Soap Girls

Per Lice_and_catz

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Lisa Andrews è la classica ragazza perfetta: fa parte del gruppo delle cheerleader e passa il suo tempo a pen... Més

Diritti d'autore
Prima di iniziare
Dediche
Prologo: quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il cadavere
1: un bastoncino di zucchero a tiratura limitata
2: una lista di cose odiate e odiose
4: essere diversa dalle altre
5: si sta/come femministe/in mensa/a settembre
6: ricetta per l'impeachment di una femminista
7: non fidarti dell'uomo calvo nell'ufficio beige
8: mondi paralleli, pronti a collidere
9: molestie, pulizie, la fine del mondo
10: monaci buddisti sulla tazza e terroristi ceceni in erba
11: i microsonni della giovane Mintha
12: the fault in our Nowak
13: ricorda chi sei stata
14: segreto di due segreto di Dio, segreto di tre segreto di tutti
15: cose successe prima del disastro
16: il club degli addominali decomposti
17: Galina giovane fa buon brodo
18: dalla padella alla brace, in salsa russa
19: dolce casa Zhukov
20: nella tana del Lyubov
21: marmellata di lamponi nella steppa russa
22: Fidelity Cards e Rainbow Prom Nights
23: The Fucking Hurricane Nowak
24: Policija zdes'
25: bimbe cattive a Jurassic Park
26: effetti collaterali delle chiamate perse
27: un secondo a mezzanotte
28: il topolino nel granaio
29: casa in fiamme, mamma dorme, lasciami qui
30: Lyuba fa una scelta

3: benvenuti nel club

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Per Lice_and_catz

Mintha non era certa che quello sarebbe stato un giorno normale.

Per niente.  

Prima di tutto, quella mattina era iniziata in modo bizzarro, perché quando era scesa a fare colazione aveva incrociato una delle due mamme di Vic, Shannah, seduta nella sua cucina, mentre il signor Nowak le versava una tazza di caffè amaro.

"Ciao, bimba" le aveva detto lui, scompigliandole i capelli e passandole a fianco, riuscendo inaspettatamente a varcare la stretta soglia della porta con un movimento fluido, nonostante la sua stazza.

"Buongiorno, Mint" l'aveva salutata Shannah, sorseggiando il suo bollente caffè nero.

Shannah Hext non poteva essere definita in altro modo se non come carrarmato. Coetanea e grande amica del signor Bolesław Nowak e loro vicina di casa, la conosceva da quando era poco più che una creatura di cinque anni. Era indistruttibile, brillante, eccezionalmente divertente e l'unica in grado di ridurre al silenzio il figlio. Mintha le aveva sorriso in modo interrogativo, notando solo in quel momento che la donna indossava il gilet di pelle delle grandi occasioni.

Si era preoccupata, perché suo padre non le aveva detto niente al riguardo di eventi importanti per quella settimana.

"Cosa è successo? Dovete andare in tribunale?" aveva chiesto, sedendosi davanti alla tazza di tè che il signor Nowak si era premurato di preparare alla sua bambina.

"No. Ci hanno chiamato stamattina. Andiamo a recuperarne uno che sta a due quartieri di distanza da qui" le aveva risposto Shannah.

Essere un B.A.C.A., un biker contro gli abusi infantili, non era un lavoro semplice. Non era neanche un lavoro, a dir la verità, era più una sorta di missione di vita. Il signor Nowak aveva il suo negozietto di alimentari e articoli per motociclisti, la signora Hext era una psicologa, il migliore amico di suo padre, il signor Philips, faceva l'insegnante di ginnastica in una scuola media. Tutti loro avevano un lavoro normale, ma quando l'associazione chiamava – per accompagnare un bambino in una casa d'affido, per condurlo con la madre in tribunale o semplicemente per farlo sentire protetto e sicuro nella sua casa grazie a un branco di arrabbiatissimi biker pronti a spezzare le ginocchia al pedofilo ancora a piede libero e in attesa di un processo – tutti loro erano pronti per intervenire.

Mintha lo sapeva molto bene. Lo aveva sperimentato sulla sua pelle, anni prima.

"È tanto urgente?".

"Sì".

Shannah aveva la pelle ambrata, così come gli occhi e i capelli. Sembrava composta d'oro e di bronzo, ma era dura come l'acciaio. Quando i suoi occhi si erano posati su Mintha, lei aveva saputo con certezza che suo padre sarebbe stato impegnato per le prossime due settimane. Quando i B.A.C.A. venivano chiamati così di fretta, significava che il bambino necessitava una protezione immediata. Forse la persona che gli aveva fatto del male non sarebbe stata allontanata tanto presto, forse era qualcuno potente, con un buon avvocato difensore. Chissà.

Mint aveva sorseggiato il suo tè alla menta, prima di salutare Shannah, dare un bacio al suo adorato e barbuto papà – che nel frattempo era stato molto impegnato nel ricucire un bottone del suo gilet da motociclista, sulla cui schiena campeggiava il simbolo dei biker, un pugno chiuso con le quattro iniziali della sigla tatuate sulle nocche. Più un teschio, per essere sicuri che i cattivi capissero il messaggio.

Uscita di casa, Mintha si era diretta a scuola e la mattinata era stata stranamente serena. Per questo aveva cominciato ad essere preoccupata: giornate di scuola tranquille preannunciavano guai, soprattutto perché quello sarebbe stato il primo giorno di riunione del club femminista.

Così aveva atteso la pausa pranzo con ansia e con angoscia la seconda parte del pomeriggio. In quel momento si trovava all'interno della classe assegnata annualmente alla professoressa Reed, l'insegnante di matematica, in compagnia di Vic e dello zoccolo duro del suo club, ovverosia le uniche due ragazze che in quegli anni erano state irreprensibilmente legate alla causa.

"Sai, Mint, dovresti darti una calmata" le disse la prima delle due, che rispondeva al nome di Chastity e mai scelta sarebbe stata meno azzeccata di quella, vista la tipologia di creatura libertina a cui apparteneva. Chastity cambiava colore di capelli più o meno una volta a settimana, aveva piercing nascosti un po' ovunque e almeno dieci tatuaggi. Ciò che non aveva erano le sopracciglia. 

E i peli sulla lingua.

"Ascolta questa donna saggia" sottolineò Vic, mezzo sdraiato sulla sedia posta dietro la cattedra, dove avrebbe gestito il PC di Mintha e fatto scorrere le slide per spiegare il progetto del nuovo anno. Non si era degnato di alzare gli occhiali da sole nei capelli e sembrava ingrugnito.

"E se non arriva nessuno?" domandò Mint, ripercorrendo per l'ennesima volta lo stesso percorso.

"Chissene. Abbiamo già un minimo di quattro partecipanti".

"Sì, ma il nostro progetto...".

"Stai tranquilla, Mint" trillò l'altra ragazza. Mai Kaur era la più esotica dei presenti, assieme a Vic: non tanto per il color caffelatte della pelle o per il kajal con cui i suoi occhi scuri erano decorati, quanto per il turbante blu elettrico che indossava. Mai era entrata nel gruppo due anni prima, quando aveva iniziato le superiori e si era trovata a dover fronteggiare il problema relativo al suo essere sikh. "Riusciremo ad acquisire almeno un nuovo membro".

"Già" concordò Chastity. "Anche io penso che andrà così. Per un solo membro nuovo, intendo".

"Sempre più saggia" confermò Vic. "Lo sai che sei la mia preferita, vero?".

"Lo so. Ci vediamo dopo in bagno? Come le cheerleader coi bad boys?".

"Potrei vomitare".

Chastity fece il dito medio a Vic, pur sapendo che il suo disgusto era totalmente rivolto alla seconda domanda e tornò a scorrere immagini su Tinder. Mintha sospirò e guardò Mai, che le sorrise

"Cosa ne pensi tu, Mai?" le chiese gentilmente.

Mai si schiarì la gola prima di rispondere: "Pochi ma buoni".

"Pochi ma buoni?".

"Sì".

"La principessa ha ragione" aggiunse Chastity, sogghignando mentre sceglieva un match con qualcuno di particolarmente figo. "Pochi ma buoni. Non sei contenta del tuo gruppo, Mint?".

"Certo che sì" rispose Mintha, in un sospiro, sedendosi accanto alla piccola ragazza indiana, che si tese immediatamente a picchiettarle una manina morbida e piena di anelli sul braccio.

"Va tutto bene, Mintha" disse, sorridendo con la sua tipica espressione distante, vagamente spiritata. "Pochi ma buoni è okay".

La porta si spalancò in quel momento esatto e Mint scattò in piedi, non sapendo cosa aspettarsi: uno scherzo? Un'irruzione di cheerleader riottose? Una carica di giocatori di football ignoranti?

Fu sorpresa nel constatare che coloro che aveva davanti formavano un gruppo misto di circa sette persone, di cui due maschi. Il gruppetto, palesemente matricole, squadrò con perfetta sincronia il corpo di Mint, dall'alto verso il basso e dopo la scannerizzazione, il più alto – probabilmente sentitosi tirato in causa dalla differenza d'altezza – chiese: "È qui che si tiene la riunione femminista?".

Mint dovette ricordarsi come chiudere la bocca e articolare delle parole, prima di bofonchiare, sorpresa e quasi spaventata: "S-sì".

"Okay". Il ragazzo guardò gli altri, sorrise e poi tornò a guardare Mintha: "Okay, quindi possiamo entrare?".

"Oh, certo. Certo". Mint si fece da parte come un maggiordomo, ancora incredula, e per l'ennesima volta si ripeté che quella non era davvero una giornata normale. Il suo cuore volò alto non appena si rese conto che forse quell'anno le cose avrebbero finalmente potuto cambiare in meglio, perché il mondo stava mutando e con lui le nuove generazioni.

Fu camminando su una nuvola che riprese il suo posto di fianco al telo bianco su cui sarebbero state proiettate le slide del progetto. Lanciò uno sguardo a Vic e lui, per manifestare la sua sorpresa, sollevò gli occhiali tra i capelli.

"Wow. Vuoi vedere che facciamo il botto quest'anno".

"Lo pensi davvero?".

"Ti pare?".

"Va bene!" tagliò corto Mintha, battendo le mani come per scacciare la negatività di Vic, rivolgendosi ai nuovi arrivati. "Direi di cominciare. Io sono Mintha Nowak, ma potete chiamarmi Mint. Sono la presidentessa del club femminista di questa scuola. Questo è Vic Hext, il mio collega, e loro sono Mai e Chastity".

Sorrise, prese un ampio respiro cercando di capire dagli sguardi dei presenti se fosse risultata convincente o meno e poi aggiunse: "I vostri nomi?".

I sette si guardarono, più o meno confusi, poi il secondo maschio chiese: "Ma si fanno le orge, qui?".

Mintha quasi rimbalzò all'indietro davanti a quella domanda. In quattro anni di presidenza non le era mai capitata.

"Scusa?".

"Le orge" insistette il ragazzo, stupito che Mint non avesse sorriso e risposto con un ovviamente!. "Visto che siete femministe. No?".

Guardò confuso il suo amico, che sembrava molto più scazzato di lui davanti alla nuova scoperta. Vic alzò gli occhi al cielo, mentre si lasciava scivolare sempre più giù dalla sedia. "Gesù Cristo, aiutaci tu".

"Ma quindi è un sì o un no?" insistette il ragazzo alto, con le sopracciglia aggrottate. "Uno dei ragazzi grandi all'incontro dei club ha parlato di orge, qui".

"Beh, no, mi spiace" bofonchiò Mintha. "Ti hanno mentito".

"Ma...".

"Non hai sentito, testa di cazzo?" lo interruppe Chastity. Seduta sulla sua sedia con la sua canottiera striminzita e i capelli color verde foresta non sembrava affatto una persona raccomandabile, perciò il giovane si zittì. "Qui nessuno vuole giocare con il tuo hot dog. Torna a guardare le GIF animate porno su Tumblr, questo è un club serio".

L'altro ragazzo diede di gomito al suo amico e gli sussurrò qualcosa. A quel punto quello alto disse: "Ma tu non sei Chastity Norbert?".

"Ah, già. Immagino che la vostra guida della giornata dei club vi abbia parlato di me. Sluttity o qualcosa del genere, vero?".

"Beh...".

"Giuro che ti metto le mani addosso e ti stacco il cazzo con le unghie" ringhiò, facendo scattare una mano provvista di cinque artigli ricostruiti color evidenziatore.

"Chastity" la pregò Mintha, che già vedeva l'inizio di una rissa. I due ragazzi esalarono un "Oooh!" e alzarono le mani, non poi così tanto divertiti dalla questione. Subito dopo guardarono Mintha e fu come se avessero realizzato all'improvviso la verità a proposito di tutta la faccenda.

"Quindi questo è tipo il club delle troie" concluse il più basso.

La mano di Mai fu ferma sul braccio di Chastity, giusto prima che la ragazza scattasse in piedi e mettesse davvero in atto il suo piano criminale. Abbaiò verso di lui e fece scattare le mandibole.

"Perché nella tua testa io devo essere una troia perché la do a chi mi pare e tu invece sei un campione se ti trombi una femmina diversa a ogni santo del calendario?".

"Non la conosci la storia della chiave e della serratura?".

"E tu non la conosci quella della matita consumata da molti temperini?".

"Oppure quella del biscotto inzuppato" aggiunse allegra Mai Kaur.

Mintha si mise le mani nei capelli e cercò aiuto in Vic. Scoprì che aveva incrociato le braccia e si godeva lo spettacolo.

"Vic" gli sibilò.

"Eh? Che vuoi?".

"Dobbiamo fare qualcosa!".

"No, perché? È divertente. Scommetto cinque dollari su Chastity comunque".

"Vic!".

"Che palle".

Vic si alzò in piedi e elevò le braccia verso il cielo, come un improvviso predicatore della televisione. I litiganti si zittirono mentre lui prendeva fiato e si esibiva in ciò che gli veniva meglio: il sarcastico.

"Dal momento che i qui presenti gentiluomini sono stati terribilmente truffati da una persona che ha fatto loro credere di poter trovare piacere carnale a basso costo, li pregherei di accompagnarsi da sé alla porta, perché qui una riunione s'ha da iniziare".

"Eh?" fecero in coro i due ragazzi.

"Fuori dal cazzo, perché ho ucciso per molto meno" tagliò corto Vic, nella sua perfetta emulazione di Yzma. I due si guardarono intorno, ma tutto ciò che rispose loro fu lo sguardo confuso e vagamente disgustato delle altre presenti. Alla fine si strinsero nelle spalle e si allontanarono in direzione della porta, borbottando: "Comunque con le troie vanno solo gli sfigati".

"Incel del cazzo!" urlò loro dietro Chastity, ringhiando come un cane idrofobo. "Vi vengo a cercare a casa!".

"Chastity, basta" sibilò di nuovo Mintha, che ancora sperava di salvare il salvabile con le altre ragazze. Fece loro un gran sorriso non appena i due macachi ebbero lasciato l'aula e congiungendo le mani come in preghiera domandò: "Scusatemi infinitamente... possiamo sapere i vostri nomi?".

Quattro ragazze su cinque si guardarono, poi una prese la parola chiedendo: "Quindi questo non è neanche un club del make-up?".

"Del make-up?".

"Sì che lo è" confermò, impicciandosi, Chastity. "Come fare il culo a strisce ai maschilisti. Non è il make-up più fantastico del mondo?".

Le ragazze la guardarono confusamente, ma Mint capì che erano davvero lì per altro. Sempre più disperata chiese: "Stavate per caso cercando un club femminile?".

Tutte e quattro si illuminarono.

"Esatto! E questo non lo è?".

"No. Questo è il club femminista".

"Ah. Quindi? Cosa cambia?".

"Cambia che facciamo tutto il contrario del vostro club" rispose seccato Vic. "Arrivederci".

Non ci furono tentativi da parte delle quattro di rimanere e Mintha non ci provò neanche: sapeva che quelle matricole non si sarebbero mai interessate alla missione. Sospirò quando anche l'ultima delle quattro varcò la porta e, disperata, si voltò a guardare l'ultima presente.

Era la più piccola dei sette, tanto che all'inizio non l'aveva neanche notata. Piccola, rubizza, con i capelli biondi e un faccino da bambolina.

Prima che Mint potesse rivolgerle una domanda, lei alzò una manina grassoccia e unticcia e disse: "Io è Galina. Nuova. No americana. Da Russia".

Mintha rimase un attimo in silenzio a contemplare quella creaturina. Si chiese quanto avesse capito delle varie discussioni, visto che sembrava avere gravi problemi con la lingua inglese.

"Piacere, Galina. Noi siamo Mintha, Chastity, Mai e Vic".

Galina annuì e chiese: "Gruppo difesa donne?".

"Difesa donne, sì" confermò Mint, sentendosi quasi male dall'emozione di aver finalmente trovato qualcuno di interessante. "Sei interessata?".

La ragazza annuì di nuovo e sorrise. Mint si voltò a guardare Vic, che sospirò visibilmente e rispose: "Pochi ma buoni, no?".

"Ho vinto la mia scommessa" confermò Chastity. "Una sola persona nuova".

Mintha tornò a guardare la biondina, che le sorrise un po' imbarazzata. Pensò a quanto bene avrebbe potuto farle, aiutandola a inserirsi in quello che sembrava essere un contesto totalmente nuovo per lei, con le giuste spinte verso un pensiero egualitario. Ripensò a se stessa e ai suoi primi, strani e terribili giorni di prima elementare, quando l'unica lingua praticabile era stata quella dei segni e per quello non era stata accettata se non da Vic.

Quella ragazzina avrebbe avuto bisogno di lei. Di tutti loro.

Sorrise e tornò a guardarla.

"Pochi ma buoni" confermò. "Benvenuta nel club".

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