KANGSHINMU 강신무

By AkaneYuki7

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Potrebbero mai le leggende occidentali intrecciarsi in maniera indissolubile con quelle orientali? Tre ragaz... More

PROLOGO
Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Capitolo 46
Capitolo 47
Capitolo 48
Capitolo 49
Capitolo 50
Capitolo 51
Capitolo 52
Capitolo 53
Capitolo 54
Capitolo 55
Capitolo 56
Capitolo 57
Capitolo 58
Capitolo 59
Capitolo 60
Capitolo 61
Capitolo 62
Capitolo 63
Capitolo 64
Capitolo 65
Capitolo 66
Capitolo 67
Capitolo 68
Capitolo 69
Capitolo 70
Capitolo 71
Capitolo 72
Capitolo 73
Capitolo 74
Capitolo 75
Capitolo 76
Capitolo 77
Capitolo 78
Capitolo 79
Capitolo 80
Capitolo 81
Capitolo 82
Capitolo 83
Capitolo 84
Capitolo 85
Capitolo 86
Capitolo 87
Capitolo 88
capitolo 89
Capitolo 90
Capitolo 91
Capitolo 93
Capitolo 94
Capitolo 95
Capitolo 96
Capitolo 97
Capitolo 98
Capitolo 99
Capitolo 100
Capitolo 101
Capitolo 102
Capitolo 103
Capitolo 104
Capitolo 105
Capitolo 106
Capitolo 107

Capitolo 92

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By AkaneYuki7


I suoi ricordi furono interrotti da un altro sparo, che gli colpì stavolta la spalla sinistra.

Il corpo del vampiro ormai aveva assunto quasi la forma di un colabrodo, ma questo colpo era bastato a farlo ritornare in sé e a fargli salire un moto di dolore.

< Come conosci quel nome? > chiese a fatica Jin.

< Non hai davvero ancora capito chi sono? >

< Fammi indovinare sei per caso il famigerato K.? > chiese con un moto di stizza il vampiro.

< Si e no >

< Si o no cerca di deciderti > disse lui, mentre tentava di togliersi il proiettile nella spalla.

< Vampiro cerca di fare meno l'arrogante, ci metterei meno di due secondi ad ammazzarti, vedi di tenertelo bene in testa >

< Ma da quello che noto, non l'hai ancora fatto o sbaglio? Ci hai cercati, inseguiti, perseguitati per più di sessant'anni, non dovresti essere al settimo cielo ora che mi hai finalmente in pugno? Ma adesso che ci penso comunque una domanda mi sorge spontanea come fai ad essere così giovane? >

< Effettivamente lo sono eccome, ma non sarò soddisfatto finché non avrò delle risposte da te vampiro e comunque sono io qui che faccio le domande mostro > sbottò duro il minore.

< Perché hai fatto finta di essere un umano dolce e gentile? > riprovò allora con un filo di voce Jin.

Il suo tono però tradiva una nota di sofferenza che non passò inosservata al cacciatore che invece piegò la testa all'indietro e si mise a ridere sguaiatamente.

< Stai ancora cercando di fingere con me? Non hai ancora capito che non funziona la tua recita? Io ti conosco molto bene, so cosa sei tu >

< Non mi conosci per niente invece, se no sapresti che io con te non ho mai finto, certo ti ho nascosto la mia vera natura, ma io sono sempre stato sincero con te, sempre >

< Belle parole dette da un assassino, non trovi? Davvero cerchi ancora di convincermi, anche dopo che ti ho beccato nel pieno del tuo lauto pasto? >

< Potrai anche non credermi, ma giuro sul mio onore che tu mi piacevi davvero, mi facevi sentire quasi... umano >

Dicendo questo abbassò di poco la testa e le guance si tinsero di un leggero rosato, ma alla sua affermazione un colpo di pistola risuonò nel silenzio della foresta.

< Finiscila dio ti prego smettila con tutte ste cazzate > urlò dalla rabbia il moro.

< Perché? Ti da fastidio sentire la verità? > chiese Jin, mentre si premeva la mano sull'addome ferito.

< Perché so come siete voi vampiri, sapete solo ingannare, mentire, non sapete nemmeno cosa significhi amare qualcuno. Siete in grado solo di uccidere, devastare e distruggere famiglie felici >

< Non siamo tutti così! E' vero la maggior parte di noi è spietata come dici, ma ci sono altre persone che non lo sono, che cercano di combattere contro la loro natura, infatti mi hai visto mentre mi nutrivo di animali, non farei mai del male a un essere umano... >

Il suo discorso disperato venne interrotto di nuovo dalla risata, stavolta priva di qualsiasi traccia di riso, dell'umano.

Se così si poteva ancora definire.

< Ti prego stai zitto! Tu, proprio tu tra tutti, sei quello che deve solo maledettamente tacere >

< Perché continui a dire che mi conosci? Non sai niente di me, assolutamente niente. Non sai cosa ho passato né come ho vissuto fino adesso, non hai il diritto di giudicarmi > iniziò infuriato il vampiro, ormai con gli occhi lucidi, un po' per il dolore che derivava dalle ferite e un po' per quello scaturito dalla devastazione che la sua anima in quel momento provava.

Era così frustante cercare di parlare con una persona che non voleva assolutamente ascoltare.

L'unica persona che aveva avvicinato, l'unica persona che aveva pensato di poter osare chiamare casa, l'unica persona per cui aveva avuto la pazza idea di innamorarsi non era altro che il loro cacciatore che gli aveva perseguitati per così tanti anni e gli aveva costretti a scappare per così tante volte.

Sembrava come se il fato si stesse prendendo gioco di lui.

Non aveva mai sentito un dolore così lancinante in vita sua, a confronto le ferite sul suo corpo non erano niente, tanto quelle sarebbero potute risanarsi dopo un buon pasto, ma il suo cuore?

Chi avrebbe pensato a risanare la sua anima?

Era davvero una merda che da vampiro le sue emozioni fossero così amplificate.

Odio, rabbia, tristezza, tradimento, non sapeva più dare un nome a quell'enorme gamma di sentimenti che lo stavano schiacciando al suolo, impedendogli di riprendere fiato.

"Perché doveva succedere a me? E' una punizione questa? Non è bastato fare ammenda delle mie colpe passate, vero? Tutto il sangue che ho versato e che mi è rimasto impregnato nelle mie mani, nel mio corpo, nella mia intera esistenza non verrà mai lavato via, giusto? È per questo che sto soffrendo così tanto? Vorrei solo che fosse tutto solo un grandissimo e orribile incubo" pensò lui, mentre mordeva il labbro inferiore tra i denti per trattenere il dolore, e stringeva le mani a pugno contro il terreno per cercare un qualche appiglio.

< Il mio nome, il nome che i miei genitori mi avevano dato quando ero bambino, era quello di Jack > disse all'improvviso Namjoon.

E in quel momento Jin capì, in quel esatto momento seppe di meritare la morte più di qualsiasi altra persona al mondo, gli occhi si spalancarono a dismisura e il cuore sembrò come riprendere a battere improvvisamente dopo quella scoperta.

Tutta la rabbia, il dolore che aveva provato in precedenza, svanirono completamente, lasciandogli solo una grande tristezza per il ragazzo di fronte a lui.







Nord America- Kansas/ South Carolina, anni '40 dell'900.

Namjoon, all'epoca chiamato Jack, trascorreva una vita molto semplice e alla buona.

Aveva una famiglia molto numerosa che viveva di coltivazione ed allevamento.

A sei anni lo avevano già messo a lavorare, e a otto era un ometto già bello che cresciuto. Un bambino molto intelligente e sveglio, in cui le sue giornate consistevano nel portare da mangiare a tutti gli animali nella loro piccola fattoria, sei maiali, quattro mucche e qualche gallina. Non erano molti rispetto alla loro grande famiglia e di certo non era una vita che tutti avrebbero desiderato, ma per quel bimbo che aveva vissuto solo in quella maniera era felice e soddisfatto della sua vita.

Un giorno, come ogni mattina, si svegliò presto per adempiere alle sue faccende, non voleva che suo padre si arrabbiasse con lui. Solo dopo aver svolto i suoi compiti, avrebbe potuto fare colazione con tutta la famiglia, tra poco si sarebbero svegliate anche le sue due sorelle che avrebbero dovuto raccogliere le uova, il latte e cose del genere, lui era un po' invidioso di loro, perché credeva che quello fosse il lavoro più facile, ma il padre gli aveva ripetuto numerose volte che le mucche erano buone quanto volevano, ma se toccavi male una delle loro mammelle avrebbero potuto tirare un calcio che avrebbe tramortito in un attimo il povero e tenero bambino.

Il piccolo Jack rispettava molto suo padre perché era quello che svolgeva più cose nella loro famiglia, ma allo stesso ne era anche un po' spaventato, indossava sempre un espressione così seria e composta che il bambino non avrebbe mai osato contrariare per nessuna ragione al mondo.

La sua mamma invece era un persona simile e opposta allo stesso tempo al padre. Era una grande lavoratrice come lui, l'unica che teneva insieme quella grande famiglia, ma era anche molto dolce e affettuosa.

Figurarsi che ogni volta che sua madre faceva con le sue sorelle i biscotti lui era sempre il primo a riceverli appena sfornati. Ovviamente solo dopo aver svolto i suoi compiti, era la piccola ricompensa che riceveva quando faceva particolarmente il bravo bambino e aiutava il padre o gli altri suoi familiari nella piccola fattoria.

Appena finite le sue faccende e salutato tutti i suoi animali, considerati ormai come amici, si avviò verso casa, impaziente di addentare il pane appena sfornato della madre, ma appena arrivato davanti alla casa si accorse che qualcosa non andava, la porta era stata scardinata.

"Ma che è strano la mamma non chiude neanche la porta a chiave" pensò il bambino.

"E poi non viene mai nessuno qua, il papà per andare al villaggio ci impiega tutta la giornata".

Quando a piccoli passi entrò nell'edificio, la prima cosa che vide di fronte a sé fu un uomo sconosciuto molto alto che girato di spalle, aveva la testa affondata nel corpo di una persona estremamente familiare.

Il bambino ci mise poco tempo a riconoscere i tratti della propria madre.

Sconvolto si guardò intorno, ma quello che vide fu ancora più raccapricciante per un povero bambino di soli otto anni.

Contro le pareti e sbattuti a terra senza pietà alcuna, c'erano i corpi abbandonati e ormai senza vita dei suoi familiari: suo padre, sua zia e suo zio, i suoi cugini, le sue sorelle e persino il suo cane.

Volendo difendere sua madre, che ancora si muoveva, il bambino prese una gamba rotta di una tavolo di legno sfracellato al suolo e subito iniziò a correre contro la figura sconosciuta e con tutta la forza che possedeva iniziò a colpire l'uomo con il bastone, ma quell'essere non si mosse minimamente come se non avesse sentito neanche i colpi subiti, tranquillamente finì indisturbato la donna e poi la getto con noncuranza in un angolo della stanza.

Con una lentezza straziante si voltò verso la persona che aveva osato disturbarlo nel pieno del suo pasto.

Quando il bambino vide per la prima volta il volto mostruoso del vampiro subito iniziò a piangere disperato, non avendo mai visto niente di più spaventoso in tutta la sua vita e nel contempo iniziò a chiedere che fine avessero fatto tutti e perché aveva appena fatto del male alla sua mamma.

Il vampiro spalancò gli occhi iniettati di sangue, non aspettandosi di certo un bambino, come colui che aveva avuto l'audacia di sfidarlo e poi inclinò la testa un poco confuso da tutte quelle urla.

Perché quel bambino continuava a piangere?

Per le povere orecchie sensibili del vampiro era una cosa davvero fastidiosa, così si inchinò di fronte a lui, mettendosi alla stessa altezza del bambino, lentamente poggiò le mani sulle spalle esili dell'umano e lo guardò fisso negli occhi pieni di lacrime, non rendendosi conto che così avrebbe fatto solo spaventare di più il bambino che avrebbe continuato a piangere disperato.

< Perché continui ad urlare? Sia le tue corde vocali che lei mie orecchie stanno chiedendo pietà, quindi dovresti davvero tacere > esclamò il vampiro ormai sazio, ma irritato da tutte quelle futili urla.

< Perché hai fatto questo alla mia mamma? Al mio papà? Le mie sorelle erano antipatiche, mi facevano sempre i dispetti, ma perché non si alzano più? Che cosa li hai fatto signore? >

< Avevo fame e loro si sono trovati sul mio cammino, niente di personale >

< E perché non hai aspettato che la mia mamma facesse il pane e i biscotti? Avresti potuto chiedergliene un po' anche tu sicuramente te li avrebbe dati > continuò il bambino testardo, continuando a piangere.

< Ora sono rimasto tutto solo, ho paura, rivoglio la mia mamma, dov'è la mia mamma? >

Solo.

Ho paura.

Voglio la mia mamma.

Quelle parole colpirono il vampiro dove pensava che non avrebbe mai più provato niente del genere e quando guardò di nuovo il volto rigato dalle lacrime del bambino, qualcosa nel mostro si smosse per la prima volta dopo anni di vuoto totale e all'improvviso qualcosa scattò dentro di lui, come se un piccolo interruttore si fosse acceso improvvisamente e gli tornò la sua umanità.

I sentimenti che con forza aveva cercato di reprimere per tutto questo tempo subito tornarono a galla e non ci impiegò che pochi secondi a rendersi conto di quello che aveva combinato.

Subito un dolore sordo gli colpì il petto e si rammaricò per il bambino appena rimasto orfano.

< Mi dispiace oddio, mi dispiace davvero così tanto, ero affamato non mangiavo decentemente da tantissimo tempo, io non volevo, non sapevo, io... >

Dalla sua bocca gli uscì un fiume pieno di parole, ma sapeva bene che qualsiasi cosa avesse detto, non sarebbe mai servita a riportare indietro la famiglia del povero bambino. Si ripulì le gocce di sangue rimaste sugli angoli della sua bocca e poi fissò di nuovo il bambino, stavolta con i suoi grandi occhi marroni.

Più quel bambino piangeva, più i suoi sensi di colpa crescevano dentro di lui per quello che aveva combinato e capì che l'unico modo per far tacere entrambi era cercare di sistemare, almeno per quanto era in suo potere, la situazione.

< Voglio che tu dimentichi tutto quello che hai visto oggi e voglio che tu possa vivere una bellissima vita, in salute e con una famiglia che ti ami. Adesso ti porterò da delle persone che possano prendersi cura di te >.

Le lacrime del bambino smisero di colpo di scendere e guardò la figura davanti a lui con occhi rossi e gonfi di pianto, ma pieni di confusione.

< Chi sei tu? > chiese il bambino timido.

< Io mi chiamo Jin e tu piccolo qual è il tuo nome? >

< Io mi chiamo Jack >

< Strano eppure non sembri americano >

< Mamma mi ha raccontato che i miei nonni sono scappati dal loro paese natio e si sono rifugiati qui, io però sono nato e cresciuto in questo posto, a proposito dov'è la mia mamma? >.

Per essere un bambino di soli otto anni era molto intelligente, Jin ne rimase piacevolmente sorpreso.

< Adesso non ci pensare, vieni che ti porto dalla tua nuova mamma >.

< No, non ce n'è bisogno, io ho già la mia mamma e il mio papà, ho dato da mangiare a tutti gli animali ed è ora della mia colazione, dimmi dove sono signor Jin per favore >.

Il bambino cercò di spostare lo sguardo per cercarli intorno a lui, ma Jin gli prese delicatamente le guance paffute tra le mani e riportò lo sguardo nel proprio.

L'unico modo per far vivere una vita dignitosa a quel bambino, senza tristezza ed odio represso era fargli dimenticare tutto, persino della sua vita passata.

Jin detestava usare il controllo della mente, ma voleva a tutti costi salvare quel bambino e assolvere almeno un po' le sue terribili colpe.

< Vieni qui piccolo, tu non ti ricorderai niente della tua vita passata e appena io ti lascerò con la tua nuova famiglia, ti scorderai pure di me, siamo intesi? >.

Il bambino non poté fare altro che annuire come ipnotizzato da quei magnetici occhi che il vampiro possedeva.

< Quindi come ti chiami piccolo? >

< I-io n-non lo so > disse con occhi smarriti il bambino.

< Jack non è davvero un bel nome da dare a un piccolo bambino innocente... Fammi pensare, sì, ti darò un nome della terra natia dei tuoi genitori. Ti chiamerai Namjoon, Kim Namjoon. Ti piace come nome? >

Lo aveva chiamato Kim come lui, quasi a voler creare inconsciamente un legame di qualche tipo l'uno con l'altro.

Il bambino, pensando di non averne mai avuto uno, annuì felice, mostrando al vampiro due piccole fossette che spuntarono sulle guanciotte paffute del bambino.

< Sai piccolo dovresti sorridere più spesso, sei così carino quando lo fai >.

Jin ricambiò il sorriso del bambino e il piccolo Namjoon per la prima volta pensò che gli angeli esistessero veramente.

La figura davanti a lui non poteva essere altrimenti.

< Signore ma lei è per caso un angelo? > chiese ingenuamente.

Jin quasi non scoppiò a ridere per l'affermazione del piccolo, ricordandosi il suo sé passato.

< Fidati posso essere di tutto, ma un angelo proprio no >

< Eppure è così bello > mormorò il bambino, vergognandosi della sua precedente frase.

Jin lo sentì e sorridendo un poco prese il bambino per mano, allontanando quel viso innocente dallo scempio che aveva commesso, promettendosi che non sarebbe più ricapitato una seconda volta.

Ma si sa, infondo le promesso non sono fatte per essere infrante?

Il vampiro lasciò il bambino a una famiglia ricca e benestante, manipolando le loro menti e facendo in modo che loro lo adottassero.

Era una coppia di persone un po' anziane che non erano riusciti ad avere figli per tutta la loro vita, quindi in realtà la manipolazione non sarebbe davvero servita, ma Jin voleva che il bambino fosse pienamente al sicuro.

Nel momento in cui Jin lasciò il nuovo Namjoon alle cure della coppia, il bambino si dimentico completamente del suo bellissimo angelo dai capelli castani e occhi magnetici.

Quindi come era potuto succedere che Namjoon si ricordasse di lui e in più che la compulsione non facesse alcun effetto?





Spazio autrice:

Abbiamo visto la prima parte del passato di Jin e la prima parte di quello di Namjoon, allora cosa ne pensate? Come ha fatto Namjoon a ricordare? E a fare in modo che i sessant'anni non lo toccassero minimamente?

Scusate le due settimane di pausa, ma il mio adorabile professore ha deciso di darci quel breve preavviso di tempo per un'esame che ho avuto ieri, quindi sono stata costretta a concentrarmi solo su quello, ma almeno adesso che è passato dovrei riuscirmi a dedicare di più a questa storia, anche se c'è una scena che mi sta creando davvero molte difficoltà a scrivere...

Comunque dove sono finite tutte le autrici? Non mi si aggiorna più una storia da una vita! Appello per tutte le autrici di wattpad (che risulterà un po' ipocrita ma fa niente) scrivete! Ho bisogno di storie vkook, se no sul treno tutti i giorni mi annoio ahahahah

Detto questo ci vediamo al prossimo e ultimo (ok non proprio ultimo ma legato a questa serie di capitolo) episodio dedicato alla Namjin.

A prestooo

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