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«Ti prego» Lea allunga fastidiosamente la o finale, facendomi alzare gli occhi al cielo.

«Ti ho detto che non ci voglio andare!» ripeto, chiudendo il libro di chimica e arrendendomi a non studiarla.

«Però io e Arturo sì» guardo la mia migliore amica e mio fratello, rivolgendo un'occhiataccia ad entrambi.

«E andateci, io non verrò» ribadisco, stendendomi sul letto e appoggiando la testa sulla testiera.

«Non possiamo andarci se non vieni anche tu, sei tu la ragazza di Paulo, mica io» afferma Arturo, spalleggiandola.

«Magari io» sospira la mia amica, prendendosi una spinta scherzosa da parte di mio fratello. Qui gatta ci cova.

«Paulo vi conosce, se vi chiedono qualcosa lo chiamate, lui vi farà entrare» sospiro, infastidita, prendendo il mio cellulare.

«Se facessero entrare tutte le persone che dicono di conoscere i calciatori sarebbero rovinati» alzo un sopracciglio al viso deciso di Lea, rivolgendole uno sguardo diffidente.

«Il vero problema è che voi lo conoscete veramente Paulo» piego la testa di lato, sorridendo al viso infastidito dei due.

«Vieni con noi e basta, dai» esclama mio fratello, decisamente infastidito dal fatto che io non volessi andare con loro a Mendoza.

«Sono cinque ore di macchina» mi lamento, controllando le notifiche ed eliminandole quasi tutte.

«Cinque ore in compagnia» Lea sorride, cercando di convincermi «Ci divertiremo» prende le mie mani, sedendosi sul letto e guardandomi negli occhi.

«Io e Paulo abbiamo litigato» ammetto, abbassando lo sguardo per evitare di guardarla negli occhi.

«Avete litigato? Ha dormito qui l'altra sera» Arturo alza le sopracciglia, perplesso da ciò che ho appena detto.

«Ha dormito qui l'altra sera? Non me l'avevi detto!» esclama la mia migliore amica, aggrottando la fronte.

«Mi sono dimenticata di dirtelo, avevo tante cose per la testa» scuoto la testa, massaggiandomi le tempie.

«E avete litigato? Perché?» chiede mio fratello, glissando sul fatto che Paulo abbia dormito qui.

«È una storia lunga» sospiro. Se mi chiedessero di raccontarla, non saprei nemmeno da dove cominciare.

«Allora vieni con noi a Mendoza, ci sarà tempo per parlarne» esclama Lea, trascinandomi in piedi dal letto e prendendo io mio cellulare, il caricabatterie e sorridendo eccessivamente.

«Non voglio vederlo» mi lamento, chiudendo gli occhi e lasciando cadere le braccia lungo i fianchi.

«Non devi per forza vederlo, ci farai entrare e basta, non serve che tu guardi l'allenamento» dice la mia migliore amica, quasi frignando.

«Verrò» mi appoggio allo stipite della porta, guardando la mia migliore amica che sta praticamente saltellando sul posto.

«Okay, allora andiamo» mi prende per mano e saltella giù dalle scale, più felice che mai.

«Adesso?» chiedo, controllando l'ora. Sono le dieci di mattina.

«La partita è stasera, se partiamo adesso arriveremo verso le tre» mi informa Arturo, già con le chiavi della macchina in mano.

«Stasera avete intenzione di tornare a casa?» prendo le chiavi dal mobile d'ingresso, facendole girare tra le dita.

«Sei fuori? Arriveremmo verso le quattro di mattina» esclama la mia migliore amica, uscendo da casa non prima di afferrare una giacchetta leggera.

«Restiamo a dormire a Mendoza» afferma mio fratello, scrollando le spalle.

«Dove?» lo faccio uscire, poi infilo la chiave nella toppa e la faccio girare, chiudendo la porta dietro di me.

«Tu avrai sicuramente un letto in cui dormire» Lea mi rivolge uno sguardo ammiccante e io alzo gli occhi al cielo.

«Cosa vuoi dire?» chiede Arturo, confuso, come al solito, dalle cose più semplici.

«Dice che stanotte dormirò nel letto con Paulo» cerco di spiegargli, infastidita da tutto questo interesse nei nostri confronti, come se fossimo una delle attrazioni turistiche più belle.

«Assolutamente no» mi cinge le spalle con un braccio, scuotendo vigorosamente la testa «Tu stanotte dormirai dove dormiremo noi, nessuna toccatina o rigonfiamento sospetto» continua a scuotere la testa, decisamente contrariato dalla battuta di Lea.

«Non ci avrei dormito comunque, stai tranquillo» lo rassicuro, togliendo il suo braccio da me e stringendomi nella mia giacca di pelle, forse un po' pesante per il caldo primaverile.

«Mi stai dicendo che nemmeno in Italia, quando siete stati due settimane da soli, non avete dormito insieme?» chiede la mia migliore amica, probabilmente decisa a mettermi in imbarazzo davanti a mio fratello.

«Niente di niente, ognuno dormiva nel proprio letto e non c'era nessuna "toccatina o rigonfiamento sospetto"» cito Arturo, mimando con le mani le virgolette. Lui sembra tirare un sospiro di sollievo, decisamente fiero di me e della mia compostezza.

«Magari chiama Paulo, avvisalo che stiamo arrivando, così non si ritrova impreparato» mi suggerisce la mia migliore amica mentre apre la portiera della macchina e si siede al posto del passeggero.

«Sì, lo chiamo subito» sbuffo, prendendo il mio telefono dalla tasca della giacca e digitando il suo numero. Squilla un po' prima che lui si decida a rispondere.

«Pronto?» la voce del ragazzo sembra roca, come se si fosse appena svegliato.

«Ciao, Paulo, sono Fe» mormoro, decisamente in imbarazzo a parlare al telefono con lui mentre mio fratello e la mia amica mi osservano dallo specchietto retrovisore.

«Oh, ciao Jazmín» sospira, la sua voce sembra calmarsi un po' «Come mai mi hai chiamato?» chiede poi. Posso letteralmente vederlo corrugare le sopracciglia e assottigliare gli occhi, cercando di capire da solo il motivo per cui l'ho chiamato.

«In realtà è colpa di Arturo e Lea» metto le mani avanti, prima che si faccia idee strane sul motivo di questa chiamata.

«Immaginavo, sei troppo orgogliosa per ammettere che ti manco così tanto che non hai resistito fino a stasera e mi hai chiamato» alzo gli occhi al cielo, destando ancora di più la curiosità dei due seduti davanti a me.

«Stasera?» domando, cercando di ricordarmi se avessimo qualcosa in piano stasera.

«Ti avevo detto che sarei passato a Laguna Larga» sospira, il suo tono un po' deluso dal fatto che io non mi ricordassi.

«Ah sì, hai ragione, scusami!» cerco di riparare la situazione alla ben e meglio «Comunque Arturo e Lea hanno avuto la magnifica idea di partire adesso alla volta di Mendoza per vedere l'allenamento aperto ai familiari e agli amici di stasera, è un problema?» chiedo, pregando tutti i santi che lui dica di sì e che possiamo tornare finalmente a casa.

«Ci sei anche tu con loro?» la sua voce è flebile, leggera, rispetto a quella roca che aveva prima.

«Sì» rispondo semplicemente, guardando un punto fisso e immaginandomi gli occhi chiari di Paulo.

«Allora non è un problema, vi aspetto»

lollissimo

ho stra sonno, datemi qualche consiglio per dormire otto ore a notte (sì, ho già provato a inventare le giornate di trentadue ore, ma a quanto pare non funziona così)

insultate Fe Jazmín QUI

il prossimo capitolo è veramente carino e diabetico, mean it😘😘

ciaone

¡Mala Mía!paulo dybalaKde žijí příběhy. Začni objevovat