Destino

By _Light_Dark_

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[Completa] Damien è un ragazzo introverso e complicato. Ama la propria routine trovandola, nel contempo, bana... More

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<19> Daniel.
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24. <Amelia>
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<30> Tempo fa.
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<33> Daniel.
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<35> Nathan.
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<37> Jason.
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<Ringraziamenti>
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<44> Daniel.
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<47> Daniel.
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<51> Amelia.
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<53> Jessica.
54. <Frederick.>
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<58> Daniel.
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<62> Daniel.
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<65> Tempo fa.
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<71> Daniel.
<72> Daniel.
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<76> Isaac.
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-Joseph- Tempo fa.
<80> Daniel.
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<82> Daniel.
<83> Daniel.
<84> Freddie- Tempo fa.
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<86> Isaac.
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-90- A metà.
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<92> Jason.
<93> Daniel.
<94> Frederick.
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<97> Amelia.
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<99> Nathan.
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<107> Nathan.
<108> Daniel.
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<112> Epilogo.
Ringraziamenti.
<Extra> Jason.
<Extra> Daniel.
<Extra> Damien.
<Extra> - Natale - Tempo fa.
<Extra> -14 Febbraio- Tempo fa.
<Extra> -31 ottobre- Tempo fa.
Spinoff/Prequel
Challenge
Tredici curiosità su di me.

<Extra> Damien.

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By _Light_Dark_

Rumori sommessi, brevi risate, suoni di piatti e bicchieri.
Sorrido e porto alle labbra il bordo del calice, inspirando le note fruttate del vino.
Lo ammetto, non pensavo sarei mai diventato un estimatore di questo liquido, ma, crescendo, i gusti cambiano. Sembro quasi Jason, a muovere la mano per vedere la bevanda roteare sulle pareti di vetro, a inspirare il profumo dalle narici fino a lasciarlo scendere nella gola e inebriare i polmoni.

Accavallo una gamba sotto il tavolo e adagio il corpo contro lo schienale. Gli occhi spaziano sulla mia famiglia, indugiano qualche istante di più sul gonfiore della pancia di Rochelle.
La maternità le ha donato un colore vivido, una bellezza unica.
Le stesse iridi sono piene di passione, un'attesa del tempo scandito dai mesi.

Chissà, forse accadrà anche ad Amelia, quando sarà il momento. Arrossisco e catturo così l'attenzione di Daniel proprio seduto al posto di fronte al mio, i suoi occhi furbi mi scrutano e ghignano, allacciandosi alle labbra tirate verso l'alto.
Faccio una smorfia, scuoto la testa e riporto lo sguardo sugli altri.
Jason solleva il calice e propone un brindisi.

«Siamo davvero orgogliosi di te, Daniel. Meriti questa occasione, e devi godertela fino alla fine» dice e io mi accodo ai bicchieri sollevati, le voci in una sola vibrazione.

Ha perfettamente ragione.

Grazie ad alcuni contatti del suo amico Manuel, e alle persone presenti durante le numerose prove, il mio amico ha ricevuto un ingaggio per una gara importante.
Superare la maggiore età ha finalmente aperto un mondo nuovo alla sua moto, sbloccando così la restrizione dovuta al motore depotenziato e aumentando di tanto le sue prestazioni.

Un'emozione per tutti noi, soprattutto per lui, che non vedeva l'ora di rombare come un'orchestra composta da soli tamburi.
Se prima mangiava l'asfalto, adesso lo rende decisamente rovente.

«Non montarti la testa» lo rimbecco puntiglioso e tutti ridono, lui compreso.

«Ma se hai già iniziato a tirare fuori il fazzoletto bianco da sventolare, quando domani andrò a prendere l'aereo» ribatte e io mi stringo nelle spalle, fingendo un'aria di sufficienza.

In realtà sono preoccupato, ma questa non è una grande novità.
Per colpa dell'università non potrò partire e accompagnarlo; il periodo stressante degli esami risucchia tutte le mie forze.
Per fortuna ci saranno gli altri, compreso proprio l'organizzatore che ormai abbiamo imparato a conoscere nel corso del tempo, o altrimenti gli avrei impedito di andare.
Insomma, Daniel in un'altra città in balia di se stesso? Mai e poi mai.

La cena dei festeggiamenti si conclude di lì a poco, Jason si alza e toglie i piatti dalla tavola e Roberta gli dà una mano.
Sorrido mentre la guardo filare via.
Da quando mio fratello le ha imposto delle regole, fa di tutto, pur di rispettarle. Una di queste è: niente telefono a tavola.
Ci vuole rispetto in presenza delle altre persone e, abbassare continuamente gli occhi sullo schermo, è davvero poco consono, soprattutto quando si sta in famiglia.

«Mia sorella sta diventando proprio carina. Cosa ne pensi?» mi chiede Daniel seguendo la traiettoria del mio sguardo e io annuisco, soffermandomi su quei lunghi capelli neri legati in una coda alta, il corpo slanciato avvolto da leggings stretti e una maglia a fasciare il petto.

Ormai ha quindici anni, l'età dove le ragazze sbocciano e fioriscono. E poi, Rochelle è stata una maestra niente male, confidandole i segreti sul trucco e sul vestirsi, e lei ha appreso tutto con abilità.
Un'alunna perfetta, bisognosa di consigli.

Lo vedo socchiudere le palpebre.
«Secondo me qualcuno le fa il filo e non vuole dirmelo» soffia storcendo il naso e io alzo gli occhi al cielo.

«Daniel, Roberta è libera di fare ciò che vuole» inizio a dire, ma lui mi fulmina con un'occhiata di fuoco.

«Oltre ad essere suo fratello, sono anche suo padre, ricordalo. Quel tipo passerà sotto i miei raggi x, prima di arrivare a lei, lo giuro» ribatte con una voce teatrale, dandosi un'aria da cospiratore.

Come vuole lui. Non desidero alimentare le sue chiacchiere, non di certo per vedermi sbattere in faccia sempre la solita solfa: lui ha ragione, io no.
Alla fine mi alzo anch'io e sposto gli ultimi oggetti in cucina. Poso l'attenzione su Jason intento a pulire da cima a fondo con estrema cura.

Ne sembra quasi ossessionato, e mi chiedo se non sia solo un vizio dovuto alle prove degli ultimi tempi. L'agitazione di diventare papà deve aver fatto breccia nella sua barriera composta.

«Ehi» mi accosto a lui e lo vedo rispondere con un sorriso. «Tutto bene, fratellone?» aggiungo e lo sento sospirare.

«Sono nervoso», ammette subito, «e provo a buttarmi sulle pulizie e scaricare così tutta la tensione per non farla pesare a mia moglie» commenta con una risatina inquietante.

Strano modo di sfogarsi, degno di Jason.

«Jas, cerca di stare più tranquillo» consiglio, battendogli qualche pacca sulla schiena.
Strano ma vero, sono io ad aiutare.
Un miracolo.
O magari i vent'anni mi hanno infuso della giusta maturità per comprendere il mondo degli adulti.

«Un figlio è importante, Dami. Ti cambia... tutto. Il tuo modo di vivere, di pensare, di agire. E lo sai, non sono tanto capace davanti a queste cose» dice mentre passa lo straccio sul pensile già pulito.

«Non vorrai mica rubare il mio mestiere, vero?» la butto lì con una risata, accolta anche da lui.

Il silenzio ci avvolge, le chiacchiere dei tre fuori dal salone come musica bassa.
Lo capisco, sarà una prova difficile, e il solo pensare al giorno in cui mi ritroverò nella stessa situazione, fa salire le mie palpitazioni.
Però è un evento bello, non uno per cui vivere un inferno in attesa della fine.
E poi, Jason ha affrontato di peggio nella sua vita, non può lasciare che il suo muro venga abbattuto da una singola novità.

Si è semplicemente rilassato in questi momenti di pace. Basterà ricordare la passata tempesta, e tutti i tasselli della sua integrità torneranno a combaciare.
Non guardo il tempo; lo lascio scandire lento mentre gli rammento le lotte affrontate assieme, passo dopo passo.
È strano rileggere quella vecchia locandina e non provare tristezza, ma solo sollievo.
Sono finiti, una traccia lontana. Ricordi che devono restare tali, rafforzando la nostra attualità.

«Quindi dai, non soffermarti su questo e tira fuori i nomi che hai pensato» lo incalzo strappandogli lo straccio dalle dita.

Basta pulizie per oggi, decido io.

Dave non è qui, e tocca a me riportare mio fratello sulla retta via e guidare la sua barca alla deriva.
Un sorriso genuino compare sulle sue labbra, una linea davvero emozionata.
Ecco, deve attingere da questo nei momenti di panico. Io, ad esempio, stringo dapprima l'orologio al polso e poi risalgo sul tatuaggio.
Il supporto di Daniel e Amelia è ancora tutt'oggi una fonte costante di coraggio.
Nulla di complicato, ma serve a soffiare via la nebbia e a riportarmi con i piedi per terra.

«Se sarà femmina, la vorrei chiamare Azzurra, mentre se sarà maschio...» ingoia e giocherella con una briciola spuntata da chissà dove sul ripiano.
Tentenna, e la mia mente ci arriva ancora prima che le parole escano.

«Ti sembra stupido se lo chiamassi come nostro padre?» chiede e io scuoto la testa, colpendolo sulla spalla.

«Quali problemi ti fai? Sarebbe magnifico e, se non avessi stretto un patto di sangue con Daniel, avrei scelto di chiamarlo così anch'io.»

Perfetto, sono riuscito a raggiungere il giusto apporto di tranquillità, lo vedo più disteso e meno ossessionato da stracci e sporcizia.
Chissà, magari sarà una cappa scesa solo per una sera, tuttavia, se dovesse servire, sarò disposto a ripetere le stesse frasi anche per i prossimi mesi.
Si fa questo in famiglia, una mano in ogni occasione.

È tempo di andare a letto, chiamare Amelia e sistemare gli ultimi particolari per la lezione di domani.
Appena sulla soglia, Jason mi blocca. «Grazie, fratellino», dice e poi si fa curioso, «qual è il patto di sangue stipulato con Daniel?» chiede curioso e io rido.

«Il mio primo figlio maschio dovrò chiamarlo con il suo stesso nome, altrimenti mi perseguiterà a vita, e non sto scherzando. Conosci Daniel, no?» rivelo e lui sgrana le palpebre e annuisce, spaventato quanto me dalle conseguenze di un mio eventuale rifiuto.

Le ripicche di Daniel fanno paura a tutti, nessuno escluso.

Non so ancora come sia riuscito a strappare questo accordo. Forse aveva approfittato dell'emozione per la sua futura presenza tra di noi, giocando sui sentimenti.
Quel giorno mi è sembrata una buona idea, ma adesso non più così tanto.
Insomma, come faremo a chiamarli senza vederli spuntare entrambi? E se, per qualche strano gioco del destino, venisse su come lui?
Sorrido ironico ed esco nel corridoio.

Andiamo, che stupidaggine.

Trascorro il resto della serata al telefono, minuti piacevoli con la mia ragazza. Parliamo della scuola, spaziando tra gli argomenti più semplici come la musica o i soggetti da riportare sul foglio.
Alla fine, dando un'occhiata alla sveglia, noto l'ora tarda.
Quasi mezzanotte.
Il tempo passa davvero in fretta nel momento in cui, sebbene la lontananza, il mio cuore si unisce al suo e accorda le note su un'unica frequenza.
La medesima chitarra pizzicata.

Sbadiglio ed esco nel corridoio diretto in bagno, quando noto una delle luci del salone ancora accesa.
Corrugo la fronte e mi muovo in quella direzione.
L'avrà dimenticata mio fratello? No, impossibile. Jason compie sempre due giri di perlustrazione, pur di controllare la situazione.
Sfioro con lo sguardo la figura fuori dal balcone e accenno un sorriso velato.

«Sei nervoso?» sussurro piano mentre accosto il vetro, gettando lo sguardo nei pozzi verdi di Daniel.

Il fumo si solleva dalla sigaretta tra le sue dita, risucchiato verso l'alto fino a disperdersi completamente.
Lo ammetto, un po' di agitazione per la questione della sua partenza non è mai andata via da me.
È lì, covata in una parte nascosta e non vuole uscire fuori.
Non ancora.
Il mio amico sorride e lascia uscire uno sbuffo dalla sottile fessura delle labbra.
Una scia che va a unirsi con il resto.

«Tu che dici?» mi provoca e io annuisco, posando la schiena contro la ringhiera, una gamba accavallata di poco sopra l'altra, i piedi a contatto con la fredda pavimentazione irregolare.

Questa sera, a quanto pare, tocca a me il ruolo di supporto.
Per tutta la mia vita l'ha sempre fatto qualcun altro, non posso di certo lamentarmi.

«Secondo me andrai alla grande. Sai ciò che fai, sei esperto e non avrai problemi» dico distogliendo lo sguardo dalle stelle per riportarlo su di lui.
Lo vedo mostrare un sorriso sfrontato.

«Non mi preoccupo delle mie prestazioni, sarò uno dei migliori, e questo lo so da me» commenta orgoglioso e io sbuffo.

Sembra di essere tornati ai tempi della scuola, dove lui gonfiava il suo ego e a me lasciava il compito di spezzare l'entusiasmo con una battuta esasperata.
Lo scruto mentre porta la sigaretta alle labbra e inspira, la carne si deposita con una tale facilità sul bianco da dare l'impressione di essere stata creata solo per quell'immagine.
Non ho mai pensato di chiedere a Daniel di fare da modello per i miei bozzetti.
Da quando ha iniziato ad andare in palestra, ha messo su un po' di massa, il fisico asciutto e le spalle larghe lo rendono perfetto da immortalare in dei disegni.

«Che guardi?» domanda con un guizzo dell'occhio e io sussulto, preso alla sprovvista.

Cambio posizione. «Pensavo alla tua linea da riprendere in un disegno» ammetto e lo vedo ghignare.

Sono pronto alla battuta, ormai ho compreso le sue tempistiche: dapprima una riga beffarda seguita da un attimo di suspance, infine, una frase ironica unita a una risata nel vedere la mia espressione.

«Mi dispiace, ma sono già stato prenotato dal mio fidanzato», dice gettando il mozzicone oltre il balcone sotto il mio sguardo di rimprovero, «Nathan adora ritrarmi nudo, anche se non sempre riesce a portare a termine il lavoro. Non so se mi sono spiegato» aggiunge l'ultimo pezzo con un'occhiata eloquente e io arriccio il naso, colpendolo con una gomitata.

«I tuoi affari di letto tienili per te» lo minaccio e lui alza le mani, discolpandosi con una risatina ambigua.

Quel viso da angelo non mi convince affatto. Daniel è un demone travestito da bravo ragazzo e, lanciargli un semplice amo, crea un vortice da cui è faticoso uscire.
Il suono di un clacson in lontananza si affaccia prepotente nel nostro silenzio.

«Allora... cosa c'è?» lo incalzo e lui rizza la schiena e posa i palmi contro il ferro, lo sguardo oltre il panorama.

«Niente in particolare, davvero. Una serie di fattori che mi impediscono di prendere sonno. Trovarsi a tante ore da casa, interagire con persone già affermate nel mio ambito, e che si aspettano tanto, e poi...», spezza il filo e torna su di me, «... mi dispiacerà non averti accanto, Dami.»

Abbasso le spalle e stringo le labbra.
Me lo sentivo, inutile mentire.

«Scusa...» mormoro.

Scuote il capo. «Ti pare? Devi studiare, è importante, di certo più di una gara uguale a quelle future. È solo che... so quanto l'ignoto ti spaventi e saperti qui, da solo, a torcerti le mani, mi fa male. Uniamo tutto il resto ed ecco creato un ragazzo incapace di dormire» dice e si indica, gesticolando con le braccia.

Lo so, fa male anche a me non poter essere lì.
Insomma, io e Daniel viviamo quasi in simbiosi, e durante le scelte più importanti sfruttiamo il nostro supporto reciproco e ci copriamo le spalle.
Delegare il compito a qualcun altro non mi rende affatto tranquillo, tuttavia, è inevitabile.
La linea dei percorsi è frastagliata, disseminata di tappe precise e irreversibili.

«Sarò comunque con te. La tua battaglia è la mia, ricordi?» soffio e ingoio il magone, ripetendo una delle frasi pronunciate in seguito alla sua riabilitazione.
La nostra punta di forza è il legame.
Annuisce e mi abbraccia, il profumo della nicotina è forte, eppure non mi allontano.
«Se vuoi, puoi dormire con me» propongo in uno slancio e lui si illumina, le iridi accese.
Lo so, trascorrerò una notte insonne, ma non importa.

Il brusio è forte, il rombo nel cielo si sussegue con altri, il sole scalda i vetri e, di conseguenza, anche la struttura.
Mi fa male il corpo, le ossa gridano pietà.
Il mio letto non è più in grado di contenere sia me che Daniel, e questo mi ha portato ad assumere una posizione scomoda.
Lui, però, sembra fresco e riposato.
Io? Il solito zombie ridotto a uno straccio, il mio abito usuale a cui sono quasi affezionato.

Ascolto l'altoparlante richiamare un paio di voli, Daniel solleva il capo e poi rilegge il biglietto tra le dita.
Deve essere il suo.
L'ansia mi stringe lo stomaco, e non riesco a capire se sia un dolore piacevole o terribile.
Si volta nella mia direzione e sorride, il viso come quello di un bambino pronto per uscire con gli amici dopo un giorno di pioggia.
Al contrario, io sto per piangere, e non sarebbe una novità.
L'inclemenza del tempo lo richiama a sé, secondi scanditi dall'avidità dei minuti, ricercandone ancora.

«Mi mancherai. Non fare pazzie e non cercare di essere il più forte ad ogni costo» mormoro con gli occhi lucidi, l'agitazione stretta nel petto.

Un discorso inutile. Daniel agirà secondo le sue regole, ovvero: dare tutto il possibile.
Ride e mi spazzola i capelli. «Dami, starò via solo per quattro giorni. Puoi farcela a sopravvivere senza di me» scherza e ammicca, gioca con la tracolla della valigia e smania per muoversi.

Era lui quello devastato ieri sera, e adesso sembro l'unico stupido a preoccuparsi e a supplicarlo di stare attento.
Riesce sempre a ribaltare i ruoli, come mai?

«Se vuoi, puoi dormire con il mio cuscino, tanto l'ho lasciato nella tua stanza» aggiunge ridendo di nuovo e io lo spintono scocciato.
Sempre il solito, non perde mai l'occasione per fare l'idiota.

«Ti prego, tienilo in salvo da se stesso» dico rivolto a Manuel e lui solleva gli occhiali da sole e li porta tra i capelli, rivelando le sue iridi scure screziate di marrone.

«Ci penserò io e te lo riporterò tutto intero» risponde e, nell'udire quella frase, sbatto le palpebre.
E questa dovrebbe suonare come una raccomandazione?
Possibile che gli amici di Daniel siano tutti fuori di testa?

«Nathan, posso contare solo su di te» commento infine vedendolo annuire e scoccarmi un sorriso fiducioso.

«Damien, fatti coraggio e lasciaci partire» mi rimbecca Alfonso, un tipo che Daniel ha conosciuto durante una delle prove, in partenza assieme a loro per partecipare alla stessa gara.
Immergo il mio nocciola dentro al suo pozzo nero e beffardo.
Ok, qualcuno mi fermi prima che gli risponda male.
Stringo la mascella e solo grazie al rombo dei motori non riesco ad aggiungere nulla.
La lego al dito, però, lo giuro.

«Tienimi informato» dico e Daniel annuisce.

«Chiamami appena atterri, quando arriverai in albergo e quando starai per andare alla gara» aggiungo, seguendo la sua camminata al di là delle transenne.
La fine si avvicina inesorabile.
Ancora qualche passo e non potrò andare oltre.
Le sue labbra si sollevano verso l'alto e mi regala il più dolce dei sorrisi. «Tranquillo, Dami. Ci sentiamo tra qualche ora» mi rassicura per l'ultima volta.

Sento di poterci credere.

Porta le nocche all'altezza del cuore e batte un paio di colpi. Lo stesso faccio io, solo che le mie dita tremano, mentre le sue sono ferme immobili.
Il classico sangue freddo del mio amico.
Non posso impedire al mio fiato di spezzarsi nel vederlo svoltare l'angolo.

Dio, fa che tutto vada bene.
Sospiro e resto ancora dieci minuti a guardare la porta del lungo corridoio.
Sento il telefono squillare e, leggendo il numero, riconosco quello di Amelia.

«Scusa, amore. Sì, sì, è andato tutto bene. Daniel è partito e io sto arrivando» rispondo e mi incammino verso l'esterno.

Il suono dell'aereo si sparge nell'aria. Alzo la testa e schermo il sole con la mano, posando l'attenzione sul grande mezzo.
Chissà, magari è proprio il loro, e in questo momento mi staranno guardando diventare sempre più piccolo.
Traffico con le chiavi della macchina e le inserisco nel motore.
Schiaccio il pulsante della playlist e le prime note si sollevano nell'abitacolo.
Potenti, forti, un ringhio nascosto e capace di scuotere le fondamenta.

Non ci credo.
Daniel ha giocato con la mia chiavetta e ha inserito le sue musiche.
Sbuffo arrabbiato, tuttavia, porto le mani sul volante con un sorriso velato.
Le ascolterò per un po', giusto il tempo di arrivare in università.

Un tratto breve, cosa sarà mai.

***

-Dami, non ci crederai, ma l'albergo è enorme, e la mia stanza è fresca e piena di comfort. Mi sento un Re, e vedrai, lo sarò anche in pista.-
-Ricorda, anche i Re a volte vengono buttati giù, quindi resta con i piedi per terra.-
-Grazie, adoro il tuo buon umore.-

-Dami, sto andando alla gara, tu sta' tranquillo, mi raccomando. Ho tutto sotto controllo e farò il bravo. La mia battaglia è la tua, va bene?-
-E la tua battaglia è la mia. Appena puoi, fammi sapere.-

-Ehi, che ne pensi di un terzo posto? Niente male per un novellino, giusto? Sentire il nostro cognome è stato magnifico, ora tutto il mondo ci conosce, anche se non mi hanno permesso di parlare al microfono.-
-Congratulazioni, Dani, sono così felice per te! Non mi stupisco che non ti abbiano fatto parlare, la tua fama ti precede. Divertiti alla festa. Io tornerò finalmente a respirare.-

Andare avanti è la prassi della vita.
È una strada piena di esperienze, alcune forti e altre solo di passaggio.
Ognuna di queste ci porta avanti, anche la più spaventosa.

Nessuna esclusa.




*****
Angolo dell'Autrice: Un nuovo extra per Destino =w= E adesso conosciamo qualcosina in più sugli eventi, anche Jason che sta per diventare papà *O*
I nostri ragazzi sono ventenni *piange* Come passa il tempo y.y
Spero vi sia piaciuto, c'è stato un po' di tutto!
Ci sentiamo al prossimo aggiornamento, un bacione <3 <3

La canzone che ha accompagnato la stesura del capitolo è: Nowadays - Harry Marshall

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