LA FATA- The Beauty and the B...

By valxhz

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La bellissima copertina è stata fatta da @hellocliffxrd SECONDO LIBRO DELLA SAGA "Beauty and the Beast". SI... More

Pierwszy Rozdział: Mönike
Drugi Rozdział: Obca
Trzeciego Rozdział : Orion
Czwartym Rozdziale: Ucieczka
Piąty Rozdział : Sprzymierzeniec
Szósty Rozdział: Czym jesteś?
Rozdziale Siódmym: Rana
Rozdział Ósmy: Zazdrość i Sojuszy
Rozdział Dziewiąty: Zdrajcą
Rozdzialu Dziesiatego: Ustalenia
Rozdział Jedenastu: ból
rozdział dwunasty: znak
A V V I S O
rozdział trzynasty: wróciłam
rozdział czternastu: normalność
rozdział piętnasty: aresztowanie
rozdział szesnasty: Doe wat ik zeg
rozdział siedemnasty: chcesz zostać?
Rozdział Osiemnasty: Komenda
Rozdział dziewiętnasty: wrócić do domu
Rozdział dwadzieścia jeden: Wilk
rozdział dwadzieścia dwa: Riccardo
Rozdział dwudziesty trzeci: blisko ciebie
Rozdział Dwudziestu Czterech: Agatha
Rozdział dwadzieścia pięć: prawda
Rozdział dwudziesty szósty: Badaniach
Rozdział dwudziesty siódmy: Puzzle
A V V I S O
Rozdział Dwadzieścia osiem: omówić
Rozdział Dwadzieścia dziewięć: Chance
Rozdział Trzydzieści: Długie Rozmowy
Rozdział Trzydzieści Jeden: Marka
Rozdział Rrzydziesty Drugi: nie jestem taki jak ty
Rozdział trzydzieści trzy: o krok od końca

Rozdział dwadzieścia: Podobieństwa

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By valxhz


Ventesimo capitolo: Somiglianze

𝐏𝐞𝐭𝐫𝐢𝐜𝐡𝐨𝐫
𝐢𝐧𝐠𝐥𝐞𝐬𝐞
"𝐥'𝐨𝐝𝐨𝐫𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐩𝐢𝐨𝐠𝐠𝐢𝐚 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐚 𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚 𝐬𝐞𝐜𝐜𝐚."

Tutto quello che vedo sono chiazze rosse, pelle dilaniata dalle lingue della frusta. Mi chiedo come sia possibile, quanto la crudeltà possa insediarsi a tal punto nel cuore di qualcuno per potergli permettere di fare ciò.

La sua schiena, una volta forte e muscolosa, è ora ridotta ad un accumulo di carne strappata, di sangue incrostato e di sottili lembi di pelle che sembrano volersi staccare. Il dolore negli occhi di Orion è tangibile, forte e oscuro. Il ricordo di quei momenti sembra essere ancora vivo nei suoi occhi, come uno spettro che lo perseguita.

Non riesco a fare a meno di toccare, di constatare ciò che i miei occhi vedono. Chiudo gli occhi, ed entro nei ricordi di Orion.

Riesco a vederlo in piedi, il volto stanco ed il fiato corto, mani sulle sue spalle che gli impongono di chinarsi a terra, le ginocchia pressate dolorosamente contro il pavimento.

Il battito del suo cuore che accelera, consapevole dell'avvenire.

Avverto il pompare del suo sangue, il rossore svanire dal suo viso e il suo respiro mozzato. Ma più di tutto percepisco l'ansia, la paura.

L'ombra di un uomo, dietro di lui, che lo sovrasta, lo schiaccia a terra in un bagno di tristezza e disperazione.

"Implora la mia pietà e non succederà niente." Le parole dell'uomo escono secche, intrise di promesse che, al suo ego, fanno sembrare il suo atto meno vile.

Orion rimane in silenzio, gli occhi che per la prima volta dopo tanto si colmano di lacrime.

La prima frustata arriva improvvisa, gli mozza il fiato ma non lascia uscire nemmeno una singola sillaba dalle sue labbra.

Non da al suo aguzzino la soddisfazione di sentirlo urlare.

Le altre frustate arrivano di seguito.

Quando scosto la mano lo vedo guardarmi, gli occhi sembrano rossi, pieni di un senso di smarrimento che mai avrei pensato di potergli affibbiare.

Sono nauseata dalla scena che ho visto e sentito. Dalla sua espressione capisco lo abbia intuito.

"Orion..." mormoro io, tracciando con le dita una carezza silenziosa sulla sua guancia, in un tentativo di assorbire la sua tristezza.

"Non guardarmi in quel modo, non voglio essere compatito." Il suo tono è duro, traditore del dolore che prova. Tento di assecondare il suo desiderio chiudendo gli occhi, lasciandomi scappare un sospiro.

Non è pietà, la mia, ma solo un forte senso di tristezza. Avrei voluto far qualcosa prima, impedire che accadesse tutto questo e invece ero nel mio mondo a fingere di essere un'umana, ingannando me stessa e dicendomi che fosse tutto normale.

Con uno scatto mi alzo in piedi, dirigendomi verso il mobile sotto alla TV dove Samael tiene un kit d'emergenza.

Frugo all'interno della scatola per svariati secondi fino a quando il mio sguardo viene attirato da una pomata dal tubicino rosso: una pomata cicatrizzante, affiancata da uno per le ustioni.

Afferro la prima, aprendola. Lui non contesta, lasciando che le mie dita percorrano i tratti della sua pelle rovinata, permettendomi di stendere la pomata sulla sua schiena rovinata.

Gli è stato iniettato dell'argento e dubito, quindi, che riuscirà a guarire da solo. Le cicatrici rimarranno, di questo sono sicura.

Lo vedo mentre si muove leggermente sotto al mio tocco, probabilmente a causa del dolore. Lascio che si sistemi meglio, per poi continuare a spargere la lozione.

Tento di essere il più delicata possibile, evitando di premere troppo sulle ferite. Lui invece cerca di non muoversi e di non gemere dal dolore.

Afferro quindi le bende, avvolgendogliele con più delicatezza possibile attorno alla schiena e all'addome.

Sento la sua pelle cambiare sotto al mio tocco mentre si abbandona completamente contro di esso. Chiudo la fasciatura con un nodo, accarezzandogli i capelli con le dita.

"Mi dispiace d'essermene andata." Gli sussurro io, trattenendo un singhiozzo.

Mi sento così piena di tristezza, della sua tristezza, da stare male. Ho lasciato lui, Luke, Emelie e Samael indietro.

Forse era la cosa giusta da fare: ritornare al mio mondo e dimenticarmi dei problemi, evadere e condurre una vita normale.

Ma sembra che non fosse la soluzione più azzeccata.

"Adesso sei qui." Borbotta lui, ancora con gli occhi chiusi. Mi accarezza i polpastrelli della mano e si spinge un altro po' contro di me, trasmettendomi il suo calore.

Il suo respiro si fa pesante, mischiandosi con il mio. Riesco a percepire la stanchezza scivolare sul suo corpo e capisco che si è addormentato. Tiene le labbra socchiuse, la testa abbandonata sulla mia spalla e le dita intrecciate alle mie.

Non replico né gli dico nulla.
Finalmente sembra rilassato ed io non ho la minima intenzione di ridestarlo da questo momentaneo senso di calma.

So che domani, al suo risveglio, starà di nuovo male.
Merita quindi qualche ora di riposo.

Chiudo gli occhi anche io, lasciandomi andare tra le braccia di Morfeo.

**

MATT

"A cosa devo questa tua improvvisa convocazione?" Mi domanda Adrien, sorridendomi come se non avesse alcuna intenzione di mascherare il proprio fastidio.

Dopo tutti questi anni ancora non riesco a farmelo andare a genio, non completamente per lo meno.

Convivere è stato relativamente facile ma sopportarlo, ah sopportarlo è quasi impossibile.

Roteo gli occhi, facendogli segno di accomodarsi sulla sedia davanti alla mia scrivania.

L'istinto mi consiglia di lasciarlo in piedi e di non offrigli nemmeno una seduta ma, purtroppo, sono costretto ad essere civile.

"C'è stata un'evasione, penso che ti abbiano messo al corrente di ciò." Inizio io, adocchiando la foto di mio figlio posata sulla mia scrivania.

Adrien annuisce, ancora con un'espressione infastidita in volto. La cosa mi suscita un sorriso che nascondo velocemente.

Queste sono le piccole gioie della vita. Vedere Adrien perdere le staffe è raro, forse rarissimo, e mi diverte moltissimo.

"E per quale motivo io sono qui?" Ribadisce lui, sporgendosi in avanti con fare annoiato, come se volesse un pretesto per potersene andare. Sorrido, rammentando a me stesso che Adrien non è mai cambiato, mantenendo il suo temperamento brusco.

Gli passo quindi la cartella che racchiude tutte le informazioni dell'uomo evaso, lasciando che lo legga.

Specie: mannaro-umano,

Età: non verificata,

Città di nascita: non dichiarata,

Città di residenza: non dichiarata.

Il soggetto è stato ritrovato durante un incontro di un gruppo di Resistenza. Si segnala la fuga del restante del gruppo, l'edificio è stato dichiarato inagibile ed ora tenuto sotto stretta sorveglianza. Il soggetto si rifiuta di condividere le informazioni base necessarie ad un suo riconoscimento, in aggiunta a quelle sull'organizzazione criminale.

La guardia 0869 è stata scoperta usare metodi fisici quali frustate come metodo di stimolo per il soggetto rinchiuso. Si chiedono provvedimenti verso la guardia.

Osservo il volto di Adrien mutare espressione mentre legge il fascicolo, sbiancando. Lo vedo sistemarsi gli occhiali rotondi sul naso, dissimulando velocemente l'espressione del suo volto.

Da una seconda lettura al documento, come se non riuscisse a credere a ciò che sta leggendo.

Aggrotto le sopracciglia a mia volta, confuso dal suo comportamento.

"Quindi tu mi stai dicendo che nel tuo territorio è entrato un meticcio, non riconosciuto nei server e che non solo fa parte di un'organizzazione che cospira contro di te, ma che è riuscito anche a scappare." Borbotta Adrien, puntando i suoi occhi nei miei.

Un silenzio che sa di derisione cade su noi due, interrotto dalla risata di Adrien che, con una mano sulla fronte, si lascia completamente andare. Io rimango seduto, non cogliendo cosa ci sia di così divertente.

Adrien termina la sua risatina con un sospiro, tornando ad appoggiare la schiena allo schienale della sedia, senza però disfarsi del suo sorrisetto derisorio.

"Si, davvero molto divertente. Non capisci che si sta creando un'altra ribellione? Se questo meticcio è riuscito ad oltrepassare le mie barriere allora vuol dire che non è l'unico a poterlo fare. In vent'anni che siamo al potere sembra essere andato tutto bene, non permetterò che il sistema venga stravolto di nuovo."

Il mio breve discorso sembra arrivare dritto e forte ad Adrien che, con noncuranza, accavalla le gambe, stando in silenzio a riflettere.

"Sapevamo benissimo che questo sarebbe successo, prima o poi. I Governi sono fatti per essere cambiati e contestati, davvero ti aspettavi che sarebbero stati tutti entusiasti di questo metodo governativo? Ormai iniziano a girare voci, i Mannari avvertono i loro compagni nel territorio umano e questo li rende nervosi.

Sai perché non ci sono reclami, nelle città umane? Perché non abbiamo prigioni sotterranee in cui frustiamo persone per il semplice fatto di essere in disaccordo con noi.

E non credere che non sappia delle interferenze che hai attuato nel mio territorio. Non sono uno stupido, Matt, ti consiglio quindi di rivedere i tuoi metodi."

Il discorso di Adrien sembra avere un senso, ma è comunque qualcosa che non posso lasciare si avveri.

"Potremmo far rimuovere le barriere ed unificare i nostri territori prima che si crei una guerra." Continua Adrien, le parole escono lentamente dalla sua bocca come se stesse cercando di sondare il terreno.

Sorrido nel notare quanto quell'idea lo infastidisca. Se ci fossero state delle barriere, più di vent'anni fa, a quest'ora lui si sarebbe sposato con Rebecca e Xavier avrebbe continuato a condurre il suo branco.

"E' fuori discussione."

"Ciò che dovrebbe essere fuori discussione è il fatto che una tua guardia abbia frustato una persona. Ti ricordo che è vietato persino nei tuoi territori usare metodi di violenza." Questa volta le parole escono dure, quasi cattive, dalla bocca di Adrien, come se mi stesse rinfacciando qualcosa.

Mi paralizzo sul mio posto, distogliendo lo sguardo.
Certo che è vietato, la violenza non dovrebbe esser promossa nemmeno dai Mannari ma come potevo sapere che una guardia si sarebbe spinta a tanto?

Senza risultati, per giunta.

Lo vedo poi alzarsi, sistemandosi la camicia e riponendo gli occhiali nella loro custodia, preparandosi ad andarsene.

"Gli occhi di quel ragazzo..." Inizio io, parlando più a me stesso che ad Adrien. Quest ultimo rimane pietrificato sul suo posto, aspettando che io continui la frase.

Alla fine scuoto la testa, lasciando che scortino Adrien fuori, totalmente scontento dell'andamento del nostro colloquio.

Afferro nuovamente la cartella del soggetto evaso, osservando la foto che gli è stata scattata.

Tento di pensare ad altro perchè, in questo momento, ogni suo particolare mi fa pesare che assomiglia a loro.

Assomiglia a Rebecca e Xavier.

Un lungo brivido mi percorre la schiena mentre stringo il foglio nel palmo della mano, ringhiando.
È impossibile, deve esserlo.

Sono fuggiti anni fa e sicuramente si trovano a chilometri e chilometri da qui. Non hanno motivo di tornare e spero che non lo facciano: scombussolerebbe tutto.

Per anni non ho avuto notizie di loro e per anni non me ne è importato nulla, ho finto di essermene dimenticato e sono andato avanti.

Ma se davvero ci fosse una ribellione in atto, se davvero Xavier e Rebecca stessero organizzando qualcosa, non so come finirebbe.

Forse non voglio nemmeno saperlo.

So che se potesse, Xavier mi ucciderebbe. Non lo biasimo, dopotutto l'ho costretto a fuggire con la compagna incinta, ad abbandonare il suo branco per vivere chissà dove.

Il mio sguardo vola sulla foto di Luke, ancora bambino, e mi costringo a rilassarmi. Forse dovrei dirgli tutto, chiedergli consiglio, o magari è giusto che lui non sappia niente.

In qualsiasi caso devo sistemare la faccenda, con le buone o con le cattive.

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