65.

6K 184 42
                                    

«Mamma, cosa ci fai qui?» Paulo prende la sua felpa dal pavimento, infilandosela mentre sua madre lo squadra da testa a piedi «Non dovevi partire stasera?» continua, cercando di sistemarsi i capelli il meglio possibile.

«Il mio volo è stato cancellato» mormora Alicia soprappensiero, mentre con tutta la nonchalance del mondo il ragazzo raccoglie anche la mia, di felpa, e me la porge.

Io, nel mio piccolo angolino del salotto, mi sto coprendo il più possibile il petto con le braccia e guardo la donna come se potesse uccidermi da un momento all'altro. Cosa che credo farebbe volentieri se non ci fosse il figlio.

Afferro la felpa, sentendo il mio viso scaldarsi quando lo sguardo di Alicia si posa su di me e alza un sopracciglio.

«Ti ho chiamato e non mi hai risposto» dice, rivolgendosi solo ed unicamente a Paulo, che la guarda con un sopracciglio alzato.

«Stavamo cenando, e non mi piace tenere il telefono acceso a tavola. Preferisco passare del tempo con Jazmín piuttosto che al cellulare» replica lui, sedendosi al tavolo della cucina e riprendendo a mangiare.

«Ah, voi due avete la tradizione di mangiare senza maglia?» Paulo annuisce, facendo finta di nulla e io ridacchio, coprendomi la bocca con una mano.

Alicia scuote la testa, decisamente infastidita dal fatto di essere tornata a casa dopo aver scoperto che il suo volo era stato cancellato e aver trovato il figlio e la sua ragazza mezzi nudi in camera da letto. Poverina, oggi non gliene va bene una.

«Vado a sistemare le mie cose, è ancora disponibile la stanza degli ospiti vero?» si affaccia dal corridoio, con una valigetta minuscola al seguito.

«Alicia, questo non è un albergo, sì che è disponibile la stanza degli ospiti, solo che le lenzuola sono nell'asciugatrice» esclamo, cercando di farmi sentire anche se lei è dall'altra parte della casa.

«Credo che questo sia il momento del passaggio del testimone» ridacchia Paulo, mettendo in bocca un po' troppa insalata per poter masticare normalmente.

«Cosa vuoi dire?» mi siedo accanto a lui, accavallo le gambe e lui posa la mano destra sulla mia coscia, continuando a mangiare con la sinistra.

«Non è più mia madre che urla "questa casa non è un albergo" ma la mia ragazza, a mia madre per giunta!» esclama, facendomi ridere sonoramente.

«Che idiota!» mi appoggio alla sua spalla, chiudendo gli occhi e rilassandomi per un attimo. L'unico suono in casa è quello della forchetta che sbatte contro il vetro della terrina, mischiato al respiro di Paulo.

«Niña» mi richiama, appoggiandosi allo schienale. Alzo la testa, annuendo e guardandolo negli occhi «Ho pensato una cosa» annuisco di nuovo, aiutandomi a tenere su la testa con la mano.

«Dimmi tutto» sospiro, rendendomi conto un'altra volta di quanto sia bello. Finirà mai di stupirmi?

«Perché non andiamo da qualche parte a Capodanno?» mi chiede, allacciando le braccia al petto e prendendo un pezzo di pane dal tavolo.

«Dipende quanto lontano» rispondo, cercando di far considerare questa proposta alla parte razionale di me, mentre quella impulsiva mi dice di gettarmi tra le braccia di Paulo e scappare il più lontano possibile per evitare che Alicia ci interrompa una terza volta.

«Ti piacciono gli Stati Uniti?» chiede, pensieroso mentre cerca di selezionare la meta migliore tra le tante che gli stanno sicuramente passando per la testa «Capodanno a Times Square, dicono che bisogna farlo almeno una volta nella vita» dice esaltato, sorridendo.

«Non ti farò spendere tantissimi soldi per andare negli Stati Uniti, sai che ci tengo ad essere indipendente economicamente» scuoto la testa, convinta almeno su questo.

¡Mala Mía!paulo dybalaWhere stories live. Discover now