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«Mi farai perdere l'aereo» borbotto, la testa appoggiata sul suo petto e la mano sinistra ad accarezzare la pelle del suo addome.

«Poco male, resterai qui ancora un po'» risponde lui, spostandomi i capelli dal viso per lasciare un bacio sulla mia tempia. Chiudo gli occhi.

«Lo sai anche tu che devo tornare a casa» faccio pressione sul suo petto e alzo un pochettino il viso, guardandolo dritto negli occhi.

«Lo so, ma lasciami pensare che tu resterai qui con me» sospiro, solo sentendo le sue parole, senza ascoltarle veramente. Sono consapevole di cosa potrei fare per lui, e ne ho paura.

«Vado a farmi una doccia, e dovresti farlo anche tu» mi allontano dal suo corpo caldo, spostando le lenzuola.

«Mi stai dicendo di venire a fare la doccia con te?» alza le sopracciglia ritmicamente, una alla volta, facendo un'espressione buffa.

«Ti sto dicendo che puzzi di sesso, e no, per questa volta passo» mi alzo dal letto e prendo la sua camicia da terra, tirandogliela addosso per evitare che continui a fissarmi con praticamente la bava alla bocca.

«Sei diventata troppo schietta, ti preferivo timida e poco sicura delle tue qualità!» si lascia cadere sul materasso, provocando un suono sordo proprio mentre io sto chiudendo la porta del bagno.

«Smettila di mentire a te stesso Dybala» esclamo, accendendo l'acqua della doccia e controllando se ci sono sia lo shampoo che il balsamo.

Guardo l'ora sul telefono, giusto per assicurarmi di non perderlo veramente l'aereo. Dovrò farmi la doccia in fretta, però in teoria dovrei farcela.

«Paulo! Puoi infilare le ultime cose nella mia valigia?» alzo di molto la voce, infilandomi nella doccia e cercando di farmi sentire sopra il rumore dell'acqua scrosciante.

«Muoviti però» replica lui. Subito dopo sbuffa e lo sento correre in giro per la stanza, provocando un rumore sordo ogni tanto.

Quando esco dalla doccia, controllo di nuovo l'orologio. Mi guardo allo specchio e sfioro con le dita i segni scuri sulle mie clavicole e alzo gli occhi al cielo. Mi sistemo meglio i capelli nella coda e mi avvolgo un asciugamano addosso, per poi uscire dal bagno.

«Smettila di tentarmi così» esclama Paulo, appoggiando il cellulare sul comodino e si siede sul letto.

«Hai messo tutto via?» ignoro completamente la sua affermazione e mi chino sulla valigia, che lui ha lasciato aperta.

«Ho fatto in modo che ci stesse tutto, ma ho lasciato qualcosa fuori perché ti rivestissi» lo ringrazio con un cenno del capo e prendo i vestiti che ha posato sul letto, infilandomeli velocemente.

«Posso accompagnarti in aeroporto o puzzo troppo di sesso per i tuoi gusti?» mi chiede, alzando un sopracciglio e imitando ciò che gli avevo detto in precedenza.

«Basta che ti vesti» raccolgo le ultime cose: il caricabatterie attaccato alla corrente, il libro che sto leggendo lasciato sul comodino, tutte cose che fanno parte della mia quotidianità, che durante questo breve periodo era diventata anche sua.

«Andiamo» non faccio in tempo a mettere tutto via che Paulo è già alla porta, vestito con una semplice tuta e con delle scarpe da ginnastica ai piedi.

«Non ti facevo così frettoloso» mi affretto a prendere il mio spazzolino dal bagno e poi gli corro dietro per cercare di infilarlo nella valigia che lui sta trascinando.

«Paulo, fermati un attimo» dico, appoggiando la mano sulla sua spalla e guardandolo negli occhi per un attimo.

Ci leggo la stessa repulsione verso questa partenza e lo stesso sentimento di abbandono che provo io, così distolgo lo sguardo per mettere tutto dentro.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now