, le 15:30.

Con il cuore in gola richiudo il foglietto e me lo infilo in tasca.

************************************

Jake e io siamo seduti fuori sul muretto, aspettando i nostri genitori che devono venirci a prendere, così come tanti altri studenti.

"Non so come fai a essere così fortunata... Sei pure riuscita a saltarti il giro della scuola con quello spilungone di ieri"

Non è vero... Non posso averlo dimenticato... Non ci credo

"Oh noo... Mi ero completamente scordata di Peter... Altrimenti non avrei...." mi interrompo, nell'indecisone più totale, non so se dire la verità a Jake o meno.

Una parte di me non vuole mentirgli, l'altra, quella che ha ancora un milione di domande, mi dice che è troppo presto.

Ma lo conosco bene, per una cosa del genere vorrebbe vedere una prova, e io non credo di essere in grado di farlo così a comando, senza emozioni scatenanti. Soprattutto dopo l'energia che ho impiegato per il terremoto.

"Non avresti?" mi chiede, con uno sguardo strano.

Deglutisco, sentendomi in colpa. "Nulla, nulla..."

Rimaniamo così, in silenzio. Controllo più volte l'orologio. 14:30. 14:40. 14:45. Finalmente arriva mia madre. Mentre prendo lo zaino e mi dirigo verso il suv Jake mi chiama. "Ally, ci vediamo dopo? Copiti e qualche film?"

Non mi piace mentirgli così. Anzi odio mentirgli così.

"Dopo ho un impegno, vengo verso le quattro e mezza"

Annuisce in risposta. Io entro in macchina. Mia madre mette in moto.

"Ciao tesoro. È tutto ok? Nessuno si è fatto male vero?"

"No nessuno tranquilla... Senti... Dopo..."

Mi rivolge il classico sguardo, verde-azzurro come il mio, di chi ha già capito. "Vorresti uscire?" domanda.

Annuisco. "Vado a mangiare la pizza con un amico" rispondo io.

Non è una bugia, almeno non intera, l'indirizzo che Matthew mi ha lasciato è quello della pizzeria del quartiere, ma lui non è precisamente un amico.

"Con Jake?" insiste.

Sospiro. "No"

"E con chi allora?"

"Mamma!"

Ride. "Se ti fai nuovi amici sono più che felice tesoro" conclude con un sorriso.

Aspetto in silenzio di arrivare a casa, lo stomaco che si contorce in silenzio.

************************************

Veloce, sbrigati, veloce.

Sono sempre stata una persona ritardataria. Quindi, ovviamente, sto corricchiando. Mancano dieci minuti all'appuntamento segnato sul messaggio, e di questo passo arriverò giusta sul filo del rasoio.

Però non mi sto stancando, stranamente, essendo io una di quelle persone che appena fanno due giri di corsa praticamente collassano al suolo, mai avuta una grande capacità respiratoria. Se fa parte di questo potere è fantastico. Sembra che abbia sulla pelle cento rune di Velocità e cento di Resistenza, poi non so come ci starebbero ma sono dettagli.

Sto diventando un Minho vivente

Supero di corsa la casa di Jake, che è a quattro villette di distanza dalla mia, sperando non mi noti, dato che la sua camera si affaccia direttamente sulla strada.

Arrivo davanti alla pizzeria esattamente due minuti prima. Con un fiatone considerevole, ma ancora viva, dopo tutta questa corsa è già un risultato.

La "Pizzeria da Tony" è la classica pizzeria americana, una delle migliori in tutto San Diego, a mio parere - e parlo da nata in Italia - . In un punto strategico della periferia a nord del centro. Tutta ricoperta di quadri rossi e bianchi: sul fondo dell'insegna a neon, sulle tovaglie, sui tovaglioli e sulle porte.

Ci sono perfino i tavoli all'aperto.

Proprio su uno di questi è seduto lui. Matthew Ferne. La riccia chioma bionda china sul quadernino da disegno, o quello che è.

Senza dire una parola mi siedo davanti a lui, che sobbalza, troppo preso dal disegno per sentirmi arrivare, chiudendo il libretto per guardarmi in faccia.

Non ho mai notato prima il colore dei suoi occhi, sebbene condividiamo parecchie classi da ormai più di un anno. Sono di un grigio chiaro metallico, calamitante.

Non ho mai notato il colore delle due iridi così come non so praticamente nulla di lui, se non che è visto come quello solitario e un po' strano.

"Allora... Hai dei poteri"

Beh, almeno è andato dritto al punto arricio il naso.

Annuisco incerta. Lui tamburella con le dita sul tavolo, abbassando lo sguardo.

"Però molto probabilmente ti starai chiedendo come facevo io a sapere che eri stata tu a provocare il terremoto"

"Già, beh, illuminami" dico con una punta di sarcasmo. Non so ancora come approcciarmi a questo strano ragazzo, e per ora mi va bene in questo modo.

Si passa una mano tra i capelli, nervoso, poi apre il suo quadernino/libretto/album da disegno, sfogliandolo, apparentemente alla ricerca di una pagina, quando la trova lo gira verso di me.

Oh mamma.

Questa è l'ultima cosa che mi sarei aspettata. Il disegno, fatto completamente a matita, mi ritrae mentre, seduta al mio banco, rivolgo il pugno verso il pavimento, sono poi raffigurati gli oggetti tremanti, e anche qualcuno dei miei compagni mentre si guarda intorno spaventato.

La prima cosa che devo riconoscere è che Matthew ha un vero talento per l'arte.

"Bene, hai fatto un disegno della mia fantastica impresa, e ci hai messo anche poco, per un disegno fatto così bene" commento. Mi guarda con un espressione indecifrabile, non riesco a definire se sia innervosito, esasperato o divertito, non si capisce proprio un bel niente dai suoi lineamenti spigolosi.

"No, l'ho fatto prima" indica un particolare che non ho notato in precedenza. In alto a destra sono segnate una data e un'ora, il giorno è oggi, ma l'ora segnata risale a prima del terremoto.

"Potresti benissimo averle aggiunte dopo" faccio spallucce.

Sospira, con una punta di nervosismo. "È davvero così difficile da credere? Insomma l'hai detto tu stessa che sei stata tu con quel terremoto... Perché questo deve essere così difficile da credere?" chiede cercando visibilmente di rimanere pacato "Senti non so come spiegartelo, sono dei disegni che vengono fuori da soli, non penso a quello che disegno e poi ciò che rappresento sulla carta si avvera nel futuro, ho iniziato a scrivere data e ora in cui realizzavo il disegno per esserne sicuro.

"Da quando?" ribatto io allora.

"Circa giovedì scorso" risponde.

E io da venerdì... Forse è tutta una strana coincidenza

Ancora scettica sfoglio le pagine in avanti. C'è un solo disegno, quello che stava facendo quando sono arrivata.

Mi soffermo su quello: ritrae un vicolo, di quelli tra uno stabile e l'altro, tipici della periferia, con i cassonetti, le scale antincendio, lo sporco e i vetri rotti ai bordi.
Al centro c'è un ragazzo, che solleva le mani per difendersi da un bastone, calato da un grosso uomo calvo, dalle braccia robuste e tatuate.

Osservo meglio il ragazzo. Indossa una semplice felpa bianca col cappuccio. È di spalle... Ma io lo riconoscerei ovunque...

Inspiro, nervosa.

"Jake" mormoro. È lui, sicuro come l'oro.

"Sanders?" domanda Matthew con uno sguardo stranissimo.

Io annuisco piano. "Questo lo hai fatto prima vero?"

I miei dubbi su quei disegni stanno pian piano svanendo.

"Si... All'inizio non lo avevo riconosciuto"

Setaccio il disegno in cerca di un indizio sul posto in cui si trova. Il mio sguardo viene attirato da una porta sul lato del vicolo. È a quadri, il bianco e nero non rende, ma io ora so esattamente dov'è il mio migliore amico.

"È il vicolo qui dietro" esclamo, indicando il particolare rivelatore.

"Davvero?" Matthew si riprende il quadernino per guardare "In effetti... Perché dovrebbe essere qui dietro?"

Perché mi ha visto, mi ha visto correre e mi ha seguito. Stupido stupido stupido.

"Io lo so perché è qui"

Mi alzo precipitosamente, seguita a ruota dal biondo, e vado verso il vicolo - fortunatamente non era ancora passato il cameriere per ordinare -

Biascico insulti alla sua testardaggine a raffica.

Svoltato l'angolo vado quasi a sbattere contro Jake, e per poco non lo travolgo di commenti poco lusinghieri.

"Mi puoi spiegare cosa ci fai tu qui?!" esclamo, cercando di non alzare troppo la voce.

"Spiegamelo tu! Potevi anche dirmelo che avevi un uscita romantica con Ferne" ribatte lui incrociando le braccia.

Mi giro verso Matthew che ha serrato le labbra. "Nessuna uscita romantica" dice serio.

"Jake senti, ti spiego tutto ma ora dobbiamo levarci da qui".

La preoccupazione sta per sfociare in panico me lo sento.

"E che fretta c'è?" fa una voce, di donna, alle mie spalle. Mi giro di scatto. Qualche metro dietro di me c'è Matthew, e subito dietro di lui loro.

Sono apparsi quasi dal nulla.

La donna è sulla trentina, con lunghi capelli rossi carminio, decisamente tinti, il viso magro e pallido, le labbra dello stesso colore della chioma rossa e gli occhi evidenziati da una spessa linea di eyeliner.
L'uomo ha robuste braccia tatuate, ed è la fotocopia del tipo calvo del disegno, ma ha una folta barba scura.

Quest'ultimo, in un attimo, afferra Matthew, che comincia dibattersi e scalciare, a un buon metro da terra, data la stazza dell'omone, per liberarsi.

"Siamo qui per voi ragazzi" dice la rossa-tinta.

"Per ucciderci?". Jake, troppi film polizieschi.

"Oh ma certo che no, dovete venire con noi, meglio senza che passiamo alle maniere forti" risponde la donna.

Odo dei passi alle nostre spalle. Bene, perfetto...

Eccolo l'omone calvo, probabilmente lui e il barbuto sono gemelli o qualcosa del genere, alle spalle mie e di Jake, con il suo bastone. Siamo bloccati.

"Insomma, vi insegneremo ad usare il vostro Dono... Tutti e tre voi".

SPAZIO AUTIRCE
Continuo a stuprimi del disagio dei primi spazi Autrice.
Niente, abbiamo un bel colpo di scena finale, mentre si cominciano ad inquadrare un po' di poteri.
Che ne pensate della scelta di Allison? Usare il terremoto è stata una "buona idea"? Oppure siete contrari per i risvolti negativi che potrebbe aver avuto?

Bye people😘

Cami

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