¡Mala Mía!paulo dybala

By basiqally

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Fe Jazmín conosce Paulo ad una festa in paese e, da allora, non ne può più fare a meno 12/31/18: #1 football ... More

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epílogo
ringraziamenti
missing moments: 1, no corras
missing moments: 2, talking helps a lot
missing moments: 3, mira quien volviò!
missing moments: 4, quien es la otra?
missing moments: 5, concluir algo con él
missing moments: 6
missing moments: 7
missing moments: 8
missing moments: 9
missing moments:10, quella foto di noi due

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By basiqally

«Freddo?» chiedo a Paulo, mettendo le mani in tasca mentre lui viene verso di me e Nahuel nel parcheggio gremito di fotografi.

«Mi hanno preso tutti per il culo nello spogliatoio, non rigirare il coltello nella piaga» appoggia il borsone per terra, vicino ai miei piedi, e si avvicina per baciarmi, ma io mi sposto.

Sento le sue labbra sottili e un po' screpolate fare pressione sulla mia guancia e scuoto la testa quando incontro il suo sguardo confuso.

«Andiamo?» Nahuel interrompe il momento imbarazzante mentre la notte buia di Torino viene illuminata dai flash delle macchine fotografiche.

Paulo annuisce, prendendo il borsone in una mano e la mia mano nell'altra, sorridendo forzatamente ai fotografi. Ha la mascella serrata e lo sguardo basso, chiaro segno che sia arrabbiato o perlomeno infastidito dal mio gesto.

«Mamma» tira fuori le chiavi della macchina, aprendo la portiera del passeggero per far salire sua madre.

«Hai già fatto abbastanza cazzate, ti conviene non continuare» mormoro quando mi passa accanto, a denti stretti per non farmi sentire da nessuno se non da lui.

Si ferma davanti a me, i pugni serrati lungo i fianchi e lo sguardo arrabbiato puntato sul mio viso.

«Spiegami quali cazzate avrei fatto adesso! Pensi che in ogni partita si possano segnare tre goal solo per dedicarteli?» alza il tono della voce, probabilmente inconsciamente, e io mi giro verso la macchina, dove Alicia ci sta guardando interessata al nostro litigio praticamente pubblico.

«Ne parliamo a casa tua» lo precedo ad aprire la portiera, salendo in macchina velocemente e richiudendola dietro di me.

Lo sguardo di Alicia incontra il mio attraverso lo specchietto retrovisore, ma nessuna delle due osa parlare, così nella macchina risuonano i rumori dell'esterno, un po' attutiti, finché non sale anche Paulo.

«Allora, vi è piaciuta la partita?» chiede il ragazzo, facendo manovra per uscire dal parcheggio.

«Certo amore, è sempre un emozione vederti giocare dal vivo in uno stadio così pieno di gente che ti supporta» Alicia accarezza il braccio del figlio con un sorriso adorante dipinto in volto.

«Grazie mamma, mi fa piacere. Tu, invece, Fe?» si ferma ad un semaforo. La luce rossa proietta delle ombre lunghe sul suo viso pulito, quasi mortificando i suoi occhi luminosi.

«È stata una bella partita, indubbiamente, peccato per il freddo» dico, e per un momento penso che sia risultata più gelata la mia voce del venticello che tira fuori.

Il viaggio in macchina procede silenziosamente, con semplicemente la musica che passa alla radio come sottofondo alla tensione che, anche se è la prima e l'ultima volta che la definisco così, la povera Alicia avrebbe potuto tagliare con un coltello, neanche troppo affilato.

Ed è proprio la donna ad essere la più felice nell'intero appartamento, anche più di Abba che, vedendo uno dei suoi padroni un po' abbacchiato lo imita, senza nemmeno sapere il perché.

Il borsone che Paulo fa cadere a terra appena entra nell'appartamento provoca un rumore sordo, facendomi fermare sui miei passi mentre mi sto sfilando il giaccone dalle spalle.

Mi giro verso di lui, che si sta togliendo la sciarpa che prima gli cingeva il collo e la sta appendendo, per poi fare lo stesso con la giacca e le scarpe, gettate in modo disordinato nella scarpiera vicino all'ingresso.

«Bene, adesso possiamo discutere in pace? O vuoi che vada via anche mia madre e, magari, anche Abba?» sul suo viso si dipinge un sorriso insolente quando indica la madre, conoscendo bene la nostra inimicizia. Lei è seduta su una sedia del tavolo da pranzo, sorseggiando del succo di frutta che ha appena preso da qualche ripiano della cucina.

«Smettila di prenderti gioco di me» esclamo, gettando la mia giacca sul divano, senza fare un passo verso il ragazzo che sta prendendo una bottiglietta d'acqua dal frigorifero.

«Hai la mia maglia» un bagliore gli si accende negli occhi mentre guarda il mio corpo.

«Le sta male» mormora sottovoce Alicia, cercando di non farsi sentire da me, che invece l'ho sentita forte e chiara.

«Grazie Alicia, sai sempre quando è il momento di regalarci uno dei tuoi migliori interventi» le regalo uno sguardo profondamente infastidito, rispecchiando il sentimento che provo nel vedere che è ancora qui e si ostina a non volerci dare nemmeno un po' di privacy.

«Mamma, puoi andare in camera un attimo?» Paulo sospira, come se pronunciare quelle parole gli sia costato molta in termini di energia che dubito abbia dopo aver giocato per più di ottanta minuti.

Alicia guarda prima me e poi suo figlio, per poi alzarsi dalla sedia e marciare verso il corridoio senza aggiungere nulla, lasciandoci finalmente da soli.

«Avevi voglia di litigare in pace? Bene, adesso possiamo litigare in pace» chiude la bottiglietta, posandola sul tavolo e rivolgendomi uno sguardo supplicante, come se non ne potesse più.

«Mi hai bloccato le storie su instagram» sputo direttamente, senza mezzi termini. Voglio far finire questa discussione il prima possibile perché non vedo l'ora di andare a letto e stare al caldo sotto le coperte, dopo tutto il freddo che ho preso oggi.

«Sì, l'ho fatto» ammette, alzando la mano come a volersi confessare.

«Non cerchi nemmeno di negarlo» mi appoggio al bracciolo del divano, allacciando le braccia sotto il seno.

«Non li nego perché è vero e negandolo so che peggiorerei la situazione» scrolla le spalle, sistemandosi i capelli sulla fronte.

«Perché l'hai fatto?» alzo un po' il tono della voce quando lo interrompo, cercando di catturare la sua attenzione.

«L'ho fatto perché tu non vuoi che la tua figura sia resa pubblica ma io voglio che il mondo sappia quanto sono felice con te, e le storie di instagram sono il modo più facile per arrivare a tutti» mi spiega, appoggiando i gomiti su un mobile della cucina e guardandomi dritta in viso.

«Continuo a non capire» accavallo le gambe, aggrottando le sopracciglia e osservandolo mentre si sbottona i primi bottoni della camicia.

«Io non lo so, okay? Ho sempre prediletto le storie di instagram per mettermi in contatto con le persone che mi seguono per fargli vedere quanto sia umano anche io e quando ho scoperto che tu non volevi farne parte all'inizio l'ho semplicemente accettato, ma poi ho cominciato a pensare che tu fossi una fetta troppo grande della mia quotidianità per essere tenuta solo per me, mi segui?» annuisco, sentendomi almeno un minimo lusingata per quello che mi sta dicendo.

«Volevo far sapere a tutti quanto la tua presenza mi rasserenasse, e sapevo che tu non avresti mai detto di sì, tutto a causa di quella tua stupida insicurezza e di qualcosa che devo ancora capire cos'è. L'ho fatto sapendo che questa discussione sarebbe venuta fuori prima o poi, però l'ho fatto in buona fede, te lo giuro» alzo un sopracciglio, facendo schioccare la lingua sul palato.

«Non sono cose da fare, Paulo» mi sento immediatamente la gola secca. Da una parte vorrei smettere di parlare e saltargli addosso, dagli mille dei baci che gli avevo negato, ma dall'altra volevo restare salda nella mia posizione, cercando di capire la situazione completa.

«Lo so, Jazmín, fidati che lo so meglio di te, però mi sono fatto sopraffare dall'attrazione che provavo nei tuoi confronti. Tutti pensavano che io uscissi con mille ragazze, ma io volevo che sapessero che avevo solo te che mi giravi in testa continuamente» si prende la testa fra le mani, cercando di farmi capire l'intensità di quel sentimento solo attraverso dei gesti.

«In una coppia si parla di queste cose, si discute dei limiti dell'altro e si cerca una soluzione» cerco di non cedere alle sue parole, che sembrano sincere «Non si cerca di superare le linee disegnate per terra attraverso una scorciatoia» mi alzo dal bracciolo del divano, lasciando cadere le mani lungo i miei fianchi.

I tratti del suo viso si rilassano, facendo comparire un sorriso tenero sulle sue labbra sottili mentre mi avvicino quasi timidamente a lui.

«Sei ancora arrabbiata?» chiede, allargando le braccia e abbassando un po' il viso, cercando di nascondere il sorriso che gli è spuntato.

«Sì, e stanotte io dormo a destra. Considerala come una punizione divina» lo supero senza aggiungere altro, dirigendomi in camera proprio mentre l'ombra di Alicia entra nella sua stanza, chiaro segno che fosse rimasta ad origliare la nostra conversazione.

lollissimo

HO TROVATO COSA METTERMI AL DICIOTTESIMO WOW SARÒ UNA FIGA PAZZESCA NON AVETE IDEA AHHAAHHA GODO GIÀ

niente di più

ah sì, oggi finalmente l'Udinese ha vinto, anche senza il mio amato De Paul. Grazie Dio. Ma se torna non mi lamento.

ciaone♥️♥️

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